Capitolo 27- Il principio di ogni follia

~ Passato VI ~
Due anni prima, gennaio

"Sapevi di non poter remare contro la tua coscienza e hai deciso di abbandonarti completamente
ad essa. È così, piccola Kimad Naar, che sei diventata ciò che sei ora: un tutt'uno con me e il mio mondo malato, un singolo e inarrestabile ammasso di odio e rabbia che si lascia passivamente annegare tra le onde di questo mare di sangue..."

***

La colazione trascorse lenta e in modo terribilmente deprimente per lo sgangherato trio di amici, scandita dal cantilenante scrosciare della pioggia sui vetri della Sala Mense.

Sharu, sotto le continue minacce di Ruai, mandò giù qualche morso di uno stopposo toast in bianco, gentilmente concessogli da Kation, e tracannó un bicchiere di un misterioso e dolciastro succo di frutta.

Benché lo stomaco fosse concentrato nel tentativo di non cacciar fuori tutto quello di cui era stato crudelmente riempito, la mente continuava a rimanere lontana anni luce dal suo corpo: persa tra i nembi della tempesta a rincorrere Eifir per poi voltarsi all'improvviso nella speranza di rivedere May.

《Allora ragazzi che ne pensate della mia ultima idea?》Il temporale non accennava ad arrestarsi e, tra un fulmine e l'altro, Ruai continuava a speculare e cacciar fuori teorie assurde e strampalate sulla notte dell'intrusione e sul famigerato tomo scritto dal grande Moth,《Sono rimasta a pensarci tutto ieri sera e, in Biblioteca, mi sono documentata!》

Quelle parole rimanevano, però, suoni distanti e incomprensibili alle orecchie a punta del povero Jamail che cercava di destreggiarsi tra la caotica massa dei suoi pensieri.

"Eifir..."
Sembrava che gli si fosse rivoltato tutto contro, portandolo a perdere ogni stratagemma per distrarsi, ogni futilità che lo occupasse a tal punto da inghiottire qualsiasi altra congettura.

"...May ..."
Rimaneva solo quella scelta logorante che l'aveva lasciato spaccato in due: combattuto tra l'impulso sfrenato di abbandonarsi alla bellezza folgorante di Eifir e il bisogno disperato di  continuare ad inseguire l'inafferabile ragazza che gli aveva cambiato la vita.

Pieno di collera, tristezza, furia e rassegnazione, strinse con forza il coltello con il quale aveva sezionato la colazione.
Improvvisamente, come se una delle tante folgori che esplodevano nell'aria avesse deciso di colpire Sharu, una violenta scarica elettrica gli percorese il braccio, facendolo drizzare sulla sua sedia.

《Tutto ok?》chiesero Kation e Ruai quasi all'unisono, interrompendo il loro discorso non appena videro l'amico trasalire.

《Sì...credo di sì.》ripose rapido il ragazzo, osservando confuso i due sconvolti fidanzati.
Lo sguardo, poi, gli cadde sul coltello che aveva in mano.

《Te la cavi bene draghetto!》lo prese in giro Kiaghel, dopo aver parato il micidiale fendente di Sharu.

Le dita del Jamail formicolavano, impazienti di entrare in azione e fremevano di un'energia che scaturiva dall'impugnatura stessa dell'innoquo coltello,

Sharu incalzava lo sfidante con una raffica di rapidi e fulminei fendenti. Poi, sfruttando a suo vantaggio la breccia nella difesa di Kiaghel , gli fece volar via la spada dalla mano.

Aveva trionfato.

"Il duello!" quel ricordo si insinuó nella testa del Jamail e, come una folata di gelido vento, spazzó via le nubi della tempesta dalla sua mente e spedí i pensieri così lontano che a stento riusciva più sentirli.

《Ehi mollusco, a me non sembra che tu stia tanto apposto...》disse preoccupato Kation, vedendo l'amico più assente dal solito,《Sicuro che non vuoi che andiamo in Infermeria?》

《Sì...sto bene...》sussurró Sharu, continuando a osservare il suo coltello.

Puro e semplice danzare nell'arena, con solo il battito del cuore a fare da sottofondo.
Niente tristezza.
Niente rabbia.
Niente emozioni.

