Capitolo quattro.⚘
Norha🩰
Stamattina mi sono svegliata presto in preda all'ansia. Preparo la colazione a Jordan e dopo lo porto da mia madre, ci metto un po' a staccarlo da me, piange tanto. Dopo esserci riuscita corro a prepararmi, prendo il mio borsone da sotto il letto contenitore. È vecchio e logoro da tutte le volte che l'ho usato per la danza, è blu con una ballerina stampata ormai sbiadita dato il tempo.
Infilo dentro le mie scarpette anch'esse ormai vecchie, ma ancora utilizzabili. Una tovaglia per il sudore, una borraccia piena di bibita energetiche ricca di vitamine e il cambio.
Indosso un leggings nero, un maglione a collo alto e delle semplici scarpe, faccio un coda alta e prendo le chiavi della mia auto, me la regalarono i miei genitori per i miei sedici anni. È blu metallico, l'interno è in pelle color crema.
Avvio il navigatore per la Parker Ballet, segna la distanza di 5k.
Mentre guido, ripenso nella mente le sequenze che dovrò eseguire dopo, sono tra un misto di felicità e agitazione, da lì a poco danserò dopo tanto tempo su un palco, giudicata da persone che a detta di google sono molto competenti e famosi come scuola.
Mezz'ora prima dell'appuntamento sono già qui, mi rendo conto di essermi svegliata alle 06:00 del mattino, non era stata una buona idea. Aspetto che si facciano le 09:00 dentro l'auto, nel mentre mando un messaggio a mia madre per chiedergli cosa stia facendo Jordan. Risponde subito dicendomi che sta dormendo beatamente.
***
Eccomi qui che sto per entrare. Vista da fuori è stupenda, la facciata è in mattone bianco sporco, un'insegna attaccata in alto, su cui si trova scritto il nome della scuola. Salgo i gradini e attraverso il grande portone. Entrando noto subito una signora di mezza età, dietro a un bancone bianco, le pareti sono un misto fra bianco e rosso, un bellissimo porquet nero con delle striature, sembra tipo fumo, al lato opposto del bancone c'è un divano in pelle bianco con delle poltrone uguali, al centro un tavolo rosso con una forma strana, nelle pareti ci sono molte foto riguardanti la danza.
Mi avvicino alla signora, ha i capelli bianchi legati con un mollettone nero, porta gli occhiali con il cordino in torno al collo con delle perline dorate, mi fa un sorriso dolce, ha le rughe d'espressione sul viso stanco, come di chi, di lavoro nella sua vita nè ha fatto abbastanza.
"Buongiorno signora, ho un appuntamento per la borsa di studio"
"Dimmi il nome per favore"
"Oh si certo mi scusi, Norha Evans"
Prende un grande libro e inizia a cercare su quella miriadi di nomi.
"Eccoti!" Dice segnando il mio nome con la penna. Prende il telefono, digita un numero e attende.
"È arrivata Evans" farfuglia qualcosa e poi si rivolge verso di me.
"Accomodati, ti chiamano subito" annuisco sorridendo e mi siedo sul divano.
Non passa molto, prima che una donna si avvicini, ha i capelli biondi con uno chignon, indossa un leggings corto, nero e una maglia maniche corte nera, sarà un'insegnante.
"Tu devi essere Norha"
"Si" mi alzo porgendole la mano
"Io sono Emery, abbiamo parlato al telefono" dice sorridendo.
Le sorrido a mia volta annuendo.
"Pronta?"
"Si!" dico con la bocca, ma con la testa vorrei scappare via da qui.
Mi fa segno con la mano di seguirla.
Saliamo dalle scale, almeno due piani, anche sembra di più.
Percorriamo un corridoio, dove a destra si trovano delle sale, riesco a vedere i ragazzi che lavorano grazie alle porte a vetrate, molti si voltano a guardare verso di me. Ci fermiamo alla terza sala. C'è un tavolo dalla parte del grande specchio, ci sono tre persone sedute con dei fogli sul tavolo. La sala è bellissima tutta bianca con il parquet grigio, per quel poco che ho visto tutte le sale sono simili, ci sono delle sbarre spostate nella grande vetrata che c'è alla mia destra, si vede gran parte di New York, la vista è da mozzafiato.
Anche lei si siede al tavolo con gli altri. Poso io mio borsone e mi cambio, tolgo i leggings, e li sostituisco con una gonna bianca di seta, tolgo anche il maglione sotto ho un dolcevita nero, metto le scarpette e mi posiziono al centro con i piedi incorniciati.
"Presentati pure!" Dice Emery
"Mi chiamo Norha Evans, ho diciotto anni e ballo da quando sono piccola"
"Cosa hai preparato?" Dice un uomo, ha i capelli neri, e dei bellissimi occhi verdi. Indossa dei jeans e una semplice maglia bianca.
"Ho fatto una coreografia tutta mia"
"Bene, hai il cd con la base?"
"Si" mi avvisano e gli do il cd. Si alza e va nel grande stereo alle sue spalle.
"Dimmi quando sei pronta"
Faccio un gran respiro mi posiziono per terra, mi inginocchio e porto tutto il corpo in avanti appoggiato per terra. Gli faccio segno con il pollice che sono pronta.
Parte - You are not alone- di Michael Jackson.
Appena sento la canzone chiudo gli occhi e inizio a danzare. Tutto intorno a me diventa buio, esisto solo io la musica e passi che sto facendo.
Eseguo un Pas de bourrée terminando con un salto in avanti, seguito da un arabesque, giro su me stessa sorretta da una gamba e alzando l'altra. Eseguo tutto con naturalezza.
Un turbine di emozioni mi si scaraventano addosso, mi ritorna in mente quando lasciai la danza, la nascita di mio figlio, tutte le persone che mi dicevano che non sarei più riuscita a danzare, che mi sarei rovinata la vita. Termino con un salto e piegandomi con il ginocchio per terra.
Mi alzo con affanno, apro gli occhi e guardo verso di loro. Mi asciugo la faccia con le mani, ma non è solo sudore, sono lacrime.
"Abbiamo finito, domani mattina guarda nel sito, lì metteremo i nomi di chi è stato accettato per la borsa di studio"
"Va bene grazie"
Prendo le mie cose e corro via, scendo le scale di corsa. Mi fiondo in macchina, inizio a piangere e a ridere allo stesso tempo, realizzando che l'ho fatto, ho ballato.
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