capitolo quindici⚘

MASON🔹️

Esco da casa il più veloce possibile, attraverso il corridoio, con la rabbia che mi fa pulsare le vene della tempia, prendo le chiavi dallo svuota tasche che c'è sul mobile dell'ingresso, e prima di uscire mi soffermo a guardare il mio riflesso nello specchio.

Quello che vedo è un ragazzo smarrito, sì! È così.
Non sono più io da un pezzo, non riesco più a trovarmi, perso in un tunnel da cui non riesco più a uscire.

La precedente litigata con mia sorella non ci voleva, la sua opinione su di me, mi fa un certo effetto, sapevo quello che pensava, ma sentirle dire tutto, con quella sua delusione che si percepiva dalla sua voce, mi ha ferito.

Entro in macchina, guido fino a quando mi ritrovo al cimitero, è stato il mio istinto a portarmi qui, ho girato per qualche ora ed eccomi qui. Non scendo, rimango lì a osservare il cancello, mi fermo a riflettere sulle parole di Emery.

"Che hai in mente? Il caso ha voluto che capitassi con la signorina Evans, dille che hai cambiato idea. Tu hai mandato la tua carriera a puttane, non farlo anche con lei, non le rovinare questa opportunità, lei ha una luce negli occhi, la stessa che avevi tu, un tempo ormai lontano. Tanto lo sappiamo che mollerai, come hai fatto con tutto, arriverai a un punto della tua vita, dove sarai un fallito pieno di rimpianti. Se nella vita vuoi avere successo, impara ad amare il sacrificio e la stanchezza. Questo ci hanno insegnato i nostri genitori. No ad avere tutto facile nella vita, tu hai smesso di lottare da un pezzo, e credimi io sono stanca, ho fatto di tutto, ma è inutile con te."

Queste parole mi martellato in testa, "fallito" mi ha definito un nullafacente, la cosa che mi fa più incazzare è, che ha ragione. È stanca, e la capisco.
"Aiutami, mamma" sussurro queste parole al vento, con la speranza che arrivino a destinazione, ho bisogno di ritrovare me stesso.

Sarà meglio dire a Norha che non posso farlo, prendo il telefono e la cerco. La trovo subito, ha il profilo privato, l'unica cosa che riesco a vedere è la sua foto profilo. È lei, nella foto è più piccola, una foto in bianco e nero, con il tutù le scarpette e un reggiseno a fascia nero, è sulle punte e sta accarezzando la sua pancia bella tonda.

Ha ragione Emery, io lascio tutto non sono capace a fare nulla, mi immagino fra un paio di anni, senza un lavoro nè un obbiettivo, tutti i giorni ubriaco o fatto, Emery e Cameron che mi vengono a prendere per l'ennesima volta in ospedale attaccato alla flebo, puzzo ed ho la barba fin sotto al collo, e le loro espressioni mi spezzano il cuore tutte le volte.

È davvero questo che voglio?
Nel mentre mi frantumo la mente di pensieri, vedo una richiesta di messaggio nel mio iPhone.
Stranamente è Norha.

<<Non ho voglia di guidare, ti mando la posizione di casa mia, a dopo.>>

Lo prendo come un segno, forse è ora d'impegnarmi, fare una cosa buona nella vita, riuscire a portare a termine questo compito, magari mi rimetterà sulla retta via, così non finirò per fare quella fine a cui pensavo prima, che mi mette i brividi al sol pensiero.
Metto in moto la macchina, prima di andare da lei mi fermo al whitechoccalte, dove l'ho vista per la prima volta, le era finito tra i capelli un pezzo di waffle, ricordo la sua espressione incazzata, al pensiero mi scappa un sorriso.

Ordino due Milkshake, quel giorno ne ha presi due, ma non ricordo il gusto, decido di prenderlo alla fragola per lei, per me immancabile al pistacchio, poi ordino due panini e uns crepes grande da dividere.

Pago e torno in macchina, ripensandoci è la prima volta che compro da mangiare per una ragazza, che mi preoccupo del gusto giusto da scegliere, anche se mi è piaciuto farlo, non credo ricapiterà, è solo lavoro.
Di solito con le ragazze ho solo uno scopo, ma per quel poco che so di lei, non mi passa questo pensiero per la testa, ha la mia stessa sofferenza negli occhi, l'ho notato dalla prima volta che l'ho vista, certo il mio amichetto la sotto quando vede una bella ragazza si fa sentire, però no.

