12.
-Un anno dopo-
Evelyn sbuffo', guardando l'orologio.
Il medico era in ritardo di ben sessanta minuti, e cominciava a spazientirsi.
Aveva preso appuntamento per eseguire il pap-test tramite il distretto. La sala d'attesa era gremita, alcune donne erano evidentemente in dolce attesa, altre erano accompagnate dal proprio partner, e poi c'era lei, in compagnia di un libro. Dio, era un tale sollievo poter leggere in santa pace, senza che fosse notte fonda e lei morta di sonno oppure continuamente distratta dal vulcano che era sua figlia.
Però l'attesa la stava irritando. Di li' ad un'ora avrebbe dovuto mettere a letto Alice, e voleva a tutti i costi essere a casa.
Sospirando, scrisse un sms alla babysitter per avvertirla che avrebbe fatto tardi, mentre contemplava l'idea di sgattaiolare via e disertare l'appuntamento.
Dopo altri dieci minuti si alzò, dirigendosi verso la reception, intenzionata a chiedere notizie del ginecologo.
-Il dottore è stato trattenuto in sala operatoria per una urgenza, ma sarà qui a momenti- la rassicurò la segretaria.
Evelyn andò in bagno, e quando tornò scoprì che finalmente il medico era arrivato.
Fu il suo turno mezz'ora dopo.
Camminò fino alla porta, dopo che la segretaria l'aveva chiamata e le aveva fatto cenno di andare, ed abbassò la maniglia, entrando.
Non le era passato nemmeno per l'anticamera del cervello il pensiero che il medico potesse essere così giovane.
Interdetta ed in imbarazzo, rimase sulla soglia.
Il giovane le sorrise incoraggiante, facendole cenno di entrare, ed Evelyn si vide costretta ad obbedirgli.
L'uomo era alto anche da seduto, biondo, con gli occhi azzurri. Un senso di deja-vu la colse, mentre il medico si presentava:
-Buonasera, sono il dottor Hemmings-
Non l'aveva riconosciuta. Evelyn si fece forza, desiderando di essere altrove, e si presentò.
Al sentire il suo nome il medico corrugo' leggermente la fronte.
-Ha un'aria familiare- commentò, e lei chiarì:
-Lei ha fatto nascere la mia bimba con un cesareo un anno fa-
Hemmings ricordò, all'improvviso.
-Sì, certo! Come sta la bambina?-
-Bene, grazie-
-Sono contento. Torniamo a noi. Come mai questa visita?-
Evelyn pensò che sarebbe morta di imbarazzo a farsi visitare da lui. Se non l'avesse visto operare, avrebbe persino dubitato che avesse l'età per poter essere davvero un medico. Non avendo, però, scappatoie, mormorò mortificata:
-Devo fare il pap- test. Ho avuto il capoparto due mesi fa-
Hemmings prelevò un libretto nuovo, iniziando ad annotare i dati di Evelyn.
Era davvero un bellissimo uomo, con un accenno di barba, la camicia che spuntava da sotto al camice, le mani grandi e virili.
Evelyn degluti', in soggezione. Mentre scriveva, lei poté osservare alcune piccolissime rughette che si formarono attorno agli occhi, mentre era concentrato sul foglio.
Il medico le fece una serie di domande per completare l'anamnesi, e poi le fece un cenno verso il separé:
-Prego, si accomodi-
Evelyn era in forte imbarazzo. Dio, che nervi: aveva fatto decine di visite ginecologiche e quando era stata in ospedale a partorire l'avevano vista là sotto in almeno venti persone, che problemi aveva?!
Si alzò, esitante, e si diresse dietro al separé, sentendosi come se dovesse andare al patibolo.
Cercò di razionalizzare la cosa. Perché la imbarazzava tanto? Non era il fatto che fosse un ginecologo uomo, perché non aveva mai avuto problemi in merito. Forse era il fatto che desse l'impressione di essere così giovane?
Si sfilò i jeans, col cuore che batteva come un forsennato, e li ripiegò sulla sedia. Forse era il fatto che lo trovasse così attraente? E che lei si sentiva ancora sfiancata dalla gravidanza?
Sfilò gli slip e li nascose tra le pieghe dei pantaloni.
Fece un sospiro per calmarsi, e percorse il breve spazio che la separava dal lettino.
Ugh.
Vi salì, sedendosi ed incrociando le mani in grembo. Proprio non riusciva a stendersi, né tantomeno alzare le gambe sulle staffe.
Il giovane medico si alzò dalla scrivania e fece il giro del separé, spuntandovi da sopra con tutta la testa. Quanto diamine era alto?!
Le accennò un sorriso dolce che le fece tremolare il cuore, mentre andava al carrellino e recuperava un paio di guanti:
-Sei agitata?-
Lei si maledì, arrossendo, e scosse il capo, saettando lo sguardo ovunque tranne che verso il medico.
