CAPITOLO 5 - Solo una favola
《Ecco il cavalier in groppa al suo fido destriero.
Armatura scintillante, sguardo fiero.
S'addentra nella foresta, va sempre più in là,
cavalca al galoppo, da quanto non si sa.》
La camera da letto era completamente avvolta dalle tenebre e l'unica luce proveniva dalla brace morente che giaceva sul fondo del camino, tingendo di rosso le due piccole colonne di mattoni che sostenevano la grande rientranza nel muro.
Di fronte al fioco focolare, prendeva posto un'ampia e scura poltrona dove sedeva una ragazza che si crogiolava al tepore del fuoco abbandonando pesantemente la schiena sul coriaceo rivestimento dell'alto schienale.
《Una principessa deve salvare,
rinchiusa in un castello, il suo eroe ad aspettare.》
Tra le dita sottili, stringeva l'elsa fasciata di lino di un corto pugnale a doppio filo e dalla dritta guardia a crociera; ne lucidava con cura la lama scandendo le lente flessioni del braccio al ritmo della sua cantilena.
《All'improvviso, lo scuro castello si staglia all'orizzonte.
Il cavaliere gli corre incontro, pronto a cambiar della sua principessa la sorte.
Sceso da cavallo, valica il grande portone
e inizia a salire su per il torrione.
L'eroe sa che c'è un drago lungo la sua strada:
afferra e tien salda la sua spada.》
《Eifir!》una roca voce maschile interruppe bruscamente il racconto, 《Sei qui in camera?》
La sedicenne non rispose; si limitò ad alzare una mano e a schioccare le dita.
La serratura scattò con un tonfo metallico e un alto giovane dai capelli corvini entrò nel buio della stanza facendo gemere i cardini della porta.
《Si può?》
Senza aspettarsi alcuna risposta, il ragazzo mosse qualche passo oltre la soglia badando bene di non rovesciare la teiera in rame e la piccola tazzina di argilla che teneva strette tra le mani.
《Che il drago avesse fauci irte di zanne mormoravano le voci;
che fosse capace di sputar fiamme e ordire agguati feroci.》
Eifir, intanto, riprese il suo racconto.
《Ma il cavaliere non teme la meschina creatura:
lui è armato è protetto dalla sua scintillante armatura.》
《Come se quella ferraglia potesse davvero proteggerlo da un drago!》ridacchiò il ragazzo dalla scombinata chioma nera, rigata da ciocche rosse, sistemando il rozzo servizio sulla grande scrivania lignea nell'angolo della stanza,《Quello manda al tappeto un umano in un battito d'ali.》
Incurante del rumoroso amico, Eifir riprese a raccontare.
《 L'audace eroe sale per la torre e attraversa un immenso giardino,
pieno di floridi alberi lungo il suo cammino.
Uno scalino dopo l'altro, supera sale stupende:
biblioteche e arene dove muti servitori compiono le loro faccende.
Il castello è silenzioso:
il drago sembra essere a riposo.》
Continuando a sghignazzare, versò un intruglio fumante nella tazzina di terra cotta, mentre i riflessi vermigli della brace parevano mandare in fiamme il metallo opaco e graffiato della teiera.
《Dì al tuo cavaliere che ci vuole ben altro che una spada per abbattere un drago!》sibilò ancora il ragazzo cercando dove sedersi nel buio della stanza e rischiando di inciampare in uno sgabello,《Sempre che non voglia fare una brutta fine.》
《Finalmente il cavaliere giunge all'ultimo piano del torrione.
Apre lento la porta ed entra in un ampio salone.
Odore di inchiostro e di carta antica di ogni sorta
e, di fronte alla finestra, una figura che guarda fuori assorta.
È la sua principessa, vestita in un lungo mantello.
Lui le si avvicina, pronto a salvarla dalla prigionia del castello.
Ma quando le tocca la spalla,
la sua pelle è ghiacciata
e nei suoi occhi dorati arde un'aura infuocata.
