Capitolo 7: Lo specchio rotto
Non ero una di quelle imbecilli false che non erano in grado di capireche, quando sentivano il loro cuore sussultare lo collegavano sempree solo alla paura per il vecchio, caro, cattivo ragazzo.
No.Io non facevo parte di quelle povere ingenue.
Guardai il mio nemesi preferito con questa consapevolezza: lo odiavo tanto quanto ero consapevole del modo in cui mi trovavo a fantasticare su di lui a letto. O anche altrove.
Non era paura e di certo non era amore.
Erano puri e semplicissimi ormoni.
E grazie a Dio,aggiungerei, vista la mia età.
-E non mi stai ascoltando - borbottò Dan, facendo ridacchiare Izzy.
-Finalmente l'hai capito - se ne uscì Deitra, con un sorrisino.
-Stavo facendo un discorso interessante! -esclamò mio fratello, sfoggiando la sua espressione da bambinone infelice. Calliope gli strinse un braccio ridacchiando. - Almeno hai sentito qualcosa? Qualsiasi!
- No- risposi tranquillamente, smettendo di fissare il mio nemico.
-Era troppo presa a odiare - ridacchiò Deitra. Il fidanzato, Ryan, le scoccò un sorrisino malizioso. Miasorella, come una bambina, arrossì. Assurdo come certe cose noncambiassero, nemmeno a distanza di quasi un anno di relazione.
-Sta solamente cercando di fregarlo - venne in mio soccorso il mio migliore amico. - Abbiamo un obiettivoin testa.
-Mmh - bofonchiò Ryan, osservando Moore. - Secondo me sono leggermente diversi.
Gli scoccai un'occhiataccia, facendolo ridere. - Almeno io non mi sono nascosta dietro un dito per mesi - ringhiai. - Non sarebbeassolutamente niente male un assaggio. Non sono un'ipocrita.
Deitra deglutì, in difficoltà. Guardò per pochi secondi Ryan, il qualenon sembrò affatto prendersela per la mia scoccata. Lui sì che erastato bravo a nascondere i suoi sentimenti per mia sorella.
Mi allontanai, chiedendo a Izzy di andare a ballare dentro. Principalmente perché odiavo essere così trasparente per i mieifamiliari, ma anche perché stavo sentendo una strana tensione traRyan e Deitra. Era evidente il loro sentimento, tuttavia... stava accadendo qualcosa nella testa di Deitra. Lo capii dalle strane occhiate che aveva lanciato al suo fidanzato, come se fosse confusa su qualcosa.
Passammo davanti a Moore, il quale non sembrò notare il mio mini vestito rosso striminzito. Lo sentii conficcare i suoi maledetti occhi sul mio viso e poi notai con la coda dell'occhio il modo accattivante cheaveva di sorridere a nessuno in particolare.
-Dayna - mi salutò.
Non lo guardai e varcai la soglia del locale, attirando l'attenzione di alcuni ragazzi. Sentii Moore ridacchiare, alle mie spalle. Assurdocome il mio modo di fare non lo toccasse minimamente, come se fossetutto un gioco per lui.
Afferrai il primo ragazzo decente che mi capitò davanti agli occhi e lo portai in pista. Gli amici del ragazzo fischiarono e risero di gusto,mentre sentivo le sue grandi mani posarsi sui miei fianchi, il suo fiato sulla mia nuca.
Ballammo per molto tempo, mi divertii abbastanza, fino a quando Moore non entrò dentro il locale. Come al solito, aveva la fossetta inevidenza, a conferma del suo perenne sorrisetto.
Riuscii ad intravedere anche mia sorella Deitra, la quale stava al telefono... Aggrottai la fronte, confusa, e dall'occhiata stranita che le riservò il fidanzato, sembrò confuso tanto quanto me. Mia sorella uscì dal locale in fretta e furia, sotto gli occhi indagatori di Ryan.
Andai in suo soccorso, dopo aver dato una pacca veloce al ragazzo e avergli detto: - è stato divertente. Buonanotte.
Mi affiancai a lui e gli porsi il mio drink, che accettò immediatamente, tracannandolo.
