Epilogo
Quando Bilbo si svegliò attorno a lui c'era un piacevole calore e lo scopiettio di un fuoco nel camino.
Appena i suoi occhi si abituarono alla luce soffusa della stanza poté capire di essere nella sua camera ad Erebor disteso sul suo letto.
Cercò di muoversi ma le calde coperte erano bloccate da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
Girò la testa verso sinistra e vide uno strano groviglio di capelli scuri simili a rovi.
Ci mise poco a riconoscerli ed esclamò -Thorin!-.
A quella esclamazione il nano si svegliò e alzò la testa.
Il groviglio di capelli diventò simile a una criniera leonina mentre gli occhi blu ancora assonnati cercavano di aprirsi.
Se li stroppicció lentamente mentre sbadigliava ma appena mise a fuoco lo hobbit sveglio che lo stava guardando li strabuzzó.
-Bilbo! Zei zveglio!!- esclamò alzandosi dalla sedia su cui era seduto.
Lo hobbit si chiese perché tanta meraviglia nel vederlo sveglio ma poi un'altra domanda gli passò per la testa -Ma cosa... hai il raffreddore?- chiese.
Intanto Thorin si era voltato e stava cercando qualcosa che si rivelò essere i suoi stivali e rispose -Zí, ma finalmende ti zei zvegliado! Devo dare la nodizia agli aldri e ghiamare il medico!- e uscì.
Non passarono nemmeno due secondi che rientrò e si fiondò davanti a uno specchio della stanza sistemandosi con le mani i capelli e borbottanto qualcosa su come un re debba essere sempre in ordine poi uscì non prima di aver chiesto allo hobbit un -Come sdo?- e il più piccolo aver risposto un -Bene(?)-.
Bilbo rimase a guardare il punto in cui era scomparso il re chiedendosi cosa era appena successo e come riusciva Thorin a essere sempre così... perfetto? Seppur fosse tutto in disordine e mezzo ammalato.
Quello stava diventando il risveglio più strano di tutta la sua vita e lui ne aveva avuti di risvegli strani, parola di Baggins.
La porta si aprì e Thorin fece il suo ingresso seguito da un nano anziano con una borsa in pelle, dei vestiti trasandati e una barba folta ma ben tenuta.
-Buongiorno, signor. Baggins. Sono il dottor. Oscraf. - salutò.
-Buongiorno.- rispose Bilbo per educazione.
Il medico aprì la sua borsa e tirò fuori quello che doveva essere uno stetoscopio poi si avvicinò allo hobbit e gli chiese di sedersi e togliersi la maglietta.
Nella parte del "togliere la maglietta" Bilbo si sentì imporporare le guancie: insomma! Proprio lì davanti al re, giorni celesti?!
Pensò di dire qualcosa, qualunque cosa ma non fece in tempo ad aprir bocca che la porta venne spalancata e si ritrovò ad abbracciare qualcuno.
Quel qualcuno si rivelò essere Bofur, che dopo averlo tanto stretto da soffocare, si allontanò ed esclamò -Sono felice di rivederti tutto intero Bilbo!-.
-Anch'io(?)- disse lo hobbit con un certo tono più da domanda -Ma come mai sei qui?-
-Ho saputo da Fili e Kili che ti eri svegliato e ho pensato di venirti a salutare sai, dopo quello che è suc- ma Thorin lo interruppe guardandolo male.
-Ora, Bofur- e scandí il nome in modo quasi minaccioso -lasciamo ghe il doddore faccia la sua vizida al zignor. Baggins boi, ze quezdo bomeriggio ztarà bene, podrai raccondargli tutto gió che vuoi.-
Detto ciò uscì lasciando a Bofur un chiaro invito ad uscire dalla stanza anche lui.
Il nano con il cappello rimase un attimo interdetto poi salutò prima Bilbo, fece un cenno al medico e si affrettò ad uscire mentre il dottore iniziava a visitare lo hobbit.
Il medico lo visitò e una volta finito, mentre stava sistemando i suoi attrezzi, Thorin rientrò nella stanza.
-Allora signor. Baggins- parlò Oscraf - siete in perfetta forma fisica ma vi consiglio ugualmente un giorno di riposo per riprendervi meglio e, Sire,- si volse verso Thorin -continuate a prendere i medicinali che vi ho prescritto. Sappiatelo: non vorrei che tutti e due abbiate una ricaduta dopo quello che è successo.-
-Cosa è successo?-chiese innocentemente lo hobbit finalmente dando voce a quella domanda che gli ronzava nella mente da quando si era svegliato.
Entrambi i nani si girarono verso di lui e il re domandò -Non di ricordi... niende?-
Bilbo rimase un attimo in silenzio per raccogliere i pensieri e i ricordi poi prese a raccontare quel pomeriggio sulla neve molto tranquillamente finché non arrivò al suo "rapimento" dal pupazzo di neve.