Ha zanne acuminate, artigli taglienti
e squame come quelle dei serpenti.
Il cavaliere si allontana spaventato:
è lei il drago, pronto a tendergli un agguato.
L'eroe sfodera la sua spada, ma un incantesimo gliela fà volare.
La principessa sguaina un pugnale e si prepara ad attaccare.
Lei gli piomba addosso e lo ferisce,
tutto si fa confuso e la vista si affievolisce.
Quando il cavalier si risveglia, tutto è cambiato:
niente è rimasto di chi era o di cosa è stato.
La magia del drago gli ha mostrato cos'è davvero e chi è sempre stato.
La storia si concluse dove un'altra iniziò
e del nome di quell'eroe ognuno si dimenticò.》
Non appena la sedicenne intonò le ultime cantilenanti parole della favola, il giovane applaudì rumorosamente infrangendo il rilassante silenzio.
《Bellissima storia, Eifir!》si complimentò lui ridendo,《Ma... non ho capito come è finita, me la potresti spiegare?》
Lei non rispose e continuò a lucidare il pugnale senza mai distogliere lo sguardo dalla lama.
《Ehi, Eifir! Ci senti?》insistette lui, 《Spiegami come è finita la favola!》
La ragazza sospirò scocciata; ignorando l'amico, mise una mano nella tasca appesa alla cintola stretta in vita e ne cacciò fuori una minuscola gemma rossastra.
《Ti prego!》il ragazzo alzò la sua voce fino a renderla terribilmente acuta e fastidiosa,《Ti ho anche portato da bere.》
Eifir non rispose; alzò la schiena dalla dura imbottitura della poltrona e, con precisione chirurgica, inserì il piccolo granato nel pomolo del pugnale.
《Thashir lekia...》la ragazza lasciò che dalle sue rosee labbra si liberasse un sospiro e il cristallo emise un debole bagliore che si spense in un batter di ciglio, stemperandosi nella luce rossastra della brace.
《Fatto!》disse Eifir trionfante, protendendo lentamente la mano sinistra verso la scrivania troppo lontana.
Qualche istante dopo, la tazzina si sollevò dal lucido tavolo e, fluttuando placidamente nell'aria, volò tra le dita della ragazza.
《Ora mi spieghi cosa accidenti vuol dire il finale della favola?》infastidito, il ragazzo tentò un ultimo approccio.
《Adesso non ha importanza, Rujako.》rispose lei sbrigativa,《Ma non preoccuparti: lo scoprirai presto visto che la Cerimonia di Iniziazione comincerà a breve.》
《Inutile mezza squama!》Rujako borbottò sottovoce.
Il ragazzo mise il broncio e lo scoppiettio della brace nel camino rimase l'unico suono a fare da sottofondo in quella stanza buia.
《Che mi hai portato?》chiese all'improvviso Eifir studiando il contenuto fumante della tazzina, 《Non sarà di nuovo acqua e fango, spero?》
《Ho provato a fare il tè!》rispose rapido Rujako,《Ma ti meritavi davvero acqua e fango!》
《Lo hai fatto veramente tu o qualche astai?》chiese ancora la ragazza annusando la flebile essenza di pesca che si levava dall'intruglio.
《No! L'ho fatto io... con le mie stesse zampe!》tuonò irritato Rujako,《Non ho fatto neanche avvicinare i tuoi schiavetti senza cervello!》
《Che idiota che sei, sorta di gallina preistorica! Gli astai sono spiriti, non certo i miei schiavetti.》sibilò Eifir, mentre dalle sue dita si irradiava un sottile velo di brina,《Inoltre, prendi nota: qui le zampe si chiamano mani!》
Quando il tè smise di fumare, Eifir portò la tazza alla bocca e bevve un sorso della bevanda, ormai gelata.
《Buono!》
《D-davvero, grazie!》Rujako sorrise con malizia e, attendendo che Eifir finisse il tè, si mise a osservare la grande stanza nascosta dalle tenebre.
