Capitolo 21- La Maledizione p.2 la rabbia
~Passato IV~
Due anni prima, dicembre
Passarono un paio di mesi da quel primo indimenticabile incubo, a cui ne seguì un numero incalcolabile, ogni singola notte, senza mai tregua.
Intanto, il nuovo lato di Eifir, furioso, crudele e sadico, crebbe in maniera esponenziale, insieme ai suoi poteri, costantemente alimentato dalla rabbia e dalla violenza, che la ragazzina ormai aveva fatto proprie, assimilandole dai sogni e diventando quasi impassibile a ogni atrocità che loro le proponessero.
La parte migliore di lei, che aveva sempre cercato di incanalare ogni emozione negativa verso una valvola di sfogo, si ritrovò fatalmente schiacciata e soffocata e, ben presto, neanche gli incantesimi più complicati servirono più a scaricarsi e a stancarsi a tal punto di riuscire finalmente a dormire.
Ormai, Eifir si era passata un cappio intorno al collo e, secondo per secondo, la corda le si stringeva inesorabilmente sulla pelle, togliendole il respiro; ormai, la rabbia era diventata un mostruoso e inarrestabile cancro, che non poteva essere contenuto ancora a lungo: per quanto lei lo temesse, lo rinnegasse e cercasse in ogni modo di soffocarlo, lui avrebbe presto trovato il modo di sovrastarla e vedere la luce.
Eifir, infatti, sapeva fin troppo bene di aver superato il punto di non ritorno, che prima o poi sarebbe dovuto succedere, che un giorno o l'altro avrebbe perso il controllo, ma, finché lei avesse avuto anche solo un briciolo di energia, avrebbe combattuto per ritardare lo scoppio di quella bomba ad orologeria il più possibile.
Alla fine, però, era solo questione di tempo e, nonostante ogni buon proposito, tutto l'impegno che la ragazzina ci mise, successe.
Successe per caso, senza preavviso.
Successe, mentre era a scuola e passeggiava solitaria per i corridoi della scuola, durante la ricreazione.
Lei e il ragazzo, che tanto le piaceva, si erano dati appuntamento all'ingresso del piccolo giardino dell'istituto, sempre piacevolmente deserto, per passare insieme anche quei pochi minuti di pausa e per poi recarsi nella classe della lezione successiva.
Eifir, con il suo talismano violaceo in bella mostra sul petto, camminava veloce per i corridoi, stranamente felice, avanzando a lunghi passi, leggeri come una piuma, nonostante fosse sul punto di stramazzare al suolo per la stanchezza.
Benché il suo stremato corpo fosse confinato tra gelide mura della scuola, con i piedi saldamente ancorati a pavimento, la sua testa volava metri e metri su nel cielo, persa tra le nuvole della fantasia.
Finché pensava a quel ragazzo, infatti, finché lui si sovrapponeva al fischio nelle orecchie e ai ricordi dei sogni, Eifir riusciva a ritornare allegra e spensierata, impaziente di vivere ogni singolo giorno della sua vita, incurante della rabbia o di dormire.
Un piccolo e preziosissimo barlume di speranza, che la motivava a non lasciarsi andare e continuare a combattere.
Crogiolandosi in quel pensiero così caldo e accogliente, girò anche l'ultimo angolo, che la separava dal giardino, e percorse qualche passo nel nuovo e silenzioso corridoio.
Poi si fermò e posò i grandi occhi scuri sul vecchio vascone di cemento bianco, dove era stata piantata un anziana e gigantesca cicas dalle floride e spinose foglie caduche: seduto sul bordo del vaso c'era, come al solito, quel ragazzino, che le faceva battere il cuore, ma...aspetta...con lui c'era anche un'altra ragazza e... lei gli stava parlando, con disinvoltura, atteggiandosi da esperta rubacuori.
Il gioioso cuore di Eifir si fermò per qualche istante, mentre i colori di quel luminoso angolo della scuola sembravano sbavare fuori da i loro contorni.
"E questa chi è?" Pensò spaventata la ragazzina, mentre nella sua testa esplodeva una furiosa tempesta.
