28.

-Harry?-
Il bisbiglio, mormorato nel silenzio della notte, non sortì alcun effetto.
-Harry? Svegliati- insistette Louis, scuotendolo leggermente.
Un lamento incomprensibile, che sarebbe potuto essere una protesta, si levò dall'ammasso di riccioli disordinati sul cuscino.
-Ssst...amore...silenzio- gli sussurro' Louis, spostandogli i ricci dal viso e scoprendo così la fronte del ragazzo, che subito venne baciata per sedare la protesta sul nascere.
-Lou..che ore sono?-
-Ssst..- ridacchio' l'altro, prendendo a disseminargli di baci il viso e la gola. Ben presto Harry fu abbastanza sveglio da capire dove fosse e cosa stesse succedendo, portando le mani sulla schiena del ragazzo che gli si era piazzato a cavalcioni.
Ben presto i baci divennero urgenti e le mani bramose di carezze sempre più mozzafiato, celando gli ansiti ed i sospiri per cercare di fare il meno rumore possibile. Come ogni coppia di genitori al mondo.

Più tardi, mentre Harry tentava di placare il suo cuore affannato, e Louis gli nascondeva il volto nell'incavo del collo, il riccio sospirò:
-Non ricordo nemmeno più cosa voglia dire fare l'amore senza preoccuparsi di svegliare Nat..-
Louis sollevò il viso per guardarlo:
-Sai che Niall sarebbe contento di fare da baby-sitter..sei tu che sei troppo protettivo-
-Oh, non ricominciare, Lou..-
-Ma è vero. Dovremmo fidarci di più delle sue capacità di adattarsi-
-Ma se sei il primo a rimanerci male quando si richiude in sé stesso..- osservò giustamente Harry.
-Però con Niall e Meggie pare a suo agio, l'hai notato?- Insistette Louis.
-Sì, in effetti- ammise Harry, accarezzando distrattamente il compagno sul fianco.
Rimasero così qualche minuto, ognuno immerso nei suoi pensieri.

A qualche chilometro di distanza in linea d'aria, in una villetta bianca dall'aria recente, una mamma esasperata cullava meccanicamente un piccolo bambino paffutello e febbricitante, tenendo incastrato il cellulare tra la spalla e la guancia e cercando di mettersi in contatto con il compagno.

Il telefono, dopo l'ennesima serie di squilli a vuoto, fece partire di nuovo la segreteria telefonica, ed Evelyn non ci vide più. Con uno scatto di rabbia lo gettò a terra, maledicendo la volta che aveva acconsentito a fidanzarsi con un medico.

Michael era nel bel mezzo di un raffreddore coi fiocchi, non riusciva a dormire e nemmeno a mangiare, e lei era come sempre da sola a dover gestire il tutto, esaurita ed al limite. Il lavoro di Luke aveva sempre la precedenza, su di lei, sui bambini, su tutto quanto. Harry aveva il suo bel daffare a consolarla dicendole che doveva essere orgogliosa di lui, che doveva avere pazienza; Eve vedeva che Michael stava crescendo a vista d'occhio e Luke se lo stava perdendo. E questo la faceva infuriare.

Prese la decisione all'improvviso: con una mano sola riempì una borsa con pannolini, prodotti per l'infanzia, qualche cambio, succhi di frutta per Alice. Avvolse i bimbi in morbide coperte, li legò ai seggiolini auto, dove  finalmente Mike si acquietò addormentandosi, e mise in moto. Mandò mentalmente a 'fanculo Luke, e si diresse verso l'autostrada.

Michael Clifford e Calum Hood sbarcarono sul suolo inglese mentre Eve faceva le valigie.

Erano quattro mesi che non rimpatriavano; stavano approfittando di una breve pausa del tour americano per trascorrere qualche giorno in famiglia. La prima cosa che fece Michael fu, come sempre, chiamare Luke; non ottenendo risposta lasciò un messaggio in segreteria, prima di affrontare la piccola folla di fan e paparazzi che si era radunata nell'area degli arrivi.

Fu solo due ore dopo, all'alba, che Luke finalmente uscì dalla sala operatoria. Era stata una notte devastante: una ragazzina, in 12  settimane di gravidanza, era stata trasportata con urgenza in pronto soccorso per complicanze insorte a seguito di un aborto clandestino. La situazione era disperata, la ragazzina, appena quindicenne, aveva subito la perforazione dell'utero e dell'intestino.