《Perché hai le finestre tutte chiuse?》chiese il ragazzo alzandosi dallo sgabello e scostando appena le tende,《Fuori c'è un sole stupendo!》
《Stavo lavorando.》rispose sbrigativa Eifir mettendo via la tazzina e ricominciando a lucidare la guardia a crociera del pugnale,《Devo assicurarmi che tutto sia pronto prima della Cerimonia.》
《Ma ci stai mettendo davvero tanto!》la rimproverò Rujako,《Vorrei andare a volare con questo sole!》
《Ti lamenti proprio come un cucciolo! 》
Eifir alzó il pugnale di fronte agli occhi e lo fece risplendere dei colori sanguigni e dorati emanati dalla brace; ammirò l'arma per qualche secondo, soddisfatta del proprio lavoro, poi, si sporse lentamente oltre la poltrona guardando l'amico dritto negli occhi color della giada.
《Comunque, non ti ho fatto venire qui per lamentarti, ti avevo chiesto un favore!》disse severa la ragazza,
《Dimmi, a che punto è la nostra missione?》
《Certo che non riesci proprio a divertirti!》sbuffò Rujako mettendo un broncio ancora più teatrale.
《Ogni cosa a suo tempo, amico mio. Ora rispondi alla domanda! 》
《Solo se mi prometti che dopo mi spieghi il finale della favola e vieni a volare con me!》rispose il ragazzo piegando il volto in un ghigno compiaciuto.
《Non faccio accordi con i cuccioli troppo cresciuti.》ridacchiò Eifir, 《Coraggio, racconta ciò che ti ha detto Kiala! Non mi va di venire ancora alle mani!》
《E va bene...》sbuffó lui,《La Grande Maestra ha trovato i tre nuovi studenti. Ieri mattina è partita per le terre a Nord e dovrebbe ritornare a Neshaavri questa sera, giusto in tempo per la Cerimonia.》
《Perfetto! E le famiglie?》chiese Eifir,《Sono state avvertite?》
《Certamente!》rispose Rujako,《Le lettere sono state inviate prima che la Grande Maestra partisse; poi mi anche detto che...》battè le dita contro la finestra, cercando di ricordare,《Che aveva preso un libro di favole dalla Biblioteca del Castello, ma non so perché ci tenesse tanto a riferirlo.》
《Ho detto io a Kiala di prendere quel volume: serve alla nostra missione.》la ragazza rivolse nuovamente lo sguardo al luccichio tenue del camino, 《Ora è meglio che tu vada a prepararti, Rujako: la Cerimonia di Iniziazione comincerà tra poche ore e non vorrai perdertela.》
Il ragazzo, dondolando le spalle, si incamminò verso la porta.
《Grazie per il tè.》disse Eifir prima che Rujako uscisse,《Era squisito.》
《Questo e altro per la mia signora, la grande Kimad Naar.》rispose lui sogghignando e muovendo un passo fuori dalla stanza,《Con il vostro permesso, mi congedo umilmente da voi!》
《Il solito idiota!》sospirò Eifir, mentre Rujako spariva dalla sua vista.
Inesorabile, arrivò la sera, quella fatidica, maledetta sera.
L'acqua cristallina sgorgava dalle invisibili fenditure di una scura parete rocciosa e, scrosciando lamentosa, si gettava nel piccolo bacino della caverna calcarea.
Una misera candela di cera gialla illuminava i morbidi contorni del volto di Eifir che, immersa in quella piscina naturale fino alle spalle, osservava il rossore del fuoco invadere la volta della grotta che comunicava con la sua stanza.
"Sarebbe dovuto arrivare questo momento prima o poi..."
La testa della sedicenne era in preda ai pensieri come prima di ogni Cerimonia, ma quella volta faceva più male del solito.
Ciò che metteva il gelido cuore di Eifir in subbuglio, però, era un fischio martellante che le aveva riempito le orecchie; così intenso da soffocare ogni altro suono.
