Chandelier

"1,2,3 1,2,3 drink,
Throw em back, till I lose count!
I'm gonna swing From the chandelier, From the chandelier!
I'm gonna live Like tomorrow doesn't exist,
Like it doesn't exist!"

Piper al suo fianco lo guardava con la fronte corrugata, lo sguardo assottigliato come la lama di un coltello, che già gli pungeva sulla pelle e lo stuzzicava, mentre il dolore si mischiava con quello che da circa una settmana aveva imparato a portarsi impresso sul petto.
Poi Jason scosse la testa, e la figura della sua migliore amica sparí.
Era stata una sorta di visione, forse della sua coscienza, forse dell'alcol.

Era lui che non aveva mai bevuto in vita sua? Che tra gli amici, amici tra cui anche lui, era sempre stato quello a declinare le offerte?
E perché ora si ritrovava a bere come se quella fosse l'unica acqua ne deserto?
E perché doveva menzionare per forza l'acqua?

"Hei amico, vacci piano con questo!" Il suo amico dai capelli ricci gli sfilò, anche se con poca delicatezza, il bicchiere dalle mani. Jason assottiglió lo sguardo verso di lui, era contrario a tutto ciò. Voleva comunque bere, quella sera. Lui ne aveva un buon motivo, almeno.

"Sai, amico? Tra un po' non potró più sballarmi come tu stai facendo adesso" se ne uscì Leo dopo qualche attimo di silenzio. Adesso era davvero lui, ad essere accanto a lui, e guardava perso la folla che si scatenava.
Sembrava così perso in chissà quale pensiero che non notò neanche che Jason, al suo fianco, aveva ripreso a bere.

1 bicchiere in più.

"E come mai?" La sua voce era gracchiante, affilata, la gola era in fiamme. Eppure il biondino era apatico a tutto ciò. In un certo senso, era come se lui fosse il protagonista di quella scena e allo stesso tempo uno spettatore esterno, che ovviamente, non poteva far nulla. "Non avrai più il fisico? Hai comunque diciott'anni, Leo."

"Tsk" bonficchió solo lui, sporgendo i gomiti all'indietro per poggiarli sul bancone. "Non è mica quello. Io sono sempre e comunque bellissimo" proferí, il solito ghigno divertito -che però lui trovava estremamente attraente- sul volto.
Jason sospiró sconsolato. Anche a novant'anni, Leo sarebbe stato in forma per stravagarsi e vantarsi.
In contemporanea, a quei suoi pensieri una strana immagine si formò davanti ai suoi occhi:
Un Leo dai capelli bianchi, ancora ricci, che li ricadevano sulla fronte. Aveva sulle braccia tautato qualcosa, nonostante le rughe, gli occhi vivaci, e ballava con un bastone da passeggio la cucarachia.
Che poi Jason non sapeva neache come si ballava, la cucarachia.
Al solo pensiero, però, si affogó, e cominciò a tossire furiosamente.

"Ehi amico, che è successo?" Chiese preoccupato il ricciolino, con i capelli ancora scuri e senza un bastone.

"Nulla, nulla"

2 bicchieri in più.

"E perché te ne vai?"

3 bicchieri in più.

"Per Calypso. La mia ragazza. Ce l'hai presente?" Jason annuí. Si erano conosciuti tempo fa, si amavano alla follia. Una volta avevano gareggiato ad uno strano gioco di coppia, contro lui e Percy. Non sapeva se valeva qualcosa, ma loro che avevano vinto stavano ancora insieme.
Lui e Percy no.

4 bicchieri in più.

"Ecco. Adesso che lei ha diciotto anni vuole scappare via di qui, via da suo padre. Non hanno mai avuto un buon rapporto, e mi ha chiesto se voglio andare via. Con lei." Leo lo sguardava, gli occhi vivaci ora immobili e concentrati sul biondo.
Forse l'alcol, forse la notizia in sé, per Jason fu un colpo basso.

Tanto basso.

Non così basso da essere sotto la suola delle scarpe, perché lì non avrebbe mai fatto male... ma avete capito, no?
"E tu hai accettato?" Strilló, scettico.

5 bicchieri in più.

