capitolo 18⚘️

NORHA🩰

Arriviamo in sala prove, e Mason sembra distante, proviamo senza nemmeno dire una parola, è nervoso e questo ripercuote sulle prove, non ne sta azzeccando una, sbaglia le prese e per poco non finivo con il sedere per terra. Cerco di fare del mio meglio per non innervosirmi, ma lui sta rendendo la cosa molto difficile.

Mi allontano e vado a spegnere la musica, se non mi fermo mi romperà sicuramente qualche osso.

"Ma cos'hai? Hai sbagliato tutto. Meglio finirla qui per oggi."
"Scusa... non so cosa mia sia preso, sono stanco. Riprendiamo domani?" Sembra sincero, mi guarda mentre si avvicina, prende il suo asciugamano e si asciuga il sudore del collo.
I miei occhi seguono ogni sua minima mossa, dico a me stessa di smetterla di fissarlo così, ma non riesco.

Si accorge che lo fisso, e le scappa un sorriso ammiccante, e subito mi volto a guardare fuori cercando una scusa per non fargli notare il mio imbarazzo.

"Va bene, allora ci vediamo stasera, vado."
"Ciao ballerina."

Mi fa innervosire quando mi chiama così ma allo stesso tempo mi provoca una strana sensazione alla bocca dello stomaco, è un ragazzo cosi misterioso, passa dall'essere felice ad essere triste in un millesimo di secondo. Mi dispiace, perché credo sia colpa mia, forse ricordagli che somiglia alla madre lo ha fatto chiudere a riccio. Ma sinceramente non mi importa, non voglio essere sua amica, solo contatti lavorativi.

Se non fosse che mio fratello è il ragazzo del suo migliore amico, non lo vedrei mai oltre le ore scolastiche, è completamente diverso da me e non riesco a dimenticare come ha parlato di quella ragazza, solo al pensiero mi ricordo che è meglio stargli alla larga, ho già i miei problemi.

Arrivo a casa e finalmente vedo mio figlio venirmi incontro con il suo solito sorriso, gli scompiglio e capelli con fare affettuso e lo prendo in braccio per stringerlo forte a me.

"Amore, mi sei mancato tanto. A scuola com'è andata?"
"Bene mamma, posso farti una domanda?"
"Certo piccolo."

Scende dalle mie braccia per poi affermarmi la mano, mi conduce al divano e mi fa sedere, anche lui si siede vicino a me.

"Oggi a scuola, una bambino mi ha chiesto come si chiamasse il mio papà." Sibito mi scambio uno sguardo con mio fratello, sapevo sarebbe arrivato quel giorno, ma non pensavo così presto. Mi sale l'ansia e mi inizia a mancare il respiro. Ho sempre pensato che avrei dovuto affrontare questo argomento con Jo, ma non mi sono mai chiesta cosa dirgli, e soprattutto come.

Come fai a spiegare ad un bambino di tre anni che il padre non l'ha voluto, senza farlo sentire uno scarto, senza farlo soffrire. Cosa gli dovrei dire adesso che lui è piombato di nuovo nelle nostre vite come un fulmine al cel sereno.
"Io vado a buttare la spazzatura." Ryan lascia la stanza, ci lascia soli e mi lancia uno sguardo di comprensione, cerca a modo suo di capire se sto bene. Gli faccio  segno di si con la testa per rassicurarlo e va via.

Prendo un gran respiro, mi ci vuole tutto l'ossigeno di questo mondo per tornare a respirare tranquillamente.
"Cosa gli hai risposto?" Gli accarezzo la mano per tranquillizzarlo.
"Gli ho detto che io ho il nonno come papà." A quelle parole una lacrima mi scende sul viso.
"Mamma?"
"Dimmi."
"Ma io un papà ce l'ho?"
"Tutti ne abbiano uno tesoro."

Lo prendo fra le mie braccia e lo stringo forte a me.
"Perché il mio non viene mai a trovarmi?"
Perché non ti ha voluto, gli vorrei dire, ma è troppo piccolo per capire, anche se io lo odio, non voglio che lui provi lo stesso, non voglio che conosca la rabbia o la delusione, almeno non adesso.
"È difficile da spiegare, amore."
"Raccontami di lui, gli somiglio?
"Avete lo stesso colore di occhi."

Questo non gli basta mi fissa aspettando che io dica altro, mi scruta e mi fa un sorrisino dolce.
"Sai, quando l'ho conosciuto, mi sono innamorata di lui perche mi faceva ridere tanto, ogni scusa era buona per farmi ridere, gli piaceva il suono della mia risata, e faceva delle facce buffe di continuo, proprio come fai tu. Però amore, delle volte nella vita succedono cose che non sono facili da capire ne da spiegare. Non devi sentirti meno fortunato, o in difetto. Perché tu sei speciale per me e per le persone che ti amano. Mi hai migliorato la vita."

Gli do un bacio sulla fronte, e lo tengo ancora un po' fra le mie braccia, fino a quando il suo respiro diventa regolare e mi accorgo che si è addormentato.
Tutta la tensione si fa sentire e inizio a piangere mentre lo guardo dormire fra le mie braccia, è così indifeso, ho fatto di tutto per non fargli pesare l'assenza di Thomas, ma anche se ci provo, nel suo cuoricino ci sarà sempre un vuoto che non riuscirò mai a colmare, solo lui potrà farlo.

E non so se sono pronta a dirgli la verità, ho paura che lo possa ferire, che si affezioni a lui e poi, si renda conto che non vuole realmente fare il padre, e sparisca dalla sua vita, e non voglio che mio figlio soffra a causa sua. Però credo che soffra comunque anche adesso che non sa chi sia il suo papà, forse è ora che sappia.

Chiudo gli occhi mentre ancora lo tengo stretto a me, credo di dargli conforto, ma è lui che lo dà a me.

Non so per quanto io abbia dormito, ma il rumore di un piatto mi fa svegliare, non ho più Jo in braccio, è sul divano che guarda Bing. Mi guardo in giro in cerca dell'orologio, caspita sono le 18:00 in punto, ho dormito un bel po'.

"Scusa sorellina, non volevo svegliarti." La voce di Ryan risuona dall'altro lato della stanza, intento a cucinare.
"Stai bene?" Mi chiede poi.
"Sì, almeno credo."
"Cosa hai intenzione di fare?"
"Credo sia arrivato il momento, Ryan."
"Sei sicura?"
"Cos'altro dovrei fare? Lui è tornato, e Jo..." Abbasso la voce per non farmi sentire da mio figlio.
"Beh, Jo ha il diritto di sapere chi è suo padre, anche se questo non mi rende felice..."
"Io ti starò vicino, qualsiasi cosa tu decida di fare."

Mi avvicino a lui per dargli un bacio, però mi sorprende e mi abraccia, ne ho davvero bisogno.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top