Luke e l'equipe chirurgica avevano fatto tutto quanto era umanamente possibile per salvarla, non riuscendoci. L'ora del decesso era stata decretata alle 5:57 A.M.

Luke era distrutto. Nonostante non fosse nuovo del mestiere, la perdita di un paziente era psicologicamente e mentalmente devastante, per lui. Si fiondò fuori dalla pre-sala, e giù lungo il corridoio, evitando di uscire in sala d'attesa. Avrebbe lasciato ai colleghi il compito ingrato di informare i parenti. Fosse stato per lui, sarebbe uscito di filato ed avrebbe mollato un pugno diretto al volto del padre, complice di quell'abominio.

Percorse la terapia intensiva post-operatoria, imboccando la via degli spogliatoi, gettando rabbiosamente il camice verde in una pattumiera.

Si sedette nella panchina, prendendosi il viso tra le mani, e rimase cosi' fino a quando una mano sulla spalla lo fece sobbalzare. Alzò gli occhi su Harry, ancora in borghese, che accennava un sorriso.

-Mio Dio, ma che ore sono? Cazzo..non ho ancora sentito Eve- furono le sue prime parole, mentre l'infermiere apriva il suo armadietto e vi depositava le proprie cose.

Luke tirò fuori il cellulare, trovandovi una decina di chiamate ed un messaggio in segreteria. Pensando fosse di Eve lo ascoltò subito, ma la voce dell'amico lo sorprese:

"Ehilà, Luke, sono atterrato poco fa. Probabilmente sei a lavoro; alloggio al solito hotel. Quando senti il messaggio, chiamami"

Per prima cosa cercò di chiamare Eve, ma partì subito la segreteria telefonica. Le lasciò un messaggio, e poi richiamò l'amico. Aveva assoluto bisogno di scrollarsi di dosso la terribile nottata, e fare colazione con lui gli parve un'ottima idea. Salutò Harry mentre era al telefono con Michael.

Michael lo accolse in boxer e con l'aria di chi stava facendosi una sana dormita.

-Devi imparare a mettere il telefono in silenzioso- lo rimproverò Luke, abbracciandolo con calore.

-E come faccio poi a ricevere le telefonate pazze del mio pazzo migliore amico?- Sorrise lui, facendolo entrare e chiudendo la porta.

-Ordina la colazione in camera, io vado a fare una doccia- disse a Luke, che obbedì, citofonando. Non servì chiedere a Michael cosa volesse, perché Luke sapeva perfettamente che l'amico amava waffles e caffè.
Riagganciò, sentendo forte il bisogno di farsi confortare.
Eve era sempre presa con il piccolo Mike, era sempre stanchissima, e lui sentiva forte il peso della responsabilità di essere padre. Quando tornava a casa doveva aiutarla, non gravare coi suoi problemi su di lei; pensando di farle un favore quindi aveva colto la palla al balzo e si era rivolto all'amico. Non appena Michael uscì, gli chiese di potersi fare una doccia a sua volta. Benché sorpreso, Mike gli porse degli indumenti puliti e lo guardò entrare in bagno.
Quando Luke chiuse la porta, telefonò a Eve, ma trovò la segreteria, per cui le lasciò un messaggio, avvertendola che Luke era con lui. Non voleva mettere zizzania tra i due, ma nemmeno litigare con lei omettendo la realtà.

