Capitolo 36

Mi sento stanca, stanca di provare a bloccare e annullare sofferenze e amore che sono fuori uscite solo dopo l'arrivo di JJ. Le lacrime scendono sulle mie guance e non provo neanche a fermarle perché non ne ho la forza. L'unico movimento che riesco a fare è quello di abbracciare le mie gambe e farmi il più piccola possibile come era già successo.

Mio padre, immagini di me da piccola che giocavo con lui, mi vengono in mente. Mi lacerano il cuore perché non sono stata capace a riaverlo dopo la morte di mia mamma, perché sono stata egoista a pensare solo al mio dolore e non anche al suo. Ho sempre pensato che a lui non gliene importasse più niente di me o della nostra casa, ma non è stato cosi, almeno riguardo a me. Sapere di avergli fatto altro male, indirettamente, attraverso le cazzate che combinavo mi crea una grande rabbia.

Mi chiedo perché non si sia appoggiato a me. Perché non abbia condiviso con me il suo dolore piuttosto che portarsi tutto dentro. Perché non abbiamo sofferto insieme e perché non ci siamo rialzati insieme.

"Perché eri solo una bambina, Faith e non voleva che tu soffrissi ulteriormente." La voce di William, piena di amore, mi distrae dal mio monologo. Neanche mi rendo conto che tutte quelle domande mi sono uscite a voce alta.

"Sarei potuta essere una bambina con le palle!" ribadisco, cocciuta come se potessi tornare indietro nel tempo e aggiustare tutto.

Le risate di Will e di JJ bloccano le mie lacrime, solo per qualche secondo, perché poi ripenso a quanto sono fortunata ad averli. William c'è sempre stato per me, ad ogni caduta, ad ogni crisi. Invece per mio papà chi c'è stato?

"Puoi essere una giovane donna con le palle, ora, e andare a parlare con tuo padre." JJ si accovaccia davanti a me come aveva fatto Will. Sposta le ciocche dei miei capelli, cercando di allontanarle dal mio volto bagnato.

"È ora di chiarire tutto, piccola Faith, e di provare ad essere felice." Le parole dell'uomo che mi ha sempre accompagnata, mi colpiscono e senza pensare, mi butto tra le sue braccia come facevo sempre. Restiamo così per un po' di tempo e poi sciolgo l'abbraccio per dedicarlo al giovane uomo affianco e mentre lo stringo forte a me decido, definitivamente, che cosa dire anche a lui e a William riguardo alla nostra situazione. Anche se ho deciso di mettermi da parte nella vita di Will ed aver capito che amo anche JJ, devo mettere un punto anche a noi tre e seguire con un noi composto da due persone o magari da solo una me...

***

Busso, inizialmente un po' timidamente e poi con decisione, sulla porta dell'ufficio di mio padre. Aspetto che mi dia il permesso di entrare e quando lo faccio, come suo solito, lo trovo immerso tra documenti da leggere e firmare. Non alza la testa fino a quando non mi siedo davanti a lui e quando mi vede, si blocca.

Rivederlo, dopo aver saputo che lui c'era quando io pensavo non fosse cosi, mi stringe il cuore e non mi fermo dal andare ad abbracciarlo e chiamarlo "papà" dopo tanto tempo. Lui, confuso dalle mie azioni, resta fermo, ma ricambia il mio abbraccio solo quando cerco di stringerlo di più a me.

"Bambina mia.." la sua voce trema e mi stringe a se con quel abbraccio da orso che gli chiedevo di darmi da piccola quando sentivo la sua mancanza o quando avevo paura o, semplicemente, quando avevo bisogno del suo amore.

POV'S WILLIAM

Amelia non ha mai smesso di tenermi d'occhio da quando ci siamo incontrati, ha provato a parlarmi nei momenti in cui Sandy e nostra madre si allontanavano per un po', ma cercavo di sviare l'argomento o di allontanarmi da lei.
Parlare a Faith del avere un vita felice, mi ha portato a pensare che avrei commesso un grande sbaglio a sposarmi con Sandy. Renderei la sua e la mia vita infelice ed insoddisfatta.
"Ti stai pentendo fratellone?" La nanerottola di mia sorella mi affianca, mostrando un sorriso alle due donne che si trovano oltre la vetrina di fiori.
"Ti stai facendo i tuoi soliti film mentali, sorellina." Bevo il mio caffè per mascherare ogni espressione dal mio volto, non voglio che si preoccupi, ha già le sue di preoccupazioni, soprattutto ora che si è decisa a chiedere il divorzio al marito scelto da nostra madre.
"Ti conosco troppo bene, Will e so che in questi giorni sei stato con Faith quindi..."
"Quindi un bel niente, Amy. Andiamo dentro che ci chiamano." Taglio corto e senza aggiungere altro raggiungo Sandy e mia madre.

