CAPITOLO 3 - Come l'orso e la lucertola

Mentre percorreva meccanicamente la solitaria strada in direzione del liceo di Silverfields, Mal osservava lo stretto corridoio di cielo plumbeo che si apriva sopra la sua testa.

Cercava di tenere lo sguardo il più lontano possibile dagli aguzzi profili dei palazzi che, con le loro vertiginose facciate dai colori metallici, parevano centinaia di lame affondate nel terreno.

Nemmeno al sole dovevano essere mai piaciuti quei grattacieli, tanto che balenava solo di rado oltre la spessa cortina di smog, trasformando una città, nata per risplendere al pari d'argento, in un'infinita distesa grigia e opaca.

<<Ehi, tu!>>

Un improvviso e assordante assolo di clacson riscosse Mal dai suoi densi pensieri; il sedicenne abbassò rapidamente lo sguardo alla ricerca di chi avesse emesso quel maledetto suono, inconsapevole di essere finito nel bel mezzo di un incrocio.

<<Levati di torno, deficiente!>>

Gli occhi del ragazzo corsero freneticamente a destra e manca, finché una decappottabile scarlatta non saettò nel suo campo visivo, sempre più veloce, sempre più vicina.

"Accidenti!"

Nella frazione di un istante, Mal balzò all'indietro, raggiungendo miracolosamente il ciglio del marciapiede.

Come un fulmine rosso sangue, l'auto sfrecciò a un soffio dal viso del ragazzo che venne investito solo da una valanga di adrenalina e dalla sibilante colonna d'aria mossa del bolide scarlatto.

<<Apri gli occhi, sfigato! Ci rimetterai la pelle uno di questi giorni.>>

Mentre quel grido si stemperava in un nuovo assolo di clacson, la feroce decappottabile scomparve nel fiume di automobili, fedelmente inseguita dal riflesso sanguigno che la carrozzeria proiettava sulle facciate dei palazzi.

Con il cuore ancora al galoppo e gli occhi sgranati, Mal rimase immobile per qualche altro secondo, aspettando che almeno le gambe smettessero di tremare; solo quando si fu assicurato che nessun altro maniaco del volante provasse nuovamente ad investirlo, il sedicenne riprese a camminare in direzione del liceo.

Il rombo dei motori gli penetrava la testa come un cuneo, mentre le taglienti invettive degli automobilisti si alzavano al cielo insieme alle fetide nuvole di polvere e gas di scarico.

Mal piegò il viso in un'espressione disgustata; mise una mano nella borsa che portava a tracolla iniziò a rovistare tra i libri.

"Solo pochi giorni ancora..."

Pensò il ragazzo, tirando fuori dalla borsa un paio di auricolari.

Solo pochi giorni di scuola e i palazzi di Silverfields sarebbero stati solo un lontano ricordo; solo pochi giorni e non avrebbe più dovuto sorbirsi quei colori opachi, quei suoni stridenti.

Mal indossò le cuffiette e fece partire la radio del telefono.

<<Aggiornamento dell'ultima ora:>> la voce del cronista di turno rimbombò piatta e metallica nella sua testa, inghiottendo gli assordanti brontolii dei motori e gli acuti strilli dei clacson. <<l'ennesimo gruppo di ragazzi è sparito nel nulla durante la scorsa notte.>>

Mal si bloccò nuovamente in mezzo alla strada.

<<Anche questa volta gli agenti di polizia brancolano nel buio, mentre Silverfields è sempre più prostrata dalle continue sparizioni. >>

Solo pochi giorni e l'estate si sarebbe portata via tutto... Tutto tranne ciò che era già stato tolto.

Le scalmanate orde di studenti, che imperversavano per i corridori del liceo come voraci sciami di cavallette, sembravano essere diventate ancora più irrequiete con il salire delle temperature.

I loro schiamazzi facevano tremare finanche le pareti dei corridoi, eclissando completamente il rombo dei motori.

