Capitolo 25 - La vendetta di Kiaghel p.2

La folla esplose in un fragoroso applauso e l'intera sala divenne preda di una baraonda di urla e fischi.
L'aria vibrava, fremeva e sprizzava gioia, euforia e stupore: nessuno aveva mai visto Wuekaru venire sconfitto; nessuno se lo sarebbe mai aspettato; lo scontro tra le due indiscusse celebrità della scuola era stato magnifico, stupefacente, semplicemente epico.

Mentre il mondo intorno a Sharu sembrava sul punto di esplodere di gioia e colore, lui, invece, rimaneva con lo sguardo basso, fermo e immobile accanto a Kiaghel, che se ne stava seduto in terra, stremato dal duello.

I suoni, per quanto assordanti, non sembravano neanche sfiorare le orecchie del timido ragazzo e le sfumature rimanevano chiazze lontane e confuse.
Ogni singolo senso era, infatti, occupato nel tentativo di mebolizzare una senzazione nuova, un qualcosa che gli faceva fremere ogni singola fibra del corpo: la tristezza, la rabbia e la frustrazione sembravano essere completamente sparite, dissolte come cenere nell'atmosfera; quel fuoco, che era divampato nel combattimento, aveva consumato tutte le emozioni negative, lasciandolo leggero, felice, stanco e stemato.

Anche Eifir, satura di quella febbrile euforia, si alzò fulinea dagli spalti e corse incontro a Sharu.

《Hai vinto!》disse la ragazza, contenendo a stento un irrefrenabile entusiamo.
Lui, però, continuava a tenere gli occhi fissi al suolo mentre gli angoli delle labbra non sapevano in che espressione piegarsi.
《Hei Sharu...》la Preside provò a scuolterlo per farlo tornare in sé《Hai vinto il duello! Non sei felice ?!》

La voce di Eifir si fece prorompentemente strada nel denso fumo dei selvaggi pensieri di Sharu.
"Ho vinto!" La strana senzazione crebbe nell'animo del ragazzo, schiacciando la stanchezza .
《Ho vinto...》sussurró, muovendo appena le labbra, che inizarono ad accennare un sorriso.

I suoi occhi si alzarono improvvisamente dal suolo, brillando, e salirono, fino ad incrociare quelli di Eifir.
《Ho vinro!》urlò Sharu a pieno polmoni, sprizzando gioia da tutte le squme,《Ho battuto la Luna Nera!》

Si sentiva grande, si sentiva potente; aveva ricevuto l'insaspettata conferma che lui non fosse il microbo che credeva di essere, che esistesse qualcosa in cui anche un esistenza mediocre come la sua poteva eccellere.
Il cuore batteva, le vene pulsavano, l'adrenalina scorreva con impeto e la testa scoppiava.

Tutto a causa di lei.
Tutto a causa del suo sorriso.

《Ho vinto Eifir! Grazie!》
Per un secondo, completamente invasato di gioia, Sharu fu tentato di prendere la ragazza tra le sue braccia, sollevarla dal suolo e stringerla forte a sé.
"Grazie! Grazie! Grazie!"
La timidezza, il contegno e un pizzico di paura, però, lo trattennero, limitando quell'eclatante gesto a un impacciato batti cinque, che venne ricambiato con altrettanta irresistibile e tenera goffaggine.

Quando le mani di Sharu ed Eifir si sfiorarono per l'ennesima volta, un effimero, ma pesante silenzio avvolse il Club dei Duellanti: quella reazione così stranamente umana da parte della gelida Preside risultava ancora più mozzafiato della vittoria dell'audace draghetto.

Quando, appena una frazione di istante dopo, le dita dei due ragazzi si staccarono e ritornarono al loro posto, la platea tornò un ammasso rumoroso di voci indistinte e assordanti.

《Sapevo che ci saresti riuscito!》si congratulò nuovamente Eifir,《Ero sicura che Wuekaru non potesse farcela...》
Finendo la frase, lei abassó istintivamente lo sguardo e posò i suoi occhi dorati su uno stremato e ansimante Kiaghel che ancora non riusciva a trovare né la forza né l'intenzione di mettersi in piedi.