-Stai tranquilla, non è niente di che. Hai fatto la visita post-partum, a suo tempo?- Chiese lui, tentando di metterla a suo agio, perché percepiva quanto fosse imbarazzata.
-Sì.. tutto a posto..non so cosa mi prende, di solito non ho questo genere di problemi- tentò di scusarsi lei, mentre percepiva con disagio la sua vicinanza alla propria destra.
-Bene. Allora, che ne dici di stenderti?-
Evelyn degluti' e si stese all'indietro, alzando le gambe sulle staffe e coprendosi gli occhi con un braccio.
-Ehi, davvero, tranquilla. Non preoccuparti, non ti faccio male-
-Lo so, scusami..- borbotto' lei. passando a sua volta senza accorgersene al "tu".
Il dottor Hemmings traffico' con qualcosa alla sua destra, sul carrellino, ed Evelyn si concentrò a visualizzare la sua bimba, i suoi ricci morbidi e biondi, il suo corpicino grassottello e tutto da stropicciare, e riuscì a non trasalire quando il medico iniziò ad armeggiare per eseguire il pap-test.
-Tutto bene?- Le chiese, e lei annuì, sentendosi sciocca e levando finalmente il braccio dal viso. Si arrischiò a guardarlo di sfuggita, ma serro' di nuovo gli occhi con forza. Era troppo bello, quello era il problema. Aveva appoggiato un piede sul primo gradino della pedana, totalmente a proprio agio, ed Evelyn pensò che un medico così bello dovesse semplicemente non esistere. Non era giusto. Il medico, inconsapevole del turbinio di pensieri della ragazza, le fece un sorrisetto che voleva essere rassicurante.
-Ok, il pap-test è fatto. Ora faremo la visita ed un'ecografia interna, così controlliamo che tutto sia a posto, va bene?-
Oh santa merda, lei aveva prenotato solo il pap-test e questo si era autoconvinto che lei sarebbe diventata sua paziente.
-Veramente, non ce n'è bisogno, ho fatto tutto alla visita dei quaranta giorni..- tentò di protestare lei, ma Hemmings scosse la testa, divertito:
-Eh no mia cara, visto che sei qui direi di approfittarne, no?-
La frase risultò ambigua alle orecchie di Evelyn, che arrossi', e maledisse la volta che era nata femmina. Ma le intenzioni del medico erano rigorosamente di prevenzione, ed infatti proseguì nella visita con la massima professionalità.
Non c'era niente di piacevole, nell'essere sottoposta a queste pratiche. Evelyn aveva sempre accettato di eseguire i suoi controlli con la stessa pazienza con cui andava dal dentista: andavano fatti, erano solo lievemente fastidiosi, e facevano parte del pacchetto "essere donna".
Senza volerlo aveva appoggiato le mani sul ventre, e la mano grande del medico le sfiorò per poggiarsi sulla linea sottile del cesareo. Evelyn scostò le proprie bruscamente, portandole sullo stomaco.
-Hai già riacquistato la sensibilità sotto alla cicatrice?-
Come poteva parlarle come se fossero davanti ad un caffè, invece che con due dita infilate là sotto, che sinceramente le stavano anche facendo male?!
-Non del tutto- rispose lei, e non riuscì a nascondere una smorfia di fastidio.
-Ti sto facendo male?-
" Stronzo, provaci tu.."
-Non così tanto, ma un po' sì- rispose lei, al che lui finalmente alleggerì la pressione.
-Ok. L'utero è tornato delle sue normali dimensioni, anche se è retroflesso. Lo era anche prima, suppongo. Ora diamo un'occhiata alle ovaie e poi la tortura finirà- si permise di scherzare lui, procurandosi un'occhiataccia che lo divertì.
-Vedi, ecco qua. La tua cicatrice interna ha una rientranza. Potresti avere delle perdite tra un ciclo e l'altro, e forse sarebbe il caso di pensare ad assumere un contraccettivo, per mettere a riposo le ovaie-
-Ma io sto allattando, non voglio prendere ormoni- obiettò Evelyn.
-Va bene. Se ne riparlerà quando smetterai. Sai che puoi rimanere incinta anche allattando, vero?-
-Certo, lo so- rispose infastidita lei, trattenendosi a stento di alzare gli occhi al cielo.
-Bene. Direi che è tutto regolare. Perfetto. Penso che il pap- test sarà negativo, comunque- la rassicurò lui, togliendo finalmente la sonda e mettendo fine ai dieci minuti più lunghi di tutta la sua vita.
Evelyn si sentiva come se avesse appena scalato l'Everest.
-A posto. Sei sopravvissuta- la prese in giro lui, sorridendole e facendola arrossire. "Che stronzo!"
Il medico tornò alla scrivania per aggiornare il suo libretto, ed Evelyn finalmente scese. Sentiva la testa leggera e le ginocchia deboli, tanto che dovette sedersi un momento per far passare il capogiro.
Per fortuna era finita.
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