Geloso di un pupazzo di neve
Premessa: questa è one shot, più o meno. Sarà presente un epilogo che pubblicherò tra un po'.
Essendo una storia presa da un sogno molte cose non avranno senso, lo so, anche se ho tentato di darglielo.
È una Thilbo cioè ThorinxBilbo perciò se non vi piace non leggete.
Personaggi, luoghi e nomi appartengono a John R. R. Tolkien.
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Per tutta la notte aveva nevicato talmente tanto che le sentinelle erano state costrette a rientrare nella montagna e ad osservare il territorio circostante con occhio ancora più attento.
Aveva smesso verso le prime luci dell'alba quando i primi uomini si svegliavano per una nuova giornata di lavoro e gli, ancora ma un po' meno, odiosi elfi rientravano dalla loro caccia notturna.
Erano tanto leggeri ed agili che per loro una bufera del genere era niente.
Gli abitanti della foresta e del lago si felicitavano della caduta della neve e i bambini correvano ovunque per le strade per costruire fortini e labirinti.
Tutti erano felici della abbondante nevicata... beh, forse non tutti...
-NO, non verrò a "giocare" con voi con la neve!-.
Il verbo "giocare" fu masticato e sputato come un boccone amaro.
-Ho una dignità da mantenere!- disse re Thorin che, alzandosi dalla sedia, provò ad andarsene ma subito Fili e Kili lo presero per le braccia e lo accompagnarono fino alla porta della sala da pranzo.
-Ma zio, ci divertiremo!- esclamò Kili da una parte e dall'altra Fili continuò -Dai zio, vieni! Hai bisogno di una pausa per un giorno!-.
Thorin si staccò dai suoi due nipoti e, con voce severa e un po' infastidita, disse -Ho degli obblighi in quanto re e non posso distrarmi giocando con la neve perciò è un NO!-.
E detto ciò si girò e si allontanò per il corridoio.
Fili e Kili, quasi esasperati per la testardaggine dello zio, giocarono la loro ultima carta e asso nella manica: -Verrà anche il signor Baggins!- dissero in coro con un piccolo sorrisetto sulle labbra.
Il re si bloccò.
Passarono alcuni secondi e alla fine disse -Buon per lui.- e se ne andò.
Appena scomparve i due fratelli si diedero il cinque e corsero via sapendo che sarebbe venuto.
Nel pomeriggio la ormai sciolta compagnia di Thorin Scudodiquercia si ritrovò davanti a una grossa porta di pietra che si affacciava su uno spiazzo vicino alla cima della Montagna Solitaria.
In quello spiazzo passava il fiume Flutti, o anche chiamato Celduin, che nasceva dalla sorgente sulla Montagna e che veniva alimentato sempre da un piccolo ghiacciaio. Questo fiume era fondamentale per Erebor perché faceva funzionare tutti i meccanismi delle sale dei nani, sia di giorno che di notte.
Dalla sorgente in cima alla Montagna nasceva questo fiume che, attraversato lo spiazzo, precipitava in una cascata, poi spariva nella montagna e infine usciva fuori dai piedi di Erebor dirigendosi verso Esgaroth fino a formare il lago.
Lo spiazzo era abbastanza grande.
In inverno non si usava spesso, tranne in quelle piccole occasioni dove si preferiva uscire senza lasciare la montagna, mentre in estate era molto utilizzata nelle giornate afose.
Infatti dentro la Montagna c'era un'eccellente conduzione dell'aria però essere all'aria aperta era tutta un'altra cosa, soprattutto in caso di ospiti non nani.
Durante le serate estive si usava spesso per fare delle piccole feste private ed era molto bello rilassarsi dopo una lunga giornata stressante e pesante.
In quel angolo di paradiso però ci si poteva accedere solo se facevi parte della famiglia reale o venivi invitato da uno dei suoi componenti.
Quel pomeriggio i due fratelli vollero organizzare una piccola festa invernale per riunire la ex compagnia e, prese le chiavi per accedere a quella "terrazza", si erano tutti riuniti davanti alla pesante porta di pietra.