Anche Sharu, seguendo lo sguardo della ragazza, si mise ad osservare incuriosito il suo sfidante.
Lo studiò, cercando di penetrare oltre lo spesso giacchio dei suoi stessi occhi: Kiaghel non sembrava più il celebre malandrino capace di spaventare orde di studenti con la sua sola voce; se ne stava fermo al suo posto, come un cucciolo mansueto, consapevole dei propri limiti, facendo sentire il curioso Jamail terribilmente meschino per averlo odiato.

"A che diavolo di gioco stai giocando?!"
A furia di guardare quell'immagine, Sharu cominciava lentamente relizzare come quel ragazzo, in fondo, non gli avesse mai fatto niente di male: non era stato lui a picchiare Ruai durante la rivolta in Palestra e, quello stesso giorno, era partito all'attaco solo quando il Jamail stesso aveva provato a colpire la sua regina; inoltre, si era preso il grosso della copla per le scellerate azioni di Tsuroa.

《Va' ad aiutarlo...》sussurró appena Eifir, vedendo Sharu guardare il Fenril titubante.
《...Non lasciarlo così...》

Il ragazzo continuò a fissare Kiaghel, senza capire cosa davvero provasse nei suoi confronti: aveva sempre creduto di detestare lui e tutto il suo scalmanato branco; era convinto di non sopportare quegli occhi, che si divertivano a scrutare le persone dall'alto verso il basso; eppure, in quel momento, era lui a guardare l'Alpha dalla cima di un piedistallo.

"Non credo neanche io a quello che sto per fare..."
Sharu lasciò cadere al suolo il suo lungo spadone e porse una mano all'avversario, per aiutarlo ad alzarsi.

Gli occhi di Kiaghel si fissarono su quelli di smerldo del ragazzo: sprizzavano ancora la loro tipica arroganza e saccenza, ma in un modo profondamente diverso, più sottomesso, più rispettoso.
La pupille, poi, scivolarono sulla mano dai guanti bucati di Sharu, protesa e immobile nella sua direzione.

《Non azzardarti a falrlo!》ringhiò Tsuroa, tremando di rabbia, lontano tra gli spalti.
《Non pensarci nemmeno!》

Kiaghel, però, afferrò di Sharu senza esitare un solo secondo, accettando, seppur con malavoglia, la meritata sconfitta: si potevano, infatti, spendere fiumi di parole sulla pessima condotta della Luna Nera e sulle migliaia di ragazzate che aveva combinato durante la sua carriera come teppista; le stesse, però, si potevano usare per dire quanto fosse terribilmente attaccato all'onore e a quel suo strano codice di comportamento, stampato a caratteri cubitali nel suo DNA da buon capobranco, che, ora, gli imponeva di riconoscere l'idiscutibile volore di quello smilzo Jamail.

《In fin dei conti... non sei malaccio!》
Disse il Fenirl mentre il ragazzo lo sollevava dal suolo, continuando entrambi a fissarsi negli occhi: sapevano, se lo leggevano nelle colorate iridi che sarebbero stati rivali per tutta la vita, ma in un modo del tutto diverso e quello che si sarebbero aspettati.

《No! No! No!》la voce di Tsuroa, rimbombó con furia nell'arena, infrangendo quella surreale atmosfera di gioia e festa,《Kiaghel non può aver perso! 》disse istericamente, gridando e strillando ogni singola sillaba.

Poi, si alzò di scatto dal suo posto e si diresse a grandi e nervose falcate verso il suo ragazzo, nel centro dell'arena.
《Ho sempre saputo che non eri all'altezza! Stupido sacco di pulci, Alpha dei miei stivali!》tuonò la furiosa Fenril, scagliandosi violentemente contro il petto di Kiaghel e tempestandolo di pugni.