"Perché sta con lui?"
Eifir, benché tentasse di tenerle a bada, si fece prendere dalle emozioni negative, pagandone immediatamente le conseguenze.
"Infatti...piccola Kimad Naar. Lei non dovrebbe essere lì."
Eifir si portò svelta una mano al talismano, pregando che non si rompesse, e l'altra all'orecchio, come per scacciarvici quel ronzio, che si era trasformato in distinte parole.
"Coraggio, mia cara...puniscila!"
"Cosa?! Io non posso vendicarmi di lei...che direbbe lui! Su, ora, vai via!" rispose la ragazzina, senza abbastanza forze per segregare di nuovo la voce nei meandri della sua testa.
"Dai...Non si sarebbe mai dovuta permettere."
"Ma non posso punirla!"
"Lo vorresti, però! Sento che lo vorresti proprio tanto.
Guardarla ci sta provando con lui!"
Eifir strinse con forza il pugno intorno al talismano e si mise a guardare il basso, mordendosi nervosamente le labbra, per evitare di posare gli occhi su quella scena che le faceva troppo male.
"Lo farai rompere se continui così!"
"Non preoccuparti e guarda! Stupida, Guarda! Puoi davvero permetterlo?! Vuoi davvero che continui a farti così male!"
Il sussurro divenne più potente, fomentato dalla sue emozioni sempre più instabili.
"No...Non voglio, ma non posso punirla....c...ci...ci andrò a parlare!"
Eifir, ritrovò quel briciolo di motivazione necessaria per abbozzare un sorriso, scosse leggermente la testa, riducendo finalmente il sussurro a quel fischio fastidioso, e si incamminò verso i due ragazzi a passi incerti.
A Shiali aveva dovuto imparare a camminare senza fare rumore e dare nell'occhio il meno possibile, in modo da potersi avvicinare alle schive creature che abitavano lì.
Cosi, come per istinto Eifir, arrivò alle spalle dell'odiosa sconosciuta senza essere notata e, quando semplicemente la salutò, lei cacciò un urlò strozzato, sbiancando dalla paura.
In quell'istante Eifir sentì un brivido lungo la schiena, sentì la paura, ma non la propria e le piacque.
Terribilmente.
《Perdonami non volevo spaventarti!》Si scusò impacciatamente la ragazzina.
《Mi dispiace tanto...Stai bene?》
Nella sua mente, però, correva tutt'altro pensiero e veniva proiettata una singola cupa immagine: quell'espressione di autentico terrore, durata meno di un secondo, ma che le si era già stampata maniera indelebile nella memoria, facendole stranamente nascere un sadico sorriso sul volto.
"Hai capito cosa intendevo, mia cara Kimad Naar? Non sei più felice adesso?"
"Mille volte di più. " gli rispose lei, continuando a sorridere e a godere dei rimasugli di un brivido sinistro.
In quel momento, qualcosa dentro l'anima buona di Eifir, si spezzò per sempre: impossibile capire quale cosa in particolare o delineare l'entità del danno, ma fu tale che semplicemente decise di smettere di combattere contro la sua rabbia, sciogliendole finalmente le briglie.
Una malsana e sinistra scintilla si accese, così, dentro l'ormai terribilmente instabile mente della giovane Jamail: quel breve secondo di puro orrore, elegantemente dipinto sul viso della sconosciuta, quel dolce brivido, che le percorreva la schiena, ogni volta che ci ripensava; voleva vederne e sentirne ancora, decine, centinaia, milioni di volte.
Seguendo i ripiegamenti della sua anima sempre più contorta e schiacciata dalla rabbia, Eifir maturò una maniacale ossessione per quella sconosciuta, che accendeva in lei un odio senza confini, lasciato completamente libero di crescere e distruggere.
All'iniziò si trattò soltanto di pedinarla e spiarla, senza un vero valido motivo e senza neanche impegnarsi troppo per non farsi notare: la sadica Jamail voleva, infatti, che la sfortunata si accorgesse di quella presenza ostile, che si sentisse costantemente con il fiato sul collo, con gli occhi puntati sopra in ogni singolo istante.
