Regalo di Natale

Era il Natale del quinto anno di scuola.

Non sarebbe mai tornato a casa se non fosse stato per lei, per Lily.

Per riuscire a restare finalmente da solo con la ragazza, senza quei maledetti Grifo a portargliela sempre via.

Aveva la terribile sensazione di perderla, ogni giorno di più: sentiva che si stavano allontanando e il legame che un tempo era stato così forte, capace di vincere tutto, attenuarsi e diventare sempre più fragile, sul punto di spezzarsi.

Era soprattutto colpa sua, lo sapeva benissimo, anche se l'orgoglio gli impediva di riconoscerlo davanti alla sua cara amica, alla ragazza che si era infine reso conto di amare, forse fin dal primo giorno in cui l'aveva vista volare leggera nel cielo, sulla piccola altalena.

Era tornato a casa per scoprire ciò che già sapeva: la situazione tra i suoi genitori peggiorava sempre più ed era al punto di rottura. Per la prima volta si era accorto che suo padre, ormai sempre ubriaco e senza uno straccio di lavoro, non si limitava più agli insulti, ma aveva cominciato anche a picchiare la mamma: i lividi sul volto e sulle braccia raccontavano ciò che sua madre ostinatamente negava. Lei, che era una strega e avrebbe potuto mandarlo a ruzzolare contro il muro spaccandosi la testa con un semplice colpo di bacchetta, invece lo lasciava fare, senza difendersi, senza lamentarsi, racchiusa in se stessa, incapace di reagire alla perdita dell'amore per il quale aveva abbandonato la sua famiglia purosangue, che l'aveva rinnegata rifiutandosi perfino di conoscerne il figlio.

Il giovane Severus schiumava di rabbia impotente contro quel padre Babbano che lo aveva respinto quando la magia si era manifestata in lui: era così piccolo che non ricordava che suo padre l'avesse mai amato, anche se la mamma insisteva a dirgli che non era vero, che Tobias era stato così orgoglioso di quel primo figlio maschio...

Aveva finito per trascorrere quasi tutto il tempo con Lily, spesso a casa dell'amica per fare i compiti insieme e studiare, cosa impossibile nella vecchia casa sotto la ciminiera, tra il puzzo d'alcol da quattro soldi e gli urli di suo padre. E le lacrime della mamma. Sì, ora la mamma piangeva e aveva sempre gli occhi rossi e gonfi. La sentiva piangere, di là dalla parete, la notte, piccoli singhiozzi quasi coperti dal russare di suo padre. Avrebbe voluto consolarla, stringerla forte tra le braccia, ma, quando aveva provato, sua madre era stata così terrorizzata dalla reazione di Tobias, se si fosse svegliato, che tra le lacrime lo aveva implorato di andarsene. Si era reso amaramente conto di non poter fare nulla per lei, ma non riusciva a dormire, neppure tappandosi le orecchie. Così il mattino successivo scappava subito via, nel freddo della squallida via, prima che le urla di suo padre si levassero di nuovo nella casa.

Anche il mattino di Natale era sgusciato via presto, il pacchettino ben nascosto all'interno della striminzita giacchetta, troppo leggera per la neve caduta nella notte. Era molto presto, così gironzolò a lungo prima di andare dagli Evans; tornò al parco: l'altalena era sempre là, ma i cespugli dietro i quali aveva per tanto tempo osservato la piccola Lily erano stati tagliati. Si spinse fino alla riparata radura che era diventata il loro rifugio fin dalla lontana estate in cui aveva rivelato a Lily il segreto della magia. Le scarpe furono presto fradice di neve ed i piedi gelati, ma il pensiero che avrebbe trascorso un'intera giornata con Lily, e che le vacanze erano ancora lunghe, riuscì a riscaldarlo; inoltre aveva quel regalo da darle, quasi quattro mesi di duro lavoro a tener pulito e in ordine il laboratorio di Lumacorno per procurarsi il denaro necessario. E la pergamena per rivelarle il suo amore...

Passò la giornata di Natale nella calda ed armoniosa casa di Lily, ben accettato dai suoi genitori che si tenevano la mano e sorridevano guardando orgogliosi la figlia minore. Sarebbe stato perfetto, se solo non ci fosse stata anche l'invidiosa e impicciona Tunia. L'albero era addobbato di luci e decorazioni colorate e c'erano pacchetti ancora da scartare. Due erano per il giovane Severus che quasi arrossì quando Lily glieli ficcò in mano eccitata, uno grande e morbido e uno lungo e sottile, rigido:

- Avanti, Sev, aprili, aprili!