《Tu...》ringhiò, poi, posando i suoi scuri occhi ignettati di sangue e odio sull'esile figura di Sharu,《Piccolo, inutile sgorbio!》
La mano della ragazza si convulse nell'ennesimo pugno e balzò in avanti, pronta pronta scagliarsi contro il timido Jamail.
《Ti faccio vedere io come si fa!》

Prima ancora che Sharu regisse in qualunque modo o che Eifir potesse bloccare Tsuroa con un incantesimo, Kiaghel scattò fulmineo in avanti e, con un rapido movimento delle braccia, arrestó l'avanzata delle ragazza
《Ma sei completamente impazzita!?》sibiló serio e severo, immobilizzando la mano di Tsuroa con la sua.

La ragazza ringhiò, mostrando le zanne acuminate e cercando di colpire il ragazzo con ogni arto ancora libero.
《Ripeto: Sei andata fuori di testa?! Cosa diavolo avevi intenzione di fare?!》
《Lasciami stare, Kiaghel!》urlò lei,《Come puoi aver accettato così la sconfitta?! Come hai fatto, tu, a perdere contro questo sputo di drago?!》

La morsa delle dita di Kiaghel divenne più forte, e il suo sguardo più gelido che mai.
《Non sono affari tuoi se perdo o meno! 》
《Sì, invece!》tuonò con rabbia la ragazza, cercando invano di trapassare Wuekaru con i suoi occhi di sangue,《Ho una reputazione da mantenere! Pensavo di stare con l'indiscusso re di questa scuola, non con un botolo che si fa mettere così ingenuamente i piedi in testa!》
《Ma hai battuto forte la testa?! Sei cieca per caso?! Ho perso nel modo più onesto possibile! Ma che parlo a fare di onore con te...sei solo una volpe!》

Tsuroa si tirò indietro, con rabbia, guardando il ragazzo in cagnesco.
《Dovevamo vendicarci! A causa di quello sgorbio sono finita in punizione e a te non importa niente!》
《Anche io ci sono andato di mezzo!》tuonò Kiaghel,《E non ho intenzione di beccarmi un'altra settimana con Lord Rujako a causa tua!》
《Stupido...》

《Tsuroa!》la voce autoritaria della Preside zittí quella acuta e isterica della ragazza, facendola sobbalzare,《Sei pregata di guardarmi in faccia mentre ti parlo!》

Quando l'attenzione della giovane e ribelle Fenril confluì nel gelido e severo volto di Eifir, gli occhi dorati di lei la trapassarono da parte a parte, in un modo così atroce e violento, da farla indietrggiare e inciampare su i suoi stessi passi.

《Si..sss..signora...la pr....》provó ad abbozzare una scusa, strisciando terrorizzta sul pavimento, con lo sguardo inchiodato al suolo.
《Silenzio!》
L'intera sala si ammutolí, scossa dalla maestosa potenza e dall'autorità indiscussa di quella voce,《Ti ho lasciato correre fin troppo questa sera! Subito da Lady Calawui!》
《M...ma m...ma signora?!》
《Niente storie! È già tanto che io no ti espella seduta stante! Via!》

Riscossi dalla crescente tensione, due studenti del servizio di sorveglianza si alzarono timidamente dagli spalti e, dopo aver impacciatamente aiutato la ragazza a sollevarsi dal suolo, la scortarono fuori dal Club, in direzione dell'ufficio della Grande Maestra.

《Questa me la paghi cara, Kiaghel!》
Mentre Tsuroa si incamminava verso l'uscita, ancora a coda alta, ringhiava e farfugliava quella frase a denti stretti,《Questa me la paghi!》

Un altro fulminate sguardo della Preside zittì l'ennesima insolenza della ragazza.

Allo sbattere del pesante portone di legno, un teso silezio avvolse il Club dei Duellanti: nessuno fiatava, nessuno ne aveva la forza o il coraggio.
Sembrava che tutti fossero diventati statue di pietra, come immobilizzati dal fatale sguardo di una Gorgone.