C'erano tutti, persino Dwalin, ma mancava ancora qualcuno: il re.
Aspettarono ancora per dieci minuti ma poi iniziarono a spazientirsi.
Balin voleva ancora aspettare per un po', sicuro che il loro re sarebbe venuto, ma alla fine suo fratello, di natura poco paziente, prese le chiavi e aprì la porta.
-Ecco, ora possiamo andare.- disse e affondò gli stivali nella neve.
Subito accadde il pandemonio e Bilbo, che aveva organizzato tutto per filo e per segno insieme ai fratelli, buttò via felicemente la tabella di marcia e si buttò lui stesso nella mischia conoscendo ormai bene i suoi amici nani. La sua parte Tuc era ormai uscita e la parte Baggins non si sarebbe fatta vedere per un bel po'.
Presto bastioni e torri di neve furono innalzati, molte munizioni furono preparate e le alleanze furono strette.
Stava per scatenarsi la più combattuta guerra di palle di neve.
Fili si alzò dalla propria torretta difensiva e, respirando quella sana aria di guerra mista neve, urlò -Che vinca il migliore!!-.
Suo fratello dovette buttarlo giù prima che 11 palle di neve lo potessero colpire.
Iniziò la battaglia.
Nella terra di nessuno volavano decine e decine di palle ma i loro bersagli spesso sfuggivano riparandosi.
Alcune erano lanciate con moltissima precisione ed ad alta velocità, altre era come pioggia e non c'era modo di evitarle se non nascondendosi pari pari al muro di neve.
Dopo 10 minuti la foga impetuosa non era ancora passata e c'erano già alcuni nani colpiti a causa di Ori. Infatti il più giovane di essi stava facendo una strage con la sua mira infallibile.
Bilbo decise che quella tirannia doveva finire così, dopo anni di esperienza, tentò una pazzia e, lasciando il proprio rifugio con una scorta di palle di neve, iniziò a rotolare con piccole capriole verso un altro rifugio non occupato.
Subito diventò il bersaglio di tutti ma era tanto veloce da riuscire a non essere colpito. Rotolò fino ad arrivare dietro a un albero con il tronco abbastanza grosso per nasconderlo poi si fermò e attese.
Tutto si era fermato.
Si sporse leggermente per vedere dove si trovava Ori ma una palla all'improvviso arrivò sfiorandolo senza colpirlo.
Tutto taceva tranne per lo scrosciare dell'acqua.
Sapeva dove era Ori, lo doveva solo colpire.
Respirò profondamente.
Scattò.
Vide la testa di Ori e lanciò la palla ma un'altra lo colpì alla spalla deviando di poco la sua mira e di conseguenza il suo lancio.
Si sentì la neve colpire qualcuno.
Tutti i nani uscirono dalle loro difese e videro cosa era successo trattenendo il respiro.
Bilbo impallidì: aveva colpito in pieno viso re Thorin.
Il nano era situato nel centro della terra di nessuno proprio sulla traiettoria di Bilbo e si stava pulendo il volto dalla neve.
-Signor. Baggins...- lo richiamò Thorin.
Bilbo fece qualche passo verso di lui aspettandosi il peggio.
E il peggio lo aspettavano anche gli altri nani ma quando videro il loro re colpire in pieno viso il povero hobbit con una palla di neve scoppiarono a ridere.
Bilbo si pulì velocemente il viso e guardò sorpreso il re sorridere poi la battaglia riprese e il nano e lo hobbit si ripararono dietro a un mucchio di neve.
Si allearono e alla fine riuscirono a vincere insieme contro tutti.
Dopo la battaglia di neve tutti si rilassarono vicino a un falò e li si riposarono al caldo e mangiarono gli ottimi spuntini che i cuochi avevano preparato appositamente per loro.
Chiaccheravano tutti sul più e sul meno, c'era perfino chi aveva tirato fuori le carte e stava allestendo un piccolo torneo.
Il re si stava rilassando su una pietra calda scolpita a mo' di sdraio e intanto qualche volta buttava un occhio alla situazione.
Bilbo, invece, stava assaggiando un po' tutto il buffet giudicando la cucina nanica ogni volta sorprendente.
