Capitolo tredici ⚘
Mason🔹️
Un'altra settimana sta iniziando, ogni giorno che passa, la voglia di ballare va a finire nel dimenticatoio. Ho ricordi di me bambino che, scorrazzo per le sale della Parker, felice e spensierato, sotto gli occhi increduli di mamma e papà, mi guardavano con orgoglio, già all'età di cinque anni sapevo fare cose che non avevo mai studiato, passi di danza difficili già per chi ha la pratica.
Mi mettevo seduto in un angolino, a osservarli ballare e insegnare, li guardavo con ammirazione. Erano felici e innamorati, avevano avuto la fortuna di avere tutto nella vita, una splendida famiglia, eravamo felici, avevano reso una passione un lavoro, tre figli, che come loro amavano ballare e lo sapevano fare, per loro, ovviamente grande gioia.
Poi quel brutto giorno, tutto è svanito, la danza, l'amore e loro. L'unica cosa che mi spinge tutti i giorni a vestirmi e andare in quella scuola, è che lì, li sento vicini, sento il loro odore, e delle volte sento la voce di mamma che mi dice di stare dritto con le spalle.
A pensarci, non ho mai pianto per la loro morte, sono arrabbiato, per avermi lasciato da solo, avevo ancora bisogno di loro, dovevano ancora insegnarmi tanto della vita, cose che solo un padre e una madre, possono farti capire.
"Sei pronto?" Grida mia sorella dalle scale, già pronta e felice per un nuovo giorno. Cosa che io non sono.
La ignoro nonostante le sue suppliche di sbrigarmi per non arrivare tardi. Faccio tutto con calma.
Come al solito ci metto più del dovuto, e poi mi ricordo che oggi ci sono i nuovi arrivi con la borsa di studio, cosi mando un messaggio a Brayden.
《- Carne fresca, fratello -》
Ricevo subito una sua risposta, come suo solito si alza alle 06:00 del mattino, si allena per arrivare già pronto, lui ama ballare, fin da bambini ci accomunava questa passione, così ci siamo conosciuti, e da quel giorno è diventato mio fratello.
《- Cazzone, tienitelo nei pantaloni, prima o poi troverai quella che ti farà perdere la testa -》
Rido a crepapelle salendo in macchina con mia sorella,
Solo al pensiero, mi viene il voltastomaco, non sono il tipo.
《- Fottiti - 》 rispondo, riponendo il cellulare nella tasca destra del giubbino nero.
Una volta arrivati, mi dirigo nello studio di mio fratello Cameron, che come ogni mattina arriva alle 10:00 per la sua lezione di contemporaneo, ho il tempo di farmi una sigaretta e iniziare questa giornata di merda.
Esco dalla stanza per andare negli spogliatoi, un gruppo di ragazzi dall'altro lato del corridoio che sta facendo il tour della scuola con il professor Muller. Tra le nuove facce ne becco una a fissarmi, la riconosco subito e mi avvicino. Indossa un pantalone nero attillato, ha una maglia leggera bianca maniche corte, con sopra un maglioncino marrone bucherellato, che le lascia la spalla scoperta, ha solo un filo di trucco che le ricopre il viso, cosa di cui non ha bisogno perché è bellissima, il suo viso è particolare, e la cosa che mi colpisce di più sono quei bellissimi occhi tristi che ho notato la prima volta che l'ho vista. Mi avvicino a lei facendo il vago, mi posiziono proprio dietro di lei.
"Dovresti guardare il professore, non me, ballerina"
Le sussurro all'orecchio, Norha è la classica ragazza che non te la manda a dire, ha un bel caratterino per quel poco che ho potuto vedere, aspetto una sua risposta mentre fa finta che io non sia ancora attaccato al suo orecchio.
"Oh, non ti avevo visto, Baston giusto?"
"Dai ballerina, non fare la scontrosa, mangi latte avariato la mattina?"
"Devo andare Baston." Accentua sul nome, per farmi capire che lo sta facendo a posta.
"Siamo nella stessa sala" le dico indicando la stanza in cui sta entrando, è stata assegnata al mio gruppo, perfetto direi, non mi annoierò di sicuro con lei.
Ad aspettarci c'è mia sorella Emery che terrà la prima lezione del giorno, raggiungo Brayden che si sta riscaldando alla sbarra, lancia un saluto alla sorella del suo ragazzo e poi torna a fare le sue cose.
"Bene, come sapete sono stati accettati solo sei dei migliori allievi, sono stati smistati due per sala, qui abbiamo Norha e Janel, benvenute. Pochi minuti fa è stato finalmente stabilito il giorno dello spettacolo di fine stagione quindi, adesso decideremo le coppie per scegliere i due primi ballerini, come sempre tutto molto casuale, pescheremo i nomi a caso."