Arrivo a destinazione poco dopo, parcheggio e scendo per cercare il campanello, ma lei mi precede per prima.
"Ehi."
"Ciao, stavo cercando il campanello." Dico a Norha.
"Ti ho visto arrivare, andiamo?"
"Si vieni, la macchina è laggiù." Stasera è più triste del solito, anche se le altre volte non sprizza gioia da tutti pori, forse non l'ho mai vista ridere veramente, ma stasera non ha quella luce negli occhi, quella di cui parlava Emery, e che la contraddistingue dalle altre.

"Norha." Qualcuno alle nostre spalle urla il suo nome, lei si gira di scatto, quasi spaventata da chi potrebbe essere, alla fine è suo fratello con un bimbo in braccio, quest'ultimo credo sia il figlio di Norha.
"Aspetta un attimo, non dorme finché non gli dai un bacio." Lei sorride, finalmente direi, guarda suo figlio e le si illuminano gli occhi. Lo prende in braccio e gli dà un bel bacio.
"Che ci fai qua? Non dovresti essere al colege? Brayd lo sa?" Mi rendo conto di fare domande a raffica, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere, infatti mi guarda scioccato, ma quando si tratta del mio migliore amico, non ci capisco più niente.

"Oh, calmati... Sì lo sa, ho qualche giorno libero e sono passato, ci vedremo domani, sono arrivato stamattina."
"Se hai finito di fare il terzo grado a mio fratello, possiamo andare?" Dice Norha più seccata del solito.
Salutiamo il fratello e saliamo in auto.
Il silenzio regna per tutto il tragitto, fino ad arrivare alla Parker, iniziamo proprio bene...

Prendo i sacchetti e passo il badge, che segna l'ora di entro, servirà anche a mia sorella e mio fratello, per sapere chi è stato scuola, in caso di furti o danni.
Quando decisero di fare entrare gli alunni anche di sera, non ero molto d'accordo, loro dicevamo che sarebbe stata una bella opportunità per chi volesse esercitarsi per delle esibizioni importanti, da qui nascono anche i badge, che danno quando qualcuno prenota.

"Ho preso qualcosa da mangiare."
"Bene."
Iniziamo a mangiare, più che altro io mangio, lei lo guarda solo.
"Norha." Le prendo la mano, e mi stupisco anche io di questo gesto, lei la ritrae immediatamente.
"Ehi, stai bene? Se vuoi facciamo un altro giorno, o magari non ti piace quello che ho preso."
"Sto bene, iniziamo?" Capire le donne per me è facile, ma con lei no, ha una corazza che difficilmente si può abbattere.
"Dovremmo prima scegliere la musica, e poi iniziare a pensare ai passi di danza, abbiamo tutto l'anno per prepararci, quindi pensiamo per bene."

Continua a parlare, ma si vede che non c'è.
"Senti, lo so che non volevi fare coppia con me, ma è capitato, quindi o ti fidi di me oppure non potremo lavorare, prima di tutto fiducia."
Mi squadra dalla testa ai piedi, prima di darmi una risposta, prende un grande respiro.
"Okay!"

Dopo aver scelto la musica, iniziamo a preparare qualche passo di danza, dobbiamo raccontare di una ragazza non corrisposta dall'amore della sua vita, lei cercherà in tutti i modi per fargli capire quanto lo ama, ma lui è egoista, solo quando la perde capisce quanto è innamorato, il finale dobbiamo sceglierlo noi.

"Sono le 23, continuiamo domani?"Chiedo a una Norha sempre più assente.
"Non posso venire ogni sera qui, ho un figlio, dobbiamo metterci d'accordo per i giorni."
"Non puoi lasciarlo al padre, penso che al tuo compagno non dispiaccia tenere suo figlio."
Improvvisamente cambia colore al volto, non so perché ma si volta a guardare fuori dalla vetrata, inizia a fare dei lunghi respiri, vorrei sbagliarmi ma inizia a piangere, credo. Mi avvicino a lei per assicurarmi che stia bene.

"Scusa, ho detto qualcosa di sbagliato? Se è così non era mia intenzione." Continua a non parlare.
Essendo che non parla gli vado davanti, sì sta piangendo. Mi maledico per aver parlato, non volevo farla piangere, almeno spero non sia stato io.
Asciugo un lacrima che le riga il volto, al mio tocco si scanza immediatamente, come se toccandola la ferissi.
"Scusa, stai bene?"
"Ci vediamo domani, ciao." Prende le sue cose e corre via. Ovviamente le vado dietro in modo meccanico.