-Mi volete dire che diavolo sta succedendo?
Ryan fece una smorfia. - Vorrei capirlo anche io, ma tua sorella è piuttosto brava a tenersi le cose per sé.
La mia sorellina Deitra, brava a tenersi le cose per sé? Da quando? Era sempre stata un libro aperto per me. Il suo amore per Ryan era semprestato fin troppo evidente, dai tempi delle elementari. E adesso era diventata così brava a nascondere i suoi pensieri?
Ryan sembrò, come sempre, abbastanza bravo da capire i miei pensieri, perché aggiunse: - Fidati di me, è sempre stata molto brava a far trasparire quello che voleva. Dopotutto, il segreto con quel bastardo del suo ex l'ha tenuto bene nascosto per anni.
Mi si strinse lo stomaco. A volte, lo rimuovevo completamente.
-La sento spesso al telefono, mentre parla con un uomo - borbottò,triste. - Le ho chiesto più volte se ci fosse qualcun altro, ma mi ha sempre riso in faccia.
-Ha sempre amato te - dissi, poco convinta.
Sospirò.- Mio padre parla molto a sproposito - continuò. Mi lanciò un'occhiata d'intesa. - Qualsiasi cosa, pur di tenermi il più lucido possibile. Ha detto che ci sono state delle... assunzioni. D sembraessersi affiancata ad un nuovo ragazzo.
Sapevo che non la stava facendo controllare dal padre, piuttosto quest'ultimo a causa della sua vecchia ferita (la mamma di Ryan lo aveva lasciato per un suo collega), la stava controllando, nella speranza che D potesse comportarsi esattamente come la mamma di Ryan.
Mr Mark era un uomo dalle mille sfaccettature... di stronzaggine.
Nonostante con me si fosse sempre comportato in maniera eccezionale, e così anche con il resto della mia famiglia, quando D aveva iniziato ad intaccare la sua idea di "figlio perfetto" le cose avevano iniziato a prendere una piega piuttosto strana.
Ryan mi fece segno con il mento. - Ne prendo un altro... tu vuoi qualcosa?
Scossi la testa. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era di ubriacarmi prima di tenere a bada Tate.
Ryan sparì nel nulla, per andare a bere, e così ne approfittai per uscire e andare da mia sorella. La sentii mormorare qualcosa come: -Non è così semplice. No, non lo è. Sono... confusa...
Aggrottai la fronte e mi schiarii la voce. D sobbalzò e si girò verso di me.I suoi occhioni neri divennero ancora più grandi a causa della paura e attaccò, senza salutare la persona con cui stava parlando. -Confusa su che cosa, D? - le chiesi quindi. - Che diavolo sta succedendo?
D guardò dietro di me, alla ricerca di Ryan, e quando non lo trovò, sospirò. - Ho... - passò il peso del corpo da un piede all'altro,nervosa. - Voglio lasciare Ryan.
Trasalii.- Cosa?!
-Lo farò stasera.
-Perché?! - tuonai, scioccata. Avevo il cuore a mille. Ryan era come un fratello per me, sicuramente più equilibrato di Daniel e più propenso ad ascoltarmi. Eravamo cresciuti insieme e solo l'idea chemia sorella, dopo tutto quello che era accaduto tra loro, potesse ferirlo...
Mia sorella rabbrividì e si strinse nelle spalle, con le lacrime agli occhi. - Non è semplice.
-Lo tradisci, Deitra? - chiesi, con il tono sicuramente troppo cattivo.
Sgranò gli occhi. - Non lo farei mai - sussurrò. - Come... Come ti viene in mente una cosa del genere?
-E allora perché?! Non lo ami più?
-Stanno succedendo troppe cose... Non riesco più...
La porta si spalancò, rivelando mio fratello Daniel e Ryan. D divenne rossa in viso e abbassò lo sguardo, deglutendo nervosamente.
-Vi stavo cercando! Calliope vuole fare un brindisi! A queste serate più frequenti! - urlò mio fratello, cieco come sempre difronte alla realtà.
Deitra guardò Ryan con le lacrime agli occhi. Quest'ultimo cap all'istante. Strinse le labbra e divenne più bianco in viso, quindi girò il viso verso il suo migliore amico e disse: - Voi iniziate. Ioe D vi raggiungiamo.