Lí dovette spesso fermarsi per alcuni minuti per far mente locale e ricordare cosa era successo e quando il ricordo gli tornava in mente rimaneva stupito.
Raccontò a tratti fino ad arrivare al fiume.
-Avevo paura, non mi sembravi più tu- si rivolse a Thorin - era come se fossi stato ancora una volta sotto la malattia del drago.-
Sapeva quanto quello era ancora un tasto dolente e quanto faceva male al suo re. I rimorsi attanagliavano sempre Thorin, anche se tutti lo avevano ormai perdonato lui non riusciva a perdonarsi per quello che aveva fatto.
Ma in quel momento Bilbo voleva essere sincero e, quando gli occhi di Thorin si scurirono dai ricordi e dal dolore, anche lui sentì male proprio all'altezza del petto poi quella sensazione fu sopraffatta dalla voglia di andargli vicino e sussurargli che andava tutto bene, Smaug era morto, Azog era morto, aveva riconquistato Erebor e aveva ridato a se, alla sua famiglia e alla sua gente un posto da chiamare casa. Non aveva nulla da temere.
Non fece nulla di tutto ciò ma continuó il suo racconto: -Ho iniziato a saltare sulle pietre e... e...- lo hobbit si portò una mano alla testa, che nel frattempo doleva violentemente, sforzandosi di ricordare - Il tuo avvertimento... lo avevo sentito troppo... tardi. Troppo tardi mi ero accorto che tu eri tu. Poi... sono caduto... mi ricordo... tanto freddo e... molto, molto buio... poi... niente.-
Bilbo, seduto nel letto con la schiena appoggiata al cuscino, si fece piccolo piccolo mentre si tirava su le coperte come se il ricordo gli avesse fatto tornare tutto il freddo che ricordava di aver provato.
Thorin fece per andare lì a coprirlo con il mantello, proprio come aveva fatto dopo averlo tirato fuori dall'acqua, ma la voce del dottore lo fermò.
-Beh, francamente credo sia normale non ricordare cosa sia successo dopo, signor. Baggins, del resto stava per morire di ipotermia e annegamento. Se non fosse stato per il nostro re...-
-Ora basda.- ordinò Thorin -Buoi andare.-
Il medico guardò prima il nano e poi il suo paziente nel letto poi salutò il re con un inchino e lo hobbit con un cenno solo dopo uscì dalla stanza.
I due sentirono i passi pesanti del nano rimbombare nel corridoio e allontanarsi.
-Ti lascio ripozare.- disse Thorin girandosi anche lui verso la porta e mettendo la mano sul pomello.
Cosa gli era saltato in mente? Andargli vicino e dirgli "Ho scoperto che sei il mio Uno(*), scusa per tutto quello che ti ho fatto. Ti amo"? Come minimo Bilbo gli avrebbe tirato un pugno in faccia e sapeva che n'era capace.
Avrebbe distrutto quella preziosa amicizia. No, era meglio lasciare tutto com'era.
Fece per andarsene.
-Aspetta, per favore.- lo fermò Bilbo.
Il nano girò la testa verso di lui e aspettò forse, e solo forse, con un briciolo di speranza.
-Dopo il buio mi-mi ricordo una forte luce e in contro luce una sagoma scura. Da quello che ha detto il medico e dai fatti deduco che sia stato tu a salvarmi perciò... grazie.-
Thorin nascose un piccolo sorriso di tristezza, annuì poi si girò verso la porta dandogli le spalle.
-Non ricordi niend'aldro?-
-No...-
-Bene.-
Detto ciò il re uscì dalla stanza e lanciò Bilbo con un punto interrogativo che presto mise da parte riaddormentandosi.
Passarono i giorni: Thorin guarì dal raffreddore, Fili e Kili smisero di assillarlo con le feste (a sorpresa o meno) e tutti i suoi compagni della riconquista svolgevano i propri doveri, portando avanti cariche pubbliche assegnategli da Thorin dopo la sua incoronazione ufficiale oppure portando avanti le proprie botteghe che stavano sempre diventando più numerose non solo a Erebor ma anche a Dale e a Esgaroth (seppur il Governatore rimaneva una persona assai sgradevole).
Bilbo non ricordò niente oltre a quello che aveva ricordato appena sveglio e non cercava nemmeno di ricordare, ormai non ci pensava più, anche se si era ripromesso di stare più attento a quello che lo circondava.
E stando attento a quello che lo circondava che un pomeriggio, passeggiando per i corridoi, sentì il proprio nome essere pronunciato da qualcuno.
Quel qualcuno si rivelò essere Balin il quale stava parlando a bassa voce con Thorin.
Essendo lontano non riuscì a sentire molto ma sentì Balin parlare
di come i nani sappiano fare qualcosa solo una volta (*), di come Mahal li avesse fatti così e come alla fine non sarebbe giovato.