"Ehi, aspetta. Ti accompagno."
"No, prendo un taxi."
Mamma mia che caratterino.
Succede tutto in una frazione di secondi, lei che scappa via, una macchina che corre a tutta velocità, che quasi la mette sotto, preso dal panico la tiro per un braccio e finiamo a terra tutti e due.
"Ma che fai?" Urla.
"Ma sei matta per caso? Quella macchina ti stava per mettere sotto." Le porgo la mano e la tiro su, ovviamente declina l'offerta e si tira su da sola.
"Non l'ho vista, grazie." Il suo tono è un misto tra rabbia e confusione, questo mi fa capire che realmente non si è accorta di nulla.
"Ho notato sai, sali in macchina ti porto a casa." La lascio dietro mentre vado in macchina, mi siedo e aspetto che si decida a salire.

Dopo qualche ripensamento finalmente sale anche lei.
Guido per qualche chilometro, ma ripensando a quello che è successo mi fermo di botto e mi volto verso di lei, che non si è nemmeno accorta che mi sono fermato.
"Hai perfettamente chiarito che non vuoi amici, ma quasi ti mettevano sotto, mi dici cosa ho fatto?"
"Puoi stare con la coscienza pulita, non hai fatto nulla, adesso puoi portami a casa? Oppure scendo e vado a piedi."
"Chi ti capisce è bravo, volevo solo esserti amico."
"Non ho bisogno di amici, non ho bisogno di nessuno ok? Lasciami in pace."

Vorrei tanto capire perché è così scontrosa, sono sicuro che la sua vita non sia stata facile, è chiusa a riccio con tutti, oggi a scuola è stata tutto il tempo da sola, anche quando un gruppo di ragazze le hanno chiesto di unirsi a loro per la pausa, ha detto no, è rimasta in sala a fissare il cielo, non credo che questa collaborazione porterà a qualcosa di buono.

Siamo arrivati, e mentre sta per scendere la trattengo per il braccio.
"Norha, non è vero che chi ha un carattere forte soffre meno degli altri, è solo più bravo a nascondere il dolore, quindi non isolarti, si ha sempre bisogno di una spalla su cui piangere. Buonanotte ballerina."
"Buonanotte Mason!"

Se mi ha chiamato per nome credo sia un buon segno.
Adesso non mi resta che tornare a casa, anche se non ho molta voglia. Sto per ripartire quando vedo un ragazzo fermare Norha, discutono animatamente, e non so se intervenire, non sembra spaventata, solo arrabbiata, apro il finestrino per chiederle se va tutto bene.
"Norha, va tutto bene?"
"Si, puoi andare, me la so cavare da sola." Rieccola che tira fuori gli artigli, e perennemente in guerra con il mondo questa ragazza, la saluto con un cenno della mano e metto la macchina in moto.

Anziché tornare a casa vado da mio fratello Cameron, mi sa che per stasera dormirò lì, tanto Emery non mi ha scritto, sarà meglio lasciarla sola, anche se ha ragione mi ha ferito. Le parole se dette da chi vuoi bene fanno più male di uno schiaffo.

Arrivo da mio fratello parcheggio l'auto nel suo vialetto, dietro la sua Audi nera. Deve aver sentito il rumore del motore, perché non ho neanche il tempo di scendere che già ha aperto la porta. Mi guarda deluso come al suo solito.
"Avete litigato di nuovo?"
"Posso rimanere qualche giorno da te?"
"È così grave?"
"Cameron, posso o no?"
"Certo, sai che è anche casa tua, ma almeno hai avvisato Emery?"
"No!" Lo supero, do un bacio a mia cognata e al suo pancione e salgo nella camera degli ospiti, faccio una doccia e subito dopo mi metto a letto, e siccome il mio pensiero fisso è su lei, le scrivo un messaggio.

<<Volevo solo sapere se stai bene? Poi ti lascio in pace.>>

Risponde quasi subito, stranamente non mi aggredisce.

<<Si! Grazie sto bene, notte Baron.>>

Conclude il messaggio con una linguaccia, a quel nome mi scappa un sorriso.
"Che fa ridi, perché storpia il tu nome?" Dico a me stesso ad alta voce.
Poso il telefono, mi volto a pancia in giù e con un sorriso da imbecille mi addormento.

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