capitolo 3
Le giornate trascorsero tranquille. Con Fede diventammo molto amiche e uscimmo spesso insieme, mentre con Riccardo le cose erano rimaste invariate o forse un po' migliorate, visto che non mi chiamava più ragazzina, ma a parte quello, nulla di più.
Era il 20 agosto. Altri dieci giorni e sarei tornata a casa, mi dispiaceva un po' lasciare la nonna ma anche Federica che sarebbe tornata a Roma. La Capitale era stata sempre un mio chiodo fisso, avrei voluto andare a visitarla e i signori Rossi mi avevano detto che se avessi voluto, sarei stata loro ospite nel caso in cui avessi deciso di fare quella vacanza. Chissà magari ci penso, pensai, ma poi mi ricordai di Riccardo e non sapevo se volesse che girassi per casa sua.
Quel giorno con Federica decidemmo di andare a Cosenza, avremmo dovuto prendere il pullman che ci avrebbe portato in città e poi arrivate lì avremmo fatto un giro nel centro commerciale. Ero indecisa su cosa indossare. Avrei voluto indossare qualcosa di pratico. Era una giornata molto calda quindi optai per degli shorts blu, una canotta a fiorellini azzurri, le mie immancabili scarpe da tennis bianche e la tracolla. Legai i capelli in una coda di cavallo e mi truccai in modo molto leggero, solo un filo di cipria, matita per gli occhi e lucidalabbra.
Quando scesi giù a chiamare Federica, aprì la porta Riccardo, ed appena mi vide restò a fissarmi senza dire nulla. Tanto che mi mise in imbarazzo e dissi:
- C'è Federica?
Inaspettatamente quel ragazzo tanto sicuro di sé balbettò un sì.
Federica uscì dalla stanza, vide me davanti la porta e suo fratello che mi fissava, e allora mi disse tirandomi per un braccio verso le scale:
- Andiamo prima che quel lumacone di mio fratello lasci la scia di bava sulla porta.
Riccardo rinsavì e le rispose a tono:
- Se non te ne vai ti faccio arrivare a Cosenza a suon di calci.
Federica gli fece la linguaccia, e scendemmo.
Eravamo sulla strada ferme ad aspettare il pullman, e ridevamo e scherzavamo tra noi, quando Fede mi disse:
- Ci sono i miei genitori, vedo la loro macchina, chissà come mai.
La macchina si avvicinò, e con nostra immensa sorpresa alla guida c'era Riccardo, che ci disse:
- Beh volete un passaggio a Cosenza o volete fare le turiste e andare col pullman?
E fece un sorriso.
Al che Fede montò subito dietro e mi disse di sedermi davanti.
Iniziai a sudare freddo. Mamma mia quanto era bello alla guida di quell'auto, era il classico ragazzo bello che sogni di vedere scendere da quel tipo di macchina. Di solito da una macchina normale vedi scendere un bel ragazzo e, quando vedi un macchinone vedi scendere uno sgorbietto. Invece no, lui era reale, era seduto accanto a me e io guardandolo con la coda dell'occhio arrossivo, mentre lui faceva il suo solito sorrisino sexy, quasi come se mi leggesse nel pensiero. Poi c'era Federica che continuava a parlare e a cui lui non dava retta, visto che gli chiedeva come mai i suoi gli avessero dato la macchina e come mai ci stesse portando a Cosenza, quando a Roma se la beccava alla fermata del tram la salutava ridendo e tirava dritto. Lui faceva finta di nulla e guardava la strada.
Ad un certo punto sentii la sua voce che mi chiese:
- Allora Stasy, di dove sei? Come mai qua in vacanza? Raccontaci qualcosa di te.
Restai sbalordita. Voleva sapere qualcosa di me, proprio in quel momento che la vacanza stava finendo. Guardai Fede che mi fece segno come per dire che restava fuori dalla conversazione, ma comunque cominciai a raccontargli di me, di dove abitavo, che avevo finito le superiori e del perché ero lì in vacanza. Lui mi ascoltava e non diceva nulla, poi senza che io chiedessi nulla iniziò a dirmi che andava all'università, che faceva giurisprudenza e che si scusava per essersi comportato male con me.
Cosaaaaa?!?!?! Non riuscivo a credere alle mie orecchie, dov'era finito lo stronzo di sempre? All'improvviso sentii una voce provenire da dietro che disse:
- Se volete vi lascio soli.
E Riccardo ridendo le rispose che se avesse voluto l'avrebbe lasciata lì.