Eifir, così, mise in atto quel giochetto perverso per alcuni giorni, saltando con disinteresse alcune delle sue adorate lezioni a Shiali, ma il tutto la stufò presto: nonostante i suoi sforzi, infatti, non era ancora riuscita a rivedere quell'espressione di paura, che tanto desiderava; voleva qualcosa che la divertisse di più, qualcosa per dare meglio sfogo a tutta la sua rabbia.
"Perché non vai da quella ragazza e non giocate tutti insieme: lei, tu e il tuo bel pugnale?
Infondo, puoi fare quello di vuoi, sei la Kimad Naar, vero?"
Mai i sussurri erano stati così chiari, così potenti ed influenti.
"Sì ! Io sono la Kimad Naar e posso fare tutto ciò che voglio!" rispondeva Eifir, ruggendo ogni singola parola nella sua testa, ormai completamente succube di quella voce.
"E pensi davvero che un umano in meno su questo pianeta faccia la differenza?"
"No! In effetti, non penso proprio!"
" Brava ragazzina...brava! Quindi, ti va se andiamo a divertirci?"
"Puoi contarci!"
Qualche notte dopo, non riuscendo in alcun modo a prendere sonno e con le immagini di un nuovo incubo ancora fresche difronte agli occhi, Eifir si recò a casa della sfortuna preda: una piccola abitazione a due piani, costruita in una via malmessa, un po' isolata dal resto della città.
Poco dopo la mezzanotte, il vento invernale soffiava gelido e tagliente lungo strada deserta, e sembrava ruggire, pronto ad inghiottire ogni ignaro avventore.
Eifir si avvicinò cauta all'isolata abitazione, camminato al limite del marciapiede, ben nascosta nei suoi pesanti abiti neri, illuminati appena dal fioco e bagliore violaceo del suo talismano.
Scavalcando una bassa recinsione, entrò agilmente nel grande giardino, e mosse qualche passo sull'erba accuratamente facciata, con il cappuccio cupamente calato sugli occhi, la cintola, regalatale da Moth, ben legata in vita e una mano fissa sul fodero del pugnale lucidato, affilato alla perfezione e pronto all'uso.
Dopo aver dato una rapida occhiata all'ambiente circostante, aggrappandosi alla tremolante luce di un lampione lontano, l'ibrida si arrampicò lungo il tronco di un albero e, nascosta dietro una finestra, si mise ad osservare quella ragazza, mentre lei ignara dormiva profondamente nel suo letto.
"Non trovi odioso il fatto che lei riesca a dormire così?"
"Moltissimo."
Eifir, digrignando i denti dalla rabbia, allungò lentamente una mano verso la finestra e fece scattare rumorosamente la serratura, pronunciando un breve incantesimo.
"Ottimo lavoro piccola Kimad Naar!"
Spinse con cautela le imposte, facendo correre le dita sulla cornice di caldo legno scuro, ed entrò nella stanza da letto, con un agile salto.
Eifir rimase qualche secondo immobile, accanto alla finestra, poi si avvicinò a passi felpati al letto della ragazza, osservandola attentamente: capelli neri, carnagione terribilmente chiara e pallida, lineamenti morbidi e rilassati dal sonno.
"Che schifo, vero?" Sussurrò per l'ennesima volta quell'evanescente voce.
"Neanche una squama, niente ali...niente di niente! Immagina, poi, quegli occhi spenti e opachi, la sua disgustosa debolezza e la sua mediocrità.
Pensava davvero di essere migliore di te!?"
"Già...una vera stupida!"
Eifir le lanciò un profondo sguardo di disprezzo, poi le afferrò con violenza un braccio ed entrambe scomparvero in una pioggia di scintille bianche.
《Avrai quello che meritano le creature inferiori come te!》
Riapparvero, un battito di ciglia dopo, nel cuore di un bosco lontano, scagliate con vigore contro il freddo e umido suolo terroso.
《C...cosa sta succedendo?》chiese confusa la ragazza, svegliandosi all'improvviso, ma immaginando di star ancora sognando.