《L...le... chiedo immensamente scusa, Preside...》susurrò, all'improvviso, Kiaghel, a testa bassa, incrinando la solennità di quel delicato momento,《Se fosse possibile rimediare al gesto della mia ragazza... in qualsi...》

《Non preoccuparti Kiaghel!》lo interruppe brusca Eifir, rivolgendogli uno sguardo inespressivo e glaciale che, a modo suo, doveva essere rassicurante,《Non è necessario che ti prenda la colpa ancora una volta! Va' a riposare!》
《Sicura?》
《Certamente, oggi ti è andata bene...》
《Scusi ancora Preside...》
Kiaghel si incamminó verso l'uscita, ma si fermò poco prima di valicare il pesante portone.
《Sharu!》gridò, attirando l'attenzione del Jamail e ritrovando il suo arrogante ghigno,《Ti faccio i miei complimenti: sei davvero un grande! Se vuoi combattere di nuovo, sai dove trovarmi! 》

Sharu accennó un timido saluto con la mano, sfoggiando un imbarazzato sorriso o una specie di smorfia stupita: ancora non riusciva a metabolizzare un comportamento così sottomesso da parte di quello studente; era rimasto stupito da quel suo lato mansueto e gentile; non sembrava affatto lo stesso ragazzo che, in Palestra, aveva provato a prenderlo a pugnalate.

《Stammi bene!》detto questo Kiaghel si congedó, seguito a ruota dal suo grande branco.

《Anche noi dovremmo andare...》 disse improvvisamente Eifir al timido Sharu, lanciando un occhiata fugace alla Luna già alta nel cielo.
《Sí...signora...》farfurglió rapido il ragazzo, ancora scosso dalla sfuriata di Tsuroa.

La Preside, si incamminò verso l'uscita e, con Sharu al suo seguito, abbandonó il Club dei Duellanti mentre gli occhi di tutti gli studenti continuavano a rimanerle puntati sopra.

Nessuno avrebbe facilmente dimenticato gli eventi assurdi accaduti quella sera: i ruoli parevano essere stati invertiti, facendo crollare i miti portanti della scuola; ognuno aveva mostrato un nuovo lato di sé, aveva tolto una maschera o ne aveva semplicemente indossata una diversa, venendo meno a delle verità che sembravano assolute.

Era proprio quella, però, la contorta bellezza nascosta nella vastità di persone che abitavano Neshaavri: ciascun ragazzo si forzava e lottava per mostrare unicamente un lato del proprio carattere rodato e modellato intorno alle esigenze della vita di tutti i giorni; ci si nascondeva dietro un immagine perfetta o stereotipata di se stessi, celando e ammantando un caleidoscopio di comportamenti e reazioni che, per qualche motivo, il mondo non poteva vedere.

Prima o poi, però, le maschere iniziano a pesare anche per i soggetti più allenati perché quel lato magnificamente debole deve prendere una boccata di libertà.

***

《Allora...》sussurrò piano Eifir, allontanatasi il più possibile dal trambusto del Club dei Duellanti e dal patologico bisogno di celare il suo sorriso a tutti gli occhi che non fossero gli splendenti smerldi di Sharu,《Se sei stanco, posso accompagnarti fino al quarto piano?》
Posta la sua domanda, la ragazza gli porse timidamente la mano, pronta a dissolversi nell'aria ancora una volta.

Sharu osservò quelle dita sottili in silenzio, senza il coraggio di afferrarle e stringerle tra le sue, benché lo desiderasse intensamente.

"No... Per favore, basta con il teletrasporto!" Pensò disperato, troppo esausto e confuso per reggere ancora gli effetti collaterali di quella magia
"Non ti preoccupare, andiamo a piedi."
La voce calma, dolce di Eifir rimbombó per l'ennesima volta nella testa del ragazzo, facendolo spaventare.

"Già..." le rispose, accennando un goffo e tenero sorriso, una volta che si fu ripreso dalla sorpresa.
"Puoi ancora leggermi il pensiero."
《Su...andiamo!》sussurrò la Kimad Naar, sorridendo e imboccando inisieme a lui l'uscita del dodicesimo piano.