<<Anche in Francia continuano le ricerche dei due ragazzi le cui tracce si sono perse lo scorso mese, mentre si intensificano i rastrellamenti nell'area dove, sabato, sono sparite le tre quindicenni australiane.>>

Alieno dall'assordante baraonda che regnava nei corridoi, Mal si incamminava verso la sua classe di storia, lasciandosi trascinare dall'interminabile elenco di tutte quelle persone che il mondo pareva aver voluto semplicemente cancellare.

<<Sfortunatamente, l'ultima operazione di ricerca portata avanti dal numeroso gruppo di volontari non ha dato alcun esito.>>

Il sedicenne varcò la soglia dell'aula a capo chino e si diresse spedito verso il suo banco cercando, quasi fosse stato un ladro, di dare nell'occhio il meno possibile.

<<Nonostante l'impegno da parte delle autorità competenti, non sembra esserci stato alcun progresso. Le sparizioni continuano sempre più massicce.>>

Giunto al decrepito banco color muschio, dimenticato nell'angolo più remoto e solitario dell'aula, il ragazzo si abbandonò con frustrazione sulla dura sedia e, cacciando dallo zaino il libro di storia, si sfilò gli auricolari.

<<Davvero, ragazzi! Avreste dovuto vedere con che gioiellino io e Nate siamo venuti a scuola questa mattina!>>

Non appena Mal si sfilò le cuffiette, l'acuto e fitto chiacchiericcio che riempiva l'aula dalle smorte pareti azzurre giunse con prorompenza alle sue orecchie, facendole fischiare.

<<Sì, sì, Al...>> rispose un tarchiato ragazzo della chioma cinerea, intento a leggere come un forsennato il libro di storia. <<Risparmiati pure le tue cavolate per l'ora di inglese.>>

<<Ti rode il fegato, eh, Cole?>> ribatté lo smilzo adolescente, dondolandosi sulla sedia. <<Avresti dovuto vedere che razza di bolide: una fantastica decappottabile rossa fiammante!>>

Mal distolse fulmineamente lo sguardo dalle pagine suo libro.

"Ecco chi erano quei maledetti che stavano per uccidermi."

<<Se non l'avessi capito, stiamo cercando di ripetere per il test di storia.>> la stridula voce della fulva Holly interrumpe le celebrazioni di Al. <<Quindi, sei gentilmente pregato di chiudere la bocca!>>

<<Ma metti via quel libro, esaurita!>>

Il ragazzo si protese in avanti e le strappò il sussidiario dalle mani.

<<Tanto il prof non può mica sognarsi di propinarci un compito proprio gli ultimi giorni di scuola.>>

<<Non ne sarei così sicuro se fossi in te.>> intervenne Cole, sollevando finalmente lo sguardo dal proprio libro. <<Come pensi di recuperare quella D dell'ultima verifica?>>

<<Bè...Mi sembra più che ovvio!>>

Un sorriso serafico piegò le sottili labbra di Al.

<<Sperando di essere rapito prima delle pagelle!>>

Sulla classe, che nel corso dell'anno si era lentamente ridotta a quello sparuto di gruppetto di superstiti, calò il silenzio.

"Patetico ipocrita!"

Un brivido stranamente rovente percorse la spina dorsale di Mal, facendogli ribollire il sangue nella vene.

"Il caldo deve avergli definitivamente dato alla testa."

Disgustato da quella ridicola battuta, lo sguardo del ragazzo tornò al libro di storia; fece velocemente scorrere qualche pagina sotto le dita, finché non intravide lo stropicciato disegno di un drago furente.

"Almeno tu hai la fortuna di non sentire questa cavolate, May..."

Mal accarezzò quel sottile velo di carta, dalla consistenza così tremendamente simile alla vellutata superficie della pelle; quel piccolo foglio dai bordi frastagliati come i lembi di una ferita che non si sarebbe mai richiusa.

A quel punto, il ragazzo rivolse lo sguardo oltre la finestra che si apriva alla sua destra, garantendogli una vista privilegiata sulla grande gabbia di asfalto e cemento.

"E, per fortuna, non puoi vedere neanche questo."

Mal sforzò per spingere lo sguardo oltre quei minacciosi monoliti, intarsiati da vetri scuri, e di scorgere un briciolo di colore sopravvissuto all'avanzata della città.