Nel tentativo di mettere tutto a tacere, la ragazza scosse delicatamente il capo facendolo roteare sul lungo collo, ma non sortì l'effetto desiderato e il suono divenne più intenso.
"Dannazione! "
A quel punto, Eifir prese un lungo respiro e si immerse lentamente fino a toccare il fondo del bacino.
Poco alla volta, il gorgoglio dell'acqua invase la mente trasformando ogni pensiero indesiderato in un confuso rimescolarsi di riflessi vermigli e dorati.
Quando la testa di Efir sembrò essersi svuotata anche del più piccolo rumore, la ragazza riemerse dal fondo della piscina rocciosa.
Facendosi leva sulla possente, ma elegante muscolatura delle braccia, uscì dall'acqua.
Enfatizzato dall'impovvisa contrazione dei mucoli, il sigillo impresso sulla spalla sinistra di Eifir venne accarezzato dalla luce della candela: i contoni aguzzi e squadrati di quattro petali neri, disposti come i punti cardinali di una bussola, si alternavo alle morbide e sinuose forme di altrettanti segni bianchi, quasi fossero le maglie di una grande, circolare catena.
Eifir si asciugò alla buona i lunghi capelli cinerei con una pezza di lino ingiallita; legò il telo intorno al corpo e si diresse nella sua camera con la candela alla mano.
Entrata nell'ampia stanza da letto, la ragazza poggiò il lumino in un angolo della scrivania e si tolse lo straccio ingiallito di dosso, rivelando una costellazione di pallide cicatrici disegnate sulla sua pelle olivastra.
Vestita solo di tenebre, la Eifir mosse qualche passo verso l'imponente armadio in legno massiccio; aprì le ante e accarezzò i suoi vestiti con le dita.
Improvvisamente, un alito di vento serpeggiò oltre il vetro della finestra lasciata aperta e spense l'esile fiamma della candela: la stanza piombò nell'oscurità, lasciando solo a una sottile falce di luna il compito di rischiarare la notte già inoltrata.
Gli occhi dorati di Eifir brillarono nel buio, ma non aveva bisogno del fuoco per scegliere il vestito: vedeva nelle tenebre come alla sfavillante luce del sole.
Afferrata l'uniforme, la indossò con gran cura: strinse i legacci di un corpetto in cuoio leggero sul piatto e snello addome; cinse il fianco femmineo con molteplici giri di un pesante cinturone bloccando, così, in vita un aderente pantalone di fitto tessuto nerastro; calzò poi un paio di stivali dal terroso colore del cuoio e la punta metallica.
Con ogni dettaglio al suo posto, Eifir si coprì le larghe e nude spalle con uno scuro mantello; infilò con cura chirurgica due lunghi guanti di cuoio; facendo attenzione a non incimpare nel letto, la ragazza si specchiò nella lunga lastra di vetro argentato che fiancheggiava l'armadio.
La sedicenne non riuscì a contemplare a lungo quell'immagine e il suo sguardo scivolò dalla sua immagine riflessa al comodino vicino al suo misero giaciglio, dove era appoggiato un'umile corona: un anello di metallo dorato, decorato solo da una serie di piccoli inserti metallici a forma di goccia.
Sospirando, Eifir prese l'aureo oggetto tra le dita e lo osservò per qualche secondo.
"Meglio non fare tardi questa volta."
Con un rapido movimento, legò il gioiello intorno al capo, senza neanche guardarsi allo specchio.
Prima di abbandonare la sicurezza della stanza, però, la ragazza raccolse dalla seduta della sua poltrona un trio di foderi scuri; li fissò intorno al cinturone e, con grazia e agilità, estrasse uno dei pugnali che aveva accuratamente lucidato quel pomeriggio: la lama vibrava emettendo un debole sibilo.
"L'ora è giunta... "
Eifir sorrise con amarezza rimettendo il pugnale nella fondina: la Cerimonia sarebbe iniziata a breve e lei era finalmente pronta a svolgere il compito per il quale era venuta al mondo.
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