Il suono di voci lontane e l'armonico gridare degli uccelli tra i rami della Foresta si mischiavano, confondendosi e creando una sola e orecchiabile cantilena, che faceva da sottofondo alla loro passeggiata.

Né Sharu né Eifir fiatavano: troppo stanchi per articolare un disocrso, troppo timidi per iniziarlo; sinceramente, non avrebbero neanche saputo di che parlare.
Eppure, l'aria introno ai due non era tesa, non sembrava pesante: era piacevolmente leggera e frizzante; accarezzava piano la pelle, infilandosi dolcemente tra le dita e infondendo ventate di calore ed energia.

Camminando lentamente, con gli occhi sempre fissi sulle assi del pavimento, giunsero all'agognato quarto piano, completamente avvolto nel dolce e rassicurante silenzio del sonno.

Le fiaccole bruciavano, creando cangianti e complicati giochi di luce dorata e rossastra sulle pareti di caldi mattoni chiari.
Il cielo, prima limpido, aveva cominciato ad annuvolarsi e il vento a soffiare, sferzando e fischiando contro le mura del Castello.

《Grazie per avermi accompagnato fin qui...》disse improvvisamente Sharu con un filo impercettibile di voce, ormai giunto di fronte alla porta della sua stanza,《Scusi ancora per tutto il disturbo di questa sera.》
《È stato un piacere...》gli rispose rapida Eifir, non riuscendo a contenere un meraviglioso sorriso, incornicato dal dolce rossore delle morbide guance.

Anche Sharu arrossí, piegando ancora di più gli angoli della bocca verso l'alto.
Non sapendo che dire, che pensare e ricordandosi a malapena di respirare, il timido Jamail provò semplicemente ad alzare gli occhi e andare in cerca di quelli della ragazza, ma gli puntó nuovamente al suolo non appena ne incrociò il folgorante bagliore.

Erano semplicemente meravigliosi, due perfetti e scintillanti dischi d'oro puro, capaci di farlo sentire tanto potente quanto infimo e mediocre.
Ogni singolo centimetro della pelle ambrata di Eifir, ogni lucentissima squama crovina, ogni ciocca dei lunghi e lisci capelli aveva il potere di rassicurare e spaventare chiunque avesse avuto la fortuna di starvici così vicino e riempirsi il naso con il loro meraviglioso profumo.

Mentre Sharu, ancora a testa bassa, si perdeva nel mare dei pensieri, qualcosa gli sfiorò delicatamente le mani, riportandolo alla realtà o, per meglio dire, trascinandolo in quello che sembrava più un sogno ad occhi aperti .
"C...cosa...?!"
Il ragazzo alzò pian, piano gli occhi fino a scorgere le delicate dita di Eifir avvingharsi saldamente introno alle sue.
Le guance del ragazzo, la sua intera faccia, sembrarono sul punto di andare a fuoco mentre il battito del cuore aumentava ad ogni minuscolo passo che la Preside muoveva verso di lui.

"Che...sta...f...ffacendo?"
Eifir gli era quasi quasi appiccicata al petto.
"Che...vuol dire...tutto ciò?"

La ragazza piegò le labbra in un ghigno, socchiuse lentamente gli occhi e un'improvvisa sensazione di calore divampó lungo il palmo della mano di Sharu, irradiandosi velocemente verso la punta degli artigli.

"Ma cosa?!" il ragazzo provò a sottrarsi da quell'inaspettto prodigio, ma il tepore gli solleticava piacevolmente la pelle, riscaldando i muscoli infreddoliti.

Eifir serró le palpebre con più violenza e il tatuaggio sul suo braccio divenne bollente e luminoso.

Pochi istanti dopo, un bagliore argentato dalle brillanti sfumature nerastre iniziò a serpeggiare intorno ai guanti di Sharu, scaturendo dalle dita di Eifir e disegnado intrecci complicati e morbide volute lungo il tessuto di cuoio.

Gli strappi del fitto motivo di fili lentamente si ricucirono e i punti che, a breve, si sarebbero sicuramente lacerati divennero più resistenti di prima.