In quel momento stava sorseggiando una tazza di birra dolce quando la porta si spalancò e una vecchia veste grigia fece la sua entrata.
Un Gandalf sorridente si alzò in tutta la sua statura e salutò i nani.
Bilbo lasciò la sua bevanda sul tavolo e andò incontro allo stregone per salutarlo.
Thorin osservò la stretta di mano tra i due poi, quando Gandalf si volse verso di lui, lo salutò con un cenno.
-Allora, cosa state facendo?- chiese il Grigio Pellegrino.
Bilbo, portandolo verso il buffet, gli rispose -Ci stiamo riposando dopo una battaglia all'ultima palla di neve-.
Il vecchio sorrise e, preso un pasticcino e sedutosi su una sedia, chiese allo piccolo hobbit di raccontargli tutto.
Dopo che tutti si furono riposati, abbuffati e Bofur ebbe vinto sei volte di fila il torneo di carte con molti brontolii da parte degli altri giocatori i quali insinuavano degli imbrogli da parte del nano che, cercando di nascondere un sorriso, negava tutto, Fili, con spirito organizzativo, proclamò, dopo aver richiesto l'attenzione, -Vi sfido, signori! A chi fa il pupazzo di neve migliore! Per chi vince il premio sarà...-.
Il nano si bloccò, non avendo pensato al premio, e non sapeva cosa dire ma velocemente suo fratello lo salvò urlando la prima cosa che gli era passata per la mente: -...mangiare un pranzo completo offerto dal signor. Boggins. (Fili: -Kili, è Baggins.-, -È quello che ho detto: Boggins-, -Va bene, lasciamo perdere...-)
Lo hobbit, che stava bevendo, spruzzò tutto il liquido (A: Bilbo, usa pistolacqua!) e,con voce strozzata, squittì -Cosa?!-.
Tentò di ribattere ma molte grida di esultanza si levarono e tutti si precipitarono a fare il proprio pupazzo.
Sconsolato e accompagnato da un Gandalf sorridente sperò solo di fare di una bellezza unica il suo pupazzo per poter salvare le sue dispense da un altro attacco nanico.
Mentre tutto questa accadeva Thorin era rimasto seduto e osservava i suoi sudditi, amici e compagni affrettarsi a fare i pupazzi di neve.
Poi pensò che non poteva permettere che anche uno solo di quella banda scalmanata potesse disturbare il signor. Baggins perciò si alzò e si portò in un angolo deciso di fare il più bel pupazzo mai esistito in tutta la Terra di Mezzo.
Intanto anche gli altri si erano dati da fare: Bombur era dietro a fare un pollo cotto su piatto con patate di neve al forno, Dori stava creando una bellissima nana e Bofur un qualcosa che somigliava tanto a una fornace con le ali.
Anche Bilbo stava facendo un pupazzo e Gandalf aveva deciso di aiutarlo un po' per salvargli la dispensa un po' per dimenticare per alcuni minuti tutti i problemi che affliggevano la Terra di Mezzo.
Quando tutti finirono i due principi fratelli, giudici per quella volta, passarono davanti ed esaminarono tutti i pupazzi creati con occhio critichissimo.
Alla fine si guardarono e, con un cenno di Fili, Kili proclamò -Il vincitore è...-
-Fermi!- esclamò Thorin trasportandosi senza la minima fatica qualcosa dietro... -Voilà!- disse spostandosi e mostrando il suo pupazzo nascosto dietro di lui.
Tutti esclamarono un -Oooh...- e Fili e Kili si scambiarono uno sguardo d'intesa.
Il pupazzo di Thorin era la perfezione assoluta: due palle perfettamente rotonde formavano il corpo, una grande e una poco più piccola per il busto, mentre una terza palla formava la testa la quale aveva per occhi due pietre blu, per naso una carota e la bocca fatta di pietruzze nerissime. Inoltre indossava un cilindro con una fascia blu davvero elegante.
Thorin ghignò sicuro di aver vinto e guardò i suoi due nipoti -Allora? Chi è il vincitore?- chiese.