***
"Proprio ora Stefan doveva riappacificarsi con la figlia? Io ho bisogno di te, Will. Non posso organizzare questo matrimonio senza consultarti."
Con Sandy dietro di me ad ogni passo che faccio, metto un paio di camice dentro la valigia.
Dopo il giro dal fioraio, dal fotografo e in altri due luoghi, Stefan mi ha chiamato per dirmi che sarei dovuto partire io per l'Italia e concludere alcuni affari. Senza chiedergli spiegazioni, ho accettato perché immaginavo volesse passare del tempo insieme a Faith e perché voglio scappare da Sandy e dai miei problemi. Lo avrei fatto, sarei andato via senza dirle niente, ma un messaggio di mia sorella in cui mi diceva di non fare il suo stesso sbaglio e di parlare con Sandy prima che sia troppo tardi, mi ha fatto cambiare idea.

"Basta, Sandy, smettila!" Le urlo contro, spaventandola un po'. Nervoso, porto le mani sulla faccia e la strofino per poi prendere, delicatamente, la mano della bionda e farla sedere sul letto.

"Mi dispiace, Will. Non volevo farti innervosire." La voce le esce un po' tremolante, ma riesce a trattenere le lacrime nonostante gli occhi lucidi. Si rialza in piedi, accarezza il mio petto fino a scendere sull'orlo della maglia nera che indosso. Inizia a baciarmi il collo, mettendosi a punta con i piedi. 

"No, Sandy, ferma." Indietreggio di un passo, pronto a tenerla nel caso dovesse perdere l'equilibrio. Lei però è insistente e al posto di fare come le ho detto, mi alza la maglia, ma fermo le sue mani. 

"Mi dispiace, Sandy, ma non posso farlo...non posso continuare a fingere."

La sua reazione è peggio di come me l'aspettavo, inizia a ridere come se le avessi appena raccontato una barzelletta. Scuote freneticamente la testa in negazione ed inizia a camminare per tutta la camera.

"Sandy, ferma, dobbiamo parlare. Calmati, per favore." La blocco, abbracciandola perché vederla in questo stato mi spezza il cuore, non la amo, ma le voglio bene. Non merito le sue lacrime, non dopo essere stato uno stronzo ad averla illusa per tutto questo tempo.

"T-ti prego, Will." Le sue lacrime prima o poi dovevano uscire a rigare le sue guance e portare via il suo trucco, macchiandole le gote rosse non per l'imbarazzo come erano diventate dopo il nostro primo bacio o dopo ogni volta che facevamo l'amore. Lei sarebbe stata la moglie perfetta e anche la nuora perfetta per mia madre dato che quest'ultima in poco tempo si è affezionata a lei. 

"Non sono pronto a fare questo passo, Sandy e non voglio portare avanti una cosa che non mi sento di fare perché rischierei di rendere le nostre vite infelici. Ho provato ad amarti, ho provato a convincermi che sposandoti molti dei miei conflitti interiori si sarebbero risolti o che avrei reso mia madre felice, ma non ci sono riuscito."  

Alza lo sguardo sul mio, mostrandomi tutta la sua sofferenza e pregandomi di non continuare, ma il suo voler sapere la portano a fare domande che potrebbero farle ancora più male.

"E' per Faith? Tu la ami...?" 

"Si, la amo cosi come avrei voluto amare te." senza giri di parole ammetto i miei sentimenti verso la ragazzina che ha sempre avuto il mio cuore. "Ma non è per lei che ti lascio, lo faccio perché voglio che un giorno, in futuro, tu abbia una vita felice cosa che io non potrei mai darti. So che in questo momento ti sembrerà assurdo quello che ti sto dicendo, ma ne sono sicuro, Sandy."

Mi avvicino a lei per abbracciarla, ma si allontana mettendo una grande distanza tra di noi. 

"Sei confuso, Will. Forse il viaggio per l'Italia ti farà tornare in ragione, si, ne sono sicura." Più decisa che mai, mi stampa un bacio sulle labbra per poi prendere le sue cose ed uscire dal mio appartamento. Tutto quello che le ho detto sembra esserle entrato da un orecchio ed uscito dall'altro, spaventato di che cosa possa succederle e di che cosa potrebbe fare, esco correndo dietro di lei. La intravedo in mezzo alla gente, il suo passo e lento e la sua schiena curva mi fa capire che sta ancora piangendo. La raggiungo e la prendo per mano per fermarla. 

"Spero tu non ti penta di quello che stai facendo." Si gira verso di me, catturando i miei occhi nei suoi per un'ultima volta mentre sulla mano, mi restituisce l'anello di fidanzamento che le ho dato. "Lei non farà che portarti problemi." 

E con queste ultime parole, mi lascia in mezzo alle strade di New York con la pioggia che inizia a scatenarsi come a farmi ricordare le infinite lacrime che Sandy verserà.

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