Quando Eifir riaprì gli occhi, il bagliore si affievolí e il calore venne spazzato via in un singolo battito di ciglia.

《C...cc...che hai fatto?》chiese il ragazzo, balbettando e riuscendo a fatica a metter in oridne le parole che gli venivano disordinatamente in mente.
《Ti ho solo aggiustato i guanti.》rispose piano Eifir, prendendo una lunga boccata d'aria e ridendo,《Erano tutti bucati.》
La stremata mente della Preside, ripercorse con amarezza l'immagine degli aritigli che graffiavano nervosamente contro la magnolia, rivelando quanta rabbia si portasse dentro il timido ragazzo.
"D'ora in poi non credo sarà più un problema ..." pensò Eifir, accentuando il suo sorriso e ricordandosi di ogni singolo istante dell'incredibile duello di quella sera.

Sharu, intanto, si osservava con meraviglia i guanti, tornati lucidi e fiammanti, come fossero stati nuovi, mentre le loro mani continuavano a rimanere saldamente appiccicate e intrecciate le une nelle altre.

《G...gg...grazie!》fafuglió stupito, incredulo, confuso ed euforico.
《Di niente...》

Gli occhi dei due ragazzi percorsero lentamente i contorni delle loro dita, accarezzate dolcemente dalla luce traballante delle fiaccole, studiando attentamente gli effetti di quel breve incantesimo.
Scivolando lungo il cuoio, però, gli smeraldi di lui incontrarono l'oro di lei.

Fu come perdersi nell'infinito; ritrovarsi sommersi dalle onde di un mare lucente ed abbagliante, senza alcuna possibilità di ritornare a galla.
Si poteva solo sprofondare, rimanere invischiati in quel caleidoscopio di sfumature e riflessi, che li allontanava sempre di più dal mondo reale, togliendo loro il respiro .

Tornare indietro non era più possibile.

Chi sarebbe, però, stato così pazzo da provare a sottrarsi a quell'incantevole destino, chi avrebbe mai voluto venirne fuori, chi non avrebbe desiderato farne parte per sempre?

Entrambi mossero un timido passo in avanti e si avvicinarono ancora di più, senza trovare la volontà di rivolgere lo sguardo altrove: sembravano star cercando qualcosa, sepolto in quelle iridi brillanti; forse riuscivano a vedere se stessi affogare nell'animo dell'altro; forse vedevano chi sa quali meraviglie.

Il tempo smise presto di avere un senso, così come lo spazio introno ai propri corpi ed ogni singola cosa, vivente o meno, venne totalmente eclissata dall'energia dei due ragazzi: esistevano solo loro, le loro mani legate insieme e gli occhi completamente persi in un cosmo di luce e riflessi.

Mossero l'ennesimo passo l'uno verso l'altra.

C'era qualcosa sospeso nell'aria che sembrava essere sul punto di fare scintille per quanto il battito di quei due cuori selvaggi l'aveva caricata.

Ancora un altro passo.

Quando gli abiti si toccarono e ognuno poté sentire il petto dell'altro alzarsi e abbassarsi, le emozioni presero a scorrere senza freni in tutto il corpo, confondendosi in un solo grande e vorticoso ammasso di gioia e paura, di tristezza ed euforia.

Ogni cosa sembrava semplicemente perfetta.

Il fischio, però, arrivò improvviso e violento all'orecchio di Eifir e l'atmosfera di quel momento magico e stupendo si infranse in migliaia di schegge taglienti: il tempo ricominciò a correre troppo in fretta, travolgendo e spazzando tutto ciò che incontrasse; lo spazio tornò, terribilmente pesante e distorto, inghiottendo la ragazza tra le sue fauci.

Il tenero e dolce rossore abbandonò immediatamente le sue guance, facendola sbiancare come fosse stata un fantasma.
La pelle divenne terribilmete gelida, più di quanto non fosse normalmente, procurando stilette atroci in tutto il corpo.
Le pupille le si assottigliarono, fino a diventare due invisibili linee dritte. Le gambe tremarono e traballarono, diventando improvvisamente molli e deboli.