《D...de...devo andare!》
Sharu si alzò come una furia dal tavolo e corse via, destreggiandosi goffamente tra i tavoli della Sala Mense.
《Dove stai andando!》 Urlò Ruai, in procinto di tirargli qualcosa per fermarlo.
《Non vi preoccupate, ci vediamo in Biblioteca questo pomeriggio!》 Rispose rapido Sharu, abbandonando il caos della sala della colazione.

Adrenalina.
Euforia.
Gioia.
Potere.

Sharu continuava a correre a rotta di collo per i corridoi e su per le scale, con solo quelle parole in testa.

"Il duello! È quella la chiave!"
Il ricordo della sera prima, di quella sensazione di pace e di forza datagli dal clangore delle spade, dal muoversi e dal fremere dei muscoli gli riempì la testa, gli occhi e le orecchie.
"Duellare. Devo duellare ancora!"

***

Viallggio decaduto di Jabesy,
(Likey Hills, Regno Unito)

14 gennaio, anno uno, era sei,
(Epoca umana 2017 d.C.)

Sapevo fin dal principio di questo viaggio che ciò sarebbe dovuto accadere, ma non mi sarei mai aspettato in un modo così catastrofico.

Moth scriveva su di logoro libraccio dalle pagine ingiallite, vecchio quasi quanto lui, mentre se ne stava da solo, seduto tra l'erba di un bosco dove una delle tante vittime di Eifir era spirata appena un paio di ore prima.

Come un gracile fiore divelto dal vento, la ragazza ha completamente ceduto alle pressioni della maledizione .

Maledizione...come sempre, mi viene da ridere al solo suono di questa stupidissima parola: non esiste, infatti, alcun incanto o tanto meno sortilegio capace di avere effetto sulla linea dei Kimad Naar, il loro stesso corpo è nato per assorbirlo e defletterlo.

Questa dannatissima piaga non è malocchio, così come non è mai stata magia: solo una brutale e stupefacente combinazione di eventi che, prima per Neor, poi per le sue figlie e nipoti, ha portato i loro animi a macchiarsi del sangue del loro stesso popolo.

L'odore pungente e metallico dell'aria afferrò violentemente lo stamaco di Moth e glielo mise in subbuglio, squotendo ogni fibra del suo corpo e interrompendo, per l'ennesima volta, quella difficile scrittura.

《Perché fai tutto questo, piccola mia?! Che diavolo ti sta succendo?》si chiese rammaricato l'ibrido, lasciando cadere una biro quasi consumata tra il manto erboso.

《Eifir...cosa ci provi in queste azioni orribili, in questo odore schifoso?》
A quel punto, si portò una mano al petto quasi avesse voluto strapparselo dalla cassa toracica: ogni singola pulsazione faceva malissimo.

Sapere cosa stessa succedendo alla sua piccola cucciola faceva un male atroce e non importava quanti sforzi facesse Eifir per nascondere ogni prova delle sue notti di gioco o quanto bene fingesse di essere la solita solare ragazzina.
A Moth bastava un attimo per individuarle addosso l'odore del sangue, anche se coperto dalla magia più potente.

Negli anni, infatti, quel puzzo di morte era entrato prorompente nella testa del vecchio maestro, del valoroso guerriero, scavando un solco profondo dentro di lui.

《Devo fare qualcosa...mi servono risposte》
L'ibrido, sfruttando quel briciolo di forza necessario appena per permettergli di respirare, afferrò le pagine del suo massiccio quaderno e le sfoglió in fretta: gli serviva una soluzione, un dettaglio qualunque, anche minuscolo, per ripescare Eifir dal mare dove stava inesorabilmente affogando.

Per quanto cercasse, però, non vi era niente di utile tra quegli appunti, solo un marasma di ricordi orrendi: centinaia di guerre scoppiate per un pugno di mosche; maree di eserciti caduti e distrutti; numeri impronunciabili di vite spezzate; ben tre Kimad Naar piegati alle regole spietate della loro maledizione; tutto in un macabro tripudio di quella vermiglia linfa vitale che muoveva gli abitanti del suo mondo.

《Non c'è niente... assolutamente niente!》
Una lacrima si formò nell'angolo dell'occhio e scivoló lungo il profilo duro e tagliente del viso di Moth mentre l'essenza orrenda del sangue, che corrompeva il mattiniero vento silvestre, gli si attaccava ai polmoni, bruciando la gola a ogni respiro.