"Amico, cosa dovevo fare? Per carità, qui ho un sacco di amici, e una scuola, ma non posso perdere anche lei. Non ho neanche una famiglia. Ma non posso perderla. Non dopo mia madre e... e il resto." Jason annuí. Come invidiava Leo. Non aveva mai avuto l'intenzione di fermarsi, nonostante di cose gliene fossero successe una dietro l'altra.

Lo invidiava. Era un ragazzo forte. Uno buono.
Calypso era fortunata.

Lui avrebbe fatto lo stesso per Percy? E Percy per lui?

6 bicchieri in più.

"Hai fatto bene, amico" gli poggió una mano sulla spalla. Non sapeva se era stabile, ormai aveva mandato giù così tanti bicchieri da non sentirsi per nulla ubriaco, perfettamente bene.

"Dici davvero?"

7 bicchieri in più.

"Sicuro!" Jason sorrise.
"Ma devi scrivermi. Okay?" Leo annuí, contento. Poi si dileguó, dovendo trovare uno strano liquore per un tipo.

8 bicchieri in più.
9 bicchieri in più.
10 bicchieri in più.
Troppi bicchieri in più.

Allucinazione o meno, Jason ci credeva davvero, quando lo vide. La sua coscienza -o Piper- non c'erano più, quindi forse era vero.
Tra la folla, un po' più verso il muro, c'erano due figure.
Figure che, oh Dei, conosceva uno meglio dell'altra.

Jason mandó giù un altro bicchiere, poi si avvicinó ai due ragazzi avvinghiati.
Toccò la spalla di quello che non era intrappolato al muro, e una scossa gli ripercorse il braccio, salendo su per la spalla, scavalcando la scapola, trafiggendogli la schiena.
Aveva sfiorato la pelle scura del ragazzo, e già sentiva il bisogno di toccarla, di imprimerci le mani, di accarezzarla.
Ma si trattene, perché il ragazzo in questione si era girato verso di lui.

Ed era bellissimo. Alcol o meno, fidanzati o ex. Percy era di una bellezza che aveva sempre sconvolto Jason, fin da quella sera in quel pub sotto casa sua, quando l'aveva visto di sfuggita.
E poi negli anni non era cambiato: estate, inverno, giorno, notte. Tranquillo a leggere, intento a studiare, stravaccato sul divano tra le sue braccia, arrossato tra le lenzuola intento a far l'amore con lui.
Percy era bellissimo, anche ora, estremamente sexy in quella felpa sbottonata un po' troppo -che Jason avrebbe riabbottonato immediatamente- i pantaloni stretti, il viso arrossato, gli occhi lucidi e... le labbra gonfie.
Come quando uscivano fuori dal bagno della scuola, prima della campanella.

Gonfie per il suo baci.
Non suoi però, stavolta.
Lo fissava, Percy, con un'aria confusa, disorientata ma estremamente arrabbiata.

"Che cacchio vuoi, ora?" Rispose acido, la voce roca. Una mano era ancora stretta al fianco del ragazzo più migherlino ancora attaccato al muro, sorpreso, che non era altro che Nico, il cugino di Jason.
Il biondino stava per dare di stomaco, finalmente.

"Voi non... potete" mormoró, confuso anche lui, come se fosse più lucido.
Il moro per un attimo si bloccó, come se fosse davvero tentato di lasciare Nico Di Angelo e tuffarsi tra le braccia dell'occhialuto, ma sembrò declinare l'offerta. E scansó con il braccio libero quello di Jason, che si era arpionato alla sua spalla, come ancora.

"Oh, sta' zitto Grace. Non puoi dire nulla su di me, ora. Non ti appartengo più, abituati"

E Jason obbedí. O meglio, solo in parte.
Perché rimase zitto, e se ne andó.
Ma non poteva di certo abituarsi a questo. Non dopo...

Dov'era finito Percy? Quello dagli occhi dolci e il sorriso, quello che urlava "ti amo!" al centro commerciale, davanti a tutti, per farlo arrossire?
Dov'era il suo Percy, per cui aveva speso anima, corpo e buona parte del suo cuore?

I bicchieri erano troppi, ormai. La testa di Jason girava, sentiva suoni lontani e il cuore nelle orecchie.
Probabilmente vomitó l'anima prima di svenire, ma a chi importava?

Stava così male che una ferita in più non l'avrebbe ucciso.

"I'm holding on for dear life
Won't look down won't open my eyes,
Keep my glass full until morning light,
'Cause I'm just holding on for tonight"

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