Con il gomito tastò il fianco: sì, il suo pacchettino era sempre lì, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di consegnarglielo davanti ai genitori. Anzi, si chiese se sarebbe mai riuscito a darglielo.

- Apri prima il mio, il mio! – trillò Lily indicando il pacchetto più piccolo, mentre Petunia li osservava con malcelato fastidio.

Severus appoggiò con attenzione il pacco più grosso sul tavolo e, lentamente, con metodica attenzione, soppesò l'altro pacchetto, gli occhi di Lily che brillavano come non mai.

La carta era d'argento, con un fiocco verde: la sua amica aveva sempre delicate attenzioni nei suoi confronti. Sollevò appena gli occhi per sbirciarla mentre scioglieva il nodo con la stessa perizia con cui sminuzzava gli ingredienti delle pozioni: era bella, troppo bella per lui...

Il nastro verde ondeggiò un attimo nell'aria prima di posarsi sul tavolo. Con l'unghia sollevò un lembo della carta d'argento e, attento a non romperla, svolse il pacco finché ne emerse un elegante astuccio di pelle nera. Alzò gli occhi: Lily gli stava sorridendo, le gote accese di un delicato rossore. Forse non l'aveva ancora perduta...

Aprì l'astuccio: sul velluto nero faceva capolino una piuma verde con il pennino e l'impugnatura d'argento istoriato. Un sorriso di meraviglia si dipinse sul viso del giovane Severus: non aveva mai visto una piuma così bella e importante!

Alzò gli occhi ad incontrare quelli di Lily che attendevano ansiosi; per un istante si perse in quel verde splendido, poi arrossì violentemente abbassando lo sguardo: il verde della piuma era della stessa, identica tonalità delle iridi di Lily. Ogni parola che avrebbe scritto gli avrebbe sempre ricordato gli occhi della ragazza che amava.

- Allora, ti piace, ti piace? – chiese Lily con impeto.

Severus rialzò gli occhi, neri cristalli scintillanti: come poteva spiegarle quanto meraviglioso era il regalo che gli aveva fatto? Quanto avrebbe amato, per tutta la vita, il verde di quella piuma? Quante volte avrebbe sfiorato la morbida consistenza della piuma sognando di accarezzarle la guancia? Rimase a fissarla, incapace di spiegare i propri sentimenti, tremendamente imbarazzato, finché vide la delusione oscurare il sorriso di Lily.

- Non ti piace... - mormorò.

- No!

Aveva quasi gridato, attirando su di sé l'attenzione stupita di tutti, ma non gli importava neppure dell'insulsa Tunia che ridacchiava. Doveva subito spiegarsi, chiarire l'equivoco.

- Mi piace, mi piace moltissimo! – rispose a precipizio. – È bellissima, così bella che... sono rimasto senza parole!

Lily gli sorrise, gli occhi verdi pieni di luce e Severus rimase a rimirarla pensando che era bella, così bella che rimaneva sempre senza parole davanti a lei. Anche se tante parole appassionate gli ardevano nel cuore...

- Avanti, apri anche il nostro regalo. – lo incitò la signora Evans.

Severus tornò a guardare la piuma, gli occhi di Lily nel cuore, e la sfiorò piano, con una delicata carezza mentre un lieve sospiro gli sfuggiva dalle labbra sottili. Appoggiò l'astuccio e si dedicò al pacco dalla morbida consistenza; lo svolse con la stessa attenta cura di prima e le sue lunghe dita pazienti non sgualcirono nemmeno un poco la carta natalizia. Per un istante rimase a bocca aperta, poi una violenta ondata di rossore di nuovo scacciò per un lungo istante il pallore dal suo viso mentre estraeva un caldo giaccone in morbida lana nera, la striminzita giacca di fustagno marrone scolorito che sembrava ancora più logora appoggiata sul divano degli Evans che lo osservavano con un caldo sorriso sulle labbra.

Com'era bello avere genitori che facevano desiderare di tornare a casa a Natale!

- Grazie, Signora Evans! Io... io... grazie!

L'abbraccio affettuoso della donna gli permise di dissimulare l'imbarazzo.

- Buon Natale, Sev! – mormorò la Signora Evans stringendolo a sé.

