3. Azione
«Come hai fatto ad entrare?» chiese immediatamente Wyatt.
Gli Angle Oncantus si stavano radunando attorno a noi. Erano molto più numerosi di quanto pensassi.
«Vi ho seguiti.» replicò semplicemente Marcus.
«I miei abiti sono stati progettati da me con un determinato materiale che riflette in modo particolare la luce. In altre parole, mi possono rendere invisibile.» sussurrò compiaciuto.
«Non hai smesso di inventare.» mormorò Daphne stupita.
«Certo che no, mia diletta. A differenza di te ho cavalcato il successo invece di nascondermi.» disse.
Si portò le mani sul cilindro e lo tolse dalla testa, scoprendo una mascherina nascosta sotto. Se la sistemò sul volto e rimise il cilindro.
Portò le mani dietro la schiena e se ne uscì con una pistola a canna lunga.
«Spara dardi velenosi.» disse con la voce ovattata dalla maschera. «Ogni colpo esplode, diffondendo il gas velenoso in aria e in un posto chiuso come questo, nel giro di poco tempo sarete tutti morti.» spiegò.
«Perché fai questo?» esclamò Daphne. Non poteva batterlo in combattimento, ma poteva prendere dei minuti o convincerlo a desistere.
«Perché, mi chiedi? Mia diletta, non è che tu non abbia visto cos'è accaduto a questo pianeta nell'ultimo millennio.» sibilò Marcus.
«Questi esseri umani, non hanno speranze, finiranno con l'autodistruggersi completamente. Non sanno governarsi e non sanno godersi di ciò che hanno.» continuò.
«Chiedono la democrazia, ma alla fine desiderano essere comandati a bacchetta, avere qualcuno che li guidi, facendosi imbrogliare da dittatori ammalianti.»
«Dimmi tu come posso accettare di vivere in un pianeta simile. Essendo un essere superiore a tutti loro, posso fare piazza pulita e ricominciare da capo e guidarli sulla strada giusta fin dall'inizio. Lo sai anche tu, mia diletta, sei un' inventrice dopotutto. Potremmo farlo insieme, come la Gold.» le disse allungandole una mano.
«Hai ucciso i tuoi stessi compagni di spedizione; mi hai usata e lasciata sola! Come potrei mai fidarmi di te?» gridò la ragazza presa dalla disperazione.
Il volto di Marcus si incupì.
«Hai idea di come usavano la loro immortalità?» chiese con tono sprezzante.
«Andavano a prostitute, sperperavano denaro in roba inutile, erano a capo di commerci criminali... Semplicemente disgustosi.» concluse sprezzante.
«Ma tu sei diversa, Daphne» fece un passo in verso di lei. «Sei sempre stata diversa.» La sua voce si era fatta suadente e delicata.
Daphne sentì qualcuno che le afferrava il polso e si ricordò di tutta la distruzione che Marcus aveva causato. Non poteva farsi ammaliare di nuovo.
«Sono anche diversa da come mi ricordavi.» ringhiò prendendo entrambe le gemelle e iniziando a sparare i colpi.
Gli altri Angle Oncantus gridarono dal terrore, mentre il corpo dell'uomo che aveva amato cadeva a terra.
Per un' istante, Daphne si sentì completamente svuotata da qualsiasi emozione.
Ma poi il corpo di Marcus si mosse e si rialzò. Si spolverò la giacca facendo cadere a terra i proiettili, le quali tintinnarono nell'improvviso silenzio del luogo.
«Anti proiettili.» disse Marcus. «Altri hanno tentato di uccidermi. Così preveniamo inutili disgrazie, giusto mia diletta?.» ghignò come se non fosse appena stato sparato.
«Gentile da parte tua non mirare alla mia faccia. So che ti è sempre piaciuta, Daphne cara.» il ghigno si fece più ampio mentre si rimetteva in piedi.
Daphne era sconcertata, ma presto si riprese. Prese di nuovo la mira, ma questa volta puntò al volto e premette entrambi i grilletti.
Ma i colpi erano vuoti. La ragazza premette ancora, non poteva capacitarsi di non avere più proiettili in un momento simile.
«Peccato. Veramente peccato» sussurrò Marcus prima di sparare il suo dardo e colpire il petto della ragazza.
Daphne vide tutta la sua vita passarle davanti, ed era una vita veramente molto lunga. Varie immagini scorrevano davanti a lei come un vecchio film accelerato. La cosa triste era che c'erano molte cose di cui si pentiva.
Alla fine, sentì il proiettile esplodere in lei.
Un dolore inimmaginabile che le dava un certo sollievo. Vide il volto di Marcus sparire dalla sua visuale, che venne sostituita dall'immenso soffitto luminoso di quel luogo.
Era felice che potesse vedere quel soffitto come ultima cosa.
«Mi spiace.» sussurrò a nessuno in particolare, prima che tutta quella luce si sfocasse e veniva inghiottita dall'oscurità.
Il veleno iniziò ad espandersi lentamente dal corpo della ragazza a terra, riempiendo quel luogo della tossina velenosa. Gli Angle Oncantus fuggivano disperati.
L'uomo di nome Marcus iniziò a sparare altri colpi, facendo fuggire in preda al panico i discepoli degli Angle Oncantus.
Wyatt era stufo di subire e ignorando gli insegnamenti che gli avevano inculcato nella testa evocò dal sottosuolo una lancia.
Sì concentrò sulla materia inorganica nel corpo della sua antica salvatrice e tirò fuori in un solo colpo il veleno e il proiettile.
«Il veleno non vi può far del male. Siete più buoni di questo male!» esclamò Wyatt a tutta la sua gente. Strinse le mani sull'asta e fissò l'uomo che ghignava sotto la maschera.
«Non puoi nulla contro di me, mio patetico Angle Oncantus.» sibilò.
Il veleno stava trapassando i polmoni di Wyatt. Le forze iniziavano a mancargli e la vista a sfocargli. Ma tenne duro. Non avrebbe lasciato che la sua gente morisse di nuovo.
Wyatt aveva imparato ad essere agile negli anni, quindi sfruttò questa dote per correre contro il suo nemico e gli puntò la lancia contro con un grido di battaglia ad accompagnarlo.
Marcus lo schivò come se fosse la cosa più facile del mondo.
«Tutto qui, patetico monaco?» lo schernì Marcus.
Wyatt aveva giurato sulla sua vita che non avrebbe usato mai più i propri poteri a scopo personale o per la violenza.
Ma se non fosse intervenuto, avrebbe perso di nuovo quel mondo. Aveva giurato di salvare ciò che era stato perduto, non poteva arrendersi per del veleno.
Concentrò io proprio potere sul pavimento e modellò il materiale.
«Oh, hai deciso di usare i poteri per contrastarmi? I tuoi capi non saranno contenti.» ghignò schivando le assi che spuntavano dal terreno.
«È» evocò un'altra colonna che Marcus schivò con facilità. «Questo» un'altra colonna schivata «Il» un'altra «Punto.» un ultima colonna.
Marcus realizzò troppo tardi di essere rimasto imprigionato.
«Qui io sono il capo.» disse lanciando la lancia che trapassò il collo dell'uomo.
La cosa più terribile per Wyatt era che si sentiva bene dopo quell'atto. Si sentiva incredibilmente forte e realizzato.
Poi tutto divenne offuscato e confuso, e in un attimo fu a terra privo di sensi.
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