Ma per quanto i suoi occhi vagassero alla disperata ricerca della vecchia magnolia, la muraglia di grattacieli non pareva avere la benché minima intenzione di lasciarsi valicare.

<<Dannato infame!>>

Una voce profonda e mielosa giunse dalle spalle di Al, ancora in attesa che le facce contratte dai suoi compagni si piegassero almeno in un sorriso.

<<Ma davvero pensi di far ridere?>>

Nate si alzò dalla propria sedia, ergendosi come un possente orso affamato sul misero Al.

<<Dopo quello che è successo a Jacob, dopo quello che è successo a tutti gli altri...>>

L'imponente colosso dai capelli biondi fulminò il compagno con i suoi occhi color dell'oceano e, in uno scatto d'ira, gli strappò libro di storia dalle mani.

<<Ti permetti addirittura di prenderti gioco di loro?>>

Nate scaraventò il sussidiario sulla testa di Al e solo allora una prorompente ondata di risate sembrò ridare colore alle cianotiche pareti.

<<Questo te l'ha insegnato la tua ragazza?>> sibilò malignamente Al massaggiandosi il capo. <<Bastardo...>>

<<Io sarei il bastardo?>> ribattè Nate scagliando nuovamente il libro sulla testa del compagno. << Per caso, devo ricordarti che è per colpa tua se stavamo per mettere sotto Mal questa mattina?>>

<<Aspetta, aspetta!>> Holly si intromise nel battibecco. <<Cos'è questa storia? >>

<<Non dovevi ripetere per il test, scusa?>> ribattè prontamente Al.

<<Sai, qualcuno mi ha preso il libro. Dai, voglio sapere cos'è successo!>>

<<Non è successo niente di che, ficcanaso...>> rispose Al, laconico.

<<Niente di che un corno!>> borbottò Nate, posando istintivamente lo sguardo su quel banco dimenticato da tutti e il suo taciturno occupante. <<Stavamo per farlo fuori!>>

<<No, ragazzi! Mi uccidete se dite così >> rise Cole, portandosi una mano sul volto paonazzo. <<Dov'è lui adesso?>>

<<Quell'altro infame di Mal?>> Nate inarcò un sopracciglio e alzò gli occhi al cielo, <<Eccolo: dietro di te, a prendere il sole alla finestra.>>

<<Davvero?>>

Cole si girò di scatto verso Mal, fermo e muto nel suo banco come una lucertola su una roccia calda.

<<E quando accidenti è arrivato?>>

<<Non chiederlo a me!>> Holly sollevò le spalle. <<Se mai dovessero rapirlo, penso che non me ne accorgerei nemmeno.>>

La dita di Nate tamburellavano sul banco, mentre i suoi occhi si puntarono sulla finestra nel curioso tentativo di capire cosa Mal stesse osservando con così tanto trasporto.

<<Penso che neanche lui si accorgerebbe se uno di noi sparisse.>>

Il pallido colosso fece impattare un pugno contro il banco e si diresse verso Mal.

<<Dove stai andando, Nate?>> chiese sospettoso Cole, provando inutilmente trattenere quell'aitante montagna umana che svettava su ogni studente del liceo con la sua stazza.

<<Voglio solo chiedergli sta bene? Al, vieni anche tu?>>

L'esile ragazzo corrugò il volto in una smorfia obliqua.

<<Piuttosto mi metto a ripetere storia.>> sibilò, volgendo le spalle al compagno. <<O questa è la volta buona che lo strozzo con le mie stesse mani, quello sfigato!>>

<<Riprenditi il libro allora.>>

Dopo aver scagliato per un'ultima volta il sussidiario sulla testa di Al, Nate si diresse verso quell'angolo tagliato fuori dalla classe, tagliato via dal resto del mondo.

Intanto, la testa di Mal volava metri e metri oltre i grattaceli, sopra la coltre di smog.
Non poteva immaginare che il biondo orso avesse designato proprio lui, la Piccola Lucertola, come sua prossima preda.