《Cielo! Stai bene?》chiese preoccupato e spaventato Sharu, sorregendo prontamente la ragazza per evitare di farla cadere.
Lei, però, si tirò subito indietro, allontanandosi il più possibile dal tocco del ragazzo.
《Sto bene...》disse Eifir, ansimando e respirando in modo irregolare, con una mano fissa sull'orecchio,《Sto bene... sono solo stamca...ho bisogno di un po' di riposo.》sussurró senza forza nella voce, ridotta ad un niente di quello che era sempre stata.

《Sicura di farcela da sola...vuoi che ti accompagni nelle tu stanze?》chiese timidamente Sharu, seriamente sconvolto e spernado con tutto il suo cuore che la ragazza accettasse.
《No...no...Non ce n'è bisogno. Buonanotte Sharu.》

La ragazza corse  il più lontano possibile dal povero e sconvolto Jamail, senza neanche lasciargli il tempo di risponderle o di muovere anche un solo passo per aiutarla.

Mentre scappava via, sentì il groppo salire lungo la gola e bruciale tutto ciò che incontrasse lungo il suo passaggio.
In quel momento, però, piangere avrebbe solo peggiorato la situazione: non poteva permettersi di cadere senza nessuno a sorregerla e ricacció indietro le lacrime.

Non appena Eifir si ritrovò completamente sola, nascosta in un buio e desolato corridoio, si accasció pesantemente al suolo, strinciando la schiena lungo la calda parete di mattoni.
I nervi erano a fior di pelle e pensieri all'interno della testa procedevano troppo in fretta per riuscire a decifrarli.
I polmoni non pompavano aria a sufficienza, lasciandola bocchieggante, mentre il cuore batteva così forte da sembrare prossimo ad esploderle fuori dal petto.

Eifir, si strinse con vigore nel lungo mantello e, tremando come una fragilissima foglia, si scostó lentamente le mani dalle orecchie e aspettò di sentire nuovamente la testa invasa da quel fischio assordante.

Fremendo e in preda al panico, rimase in assoluto silenzio per qualche secondo, analizzando attenamente quel sordo ronzio.

"È...è solo il mio cuore." Pensò tirando un profondo sospirò di sollievo e abbandonando la testa sulla spalla, completamente prosciugata di ogni energia.
"Dannazione...che spavento..."
Fortunatamente, non era stato niente di pericoloso: solo il pulsare martellante del suo stesso sangue che era rimbombato fino all'orecchio imitando quel terribile fischio che precedeva i sussurri.

Eifir chiuse gli occhi, troppo stanchi e provati per elaborare i colori e si mise a ridere in silenzio, con pizzico di follia celato tra le note sollevate della sua voce: quel giorno aveva deciso di venir meno ad una delle sue regole più importanti, una di quelle che dovevano garantire la sicurezza di chiunque le fosse intorno, la salvezza del mondo che si era costruita.

Rimanere sempre impassibile, non emozionarsi mai e mostrare agli altri unicamente le sue maschere era un postulato inattacabile, la cui disobbendienza aveva sempre protato a catastrofici eventi che andavano ben oltre i soliti sussuri.
Eppure, non era successo niente: non aveva perso il controllo come tutte le altre volte e nessuno aveva ancora dovuto pagarla cara.

"Forse, dopo tutto questo tempo, il pericolo è scampato..."
Una sensazione di calore le alleggerì il petto facendola sentire stranamente al sicuro.
"Forse non siamo più con l'acqua alla gola..."
Eifir si alzò lentamente dal suolo e si diresse verso la sua lontana stanza a grandi falcate, con ritrovato vigore.

"Forse posso evitare di mettere questa maschera ancora per un po'..."
I passi erano nuovamente leggeri e i muscoli erano intrisi da una tale quantità di energia da non riuscire a stare fermi.
"Non c'è bisogno di tornare indietro! Posso continuare ad essere me stessa!"