Fu straziante da morire andarmene. A tal punto che non me ne andai veramente. Rimasi dietro la porta del locale, sentendoli quasi totalmente. Feci segno a mio fratello di non rompere, e se ne andò.
-Queste sono tue - disse Ryan. Mi sporsi leggermente e la vidi consegnargli le chiavi di casa di Ryan. Quest'ultimo scosse la testa,deciso. - No. Sono tue. Le ho fatte per te.
-Ryan...
-Penso di meritarmi almeno una spiegazione - la fermò Ryan, ferreo.- Se non mi ami più va bene, ma ti chiedo di guardarmi in faccia e dirmelo. Conosci la mia tendenza ad aspettarti.
Strinsi le mani, sentendo dolore per lui.
- Ti prego - disse D, con voce malferma. - È già difficile così.
-Voglio una motivazione, visto che è così difficile per te lasciarmi - ringhiò Ryan, facendo tornare la sua parte più razionale.
-Non è così semplice - mormorò, con le lacrime agli occhi.
- Lo è - replicò duramente lui. - Lo è, se non mi ami più.
- Mi stai manipolando.
Ryan sbottò a ridere, furioso. - Io?! Io ti sto manipolando? - chiese,con tanto di collo rosso dalla rabbia. Rabbrividii. - Ti prego di esporre degli esempi, perché non mi risulta affatto di averti mai manipolata, in tutta la mia cazzo di vita.
- In questo momento, dicendomi che soltanto perché non ti amo più, non dovrebbe essere così difficile per me lasciarti.
Trasalii.
Ryan si irrigidì. - Questo è il tuo unico esempio? Siccome penso di meritarmi una cazzo di motivazione di merda, ti dico che non mi ami più, che sicuramente deve essere facile per te lasciarmi, dal momento in cui non molli una persona davanti una cazzo di discoteca-
-Vaffanculo, Ryan! - urlò mia sorella. -Tu non sai un cazzo!
-Spiegamelo tu, allora! - tuonò Ryan. -Perché è vero, non ci sto capendo un cazzo! Fino a una settimana fa parlavamo di andare a convivere, di prenotare i voli per le prossime vacanze... e adesso?! Mi lasci davanti a una cazzo di discoteca?
-Non sono costretta a fare nulla -ringhiò Deitra, chiudendosi a riccio. - Piuttosto, potresti arrivarci da solo.
Ryan sbottò a ridere. - Me ne vado. Non hai nemmeno il coraggio di lasciarmi con una scusa plausibile - disse freddamente, girandole le spalle.
-Perché la sai già! Devi solo trovare il coraggio di ammetterlo a te stesso e guardare in faccia la verità! -gli urlò dietro mia sorella.
-Fottiti, Deitra - ringhiò Ryan,afferrando le chiavi della macchina.
-Probabilmente ci penserà qualcun altro!
Fosse stata una circostanza diversa, avrei stretto la mano a mia sorella.Ma quella... era una cattiveria gratuita per ferire ulteriormente Ryan.
Quest'ultimo si fermò di scatto, con le mani chiuse a pugni. Non si girò per molti secondi. Erano in quelle situazioni che mi rendevo conto di non conoscerli appieno. Perché Ryan non si mostrava mai in questo modo con nessun altro, se non con Deitra. Mia sorella era sempre sembrata quella più remissiva, ma in realtà era un'idea che veniva smentita non appena D prendeva confidenza con qualcuno. Nella vita di tutti i giorni, probabilmente mia sorella aveva una forza che batteva di gran lunga la mia.
Ryan si avvicinò pericolosamente a D, sovrastandola completamente.Quest'ultima non si allontanò di un millimetro, fissando negli occhi Ryan, sfidandolo, con tanto di pugni chiusi. Erano lo specchio l'uno dell'altro. Se nemmeno loro erano riusciti a sopravvivere insieme...nessuno poteva. - Voglio il nome.
- Di chi? - ringhiò mia sorella.
-Dello stronzo che ti scopi.