I due fratelli sostennero il suo sguardo e, indicando alle proprie spalle, dissero -Bilbo e Gandalf.-.
Solo allora Thorin vide il pupazzo dello hobbit e dello stregone: era un normale pupazzo con un'unica palla come corpo e una per la testa la quale aveva solo rametti per occhi, naso e bocca e non era il massimo... se non fosse che stava ballando il migliore tip tap mai visto da così tanti secoli.
Mentre mostrava una faccia contrariata dentro di sé ridacchiò per la trovata originale di Bilbo e Gandalf.
Poi qualcuno tirò una palla di neve.
Di nuovo.
Così all'improvviso una nuova guerra di neve fu iniziata e il caos dilagava.
Presto la maggioranza dei pupazzi di neve finì distrutta, compreso quello di Bilbo, e la neve stava volando ovunque.
Una palla colpì in pieno Gandalf che, per il colpo, fece accidentalmente cadere il suo bastone.
Lo stregone vide il proprio bastone cadere a rallenty e nello stesso modo vide partire dalla pietra un incantesimo che andò a colpire il pupazzo di Thorin, non ancora, miracolosamente, distrutto.
Gandalf velocemente recuperò il proprio bastone ma quando alzò lo sguardo verso il pupazzo non lo vide più.
Pensò per tre secondi che lo avesse accidentalmente fatto esplodere ma poi lo vide trottorellare verso Bilbo.
Si accarezzò la barba pensando di lanciare un incantesimo al pupazzo per annullare quello precedente ma aveva timore di colpire qualcuno e per questo non agì.
Guardò il campo di battaglia e vide Thorin.
Lo chiamò più volte ma solo alla terza volta il re si girò e lo stregone gli indicò il pupazzo che traballava dietro Bilbo il quale ancora non si era accorto di nulla.
Thorin rimase un attimo scioccato nel vedere il suo pupazzo camminare fino a che una folata di vento piuttosto forte fece volare il pupazzo verso lo hobbit e l'omino di neve ne approfittò per prenderlo di sorpresa e insieme volarono dietro a una grande lastra di pietra, che portava in un'altra zona dello spiazzo, scomparendo alla vista.
Un attimo prima che scomparisse Thorin vide sul volto di Bilbo una espressione mista tra sorpresa e terrore.
Si sentì ribollire e corse in soccorso dello hobbit.
Appena girò la grande parete di roccia che copriva quel pezzo di giardino dalla battaglia si bloccò e quasi non volle credere a quello che stava assistendo: il suo pupazzo di neve aveva bloccato a terra Bilbo e lo guardava con... curiosità?!
Lo hobbit, sdraiato sulla schiena e con il pupazzo sopra di sé, cercava invano di liberarsi.
Il re sentì una rabbia devastante salire, le orecchie chiudersi, il respiro accellerarsi, le grandi mani serrarsi in due pugni e le sue pupille divennero improvvisamente piccole.
In due secondi si ritrovò ad erigersi come un'ombra dietro il pupazzo, alzò il pugno e colpì.
Il pupazzo di neve volò per dieci metri poi esplose contro un'altra roccia diventando una massa imprecisa di neve.
-Thorin.- lo richiamò Bilbo sorpreso.
Il re si girò lentamente verso lo hobbit ma ormai era sordo e i suoi occhi non vedevano più.
Bilbo indiettreggiò lentamente -Thorin?- ma il re non lo sentiva anzi, iniziava ad avanzare verso di lui con fare minaccioso.
Con un'azione rapida il nano lo prese per il bavero e, sollevandolo da terra e portandolo alla sua stessa altezza, disse con voce cavernosa e minacciosa -Tu...- ma non finì perché Bilbo gli spalmò letteralmente un pugno di neve in faccia.
Il re lo fece cadere per pulirsi la neve dal viso e grazie a quella, essendo fredda, si sbollì e tornò calmo.
Si guardò intorno quasi spaesato.
Il suo sguardo si posò su lo hobbit che indiettreggiava spaventato da lui e, se in un primo momento non capì il suo comportamento, poi si ricordò cosa era appena successo.