Anni di vita spesi a plasmare uno spesso guiscio di ghiaccio intorno al suo cuore, reso ancora più coriaceo dalle migliaia di cicatrici che le erano rimaste indelebilmete impresse addosso, stavano andando in fumo in una sola singola notte.

Tutto a causa di lui.
Tutto a causa dei suoi occhi.

***

Sharu rimase inchiodato nel punto in cui Eifir lo aveva lasciato tutto il tempo: serebbe voluto correrle dietro, inseguirla, riportarla da lui e contemporaneamente chiudersi nella sua stanza per sempre.

Anche i suoi peniseri correvano troppo velocemente per essere decifrati, anzi non sembravano scorrere affatto: ogni singola parte della della sua mente era congelata nel ricordo della ragazza ad un soffio dal suo volto, dei suoi occhi splendenti e luminosi e delle loro mani che si toccavano e stringevano.

Scacció rapidamente via quel ricordo che, per quanto magnifico, lo faceva terribilmente sentire a disagio.
Poi, seguendo le urla dei suoi muscoli stremati, si decise a ad entrare nella sua fredda stanza e andare finalmente a dormire.

Oltrepassò velocemente la soglia, facendo sbattere rumorosamente la porta e si gettò a peso morto sul letto, senza neanche spogliarsi.

Disteso sulle gelide coperte, Sharu serrò ermeticamente le palpebre, cercando conforto nel buio: di solito le tenerbre riuscivano a calmarlo, avvolgendolo nel loro caldo e delicato abbraccio, ma ora sembravano soffocarlo.

Aprì di scatto di occhi, con il fiato corto e iniziò ad ossevare il vuoto, cercando di tenere la mente lontana dal quel pensiero.

I secondi passavano come fossero eterni e l'aria all'interno della stanza diventava sempre più pesante e opprimente.
Anche i vestiti non sembravano abbastanza larghi per permettere al suo cuore di battere così forte e ai suoi polmoni di pompare tutta l'aria di cui aveva bisogno.
In un moto di rabbia, si strappò l'uniforme di dosso ed indossò fulmineamente il pigiama, ma ora il freddo lo faceva contorcere dal dolore.

"Dannazione!" Pensò con disperazione, portandosi le mani sugli occhi e serrandole introno al volto.
"Per la miseria!"
Ogni singolo senso si era acuizzato a tal punto da portare il ragazzo vicino come non mai alla pazzia.
"Mannagia a me! Mannaggia a me!"

Gli sembrava di sprofondare nel vuoto e, subito dopo, di essere scaraventato verso l'alto per poi essere violentemente sballotato a destra e sinistra.
Tutto perché provava a remare contro la sua la mente che continuava a riproporgli l'immagine sorridente di Eifir.

Adorava il modo timido, quasi di circospezione, in cui sorrideva; gli piaceva la sfumatura magenta di cui si dipingevano le sue gote; era ammaliato dal colore perfetto dei suoi occhi; non riusciva a stare senza la luce e l'energia che riusciva ad infondere il suo sorriso.

"Basta! Basta!"
Sharu si rigirò come una furia nel suo letto, provando con tutte le sue forze a prendere sonno, ma dormire sembrava un'impresa assolutamente impossibile: quella sua folle ossessione per i Kimad Naar lo teneva saldamente ancorato alla realtà, impedendogli di chiudere occhio.


Una paio di lacrime cariche di frustrazione si formarono agli angoli degli occhi.
"No...No..."

Peccato che quella che lo stesse attanagliano non fosse una semplice ossessione, un mero istinto mosso dalla curiosità come aveva sempre creduto: quello che gli stava nascendo nel petto, quello che c'era sempre stato destro di lui era amore.

"No...no...Non può essere!"
Le gelide lacrime di rabbia gli rigarono le guance, scendendo copiosamente sul volto e facendogli attacare i capelli lungo gli zigomi.

Come poteva essersi innamorato così follemente di Eifir se il suo cuore, la sua intera anima apparteneva già a qualcun'altro?!

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