Sentì Thorin ringhiare qualcosa come "non ricordi" o "non ricorda" e Balin guardarlo con compassione e dire, abbastanza chiaramente da sentirlo bene a una simile distanza, che "Ci devi provare altrimenti non farai altro che del male a entrambi."
Poi un nano era arrivato e i due se n'erano andati.
Bilbo aveva ripensato spesso a quelle frasi senza però arrivare a un qualcosa di concreto e, preoccupato che Balin e Thorin potessero stare male, era andato in biblioteca a cercare qualche malattia che i nani potevano contrarre solo una volta. Trovò solo del normale morbillo che poté tranquillamente escludere non avendo visto puntini rossi sui visi o sulle braccia o mani dei due nani.
Un'altra cosa che notò era il fatto che man mano che i giorni passavano gli altri gli facevano sempre meno domande il che lo sorpredeva soprattutto da parte dei due curiosissimi nipoti del re.
Insomma andava tutto bene, più o meno, solo una cosa era cambiata: se prima dell'incidente lui e Thorin erano quasi sempre insieme, o per una questione politica o per una serata a giocare a scacchi o per l'allenamento quotidiano di Thorin, al quale Bilbo assisteva mentre leggeva alcuni libri e, qualche volta, partecipava anche se veniva sempre battuto, erano legati da una profonda amicizia.
Dopo l'incidente, però, Bilbo notò che Thorin cercava di tenere le distanze da lui, cercando di evitarlo spesso e questo allo hobbit faceva male.
Oltre a notare questo strano comportamento dal suo re, Bilbo progettava di tornare alle sue amate colline nella Contea.
Infatti aveva deciso: lui amava molto Erebor e la Montagna ma ormai era troppo tempo via da casa e quello era il suo posto. Così iniziò a preparare i bagagli all'insaputa di tutti ma nessuno poteva nascondersi dallo sguardo indagatore di Gandalf.
Lo stregone infatti scoprì quasi subito i piani di Bilbo ma, seppur un po' triste per la decisione de lo hobbit, decise di accompagnarlo fino ai confini della Contea per evitare che cadesse in qualche trappola degli orchi anche se dopo la battaglia delle cinque armate, come venne chiamata in seguito, moltissimi erano scappati nelle loro sudice caverne.
Lo hobbit non volle avvisare quelli che erano stati i suoi compagni di viaggio per evitare addii strappalacrime ma quando, all'ora della partenza, li vide tutti lì davanti a lui, non seppe fare altro che sorridere.
Balin e Dwalin, Fili e Kili, Dori, Nori, Ori, Gloin, Oin, Bifur, Bofur e Bombur.
Non c'erano proprio tutti: mancava Thorin, sicuramente indaffarato in qualche faccenda politica tra Erebor e il Reame Boscoso nella ricerca, desiderata da molti, di una qualche tregua tra elfi e nani.
Lo hobbit ammise a se stesso che gli dispiaceva il fatto che non ci fosse ma era davvero felice di aver vissuto con loro quell'avventura e decise che era un fatto tralasciabile.
Non si sarebbe dimenticato di lui... ma si diceva che la distanza avrebbe cancellato quel sentimento che aveva nel cuore e non ci avrebbe pensato più.
Quando sarebbe tornato a casa Baggins avrebbe trovato una hobbit che gli piacesse, del resto aveva sentito che aveva molte spasimanti, si sarebbero sposati, avrebbero avuti tanti Baggins e...
Sentì una fitta al cuore al pensiero.
-Stai bene?- gli chiese Gandalf con uno sguardo preoccupato.
-Sisi- lo rassicuró poi riguardó tutti i volti dei suoi compagni tristi ma con il sorriso.
Sorrise anche lui.
Gli sarebbero mancati tutti.
Non avendo parole per dirgli addio, li invitò tutti a passare a prendere il te alle quattro a casa Baggins, se mai sarebbero passati da quelle parti, poi li salutò augurando loro che la loro barba potesse crescere lunga e folta negli anni a seguire.
Con un profondo respiro si voltò e guardò la piana dove si era combattuta la battaglia con una stretta al cuore.
Scacció quei ricordi ancora troppo vivi nella sua mente poi insieme a Gandalf, dopo tutta quella pericolosa ma bellissima avventura, si mise finalmente in marcia verso la sua Contea.
Per un'ultima volta si voltò dando un ultimo sguardo a Erebor e per un'ultima volta diede un ultimo addio a Thorin Scudodiquercia ora Re sotto la Montagna.
Poi si lasciò tutto alle spalle.
(*) tempo fa ho letto una ff (davvero bella) dove i nani, una volta trovato il loro Uno (l'unico amore), lo amavano per tutta la vita. L'idea mi piace molto. Ho provato a fare delle ricerche per attestare se sia canon o meno ma non ho trovato molto.
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