Da quanto tempo sua madre non lo abbracciava? L'aveva mai abbracciato in quel modo? Forse, tanto tempo prima, quando ancora la magia non era sfuggita dalle sue mani...

- Tu non hai nemmeno un regalo per mia sorella! – lo accusò Petunia con sgarbo. – Sei il solito maleducato!

- Tunia! – la rimbrottò il padre con uno sguardo severo.

Lily fulminò la sorella con un'occhiataccia, poi afferrò l'amico con una mano, e i pacchi con l'altra, e lo trascinò via:

- Vieni, ti faccio vedere i miei regali!

Passarono l'intera giornata insieme, prima nella camera di Lily e poi all'aperto, dopo l'abbondante pranzo natalizio, la mente a scacciare il ricordo della tavola mal apparecchiata di casa sua, le stoviglie sbrecciate per le troppe cadute a terra causa gli accessi d'ira di suo padre, che neppure la magia riusciva più a riparare. Sua madre, poi, aveva del tutto smesso di usarla, la bacchetta nascosta chissà dove, anche se non riusciva a nascondere un brillio negli occhi quando osservava il baule con tutte le cose della scuola. Solo pochi mesi prima gli aveva consegnato con orgoglio il suo vecchio libro di Pozioni Avanzate, dimenticando che non gli sarebbe servito fino all'anno successivo, per i M.A.G.O. Gli aveva scompigliato i lunghi capelli neri in un raro gesto d'affetto, mormorando con orgoglio:

- Il Professor Lumacorno mi ha detto che sei il miglior studente che abbia mai avuto!

La giornata trascorse veloce, nel pallido sole che rischiarava il pomeriggio, finalmente al caldo nel suo nuovo giaccone nero, i piedi asciutti negli stivali che il padre di Lily aveva insistito a prestargli, insieme a due spesse paia di calzettoni di lana per ovviare alla misura un po' troppo grande per il mingherlino Severus. Andarono nella loro radura, come il solito, e per un lungo momento Severus fu perfettamente felice, la gelosia per Potter dimenticata e la paura di perdere Lily svanita mentre parlavano fitto, fitto come quando erano bambini. Lily aveva dimenticato i guanti ed aveva le mani fredde, così gliele prese tra le sue, ben calde nelle maniche abbondanti del giaccone, e le tenne strette a lungo, il cuore che batteva forte, il viso di Lily così vicino da poterlo sfiorare con le labbra. Più volte pensò che fosse il momento giusto per darle il suo pegno d'amore, ma Lily aveva sempre qualcosa da raccontare, da dire, da aggiungere, e quando infine rimasero vicini, le mani della ragazza fra le sue, non volle interrompere l'incanto.

Il giorno passò veloce e il buio della sera scese, insieme ai primi fiocchi di neve. Doveva decidersi: frugò nella capiente tasca interna del giaccone in cui aveva nascosto il rotolo di pergamena e il piccolo anello e li estrasse, mentre Lily guardava incuriosita il piccolo sacchetto di frusciante seta rossa che conteneva il suo cuore.

- Ma allora anche tu avevi un regalo per me!

Severus, annuì, incapace di parlare, temendo la reazione di Lily quando avrebbe compreso il significato del suo regalo: erano amici da tanto tempo, i "migliori amici" diceva sempre, ma avrebbe accettato anche l'amore sincero e infinto che il suo cuore voleva offrirle? C'erano volte in cui si chiedeva come fosse possibile che Lily non avesse ancora capito il sentimento forte e puro che gli ardeva nel cuore, proprio lei che, invece, sapeva comprenderlo sempre così bene, anche solo guardandolo negli occhi.

Esitò un istante, una mano della ragazza ancora tra le sue con la scusa di scaldarla, gli occhi persi in quel verde meraviglioso che racchiudeva tutte le sue speranze:

- Io... Lily, io ti...

Sentì la mano tremare tra le sue, poi cercare di scivolare via mentre la comprensione si faceva di colpo largo negli occhi di Lily, spalancati per lo stupore.

Non riuscì a proseguire, la voce stozzata in gola e la mano di Lily ormai perduta.

- Lily, dove sei?

La voce sgraziata di Petunia la precedette, mentre ogni illusione di Severus svaniva miseramente:

- È buio, papà vuole che torni a casa, subito!

Lily lo fissò con quei suoi meravigliosi occhi verdi che si erano riempiti di tristezza:

- Mi dispiace, Sev, devo andare... - mormorò lanciandogli un'ultima occhiata colma d'imbarazzo, mentre la neve cominciava a scendere fitta.