Il solito giochetto delle coppie, povera ragazza che capiterà con me. Gliel'ho detto mille volte a mia sorella di non mettermi, ma si ostina a farlo, con la speranza di cambiarmi. Mentre loro scrivono i nomi nei biglietti, tutti tranne me, fanno gli esercizi alle sbarre, io mi metto vicino alla finestra aperta, e nonostante so che da fastidio a Emery, mi accendo una sigaretta, o meglio ci provo.
Si schiarisce la voce, mia sorella si avvicina e mi strappa dalla bocca la sigaretta che stavo per accendere.
"Ma che cazzo fai Em." Dico, bruscamente.
"Hai due secondi per metterti a lavoro, oppure ti puoi dimenticare la tua carta di credito e le uscite notturne."
"Cosa? Stai scherzando, non sono tuo figlio. I miei genitori sono morti." Dalla sua espressione, mi rendo conto che forse ho esagerato.
Non è colpa sua, anzi quel giorno non li ho persi solo io, forse lei è quella che più ne sta risentendo, assieme a mio fratello, si sono fatti carico di tutto questo, di me.
Ammetto che non gli rendo il tutto facile, io forse ci metto il carico da novanta.
Ma non riesco, è più forte di me. Mi viene tutto naturale. Risponderle, farla arrabbiare, deluderla... deluderla sempre, ogni giorno. Ovviamente non mi rivolge la parola, mi dà le spalle e torna al centro della sala. La seguo e mi metto vicino a Brayden.
"Non credi di stare esagerando un po', amico. Dalle tregua." Dice lui, prendendo le sue difese, dopo la mia uscita da Oscar. Non lo biasimo in fondo.
Cerco di fare quello che fanno gli altri, mi fermo solo quando mia sorella urla che abbiamo dieci minuti di pausa, così mi fiondo a bere. Mi abbasso per aprire il mio zaino rosso, quando sento una presenza vicino a me che mi tocca la spalla.
"Cazzone, che vuo..." mi giro pensando fosse il mio amico, mi blocco notando che dietro di me non c'è nessuno.
"Tutto bene?" Chiede poi Brayden che si avvicina.
"Si..." Strano tutto ciò.
"Tua sorella ha detto che sta per dire le coppie, se capiti con lei e la volta buona che ti innamori." Finisce la frase ridendo, fissando Norha, che è tutta sola in un angolo con gli occhi fissi fuori dal muro finestra.
Gli do uno spintone, e vado verso di lei, mi ci piazzo proprio di fianco, così vicino da quasi sfiorarci le braccia, non sussulta, rimane lì fissa a guardare fuori, così intensamente, come se non fosse davvero in questa stanza, con una malinconia, che purtroppo conosco.
"Bello vero?" Mi intrometto nei suoi pensieri, interrompendo il silenzio che la circonda. Per sua risposta lei annuisce soltanto. Si vede mezza New York, i grandi grattacieli, che visti da qua sembrano toccare il cielo, le macchine che scorrazzano alla velocità della luce, la gente che cammina incerta della loro meta, che da qui sembrano formiche, il cielo che ti cattura, pieno di nuvole, di un colore che fa pensare che fra poco verrà a piovere.
"Dovresti vedere di notte."
"Immagino..."
"A cosa stai pensando?"
"Come?"
"A che pensi Norha?"
"Cose mie, Baron."
"Sai benissimo come mi chiamo, ballerina."
"Sai che sei un coglione?"
"Ah, si? Da cosa lo deduci?"
"Da come tratti le donne. Credi di essere superiore." Dice, continuando a fissare la vista
"Tu non mi conosci Norha."
"Invece si, sei uguale a tutti, ne ho visti come te."
"Ripeto, tu non mi conosci."
"Credimi non ho tutta questa voglia, caro Baron, no aspe... Giulio, ho indovinato?"
"Cosa ti hanno fatto, che sei così velenosa con le persone"
"Sono una vipera velenosa, stai attento"
Da lontano sentiamo una voce che annuncia che sono pronti i nomi delle coppie, interrompendo la conversazione, lei mi abbandona li e corre a vedere. Lei è la prima che mi risponde a tono, che se ne frega del mio cognome, mi tratta come uno qualunque, e devo dire che questo mi piace.
"L'ho detto io, questa è la volta buona che il mio amico si innamora." Interrompe i miei pensieri Brayd. Non capendo mi avvicino al foglio appeso alla porta.
Leggo con chi sono, e subito la guardo negli occhi, non è contenta, in fondo chi lo sarebbe, io sono solo un macigno da portare sopra le spalle, non porta nulla di buono la mia presenza, lo stesso sarà per Norha.
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