-Signor. Baggins mi dispiace per prima, non ero...- provò a dire avanzando di qualche passo per avvicinarsi allo hobbit ma quello indiettreggió più velocemente.
-Bilbo...- sussurrò Thorin allungando la mano verso di lui con il palmo verso l'alto ma l'altro indiettreggió ancora.
"L'ho spaventato. Non posso permettermi che lui abbia paura di me." pensò il nano.
Iniziò a camminare verso di lui mentre l'altro cercava di allontanarsi, ma presto Bilbo arrivò alla riva del fiume che nasceva dalla cima della Montagna e il nano pensò di averlo in pugno. Non aveva fatto i conti con l'abilità degli hobbit.
Bilbo infatti saltò su alcune pietre che emergevano dal fiume restando perfettamente in equilibrio su uno solo dei suoi grandi piedi.
Thorin sbiancò e corse verso la riva mentre lo hobbit saltellava da un masso all'altro cercando di allontanarsi il più possibile.
-Fermo! Alcuni sono instabili!- gridò Thorin ma proprio in quel momento Bilbo salì su uno ma quello sprofondò sotto il suo peso e lo hobbit cadde nell'acqua gelida.
Thorin si tolse immediatamente il mantello e si tuffò nel fiume.
Quest'ultimo era molto profondo e molto buio; Thorin doveva stare attento a non colpire le colonnine di pietra che tenevano le pietre, su cui aveva saltato Bilbo, fuori dall'acqua.
Se le avesse colpite avrebbe creato molti detriti che, con il corso del fiume e la cascata, potevano arrivare alle fucine e disturbare il lavoro dei suoi sudditi.
Nuotò il più velocemente possibile e i suoi occhi da nano, abituati al buio, videro poco dopo il corpo de lo hobbit che sprofondava lentamente fino al letto del fiume mentre tante bollicine d'aria fuggivano dal suo corpo per risalire verso la superficie.
Thorin si diresse verso di lui poi lo prese mettendo un braccio sotto le ginocchia e l'altro sulla schiena e iniziò a nuotare verso la superficie con in braccio il piccolo hobbit.
Appena mise la testa fuori dall'acqua respirò profondamente poi si diresse verso la riva e uscì.
Lo depose sulla riva, si portò sopra di lui a gattoni e avvicinò il proprio viso al suo.
Non respirava.
Thorin fu invaso dalla paura.
-Bilbo!- disse iniziando a schiaffeggiarlo con una mano -Bilbo! Svegliati!-.
Portò le mani al centro del petto dello hobbit e iniziò a spingere -Bilbo, sveglia!!-.
Dopo qualche secondo lo hobbit girò la testa a lato e iniziò a tossire sputacchiando acqua.
-Thorin- mormorò Bilbo incosciente.
Il nano tirò un sospiro di sollievo poi, forse per un moto di adrenalina o a causa dello spavento preso poco prima, Thorin gli prese il viso e gli lasciò sulle labbra un leggero e casto bacio poi con voce severa gli disse -Non farlo più! Menu zirup men, non voglio perderti.-.
Bilbo lo guardò con occhi persi poi li chiuse mentre il suo corpo veniva attraversato da violenti tremori causati dal freddo.
Thorin in un primo momento si spaventò ma poi, rendendosi conto che respirava regolarmente, si alzò e andò a recuperare il suo mantello.
Il nano poi tornò e avvolse lo hobbit al caldo e all'asciutto.
Lo prese in braccio e poi si diresse camminando verso gli altri nani che intanto, accorgendosi della mancanza del loro re e dello hobbit, si erano fermati con la battaglia e si stavano chiedendo se iniziare una missione di soccorso o ricominciare un nuovo torneo di carte.
Mentre ne stavano discutendo un Gandalf tranquillo, a pochi metri da loro e seduto su un masso, stava iniziando a pensare di mettere una sicura al proprio bastone prima che, o per una scivolata dalle mani o una piccola disattenzione, avrebbe provocato un accidentale fine e distruzione della Terra di Mezzo.
Menu zirup men: tu mi completi, secondo alcuni siti su internet dedicati al neo khuzdul che sono andata a cercare.
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