Severus abbassò lo sguardo mentre la ragazza che amava fuggiva via, forse per sempre.

- Io ti amo, Lily. – sussurrò piano, la voce tremante mentre stringeva forte l'anello tra le dita. – Ti amerò per sempre!

Aprì la pergamena sciogliendo il sottile nastrino rosso che cadde a terra ondeggiando tra la neve. Rilesse le intense e appassionate parole che aveva scritto in bella calligrafia, l'amore per Lily che gli ardeva nel cuore da tanto tempo ma che lei non voleva ascoltare. Le mani gli tremarono e grossi fiocchi di neve si posarono sulla carta sciogliendo l'inchiostro in una triste lacrima nera. Rimase là, immobile, lasciando che la neve scendesse sulla pergamena, a lavare via l'amore che non aveva avuto il coraggio di rivelarle nel timore di perdere anche la sua amicizia.

*

In quella lunga notte dedicata ai ricordi, Severus si trovava davanti ad un'altra tomba, ora, sulla riva del lago.

Era bagnato e infreddolito, l'ampio e caldo mantello ormai quasi inutile per proteggerlo dalla neve e dal freddo contro i quali non aveva voluto usare alcuna magia; i lunghi capelli neri si erano appiccicati al volto pallido e sottili rivoli di acqua gelata gli scendevano sulle guance rinnovando le sue lacrime e poi penetravano nello stretto colletto dell'abito, la sciarpa di seta nera ormai fredda e umida; anche l'orlo della lunga giacca era inzuppato di neve e i pantaloni bagnati fino a sopra le ginocchia, quasi ghiacciati verso il fondo, da quanto a lungo era rimasto inginocchiato davanti alla tomba di Lily, immerso in ricordi di perduta felicità.

Rabbrividì per il freddo, ricordando il gelo che gli era entrato nel cuore sulla torre d'astronomia mentre l'aria scura s'illuminava di verde.

- Ciao, Albus. – mormorò spazzando via la neve da un angolo della candida pietra tombale, per sedersi.

Solo il cuore del mago poteva sentire la risposta, in bonario tono canzonatorio, aleggiare tra i fiocchi di neve che si facevano più radi.

- Sì, sono qui, ancora e sempre, Albus. – sussurrò arrendevole. - Solo la notte posso venire, lo sai, nascosto nell'oscurità, ombra nell'ombra affinché nessuno possa mai vedere il carnefice inginocchiarsi ai piedi della tomba della sua vittima.

Mosse la mano come per scacciare una risposta importuna.

- Sì, sì, lo so che non vuoi che dica queste cose. Ma sono rimasto solo io, vivo, a poter parlare...

Un sospiro sospeso tra amarezza e rassegnazione interruppe le sue parole.

- Sai bene che solo così posso parlarti sul serio, Albus. Di giorno c'è il tuo ritratto: non tace mai, mi dà conforto... - La voce divenne acuta, quasi stridula. - Sembri così vivo!

Di nuovo un lungo sospiro colmo di accorato rimpianto.

- È solo qui, nel buio della notte, che so che sei veramente morto, che proprio io ti ho ucciso.

Il mago piegò appena le labbra in un sorriso triste: il ritratto di Albus lo avrebbe redarguito con energia a quelle parole d'implicita condanna.

- Solo qui posso piangere la tua morte e consolarmi d'un perdono ottenuto ancora prima della colpa. Un perdono, però, che non lenisce la sofferenza straziante del ricordo, che non alleviava la tua mancanza.

Di nuovo si sforzò di sorridere, gli occhi neri che per un istante brillarono illuminati dal raggio di luna che aveva fatto capolino tra le nuvole:

- Il tuo sorriso azzurro risplende sempre nel quadro, ma non c'è il tocco paterno della tua mano che si appoggia leggera sulla mia spalla per incoraggiarmi, spronarmi, consolarmi... per regalarmi il tuo prezioso affetto!

Si morse le labbra ricordando quanto a lungo aveva sfuggito quel gesto paterno, quasi vergognandosi dei propri sentimenti, pur desiderandolo.

- Mi manchi, Albus, mi manchi!

Scosse il capo sospirando ancora, il rimpianto negli occhi neri: anche di Albus, ormai, proprio come per Lily, gli erano rimasti solo dei ricordi.


(L'immagine è di Anastasia Salvatori (Ania Dark Red)


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