Mia sorella ridacchiò. - Per il momento, è il tuo nome, razza di deficiente.
-Non me la bevo, Deitra. Ti sta succedendo qualcosa. Da più di una settimana.
-Pensi davvero che...
-Ascoltami bene - le ringhiò addosso Ryan, senza però procurare alcuna paura nei confronti di mia sorella. - Io adesso me ne vado, prima di dire la cosa più inopportuna al mondo. Domani ti chiamo, se non mi rispondi, vengo sotto casa tua e ti citofono fino a quando non mi apri. Ne parliamo con più calma e senza ferirci.
-Non ci sono domani.
-Che cazzo, D... - mormorai io, in difficoltà.
-Non ci sei - ripeté Ryan, furioso. -Dov'è che te ne vai, sentiamo.
- Mi vedo con dei colleghi per il lavoro - replicò mia sorella. - Non che siano affari che ti riguardano.
-Guardami negli occhi e dimmi che non ti scopi il tuo collega, Deitra. Guardami negli occhi e dimmi che non miami più. Ho bisogno della verità.
-Non posso farlo - mormorò mia sorella,abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.
Ryan si allontanò di scatto, ferito. Scosse la testa, come sotto shock. -Tu... Ieri, mentre stavamo a letto, mi hai detto... - Uscì un rantolo dalla sua bocca. - Mi hai detto di amarmi.
D si mordicchiò il labbro, con ancora il viso basso, per non farsi vedere.
Ryan...L'orgoglioso, l'infallibile Ryan si girò e se ne andò a passo svelto, verso il parcheggio, lasciando mia sorella da sola.
Quest'ultima sbottò a piangere, stringendosi nelle spalle.
Cercai di andare da lei, quando la sua amica corse subito da lei. Mi ferma di scatto. Pensai di andare da Ryan, ma poi vidi la sua macchina sfrecciare via. Cercai di chiamarlo al telefono, ma mi attacco immediatamente.
Corsi da mio fratello, per raccontargli l'accaduto. Daniel imprecò e corse via, sicuramente per andare a casa dal suo migliore amico.
Ormai nuovamente sola, afferrai il drink di Moore, che mi stava studiando da almeno cinque minuti, e lo buttai in gola. Deglutii e mi pulii la bocca con la mano. - Complimenti - disse Moore, senza ridere.Aggrottò la fronte. - Sembri sul punto di avere un attacco isterico.
-Prendimi un altro drink - gli dissi semplicemente.
- No- rispose tranquillamente Moore. - Attacchi isterici ed alcool non sono esattamente una buona combinazione. Dovresti tornare a casa.
Gli mostrai il dito medio e mi andai a procurare un altro drink da sola.
Dopo mezz'ora avevo bevuto il mio drink e me ne stavo andando con un altro ragazzo. Passai davanti a Moore senza alcun problema. Lo sentii osservarmi, quindi ridacchiò e disse: - Ci vediamo dopo a casa.Divertiti.
Non gli risposi. Feci finta di non sentirlo. E così anche l'altro ragazzo.
🩶🩶🩶
Ci vediamo dopo a casa.
Ci vediamo dopo a casa.
Mi ritrovai nel mio letto, insieme a quello sconosciuto, mentre la frasetta del cazzo di Moore continuava a frullarmi nella testa.
Mia sorella aveva mollato Ryan.
Moore mi stava aspettando a casa sua.
E io mi ero appena portata a letto uno, di cui non sapevo nemmeno il nome. Girai il viso verso il ragazzo, che si era già addormentato. Sbuffai, frustrata. Incrociai le braccia al petto.
Non mi davano più soddisfazione.
Mia sorella aveva mollato Ryan.
Moore mi stava aspettando a casa sua.
Ed io non venivo più con gli sconosciuti.
Arrabbiata, tirai un cuscino al ragazzo, facendolo sussultare. - Nessuno dorme a casa mia. Levati dalle palle.
Il ragazzo, mortificato, non se lo fece ripetere due volte e se ne andò.
Mi feci una doccia veloce per togliere il sudore, quindi mi struccai emi misi una maglietta larga e dei pantaloncini.
