Capitolo otto⚘
Mason🔹️
Posizione del corpo, posizione delle braccia, i passi vengono da soli, quando hai la danza che ti scorre nel sangue.
Arabesque, attitude, grands battemens.
Io nel sangue c'è l'avevo, mia madre grande ballerina, altrettanto mio padre, io, Emery e Cameron eravamo cresciuti nella danza. Quando i miei aprirono questa accademia, io non ero nemmeno nato. Tutto nella mia vita ha sempre ruotato attorno alla danza. Non per questo, crescendo l'ho amata, sono dell'idea che se uno non ha la predisposizione a fare quella cosa, non basti la passione della famiglia per fartelo amare.
È una cosa che viene da se, io amavo tutto quello che riguardava la danza classica, mi incantavo a guardare mamma, così bella, volava tutte le volte che danzava. Era il mio punto di riferimento, la mia forza, assieme a mio padre.
Ero il cocco della famiglia, non si aspettavano di avere un un altro figlio, oramai ne avevano due, ed erano già grandi, anche loro con la passione della danza. Sono arrivato io a sorpresa. "Una meravigliosa sorpresa" diceva sempre mamma.
Da quando non ci sono più, la mia passione per la danza va a scemare, non lo faccio più con piacere, solo per dovere. Alza la gamba, posiziona bene il braccio, salta, atterra sulle ginocchia.
Ormai faccio tutto meccanicamente, come se il mio corpo fosse lì, ma la mia testa altrove. Non la lascio solo per Emery, lei e mio fratello hanno fatto di tutto per me da quando sono morti mamma e papà, almeno in questo non voglio darle un dispiacere, già le basta tutte le cose che combino.
Sono al centro dell'aula da solo, schiaccio il pulsante del telecomando e faccio partire la musica. Mi metto in quarta posizione, gambe incrociate, braccio piegato sopra il bacino, e l'altro alzato. Faccio un grande respiro, come una marionetta guidata dall'alto, inizio a danzare.
Ronds de jambe, tutto un lavoro di gambe, mi assale la rabbia, non so per quale motivo, forse perché non è vero che ho smesso d'amare la danza, lo dò solo a vedere, o magari sono troppo arrabbiato con la vita, e mi sto trasformando in una persona che non mi rappresenta.
Troppa rabbia, spengo la musica e corro nella doccia.
Stasera mi dovrei vedere con Brayden, andiamo in un pub, mangiamo qualcosa lì, da ormai una vita, è una nostra abitudine, mi ha detto che vuole presentarmi una persona.
Già immagino, il suo ragazzo. Lo so da un po' che è gay, ha provato a nasconderlo, ma lo conosco troppo bene, è praticamente mio fratello, non m'importa quale sia il suo orientamento sessuale, quello che conta è che sia felice. Perlomeno se questo lo farà soffrire gli posso spaccare la faccia, cosa che con una donna non potrei fare.
"Disturbo?" Sento un voce familiare alle mie spalle.
"Abby, che ci fai qui? Sono le doccie dei ragazzi" le dico mentre sono sotto i suoi occhi, nudo sotto la doccia, non mi scomodo nemmeno a coprirmi.
Si avvicina con desiderio, mi tocca il petto con un dito, traccia dei segni rotatori sui pettorali, si lecca i denti e poi le labbra.
Io per tutto il tempo lì, a fissarla senza provare niente, non mi si alza nemmeno. Non è il momento, non sono dell'umore, le sposto il braccio bruscamente ed esco dalla doccia. Mi avvolgo a torno alla vita un' asciugamani e la supero.
"Va via!" Le ringhio.
"Ma io pensavo..." Dice con un filo di voce, quasi impercettibile.
"Cosa?" Le vado vicino la faccia
"Sono stato chiaro con te, non ti ho promesso nulla!" Continuo.
Le vedo scendere delle lacrime, sono stato troppo duro, lo so, ma non voglio niente da lei, non mi piace è stupida, la sua risata mi innervosisce, tutto di lei mi dà fastidio, anche in questo momento, provo solo pena.
È qui a elemosinare un briciolo del mio tempo, sapendo che non l'avrà mai. Finalmente esce e mi lascia solo.
Mi vesto di fretta e furia, mi ero portato un jeans e una felpa nera, indosso il mio capello e vado in macchina. Percorro per un po' le vie di New York. Dopo un po', mi fermo e salgo sull'empire state building.
Uno dei miei posti preferiti, qui si vede quasi tutta New York, la vista è spettacolare, i grattacieli, le macchine piccole che scorrazzano, tutte le volte mi si mozza il fiato.
Rimango qui per un paio d'ore, con le cuffie all'orecchio e il telefono che mi squilla da quando ho lasciato l'accademia.
Mando un messaggio a mia sorella che mi sta tartassando di telefonate e messaggi, l'ultimo con su scritto "Cresci", le scrivo che sto bene e che ceno fuori. Ho provato a non farla arrabbiare, mi odio per il pensiero che lei ha su di me, mi reputo un irresponsabile viziato, mi ha anche definito stronzo, del resto ha ragione. Perlomeno è quello che faccio vedere di me.
La testa viaggia con i pensieri, non so perché, però mi è passata per la testa quella ragazza che ho incontrato ieri pomeriggio, nei suoi occhi ho visto rabbia, delusione e sofferenza, proprio come me. Mi sono ritrovato a pensarla e ridere, della sua faccia buffa quando ha visto che il waffle le è finito tra i suoi capelli castani. I suoi occhi color nocciola si sono riempiti di rabbia, se avesse potuto avrebbe picchiato Brayden.
Smetto di pensare quando il mio sguardo va sul mio rolex, è ora di andare, il mio amico mi starà sicuramente aspettando, sono curioso di conoscere questo misterioso ragazzo, che ogni tanto me lo ruba e lo rapisce.
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