Lo scherzo di una vita- capitolo uno

Michelle era uscita di casa da meno di 20 secondi quando vide un gufo lasciarle cadere d'avanti una lettera. La raccolse e dubbiosa osservò il gufo andarsene.
La girò e vide che il suo nome e il suo indirizzo era scritto su quella lettera.
La lettera era giallognola e aveva un disegno che raffigurava, in quattro angoli diversi, ciò che credeva fossero un leone, un serpente, un tasso e un corvo.
La aprì e ne rimase shockata. Nella lettera parlava di un ammissione ad una scuola di magia.
Il suo primo pensiero fu quello di uno scherzo, non poteva essere vero.
Non esisteva la magia, tanto meno una scuola di nome Hogwarts.
Era pur vero che, molte cose che le accadevano sembravano proprio frutto della magia, ma non voleva crederci.
Esaminò ancora la lettera e trovò scritta una lista di oggetti e il nome della strada dove trovarli, cosi, curiosa, iniziò a cercare il luogo.
Ragionò lungo la strada: stava davvero disubbidendo ai compiti di sua madre per questo scherzo? Stava davvero andando in un posto inesistente per essere derisa dagli ideatori di tutto ciò? Eppure continuava ad andare, forse perchè, in cuor suo, credeva nella magia.
Entrò in questo pub seguendo un uomo estremamente grande e un ragazzino magrolino: aveva probabilmente la sua età, portava dei vestiti più grandi di lui e degli occhiali rotondi.
Li segui poichè lì sentì parlare di una certa Diagon Alley, lo stesso posto indicato sulla lettera.
Il signore, da quello che aveva sentito, si chiamava ''Hagrid'' e il ragazzino ''Harry''. A quanto pare, il ragazzo, era famoso da quelle parti infatti, quando il gigante pronunciò il suo nome, tutti sussultarono e alcuni provarono a stringergli la mano, ringraziandolo.
L'uomo disse anche che si trovava lì per ordine di un certo Silente e della scuola. Quelle parole erano le uniche cose che le interessavano.
Sapeva di essere nel posto giusto, ma tutto continuava ad essere così strano, così assurdo.
Sentì la sua rabbia crescere sempre di più. Non capiva perché questo gruppo di vecchi strambi continuassero a portare avanti questa farsa.
Tutta l'attenzione era sul ragazzo, non capiva il perché e non le interessava, ma frustrata dalle poche informazioni e dalla rabbia crescente, sbottò.
''Ma è uno scherzo o siete seri? Ma di cosa diamine state parlando? Posso aspettarmelo da ragazzino, ma da un gruppo di adulti mi sembra fin troppo. Cos'è Hogwats? Un manicomio? O una 'scuola di magia e stregoneria' ?'' Sottolineo l'ultima frase con le virgolette, quasi a prenderli in giro.
Era rossa dalla rabbia, non sopportava le perdite di tempo, né tanto meno questi scherzi deficienti.
Tutti la guardarono con gli occhi sgranati.
Hagrid si avvicino a lei e le tolse la lettera dalle mani per poi leggerla. Dopo poco parlò, con un sorriso un po' beffardo. Guardo l'altro ragazzo per poi guardare lei.
"Quante volte dovrò fare lo stesso discorso in un solo giorno? Tu sei una maga" disse sorridendo.
Lei scoppiò a ridere e lui, un po' imbarazzato, si mise a schiena dritta.
"Allora vediamo, fai mai accadere cose strane se sei triste o arrabbiata?" lei si fece seria e lui capì la risposta.
È vero, succedevano cose strane, cose che non sapeva spiegare. Aveva perfino un medaglione di colore rosso, con uno stemma che non sapeva riconoscere, sapeva che si poteva aprire, ma non c'era mai riuscita, cosi come non riusciva mai a toglierselo: ogni volta che ci provava quello tornava legato al suo collo.
Si sentiva così stupida.
"Vieni ti faccio vedere."
Hagrid, il ragazzo e lei andarono sul retro e toccando il muro con un ombrello, quello si apri.
Fu strano, molto strano.
Hagrid avanzò, il ragazzo e la ragazza si guardarono esterrefatti.
"Andiamo" disse.
Loro lo seguirono.