《Studiare per una vita intera non è servito a ninete!》Urlò l'uomo, gettando via la penna e richiuedendo con violenza il suo tomo,《Anche con tutto quello che so, anche con tutto quello che ho osservato e descritto non sono in grado di trovare una soluzione!》

Quell'impotenza, poi, lo debilitava, logorandolo velocemente: non poteva affidarsi alla magia concessagli da Eyra e ogni tentativo di parlare con Eifir terminava in lunghi e strazianti silenzi.

《Mi era stata affidata una missione e la sto fallendo》tuonò l'ibrido, afferrandosi la testa tra le grandi mani e schiacciando le setose antenne contro la nuca,《Una promessa...avevo fatto una promessa...》

Le mani scivolarono fino alle palpebre nel tentativo disperato di asciugarle di darsi un contegno.

Le lacrime, però, continuavano a solcargli il voto senza accennare a diminuire perché Moth non aveva semplicemente promesso, lui aveva consacrato la sua intera vita alla donna che amava e alla piccola cucciola da lei generata.

《Le avevo promesso che avrei protetto Eifir con tutte le mie forze e, invece, non sto facendo assolutamente niente...la sto solo guardando da lontano; la sto solo vedendo spegnersi sempre di più in fretta》

***

In seguito ad una lunga ricerca tra gli intricati corridoi del dodicesimo piano, Sharu arrivò di fronte alla sala dei Club dei Duellanti e, dopo aver preso un lungo repiro, aprì la piccola porta di legno con grande circospezione, cercando di fare meno rumore possibile.

Nascondendosi dietro l'uscio cigolante, il timido ragazzo lanciò un fugace sguardo all'interno, per assicurarsi che fosse tutto come l'aveva lasciato la sera precedente: nella stanza, già pululante di ogni sorta di Miksta, echeggiava il solito rumore di spade che cadevano e si scontravano a mezz'aria mentre una nuvola di voci indistinte faceva loro da sottofondo.

"È tutto come ieri sera! " si ripeté forsennatamente Sharu, cercando di farsi coraggio, "N...non...non c'è motivo di fare il mollusco."

Il timido Jamail mosse, così, un minuscolo passo oltre la sicurezza della soglia, senza nessuno che lo sorregesse o lo tenesse per mano a infondergli coraggio.

"Ce la posso fare, ce la posso fare..."

Improvvisamente, però, uno scintillante occhio curioso intercettó il goffo ibrido perso e immobile di fronte all'ingresso.
《Ehi, amico, guarda chi è tornato》
Un secondo paio di occhi si posò incuriosito su Sharu.
《Wow, è proprio lui!》

Quando il povero Jamail si rese finalmente conto di aver attirato l'indesiderata l'attenzione di quei pochi studenti, però, era già troppo tardi per girare i tacchi e scappare: era, infatti, bastato un singolo sguardo perché Sharu si ritrovasse circondato da un mare di occhi indiscreti tutti saldamente incollati su di lui; il clangore delle spade si spense e l'aria inizió a riempirsi di bisbigli e sussurri.

《Guarda è proprio lui!》
《Sì...È il tizio di ieri sera...》

Il cuore di Sharu iniziò ad accelerare, le gambe presero a tremare e quella dannatisima colazione cominciò a fare su e giù per l'esofago.

"Che ho fatto di male nella mia vita?!" Pensò esasperato Sharu, abbassando fulmineamente la testa e desiderando, con tutto il cuore, di poter essere colpito da un fulmine o di sprofondare chilometri e chilometri nel sottosuolo, lontano da tutto e specialmente da tutti.

***

Moth ritornò alla pagina che stava a scrivendo qualche minuto prima, inforcó nuovamente la penna e provò a buttar giù qualche idea che lo asiutasse a mettere tutto in ordine.

La causa che ha portato Eifir a cedere rimane sconosciuta. Eppure, so per certo che questo suo nuovo comportamento non può dipendere interamente da lei.

La ragazza è pur sempre la figlia di Eyra: creata appositamente a sua immagine; identica a lei in ogni singolo aspetto del suo carattere; colmata della stessa magia.

In questo momento, però, non è più Eifir a essere padrona del suo destino: qualcosa più grande di lei e dei suoi stessi poteri ha preso il sopravvento attraverso i sogni; chi la comanda ha istaurato con la ragazza un elaborato canale empatico al quale non è riuscita a resistere

Un entità così potente, una magia in grando di distruggere e smembrare le volontà di un Kimad Naar tanto antico e di insediarsi così profondamente nella sua mente, però, non dovrebbe esistere neanche su tutta faccia della grande Tia.

