Capitolo tre⚘
Norha🩰
Passarono tre giorni prima che mi diedero notizie dalla Parker Ballet. Mi trovavo in giro con Jordan, dovevo prendergli dei vestiti, ogni giorno diventa sempre più grande. Mi servivano delle maglie più pesanti e dei jeans.
Ero dentro al negozio quando mi arrivò una telefonata, non conoscevo il numero, infatti ero indecisa se accettare la chiamata o rifiutare. Molto spesso mi chiamano per darmi della puttana. Da quando ero rimasta incinta la gente ci teneva molto a ricordami che ero una troia, ho sofferto molto su questa cosa, ho cambiato numero, ma puntualmente arrivavano le chiamate. Chiamavano a qualsiasi orario, soprattutto la notte. Sembrava che sapessero che il piccolo si era appena addormentato, dopo una giornata di pianti. Comunque decisi di rispondere.
"Pronto!"
"Buongiorno, parlo con Norha Evans?" Sentì una voce femminile mai sentita.
"Si, con chi parlo?"
"Chiamo per quanto riguarda la sua richiesta per la borsa di studio per la Parker Ballet" non credevo a quello che stavo sentendo in quel momento. Mai avrei pensato di ricevere una risposta. Mi dicevo di quante richieste avranno ricevuto, non vedranno mai la mia.
Forse un po' ci speravo che mi chiamassero, solo all'idea d'indossare di nuovo i panni da ballerina classica mi fece salire l'adrenalina.
"Ah sì, mi dica"
"Mi chiamo Emery, stiamo iniziando a dare gli appuntamenti per il provino"
"Si Okay, quando? " Le dico
"Shhh aspetta un attimo" sussurai a Jordan che voleva scendere dal passeggino.
"Come scusi?"
"No scusi non dicevo a lei"
"Allora... Lunedì alle 09:00, va bene?" Mi feci il conto con le dita... Solo tre giorni per preparare qualcosa?
Cazzo! Pensai.
"Va bene!" Risposi di getto.
"Arrivederci!".
Oggi è domenica, Jordan è a passeggio con i nonni, così io sto ripassando un po' la coreografia che mi sono costruita per la Parker Ballet. Sono molto agitata, ho paura di fare una brutta figura davanti alla commissione, sono sicura che non mi prenderanno, io stessa mi rendo conto d'avere delle carenze tecniche. Sono rimasta incinta a pochi mesi del mio quindicesimo compleanno, facendomi i calcoli, nove mesi di gravidanza, a Dicembre Jordan fa tre anni, diciamo che ne è passato di tempo dall'ultima volta che io abbia messo piedi su un palco.
Sono appena uscita dalla doccia quando vedo entrare mia mamma, con i capelli castani all'aria, i suoi occhi verdi stanchi, e il suo blazer grigio tutto stropicciato, ha in braccio Jordan che piange.
"Cos'ha?"
"È caduto mentre correva al parco"
"Amore vieni. Gli hai dato il bacio sulla bua?"
"Si, ma voleva il tuo bacio"
Mi corre in contro e mi fa vedere il ginocchio dove si è fatto male, gli do un bacio e mi abbraccia.
"Il bacio della mamma sulla bua è miracoloso" dice mia mamma guardandoci.
"Vieni a cena con noi stasera?"
"Dove?" Chiedo.
"A casa, preparo il tuo piatto preferito"
"Va bene, a dopo" si china e mi da un bacio sulla nuca prima a me e poi al piccolo.
"Allora che dici laviamo le manine?"
"Si mamma" dice con la sua vocina adorabile, ancora spezzata dal pianto.
"Facciamo una cosa, laviamo le manine, ti do uno yogurt alla fragola e dopo vieni con mamma in camera così mi vesto, va bene campione?" Annuisce e mi trascina in bagno.
"Sei contento che la prossima settimana inizi l'asilo?"
"Non ci voglio andare!"
"Perché? Ti fai gli amichetti amore"
"No! Io voglio stare con mamma"
"Ma con me ci starai sempre"
"No! Voglio l'acqua"
"Come si dice?"
"Per favore"
Mi alzo dal tavolo e gli do la sua bottiglietta. Ne beve quasi metà.
"Ehi piano amore"
Mi fa uno dei suoi sorrisi furbi, si vedono tutti i suoi minuscoli dentini, e gli sorridono anche gli occhi.
Si è fatta quasi ora di cena, prendo Jordan usciamo dalla nostra dependance, attraversiamo la piscina del giardino ed entriamo dalla porta del retro, in casa.
Jordan corre in cerca dei nonni, troviamo mio padre nel salotto che legge il giornale nella sua amata poltrona grigia, appena ci vede entrare toglie gli occhiali della lettura e ci guarda. Io gli somiglio molto, abbiamo gli stessi capelli e occhi castani, adesso i suoi capelli sono un misto dal castano e il brizzolato, ha la barba molto curata, ci guarda e ci sorride.
Il piccolo prima saluta il nonno e poi si fionda a giocare con i quarantacinque giri di papà che stanno sulla grande libreria che abbiamo in salotto. L'arredamento l'ha scelto tutto mamma, è stile moderno ha riarredato qualche anno fa. Ci sono due divani in tessuto, messi uno di fronte all'altro, al centro un tavolo basso di vetro con delle candele profumate, come dicevo una grande libreria piena di libri e cd al centro ha un venile con cui mamma ascolta i quarantacinque giri. Un camino dove per natale appendiamo le calze, ha messo anche qualche foto di me a qualche saggio di danza. È tutto sui colori del grigio, nero e marrone, invece le pareti sono bianche, con tante foto di famiglia, di me con la pancia, alcune di Jordan.
"A tavola!" Grida mia mamma dalla cucina. Appena arriviamo un gran profumo ci invade le narici, come promesso ha fatto la mia pasta preferita, spaghetti con carne macinata, funghi piselli e scaglie di formaggio sciolto.
"Mmm buona" dice Jordan con la bocca stracolma di pasta.
"Mangia piano piccolo"
"Non sono piccolo, io sono grande nonno" ci mettiamo tutti a ridere, ogni volta se nè esce con frasi che mi fa rimanere sbalordita, per due anni e mezzo che ha.
"Mamma domani mattina potresti tenere Jo per qualche oretta?"
"Si certo, che devi fare?"
"Una cosa, ve ne parlerò se andrà come spero"
"Va bene tesoro"
Dopo cena aiuto mamma a sparecchiare e carichiamo la lavastoviglie. Mentre lei pulisce la cucina io vado in salotto da papà per prendere Jordan e tornare nella dependance.
"Norha"
"Dimmi papà"
"In bocca al lupo per domani" dice schiaciandomi l'occhio.
"Grazie!" Lo guardo perplessa. Si sarà ricordato che guardavo il sito della scuola.
"Notte"
Mi fa un sorriso e sparisce nel corridoio.
Appena arriviamo a casa, cambio il pannolino a mio figlio, gli metto il pigiama e andiamo nella sua cameretta.
"Scegli un libro amore"
"Questo!" dice indicando il piccolo principe.
Gli leggo qualche paginetta, mentre vedo che i suoi occhi lottano se tenersi aperti o addormentarsi.
"Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose". Richiudo il libro su questa frase.
Finalmente dorme. Alzo la sbarra protettiva del suo letto, accendo il baby monitor, la lucetta notturna ed esco.
Prima di dormire anche io, riprovo la coreografia, sperando che domani vada bene.
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