Capitolo sette.⚘
Norha🩰
Dev'essere arrivato Ryan, davanti casa c'è la sua Mustang nera parcheggiata, ricordo ancora quando voleva comprarla, ha lavorato molto per potersela permettere. Diceva che una macchina cosi è il sogno di tutti, per non dire che era il suo di sogno.
Si è trovato un lavoro estivo, ogni paghetta che riceva la metteva da parte, era fissato, doveva essere sua, alla fine c'è riuscito. Anche se mio padre già aveva dato tutti i soldi al vecchio proprietario, gli disse di tenerla, che sarebbe passato poi lui a prenderla.
Mio padre voleva dare una lezione a Ryan, che se anche abbiamo tutte le agevolazioni, se vogliamo un cosa dobbiamo sudarcela con le nostre forze. "Nessuno vi regalerà niente, dovete lottare per quello che volete" così diceva e, dice sempre.
Entro in casa, direttamente dalla porta principale, di solito entro dal cancelletto del giardino per raggiungere la dependance, ma sicuramente Ryan è in casa dei miei.
Come pensavo, dalla porta sento la sua voce, mi era mancato tanto. Lo vedo di spalle, seduto sul braccio del divano del salotto, che gioca con Jo. Faccio un fischio per farmi sentire, subito mi corre in contro mio figlio e Ryan si volta.
Sul suo volto spunta un sorriso, i suoi bellissimi ricci castani, come sempre al suo posto, e quei bellissimi occhi verdi, mi guardano felici. Mio fratello è bellissimo, è alto e magro, ha il fisico di chi gioca a basket. Somiglia molto a mia mamma, hanno gli stessi colore di occhi. Ha leggermente la mascella squadrata, con un accenno di barba.
Stranamente, siamo sempre andati d'accordo, raramente abbiamo litigato, siamo stati sempre la spalla dell'altro, fin da bambini. Quando ha saputo della mia gravidanza, è stato il mio primo sostenitore, è stato l'unico che ha capito il mio stato d'animo, l'unico che mi ha sempre difesa, da occhi indiscreti, dalle malelingue.
Ci abbracciamo, e mi dà un bacio sulle labbra. Anche da bambini mi ha sempre dato il bacio sulle labbra, secondo me è un gesto bellissimo, il nostro modo di dimostrare quanto ci amiamo. I suoi occhi passano dalla mia faccia, alle buste del white chocolate che ho ancora in mano.
"Mmm, volevo andarci prima di tornare al college" dice bevendo il suo milkshake.
"Come stai, fratellone?"
"Bene. Com'è andata quella cosa?"
Lui è stato l'unico a cui ho detto dell'ipotetica borsa di studio.
Una volta in macchina, ho preso il mio cellulare e l'ho chiamato.
Tralasciando il nostro rapporto, è l'unico con cui posso parlare. Ho perso tutte le mie amiche, mi dicevano che ci sarebbero sempre state, che avrebbero fatto da zie a Jo. Ma appena la pancia è iniziata a crescere, quelle uscite sono diventate telefonate, poi solo messaggi, fino a quando non le ho più sentite.
Ero a pezzi, le credevo vere amiche, ma con il tempo mi sono resa conto, che in realtà non lo erano, un'amica, rimane tale anche nei momenti del bisogno, non ti fanno sentire sbagliata, in difetto. Adesso non ho amici, ma mi sono resa conto, che non ne ho di bisogno.
"Domani mattina saprò il mio destino" gli dico piano.
"Tesoro, oggi è arrivato un pacco per te, l'ho messo nella dependance" mi dice mia mamma, mentre apparecchia per cenare.
"Ah, da chi arriva?" Alla mia domanda risponde con un'alzata di spalle, strano.
Finiamo di mangiare e si sono fatte le 20:30. Mio fratello ci dice di essere stanco così ci saluta a va in camera sua. Anche io e Jo andiamo via, prendo i regali che gli a portato mio fratello e andiamo.
Preparo una lavatrice e subito dopo un bagno caldo per me e Jo. Mi lascio l'intimo, dovendo fare la doccia con mio figlio, non voglio che mi veda nuda, ed entriamo. Ogni volta si porta miriadi di giochi dentro la vasca, ma vederlo felice mi fa stare bene.
Molte volte lo guardo, e mi chiedo cosa io abbia fatto di bello, per averlo nell mia vita. Ritrovarmi incinta a pochi mesi del mio quindicesimo compleanno, non è una di quelle cose che mi sarei mai aspettata, ma fare l'amore con Thomas, in quel periodo mi sembrava la cosa giusta, lo amavo davvero, anche lui diceva di amarmi, gli ho creduto. Ho pensato molte volte, che se fossi tornata indietro, non avrei cambiato nulla, tutto ciò, mi ha portata a Jordan, è per quanto possa essere "sbagliato" per me, è la cosa più bella che potessi fare, mettere al mondo colui che è nato facendomi male, ma curandomi ogni giorno con i suoi abbracci e suoi sorrisi.
Ride, mamma mia quando lo fa, mi ride il cuore. Gioca schizzando l'acqua su di me, mi tira i suoi giochi, io faccio finta di farmi male e lui ride di gusto.
"Mamma"
"Dimmi amore"
"Ti amo!"
"Ti amo anche io!"
Lo prendo fra le mie braccia e lo tengo stretto. La prima volta che mi ha detto mamma ti amo, il mio cuore ha smesso di battere, i miei occhi castani si sono riempiti di lacrime, ero felice, sbalordita. È anche se adesso me lo dice sempre, quando giochiamo o quando è felice, per me è sempre la stessa emozione.
Usciamo, prendo il suo accappatoio e lo asciugo facendogli il solletico sulla pancia, noto che mentre ride si strofina i suoi bellissimi occhi azzurri, il bagno la sera lo mette sempre ko, gli asciugo i suoi riccioli, presi da suo zio, poi gli metto il suo pigiamino di pile, un bel biberon di latte caldo e storia della buonanotte.
Dopo la solita routine, per farlo dormire, esco dalla sua camera, per prendermi cura di me. Metto delle creme sul viso e sul corpo, poi mi ricordo del pacco che mi è arrivato oggi, entrando l'ho visto sul tavolo della mia cucina.
Lo prendo, ma non c'è scritto nulla di fuori, solo il mio nome e la mi via. Aprendolo, mi vanno subito agli occhi dei vestiti per Jordan, ma nessun biglietto. Ci sono due paia di scarpe della fila, un giubbotto e dei completi della stessa marca delle scarpe, finalmente trovo un biglietto.
PER JORDAN, NON MI ODIARE.
Non capisco, ma chi può averli mandati...
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