Moth si interruppe ancora, passandosi una mano tra l'ispida barba verde.

《Un'entità così potente...un altro Kimad Naar. No, non esiste...》ripeté ad alta voce, ripercorrendo i meandri della sua sconfinata memoria.
《Non ci sono altri Grandi Figli ancora in vita!》

Improvvisamente, però, le iridi di rubino di Moth si spalancarono e il fiato gli si mozzó sul fondo della gola.
《 ...a meno che...》

***

《Shaaaru!》
All'improvviso, una voce fredda e tagliente, proveniente dal fondo della folla, mise a tacere l'insopportabile ronzio di bisbigli e di parole dette sottovoce.
《Ehi tu, buon vecchio abbozzo di drago!》

Quel violento suono graffiante sbattè e raschiò contro le orecchie del povero ragazzo, lo ripescò dal suo apatico stato di torpore e lo fece rinsavire, come un secco colpo di defibrillatore.

《Ehi Sharu! Vieni!》
Il Jamail alzò timidamente lo sguardo e i suoi occhi di smeraldo guizzarono da un capo all'altro della sala, cercando l'origine di quel suono.

La folla, però, rimaneva una unica e densa massa compatta, un caotico mucchio di facce anonime e sconosciute, tutte pronte ad inghiottirlo.

《Oooh, fessa di una lucertola! Sono qui!》
Una mano sventoló vistosamente per aria, richiamando all'istante l'attenzione di Sharu che, ripresosi alla buona dallo sgomento iniziale, aveva cominciato a dare un identità a quella voce fredda e lontana.

"No...per favore, ditemi che non è lui..."
Con quel pensiero incuneato nella testa, gli occhi brillanti del Jamail seguirono il movimeto sconnesso della mano e scivolarono lungo il braccio, finché non incrociarono una scombinata nuvola di ricci ribelli e le iridi di ghiaccio di Wuekaru.

"Dannazzione! Ovviamente si tratta si Kiaghel!" Pensò Sharu, stringendo i denti e indietreggiando di qualche passo.

Intanto, la grande massa di sconosciuti sembrava stringersi sempre di più intorno a lui: come fosse stata un paio titaniche mani sbucate dal buio, la folla lo aveva selvaggiamente bloccato tra i suoi palmi; le dita gli schiacciavno con forza il corpo, togliendogli il respiro, frantumando le ossa e sfracellando le budella, mentre una moltitudine incalcolabile di sguardi curiosi si accendavano nel buio, aspettandosi che lui facesse qualcosa.

Sharu, terrorizzato, si tolse dalla testa quella macabra visione, mandó giù il groppo alla gola e mosse istintivamente un passo verso quell'angolo dove se ne stava Kiaghel con il suo branco.

***

Castello di Neshaavri
(Amazzonia)

3 Febbraio, anno ottocentoventi, ultimo giorno dell'era cinque,
(Epoca umana 2001 d.C.)

Moth lesse quella data e un brivido freddo corse lungo la schiena, facendo fremere le diafane ali da falena, sbiancate dagli anni: quello era stato il girono in cui Eifir aveva visto la sua prima luce, ma per centinaia di altre vite non era stato lo stesso.

Il grande Castello aveva snesso di svettare sopra la volta dell'immensa Foresta e giaceva al suolo, preda degli ultimi evanescenti rimasugli dell'incendio.

Neanche in tutta la mia vita vidi  ardere un fuoco color del vivo argento: così splendente e accecante che sembrava di trovarsi al cospetto di una piccola stella.

Quando, però, le scintillanti fiamme si furono dileguate la loro causa apparve nitida, come la cenere che pioveva palcida dal pallido cielo: il pian terreno dell'edificio era deturpato da una violenta esplosione che aveva successivamente portato il resto del Castello a collasare verso l'interno.
[...]

Qualche assurdo e inutile miracolo aveva preservato il fatiscente scheletro di quella che, un tempo, era la nostra pretigiosa accademia, ma per gli studenti e gli insegnati al suo interno non ci fu alcuna speranza: investiti in pieno dall'incontrollata esplosione di pura e distruttiva magia, si dissolsero nell'aria senza neanche rendersene conto.

Intere generazioni di Misksta vennero perdute per sempre.
[...]