Bussai alla porta di Moore, che mi aprì immediatamente. Fece un sorrisino malizioso. - Amo quando torni da me, dopo una pessima scopata.
- La prossima volta ti invito, così capisci che sono tutto, fuorché pessime - mentii, entrando dentro casa. - Dov'è Tate?
-Dorme insieme a Logan.
-Lasci nostra figlia con un drogato e alcolizzato? - chiesi, andando a controllare la camera di Logan.
-Sai com'è... la mamma ha la tendenza a farsi il primo maschio che le capita - mi prese in giro, con un sorrisino sfacciato.
-Almeno io mi faccio qualcuno, tu che scusa hai per non tornare a casa? Sfasciare macchine in giro?
Ridacchiò.- La finirai mai con questa storia?
-Solo quando ammetterai di essere stato tu.
- E una volta ammesso? - chiese, sorridendo. - Pensi cambierà qualcosa?
-Prima di tutto, darai i 3.000 dollari al mio migliore amico, poi ti scuserai con lui-
Rise di gusto. - Non succederà mai. Non mi scuserò mai.
-Sei proprio un bastardo - ringhiai. -Come ti guardi allo specchio tutti i giorni?
-Esattamente come fai tu, immagino -borbottò, fingendo di pensarci. - Mi posiziono davanti allo specchio e mi osservo. Vestito, mezzo nudo o nudo... Esattamente come tutti gli esseri umani, riconosco la figura davanti a me. Come pochi esseri umani, ne vado fiero.
-Vai fiero di quello che sei? - mi presi gioco di lui.
-Molto - rispose. - Ho ottimi voti, faccio quello che amo e mi svago come meglio desidero. - Mi fissò duramente negli occhi, incrociando le braccia al petto. - Puoi dire lo stesso di te?
Rimasi in silenzio a ucciderlo solo coi miei occhi color nocciola. - Hai proprio un bel coraggio.
Scrollò le spalle. - Tra le tante cose...
Logan si alzò dal letto, con un borbottio. - Come si sente quando siete insieme. Non fate altro che discutere, siete insopportabili. A momenti non svegliate pure Tate.
-Pronto per una nuova sniffata? - mi presi gioco di Logan.
Grugnì,andando in bagno.
Mio fratello mi chiamò al telefono, quindi corsi nella stanza di Moore emi ci chiusi dentro, senza chiedere il permesso. - Qua va malissimo, Dayna - borbottò. - Non so come fare a farlo calmare...
-Vuoi che venga a casa da voi? - gli proposi. - Magari con me si calma un po'...
-Continua a blaterare cose sconnesse e a bere - continuò Dan, facendo finta di non sentirmi. - Cose schifose su mia sorella. Su nostra sorella. Mi viene da ammazzarlo ed abbracciarlo allo stesso tempo.
-Dagli una camomilla! - esclamai.
-Gli servirebbe una botta in testa -commentò Dan. - Che cazzo di casino...
- Ci sarà qualcosa o qualcuno che può aiutarlo a calmarsi! - esclamai,esasperata.
-Sì, peccato che quella sia nostra sorella - ringhiò. - Ci hai capito qualcosa di questa storia? Fino al mese scorso scopavano pure davanti a me, a momenti.
-No, non ho capito molto - bofonchiai. -Ma ho paura che D si sia infatuata di un suo collega.
Dan imprecò. - Tutto questo casino, un anno a rincorrersi per poi lasciarsi per un'infatuazione? Chi è quest'altro coglione?
-Non lo so, so solo che è un nuovo collega di Deitra.
- D ama Ryana - ringhiò Daniel. - Deve essere successo qualcos'altro. Mia sorella non lascerebbe mai l'amore della sua vita per un deficiente appena conosciuto. - Si sentì un tonfo. -Adesso inizia anche a tirare oggetti... Perfetto! Ti richiamo.
L'amore non esiste.
Fu questo il mio primo pensiero, non appena mio fratello attaccò.
Se Deitra non amava più Ryan, se la loro relazione non era durata più di un anno... L'amore non esisteva. Loro erano sempre stati quello che più si era mai avvicinato al vomito che mi procurava l'amore vero.
Loro non esistevano più.