<<Ehi, Mal!>>

Al suono di quella voce estranea, il ricordo dei pomeriggi trascorsi con May si infranse in un ventaglio di schegge taglienti che trapassarono il corpo del ragazzo da parte a parte.

<<N-Nate...>>

Gli occhi di Mal guizzarono fulminei su quell'immensa montagna umana e un denso grumo d'aria gli andò di traverso.

<<Vedo che, alla fine, ce l'hai fatta ad arrivare a scuola tutto intero!>>

La sibilante risata di Nate fischiò, acuta a tagliente, nella mente del ragazzo.

<<B-bè... io>>

Improvvisamente il caldo sembrò diventare tanto opprimente da inaridire la gola del ragazzo.

<<Sì, s-sono ancora qui.>>

<<Davvero, Mal, mi spiace. Anche se... Dovresti smetterla di fermarti in mezzo agli incroci.>>

Lasciandosi andare a una nervosa risata, Nate poggiò una mano sul banco del ragazzo.

Nel percepire quell'improvvisa e opprimente presenza invadere quell'unico spazio sicuro all'interno dell'aula, una scarica di adrenalina fece contorcere con rabbia le mani di Mal, che lasciarono cadere in terra il libro di storia.

Le soffocate risate degli studenti riempirono la classe, mentre i loro sguardi si posavao sul il ragazzo dagli occhi di smeraldo come tanti uccelli del malaugurio.

<<Anche tu... nervoso per il test, eh?>> sbuffò Nate, raccogliendo il libro da terra.

<<A proposito,>> aggiunse simulando il tono più tranquillo che la sua profonda voce mielosa gli permetteva, <<Se ti va, puoi venire a ripetere con noi? Non so come tu stia messo, ma io non ho mai aperto il libro.>>

Le labbra di Mal provarono a piegarsi in un sorriso, ma per quanto lui si sforzasse, non si mossero di un solo millimetro, saldamente incollate le une alle altre.

<<Dai, sfigato, vieni!>> tuonò Al, facendogli segno di raggiungerli. <<Mi spiace di averti quasi investito!>>

Per un istante, Mal serrò le palpebre corrugando, quanto più gli fu possibile, la fronte imperlata di sudore.

Avrebbe solo voluto gridare a Nate di andarsene, urlare al mondo di lasciarlo in pace; ma qualcosa sembrava impedire all'aria di risalire lungo la sua gola.

<<Non devi sentirti obbligato.>> stufo di aspettare, il biondo colosso sospirò profondamente. <<Se ti va di unirti a noi, siamo tutti lì.>>

Nate restituì il libro a Mal e girò i tacchi, lasciando la Piccola Lucertola finalmente sola.

<<Se l'avessimo investito, forse, avrebbe parlato di più a quest'ora.>> rise Al con fare sprezzante. <<Non credi, Nate?>>

<<Sta' zitto, infame!>> sibilò il ragazzo in risposta, incrociando le braccia sul banco e affondandoci la testa. <<Da quando Jacob è scomparso, non sono più in vena di scherzi, tantomeno di persone disturbate come te o quello lì!>>

Lo sguardo di Mal precipitò sul pavimento, lasciando che una subdola ondata di freddo gli invadesse il corpo, scandita da quelle parole, e gli penetrasse fin nelle ossa.

<<Kai?>>

La voce di Holly strillò all'improvviso, ma, quella volta, nessuno rise; nessuno le rispose; nessuno commentò in modo sarcastico.

<<Sei davvero tu?>>

L'aria si fermò. Il tempo stesso smise di scorrere. Anche i pensieri di Mal si interruppero nel momento in una ragazza dal caschetto biondo entrò in classe, scortata dal professore.

"Kai?"

I suoni non riuscivano più a penetrare nella densa staticità calata sulla classe dove riecheggiava solo il rumore di quei passi così stranamente sicuri e leggeri.

"No, non può essere lei."

Mal strizzò gli occhi, non convinto da quell'improbabile visione. Eppure quel piccolo viso, solcato da un luminoso sorriso, poteva appartenere solo a un persona.

Kai. Kai Rogers.

Data per scomparsa poco meno di un anno prima.

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