Cammiando lui disse: "Hai intenzione di andarci ad Hogwarts? Io ti consiglio di farlo, ti può insegnare tanto. Una maga che non sfrutta i proprio poteri è proprio uno spreco. In più Hogwarts è un posto molto sicuro e accogliente ed il preside è Albus Silente, il miglior mago del mondo"
Lei ci pensò un attimo e in quell'attimo decise, voleva le sue risposte e voleva anche vivere questa emozionante avventura. Desiderava sopratutto andare in un posto in cui nessuno la conosceva per potersi reinventare.
"Si vorrei."
"Bene, allora aspetta che scrivo la lettera di conferma, anche perchè non credo tu sappia come si fa" disse guardandola.
La sua faccia dubbiosa fece capire ad Hagrid che lei non ne sapeva nulla.
Hagrid tirò fuori un pezzo di carta e una piuma con la quale scrisse. Lui fischiò e arrivò un gufo, era lo stesso che le aveva lasciato la lettera.
Gli legò la lettera alla zampa e disse: "Potrala a Silente." e il gufo volò via.
La strada era piena di persone ed erano tutte vestite come i signori nel bar.
Guardò poi il ragazzo e notò unq cicatrice sulla testa e si chiese come se l'era procurata: pensò a un incidente, o magari aveva aveva dei genitori simili ai suoi.
I suoi genitori, la sua mente tornò su loro.
Sapeva che si sarebbero arrabbiati, odiavano già solo quel medaglione. Sapeva che l'avrebbero odiata ed era cosi preoccupata che potessero farle del male, forse non avrebbe mai dovuto accettare, ma ormai la lettera era stata inviata e anche se si potesse lei non vorrebbe rimangiarsi niente, però non sapeva, non capiva..ma i suoi pensieri furono, fortunatamente, interrotti dalle parole del ragazzo.
"Hagrid ma io non ho soldi ."
"Infatti stiamo andando a prenderli."
"Dove?"
"Alla Gringott, la banca dei maghi. Non esiste posso più sicuro, forse solo Hogwats. Tu invece, hai qualcosa con te?'' Disse poi rivolgendosi alla ragazza.
" Ehm no, non ho portato niente. Cioè ho dei risparmi a casa e qui ho giusto 20 sterline per la spesa, ma solo questo."
''Per ora te li posso prestare io, poi me li ridarai va bene?''
''Signore non è tenuto, posso ritornare, conosco la strada e-''
'' Non preoccuparti, per me non c'è problema, inoltre ormai siamo qui e poi puoi chiamarmi Hagrid .'' Disse sorridendo
'' Va bene'' rispose lei accennando un sorriso.
Non accadde nulla di strano nella banca. Certo Hagrid prelevò qualcosa di cui non volle dire nulla, ma non le sembro la cosa più strana del giorno.
Il primo oggetto che comprarono fu la bacchetta.
Harry e Michelle entrarono da Olivander, come consigliato da Hagrid.
A seguito della bacchetta di Harry e strane parole sulla piuma della fenice che si trovava al suo interno, fu il turno di lei.
"Vediamo..." Disse strofinandosi il mento.
Si guardò in torno per poi prendere una bacchetta.
"Ecco, la provi." Disse il mago.
Fece lo stesso che fece Harry e non funzionò: non impazzì e non eruttò di gioia, non fece nulla.
"Bizzarro."
La prese in mano lui, agitandola. Questa fece cadere quelle bacchette che si tenevano ancora tra gli scaffali.
Lui la guardò dubbioso e poco dopo guardò il suo collo, dove notò legato il medaglione. Corrugò le sopracciglia per poi andare al piano di sopra del negozio.
Scese alcuni minuti dopo e gli porse una bacchetta..
Era rossa ramata e il manico aveva incise delle forme che ricordavano facilmente quelle del fuoco.
La agito e funzionò. Sentì infatti un calore al cuore, come se fosse sempre più vicina a casa.
"Bene, allora credo sia la sua." Si fermò, strofinandosi gli occhi e continuò "Oggi credo di aver visto tutto onestamente. "
"In che senso" chiese Harry.
"Nulla che vi riguardi" rispose il mago.