Moth girò pagina, mentre il ricordo di quel giorno orrendo si impossessava lentamente di lui.

Il silenzio avvolgeva ogni angolo di quella landa nata morta e ormai tornata bruciata.

Il niente più assoluto.
Quello era il macabro suono della morte: non un grido, un lamento, lo scoppiettio di una fiamma; solo la pesantezza opprimere dell'aria sul corpo.

[...]

Più ci si avvicinava ai ruderi del Castello, più un terribile odore impestava l'etere: sembrava l'olezzo irrespirabile dello zolfo; il rivoltante odore della decomposizione; il puzzo del fuoco e del fumo.
[...]

Giunto di fronte all'epicentro dell'esplosione, i polmoni bruciavano in un modo atroce, incomparabile al dolore causato da quello che vidi poco dopo...

Moth girò un'altra pagina, resa sottile da un fiume di lacrime ormai asiutte.

Il corpo senza vita della Kimad Naar Afir, giaceva tra le ceneri del Castello: il suo corpo non pareva aver subito danni a causa dell'esplosione, ma era gravemente menomato e deturpato dalle ustioni che l'avevano inesorabilmente condotta alla morte.

Il braccio destro della donna era rivolto verso uno scuro mucchio di cenere, come a voler ancora afferrare la mano del suo compagno, Tion.

Nel braccio sinistro, incollato al petto, invece, stringe un minuscolo bambino.

La scrittura di quelle ultime frasi era tremante e si leggeva appena.

Con le mani incerte, quasi stessi compiendo un gesto sacrilego, afferrai il neonato tra le mie braccia, nella speranza di poter ancora fare qualcosa.

Il corpo avvolto da due minuscole ali piumate risultava terribilmente gelido; il suo cuore non batteva già da tempo e i polmoni rimanevano fermi.

L'esplosione ha portato via anche lui .

Il dolore di quella perdita fu tale da farmi tremare e piegare le gambe: Afir e Tion aspettavano da così tanti anni quel bambino...

Quel giorno non ebbi la possibilità fare molto: potei solo chiudere gli  innocenti occhi di quel piccolo principe; due vacui dischi eterocromatici di un giallo acceso e un azzurro raggelante, rimasti aperti e fissi su quel spettacolo macabro.

《Povero piccolo Wueiru...》Pensò Moth ad alta voce, intonando le note di un nome che non poté mai avere un proprietario,《...neanche lui sopravisse a quel disastro...》sancì esausto Moth,  richiudendo esasperato il suo tomo,《Ciò vuol dire che, oltre a Eifir non ci sono Kimad Naar ancora vivi...》

Si alzò dal manto erboso, fece riscaldare le ali sotto i pallidi raggi del sole inglese e spiccò il volo, tra le nubi dorate dell'alba .

***

《Ce ne hai messo di tempo per arrivare ...》disse sarcastico Kiaghel quando vide Sharu avvicinarsi al branco.
《C...c...c'era mo...molta gente...》farfuglió il ragazzo, giunto al cospetto del più grande teppista della scuola.
《Già...il club è pieno, anche a quest'ora》rispose l'altro, rivolgendo al nuovo arrivato il suo solito sguardo glaciale.

Alla vista di quegli ennesimi occhi puntati su di lui e realizzando di essere solo e senza difese in un famelico branco di Fenril, il coraggio di Sharu sembrò venir meno.

"Devo rimanre calmo! È...è come stare con Kation..." pensò il Jamail, stringendo con vigore i pugni, "Solo che Wuekaru ha provato ad uccidermi un paio di volte."

《Quindi》disse improvvisamente Kiaghel, interrompendo i pensieri di Sharu senza mai distogliere gli occhi dal suo volto,《Che diavolo sei venuto a fare qui, nel mio territorio?》

Sharu deglutí rumorosamente, prese un profondo respiro e ricambió il gelido sguardo del teppista.
《Indovina?》rispose il Jamail, gonfiandosi il petto.

Kiaghel, di tutta risposta, sorrise con malizia, avvicinandosi così tanto che il Jamail poté sentire il suo odioso fiato caldo sul collo.
《Sono io a fare le domande!》sancì l'Alpha con voce dura e severa,《Quindi, sentiamo un po', chi ti avrebbe dato il permesso di venire nel mio territorio?》gli occhi della Luna Nera erano ridotti una una fessura sottile, color del ghiaccio. 