Luke uscì un quarto d'ora dopo, e Michael avrebbe mentito se avesse affermato di non provare un certo batticuore nel vederlo a torso nudo, con indosso un paio di boxer suoi che si intravedevano dal bordo dei pantaloni della tuta. Luke si sfrego' i capelli con l'asciugamano, ignaro dei pensieri poco casti che passavano nella mente dell'amico, e si lasciò cadere sul divano, sprofondandovi, fianco a fianco con Michael.
Il cantante ringraziò mentalmente il cameriere che suonò il campanello, dandogli la scusa per alzarsi ad aprirgli. Tornò dentro con carrello della colazione, congedandolo sulla porta.
Sollevò i coperchi delle alzate rivelando pane integrale tostato, miele e waffles, e nei bricchi caffè e latte. Vedere le loro colazioni mescolate tra loro gli rimescolò lo stomaco, e per l'ennesima volta rimpianse di non essersi innamorato di qualcun'altro, qualcuno di libero, che ricambiasse i suoi sentimenti.
Le braccia di Luke lo sorpresero, facendolo congelare sul posto, mentre si stringevano sul suo torace. Sentì la guancia dell'amico appoggiarsi sul suo collo.
-Luke? Tutto bene?- Chiese, con voce malferma.
-Ho bisogno..stammi vicino, Mike.-
-Luke..senza offesa..ma forse dovresti farti coccolare da Eve, no?..- Tentò, in imbarazzo. Erano sempre stati molto fisici tra loro, ma ora le cose erano diverse.
-Michael..ho bisogno di te.-
Il cantante si girò, trovandoselo tra le braccia. Gli accarezzò i capelli ancora umidi con movimenti rassicuranti, confortandolo, anche se sentiva forte l'impulso di respingerlo. O di attirarlo a sé per baciarlo.
Si sforzò di mantenere calmo il cuore, sentendosi al settimo cielo ed all'inferno nello stesso momento, cullando il suo migliore amico come se fosse stato un fratello.

Dopo minuti interminabili, Luke alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso che gli fece sentire un terremoto nel cuore.

-Grazie, Mike..ne avevo bisogno-

Il cantante non rispose, limitandosi a fare un cenno verso la colazione. Si sedettero a tavola, e Luke riprovò a chiamare Eve.

-Non capisco. Non è mai successo prima d'ora, che spegnesse il telefono- commentò, aggrottando la fronte.

-Vedrai che l'ha semplicemente lasciato scaricare- lo rassicurò Michael, con la bocca piena di waffle.

Luke annuì, sentendo, però, una lieve apprensione insinuarglisi nel cuore.

-Comunque ti accompagno a casa. Ho voglia di vedere Michael e Alice- aggiunse Michael.

Comunicò alla guardia del corpo le proprie intenzioni, e tempo dieci minuti salì in auto con l'amico, seguito dalla macchina con il bodyguard. Erano le otto del mattino.

Non appena arrivò a casa, l'angoscia si fece largo nel suo petto: l'auto non c'era, e la casa era deserta.

-Li hanno rapiti!-

-Luke, non c'è segno di scasso. Stai calmo. Richiamala. Avrà accompagnato Alice all'asilo-

-No, Alice va per le nove, non può essere!- Si agitò il medico, continuando a chiamare al cellulare Eve. Poi lo vide: era a terra, fracassato.

-Dio.. Michael! -

Il grido di angoscia dell'amico fece accorrere il cantante, che guardò nella direzione che Luke indicava. Era un I-phone col vetro crepato.

-Quando l'hai sentita l'ultima volta?-

-Dio..ieri sera. Oh mio Dio..- farneticò l'altro, sentendosi cedere le gambe.

-Luke, stai calmo. Chiama Louis, senti se per caso è da loro, o se ha portato Alice in anticipo..- tentò di ragionare Michael, ormai angosciato quanto lui.


.Louis.. sono Luke. Eve è lì da voi?-

-Cos... no, dovrebbe?-

-Cazzo! Non è nemmeno da loro!-

-Luke, che succede?-

Louis sentì trambusto, poi la voce di Michael Clifford lo soprese:

-Louis, Eve è sparita coi bambini-

-Michael? Non sapevo dovessi tornare. Ora chiamo Harry, magari lui sa qualcosa-

-Grazie; fammi sapere quanto prima- rispose Michael, chiudendo la comunicazione ed andando a sedersi accanto all'amico sul divano, mentre la guardia del corpo contattava l'ospedale. Poco dopo li informò:

-Non ci sono stati incidenti nelle ultime ore, e non sono al pronto soccorso pediatrico-

-Meno male. Luke, vedrai che è solo un malinteso, ora arriverà e vi chiarirete- tentò di confortarlo Michael. Poi si rivolse al bodyguard:

-Vai a fare una perlustrazione nel quartiere: parco giochi, vicini, supermercato. Luke ti ricordi la targa?-


In reparto, Harry venne chiamato dalla caposala in urgenza durante il giro medico. Pensando che Nat stesse male si precipitò a rispondere, e Louis lo mise al corrente della situazione.

-Stai scherzando?!-

-No, non li trovano. Luke è fuori di testa e Michael è con lui-

-Porca puttana- si lasciò scappare l'infermiere, sconvolto.

-Sai dove possano essere?-

-Non ne ho la più pallida idea, Louis-

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