Poi le riprese la bacchetta dalle mani e la sistemò nella sua scatola, lei gli diede i soldi e poco prima di lasciarle la bacchetta le disse: "La usi con prudenza e non la faccia cadere nelle mani sbagliate." lei annuì, un po'confusa per poi prenderla.
Percepì la preoccupazione in quell'uomo e parlandone con Harry dissero tutti e due le stessa cosa: non sembrava poi così strana
Fuori li attendeva Hagrid, con in mano due gabbie. In una un gufo bianco che diede ad Harry come regalo di compleanno e nell'altra un pipistrello che diede a Michelle.
Tutti e due lo guardarono felici, Harry abbraccio Hagrid e così fece lei, ringraziandolo.
"Harry non sapevo fosse il tuo compleanno, tanti auguri."
"Grazie."
Continuarono per il loro cammino e lei continuava ad osservare il suo pipistrello.
"Ti piacciono no?"
"Si, li adoro. Ne ho sempre voluto uno, grazie mille..." disse lei emozionata.
"Non è nulla"
Hagrid lo coprì con un telo
"Deve dormire no?"
Lei annuì.
"Ma come facevi a sapere che mi piacciono?"
"Ti ho visto osservarli prima e i tuoi occhi si sono illuminati e da li ho dedotto"
Hagrid chiese ai ragazzi di mostrargli le loro bacchette e cosi fecero.
Si soffermò su quella della ragazza e le disse:
"Sai gira una leggenda su una bacchetta simile, ma non credo proprio sia questa."
"Che leggenda?" Chiesi lei
''È soltanto una leggenda e non ho voglia di spaventarvi inutilmente quindi ora andiamo...dobbiamo fare altre compere''
Finirono tutto ciò che avevano da fare e scoprirono anche chi era quel mago di cui parlò Olivander : Voldemort, il mago oscuro colui che inflisse la cicatrice a Harry.
Riaccompagnarono la ragazza a casa per dare la notizia ai suoi genitori e per prendere i soldi che doveva ad Hagrid. Lei non era tranquilla e lo mostrava, aveva paura, sapeva che sarebbe andata male, così chiese a loro di entrare e acconsentirono.
Lei raccontò tutto ai suoi genitori: era una maga.
I genitori, una volta capito che non si trattava di uno scherzo, le urlarono contro, dicendole che era la figlia del demonio e che era una malata. Le avevano detto di prendere tutte le sue cose, di andarsene e non tornare mai più.
Hagrid provò ad immischiarsi, ma lei lo fermò, sapeva che, con i suoi genitori, ogni parola era tempo sprecato.
Aveva provato più volte ad uscire da quelle situazioni, ma i suoi genitori erano pericolosi in un modo impercettibile e non voleva arrecare ulteriori problemi.
Andò al piano di sopra per preparare la valigia e si rese conto che Harry l'aveva seguita.
"Non c'è bisogno che mi accompagni." Disse lei.
"Nessun problema, in due facciamo prima."
Prepararono la valigia, prese l'incubatri ce che conteneva un'uovo strano che aveva trovato dei giorni prima, prese tutti i suoi soldi e, infine, chiamò il suo gatto: Attila , che la seguì.
Il pipistrello invece, assime al gufo, era rimasto di sotto con Hagrid.
Harry l'aiutò a portare le valige al piano di sotto.
Uscì infine dalla casa, con le lacrime agli occhi.
Si limitò solo all'uscio a salutare. Un semplice e malinconico "Addio"
Le sembro che la casa piangesse, forse lo sperava, perché sapeva che i suoi genitori non l'avrebbero fatto; sapeva che erano nell'altra stanza, ignorando completamente l'abbandono della loro unica figlia; sapeva che non stavano e mai avrebbero ripensato alla loro scelta.
Sentì per l'ultima volta la voce di sua madre, disse una semplice frase che la spezzo completamente: "Non ha neanche portato la spesa".

Era il 31 Luglio e da li nulla sarebbe stato come prima.

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SPAZIO AUTRICE.
Boh, non so che dire, questo è il primo capitolo di questa fanfiction.
So che è lungo, ma i prossimi non saranno cosi, saranno più brevi, prometto.
È la prima che faccio quindi ecco non so.
Non aspettatevi nulla di troppo felice nei capitoli successivi eh, ci sarà una crescita prima della giusta serenità ;)
Arrivedorci♡

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