"Arrogante sacco di pulci!"
Il sangue nelle vene di Sharu, iniziò a ribollire e a correre come un folle su per i capillari mentre un teso silenzio si appollaió sulle sue spalle, al pari di un famelico avvoltoio.

《Non dici niente draghetto?》tuonò provocatorio Kiaghel, avvivinadosi ancora di più.

Le parole, però, non volevano saperne di salire lungo la gola del Jamail.
"Non penserai di farmi ancora paura?! So esattamente che stai bluffando."
Il fuoco che si affacciava ai suoi occhi, al contario, ardeva più violento di qualsiasi voce e non sarebbe stato uno sguardo di ghiaccio a spegnerlo.

Fu così che i loro sguardi si incrociarono e rimasero fissi nelle iridi l'uno dell'altro, saturando l'aria di una prepotente ondata di furia e tensione: anche una semplice occhiata diventava epica e travolgente se erano le due leggende di Neshaavri a scambiarserla.

Improvvisamente, però, Kiaghel divenne rosso in viso e le sue labbra tremarono per poi aprirsi in una sguaita risata.
《Certo che sei proprio assurdo draghetto!》disse, piegato in due del riso, allontanandosi dallo spazio vitale di Sharu.

Alla vista di quella strana reazione, il Jamail tentennó e guardò Kiaghel di sbieco, senza capire lo scopo del suo folle gioco.

《Ti stiamo prendendo in giro, idiota?!》La Luna Nera provò a tornare serio, ma le sue labbra tremavano ancora, nell'inutile tentativo di contenere la risata.

《Quindi...Non volete uccidermi?》la domanda si liberò ingenua e spontanena dalle labbra di Sharu, senza che lui potesse trattenerla.

《Ovvio che no! Perché dovrei uccidere una leggenda come te?! Dopo la vittoria di ieri sera sei ufficialmente parte del branco》Kiaghel continuava a ridere, accompagnato da quegli scapestrati dei suoi compagni mentre un nervoso sorriso si feceva largo anche sul volto di confuso Sharu.

《Gr...g....grazie 》ballettó il ragazzo, stranemamte felice di poter constatare che quel bizzarro e amichevole Alpha della sera prima sembra esser rimasto lí dove si erano  lasciati.

《Inoltre...》aggiunse Kiaghel, asciugandosi un lacrima e diventando improvvisamente serio,《Se ti uccidessimo, sarebbe la tua ragazza a farci fuori!》

Il cuore di Sharu si fermó di botto e anche il suo nervoso sorriso gli sfiorì dal viso.
《La...la...la mia ragazza?!》

《Sí, la tua ragazza...Eifir!》

Sharu arrossí violentemente: la testa  sembrò sul punto di esplodere e chi sa quale miracolo mantenne il conato di vomito in fondo alla  gola.

《No! No ma che avete capito...non c'è niente tra noi due...siamo solo amici...cioè lei è la Preside e io un insignificante studente come tanti altri...》si giustificó Sharu, quasi urlando e indieteggando e qualche passo.

《Ma dai, dragetto! È così ovvio che tra voi due ci sia qualcosa di serio!》sibiló Kiaghel, godendosi tutto il crescente imbarazzo del volto di Sharu,《La vostra coppia è sulla bocca di tutti e quello che è successo ieri ci ha dato una grande conferma!》

Sharu ormai brillava di luce propria per quanto il suo volto era diventato rosso. L'ansia e l'imbarazzo avevano preso possesso del suo corpo e i pensieri riuscivano solo a ripercorrere quel doloroso bacio sospeso tra lui e la Preside.

《Comque, non hai risposto alla mia domanda..》Kiaghel, richiamando l'attenzione del ragazzo su di sé,  poggió un gomito sulla sua spalla e gli sollevò il mento con la mano libera,《Perché sei qui, nel mio territorio ?》

《V...vo...volevo d...d..due...duellare ancora...》ballettò Sharu, provando inutilmente a sottrarsi dalla morsa di Kiaghel.
《Capito, draghetto...》disse il Fenril, mollando la presa ,《Ma per uno come te, serve uno sfidante all'altezza. Uno che, anche se mi rode dirlo, sia più forte di me...》
Kighel lanciò a Sharu un'ultima e clinica occhiata.
《Pensi di essere pronto per duellare contro dell'indiscusso Dio di questo Club?》

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