29.


Ignari di tutto il trambusto che stavano vivendo i propri amici, Zayn e Liam stavano facendo colazione insieme, evento rarissimo, in quanto avevano abitualmente orari molto diversi, e stavano parlando di Maggie.

All'improvviso Liam tacque, vedendo comparire l'oggetto dei loro discorsi sulla soglia del bar. Subito alzò la mano per salutarla; la ragazza lo vide, accennò un timido saluto a sua volta e li raggiunse.

-Ciao! Niall non c'è?- si informò Liam, scostandole una sedia per farla sedere al loro tavolino.

-Ciao Liam, ciao Zayn. Niall lavora, stamattina-

-Bene. E tu che programmi hai?- Chiese lo psicologo, ricevendo un'occhiataccia dal collega.

-Non so.. in realtà..avevo bisogno di parlarti, Liam- borbottò lei, arrossendo.

-Ok. Vuoi parlarne qui, o in studio? Di cosa si tratta?-

-Levo il disturbo- fece per congedarsi Zayn, ma la ragazza lo sorprese fermandolo per un braccio:

-No, non volevo interrompervi. Per favore rimani, Zayn-

Interdetto, il neurochirurgo intercettò l'occhiata dell'amico.

-...Ok. Facciamo colazione; poi andiamo in ospedale, così potrai parlare con calma con lui- propose, ricevendo due sorrisi in risposta.

La guardarono mangiucchiare un muffin e bere qualche sorso di the mentre loro finivano la propria colazione; Liam pagò la consumazione, insistendo per offrire, ed andarono in ospedale. Zayn si congedò, dirigendosi verso il suo reparto. Liam, che in realtà non era in servizio quel giorno, si diresse con Meggie nel suo studio.

Silenziò il telefono, come era solito fare durante le sedute.

-Ok, Meggie. Di cosa mi dovevi parlare?-

L'atmosfera cambiò. La ragazza divenne tesa, e per qualche minuto non parlò. Liam le lasciò il tempo per raccogliere le idee; poi Meggie gli chiese:

-Che tipo di aggressione hai subito, anni fa?-

Liam glielo spiegò. La guardava annuire, mentre le raccontava serenamente l'episodio avvenuto tanti anni prima.

-Anch'io ho subito delle aggressioni.-

Liam sospirò, e non disse nulla.

Meggie lo guardò:

-Io.. penso di averlo superato, un po'. Voglio dire.. faccio fatica ad accettare il contatto fisico, ma riesco a tollerarlo in alcuni frangenti. Ho cercato di lavorarci su. Per questo mi ero iscritta al tuo corso-

Liam la ascoltò in silenzio.

-Mio padre ha deciso di divertirsi con me. "Per fortuna" è durata solo sei mesi; sono andata via di casa. Ed è iniziato l'inferno: sentivo come se fosse colpa mia, ero arrabbiata col mondo intero, c'è stato un periodo in cui, non te lo nego, avrei voluto morire. Ho tagliato i ponti con tutto e con tutti. Dopo un po', ho finalmente cercato una psicoterapista valida, che potesse aiutarmi. Ho cambiato mille lavori, ho lasciato l'università, ho dovuto rimboccarmi le maniche e da sola venirne a capo.

In tutto questo, il pensiero di tornare a casa era l'unica cosa che mi dava la forza di continuare. Volevo star meglio, e poi tornare. Ci ho impiegato più di un anno, per racimolare il coraggio ed il denaro. E sento di non stare ancora bene, Liam. L'hai visto anche tu. Volevo affrontare da sola il mio inferno, e poi avrei cercato Niall e la sua famiglia. Ed invece il destino mi ha fatto incrociare Niall prima di riuscire a guarire del tutto-

Liam scosse la testa:

-Ma tu non sei mica malata-

Meggie si fermò ad ascoltarlo.

-Non puoi passare tutta la vita a mettere l'abuso al centro di ogni tua scelta, ad ogni tua decisione, ad ogni emozione vissuta. Tu non sei l'abuso, Meggie. Tu l'hai subito, ma oggi tu sei altro.-

Immediatamente gli occhi di Meggie si riempirono di lacrime.