Probabilmente,non era mai esistito veramente un "loro". Era il sesso il problema. Quando uno ci si fissava, quando qualcuno si soffermava così tanto su una persona... il problema principale era sempre l'attrazione fisica, la frustrazione per non poter avere quella persona... Niente amore. Solo desiderio. Ti fotteva la testa, lo aveva fatto con tutti.
Bussarono alla porta e spuntò la testa di Moore. - Va tutto bene? Lo sconosciuto ha dimenticato il cazzo a casa tua?
-Non fai ridere - replicai, senza alcuna emozione nella voce.
Si rabbuiò. - Che cosa c'è che non va?
-Niente.
-Non mi parli mai con questo tono. È successo qualcosa - ribatté. Lo guardai negli occhi e vi trovai...sincera preoccupazione.
Sbuffai,perché proprio non avevo bisogno di un Moore preoccupato. - Devo andare a casa di mio fratello. Pensi di riuscire a tenere Tate da solo, per un giorno?
Aggrottò la fronte, ancora più preoccupato. - Sbaglio, o tuo fratello è a più di un'ora di macchina da qua? E hai anche bevuto parecchio.
-Non mi stressare, Moore. Devo andare.
-Che è successo? - ripeté.
-Non sono affari che ti riguardano.
Quando andai verso la sua porta, posò un braccio su di essa, per non permettermi di aprirla. Osservai il bicipite allenato, la pelle dorata e le vene in rilievo sulla mano dalle dita più affusolate che avessi mai visto. Maledizione. Deglutii. Moore mi stava osservando,preoccupato. - Che cos'è successo? Tuo fratello non sta bene?
-Mia sorella ha mollato il migliore amico di mio fratello, che sta dando di matto - replicai. - Contento? Ora lasciami andare.
Feci per aprire la porta, ma ancora una volta non me lo permise. Appoggiò totalmente la schiena su di essa, ormai davanti a me, con le gambe divaricate e le braccia incrociate. In piedi, davanti a lui, mi accorsi della sua altezza. Non lo facevo mai avvicinare così tanto da rendermene conto, ma gli arrivavo a malapena alle spalle ed ero tra le ragazze più alte del campus.
Lo guardai, rendendomi conto che aveva parlato, ma i miei ormoni erano stati troppo occupati ad osservare la grandezza dell'uomo che avevo davanti. Alzò le sopracciglia, in attesa. Sbuffai e lo imitai. -Perché la cosa ti ha scioccato così tanto?
- Non mi ha scioccato, mi ha scocciato, èdiverso - replicai.
- Menti sempre così tanto a te stessa? -chiese. - Non penso sia una cosa positiva. Andando avanti così, alle lunghe non saprai più distinguere le tue emozioni da quelle cheinventi.
- Ti hanno mai detto che a fare lo psicologo fai schifo? - ringhiai. - Levati di mezzo, Moore.
Sospirò.- Io e Tate ti accompagniamo.
- No!
Roteògli occhi, spazientito. - Ti è sembrata una domanda? Non lo era. Io e Tate ti accompagniamo.
- No!
- Allora non esci da questa stanza.
- Ti sto per rendere una donna, Moore - ringhiai, stringendo le mani in pugni.
- Mi faresti un favore, almeno smetterei di provare questa maledetta attrazione nei tuoi confronti.
Cercai di non trasalire. Fallii miseramente. Aprii la bocca per dire qualcosa di sensato, ma non mi uscii niente. Moore alzò unsopracciglio destro, in attesa. Riprovai: aprii la bocca, ma non uscì neanche un rantolo.
Almeno smetterei di provare questa maledetta attrazione nei tuoi confronti.
Ti aspetto a casa.
Io e Tate ti accompagniamo.
Deglutii.
Almeno smetterei di provare questa maledetta attrazione nei tuoi confronti.
- Sei patetico.
Non mi uscì niente di meglio e sembrò farci caso anche lui, perché gli spuntò la fossetta e un sorrisino soddisfatto. - Mai quanto la tua risposta. Allora... andiamo?
- Ma tu non entri.
Annuì. - Ti aspetteremo in macchina, mammina.
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