Proseguimmo il viaggio e arrivati a Cosenza Riccardo ci fece scendere al centro commerciale e ci disse che ci saremmo visti in quello stesso punto alle 18. Entrate dentro al centro commerciale facemmo un giro nei vari negozi, poi con la supervisione della mia stilista personale provai un vestitino che a me non convinceva molto ma lei mi disse che mi stava benissimo, e alla fine lo comprai. Entrammo in un negozio di videogiochi perché, visto che Riccardo era stato gentile con noi, volevamo prendergli un gioco e optammo per uno sparatutto che secondo Fede gli piaceva molto. Dopo girammo un altro po' e mi imbattei in una profumeria. Io adoravo letteralmente i profumi. Mi piacevano i profumi dolci alla vaniglia, patchouli e zucchero a velo. Quel giorno ne ho provai uno alla vaniglia che era così bello da inebriarmi i sensi. Dopo ci sedemmo al bar, e prendemmo qualcosa. Alle 18 come da accordo preso, ci facemmo trovare nel punto stabilito, ma di Riccardo neanche l'ombra. Aspettammo un po' e Fede decise che era meglio chiamarlo, ma si accorse che il suo telefono era scarico, così le diedi il mio. Lo chiamai e non rispose nessuno. Allora iniziammo a preoccuparci, ma dopo pochi secondi fu lui a richiamare. Risposi subito e lui mi disse che aveva provato a chiamare la sorella, ma il cellulare era spento, di non muoverci da lì, che sarebbe arrivato presto essendo fermo nel traffico per via di un incidente. Aspettammo ancora un po'. Verso le 19 arrivò e si scusò, ma non era stata colpa sua. Appena entrai in macchina, notai che il suo naso si muoveva come se stesse sentendo l'odore di qualcosa, subito pensai: speriamo non gli dia fastidio.
Stranamente non disse una parola durante il viaggio, si limitava a guardare la strada e ogni tanto a cambiare canzone alla radio.
Arrivati a casa scaricammo le buste dalla macchina e Riccardo si offrì di accompagnarmi sopra, annuii e dissi "grazie". Mi chiedevo come mai quel cambiamento proprio in quel momento che non avevamo più tempo.
Arrivati davanti la porta di casa mia si limitò a mettere le buste per terra e mi disse solo:
- Hai un ottimo profumo.
Dopodiché se ne andò giù per le scale.
Allora non gli dava fastidio, anzi, pensai.
Le giornate trascorsero tranquille, con Fede eravamo diventate buone amiche, il giorno seguente però sarebbe stato il giorno in cui avremmo dovuto salutarci: io tornavo a casa e lei lo avrebbe fatto due giorni dopo di me. Quella giornata la impiegai a fare i bagagli, a sistemare un po' di cose e nel pomeriggio volevo andare a fare una passeggiata da sola per pensare un po'. Dopo pranzo guardai un po' di tv e poi sentii una musica che proveniva come al solito da sotto, di nuovo quella canzone: "Baciami" di Briga, la canzone di quando ero letteralmente piombata nella stanza di Riccardo. Che coincidenza!
Era il giorno della partenza. Ero pronta. Dissi a nonna di aspettarmi giù in macchina col signor Pasquale. Bussai a casa di Federica e mi aprì lei che appena mi vide mi buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere, mi misi a piangere anch'io e sembravamo due bimbe. Dopo entrai a salutare i suoi genitori, che mi dissero che quando avrei voluto sarei stata la benvenuta a casa loro. Li ringraziai e salutai anche Riccardo che mi diede la mano, e un bacio sulla guancia. Subito Federica non perse tempo e chiese ai suoi se poteva venire ad accompagnarmi, ovviamente se mia nonna avesse voluto. I suoi genitori non trovarono nulla in contrario al che Riccardo disse che se c'era posto voleva venire anche lui, giusto per fare un giro.
Scesi giù, lo dissi a nonna e disse che per lei andava bene, il signor Pasquale sbuffò un po', ma poi accettò. Arrivati a Paola aspettammo il treno, e Fede mi disse:
- Grazie, sei stata la sorella che non ho.
- Anche tu per me, pensavo di ritrovarmi da sola in questo mese e invece ci sei stata tu.
Ci abbracciammo e proprio in quel momento arrivò il mio treno, salutai tutti e quella volta anche Riccardo mi ha abbracciò.
Come è bello stare tra le sue braccia, pensai, ma sta finendo tutto, ormai è tardi.
Salii sul treno, presi posto, e piangendo li salutai dal finestrino mentre dei grossi lacrimoni mi solcavano il viso. All'improvviso squillò il mio cellulare, era un messaggio, da un numero che non avevo in rubrica, lo aprii.
"Ricorda non sei mai stata trasparente per me, ma siamo tutti legati da un filo rosso, un invisibile filo rosso che tiene uniti i mignoli delle nostre mani sinistre e ci lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile e, se sarà così non si sa quando né dove, ma ci rincontreremo. E allora tutto sarà diverso. Fai buon viaggio, Riccardo".
Non potevo crederci, lo stavo perdendo nel momento in cui lui si stava accorgendo di me.
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