-Tu sei una donna coraggiosa. Poche persone sarebbero riuscite ad avere la tua forza d'animo-

Meggie gli sorrise, asciugandosi le lacrime.

-Resta il fatto che ho dei problemi nel farmi toccare fisicamente- commentò lei.

-Un passo alla volta. E' solo questione di abituarsi. Non sei ammalata; puoi essere incazzata con tuo padre, puoi arrabbiarti con tutto e con tutti altre mille volte, ma resta il fatto che non si può tornare indietro-

-Lo so. Vorrei tanto che non fosse successo; però è andata così- convenne lei.

-Già. E sei già ad un buon punto del tuo percorso: lo stai accettando. Solo una cosa ti voglio chiedere: l'hai denunciato?-

Meggie abbassò lo sguardo. Il suo silenzio fu eloquente.

-Meggie..è importante che tu lo faccia. Come l'ha fatto con te, potrebbe benissimo rifarlo con altre. Lo sai, vero?-

Lei annuì, ricominciando a piangere.

-Liam, io voglio che tutto questo finisca. Però non ce la faccio ad affrontare tutto quanto; appena ci ripenso mi tornano gli incubi-

-Ti devo far parlare con una collega...-

-No, io voglio parlarne solo con te-

-Ed allora ci faremo fare le prescrizioni da Zayn, ti darò dei farmaci per aiutarti a dormire. Non preoccuparti: sei sulla strada giusta- le sorrise lui, infinitamente sollevato dall'essere arrivato al nocciolo della questione.

All'improvviso il telefono dello studio squillò: era Harry, che lo metteva al corrente che Eve, Alice e Mike erano scomparsi, e che Luke aveva contattato la polizia.


Luke non si capacitava di quello che era successo. Non riusciva a tollerare l'idea che Evelyn, madre dei suoi figli, l'avesse lasciato così, scomparendo. Era stato come ricevere una pugnalata alle spalle, come essere svegliati all'improvviso da una secchiata d'acqua gelida, ed anche se umanamente sapeva che non avrebbe mai messo in pericolo i bambini, era angosciato all'idea di non sapere dove fossero.

Michael aveva disdetto i suoi impegni per stare con l'amico, Harry era sopraggiunto appena aveva potuto trovare un cambio, ed alla spicciolata si erano ritrovati tutti a casa di Luke.

Niall era arrivato per ultimo, trovando Meggie con Liam, e si stava facendo raccontare cosa fosse successo quando il telefono di Luke squillò.

Il medico rispose nel silenzio generale.

-Pronto?-

-Ciao papà! Sai dove siamo? Al mare! La mamma ci ha fatto una sorpresa!- Trillò la voce tutta contenta di Alice.

Luke si sentì cedere le ginocchia dal sollievo, mettendo in vivavoce.

-Alice, amore, state tutti bene? Mike?-

-Ma certo! La mamma ci ha portato qui dove volevamo venire in vacanza, ti ricordi che ne abbiamo parlato? Solo che tu lavori sempre e la mamma intanto ha portato solo noi. Quando arrivi tu?-


Luke si sentì un verme. Ricordava benissimo di aver promesso ad Eve di trascorrere con loro qualche giorno nel North Norfolk, parlandone a più riprese anche con Alice; poi la cosa non era mai stata concretizzata a causa del suo lavoro.


-Appena posso vi raggiungo, promesso- riuscì a dirle, mentre tutti tiravano un sospiro di sollievo e Michael contattava la polizia per avvertirli che li avevano trovati.


-Ma papà..dici sempre così, e poi non lo fai mai- lo gelò Alice.


-Questa volta vengo. Te lo giuro, amore. Mi passi la mamma?-


Un fruscio, dei colpi, ed infine la linea che cadeva. Poi, subito dopo, un messaggio di WhatsApp:

" Questo è il mio nuovo numero. Siamo all'Holiday Inn Express a Norfolk. Mi spiace se ti sei preoccupato, ma dobbiamo parlare."


-Vengo con te. Sei smontante dalla notte; non ti lascio metterti in auto così- affermò serio Michael.

-Grazie- si limitò a dire Luke, sfinito dagli eventi.

Congedarono tutti, poi il tempo di prendere su due cose e partirono alla volta della costa, accompagnati dal bodyguard nell'auto di Michael.


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