《Dove sono?》
Eifir si rimise lentamente in piedi, leggermente stordita dal violento atterraggio.
Lanciò, poi, uno sguardo a quella ragazza, ancora riversa al suolo, e si congelò al suo posto.
"Cosa accidenti sto facendo?" Pensò, ritornando finalmente in sé.
"Cosa accidenti sto facendo!"
"La coda giusta mia cara! La cosa giusta!"
"No! Non è vero!"
"Invece questa è la cosa giusta!"
Eifir si strinse forte la testa tra le mani, scuotendola con vigore da un lato all'altro, per cacciarvici via i sussurri, ma loro rimasero lì, inamovibili.
"Non puoi mandare via la tua coscienza! Questo è quello che vuoi! Questo è quello che sei!"
《No!》urlò lei a pieni polmoni, serrando ancora di più le dita intorno al capo.
《TU NON SAI CHI SONO!》
《Io...io so chi sei!》disse improvvisamente quella ragazza, che ormai aveva preso pienamente coscienza del mondo circostante.
Eifir trasalì, ricordandosi della presenza di quell'odiosa umana e, facendo qualche passo all'indietro.
《Sei la tizia della scuola, quella che mi fatto quasi prendere un infarto!!!Quella che mi seguiva!!! Che ci facciamo qui?》urlò puntandole un dito contro.
Eifir provò a farfugliare una risposta, ma la mente era un ammasso informe di pensieri, paure ed emozioni, troppo scossa, stanca, disgustata e terrorizzata per pensare.
"Sa troppe cose! Levala di mezzo!" Un nuovo sussurro esplose con la stessa violenza di bomba nella testa della ragazzina, confondendola ancora di più.
《Allora...mi vuoi dire perché siamo qui?》disse la sconosciuta avvicinandosi, traballando, alla spaventata Kimad Naar.
"Sbarazzati di lei!"
《Ehy, mi vuoi rispondere! Si può sapere cosa ti ho fatto?》
"Uccidila! È l'unica soluzione!"
《Allora, parla!!!》
Eifir, spaventata dalla crescente furia con cui quell'umana e la voce si rivolgevano a lei, mosse istintivamente una mano verso il pugnale, indietreggiando ancora, per trovare protezione tra gli alberi.
《No! Non può andare così!》urlò Eifir, sovrastando ogni altro suono, non appena sfiorò la gelida impugnatura dell'arma.
L'ibrida, strappò il fodero dalla sua cintola e gettò il pugnale più lontano che riuscì, poi i suoi piedi si mossero fulminei, verso un riparo tra il fitto dagli alberi.
"Voglio solo andare via! Devo scappare!"
《Dove pensi di andare, PAZZA MANIACA!》strillò con rabbia l'ignara umana, gettandosi su Eifir, per non farla scappare.
La Kimad Naar se la scrollò brutalmente di dosso, scagliandola via, ma, nella furia di quel breve combattimento, la ragazza si appese con tutto il suo peso al talismano Neshaaska.
Il laccetto, che lo legava introno al collo di Eifir, si spezzò e l'odiosa umana se lo ritrovò tra le mani, mentre, difronte a lei, prendeva forma una creatura squamata e dalle grandi ali di drago.
Entrambe contennero un urlo a fatica, indietreggiando di molti passi.
《Oh Santo Cielo! Oh Santo cielo! E che cosa accidenti saresti tu?!》urlò
la ragazza, perdendo improvvisamente l'equilibrio e cadendo al suolo.
《Non ti preoccupare...》sussurrò Eifir, con la voce tremante, avvicinandosi piano a lei.
Provò anche ad abbozzare un sorriso, ma le zanne non migliorarono di molto la situazione.
"Ora non hai scelta, devi farla fuori !"
"No, non lo farò mai!"
L'umana strisciò all'indietro, terrorizzata, con gli occhi sgranati e fissi su quelli dorati e altrettanto scossi di Eifir.
《Non ti avvicinare a me, mostro!》urlò, incappando con le dita in un oggetto metallico.
《Non sono un mostro!》
"Invece lo sei, ai suoi occhi!"
Eifir, cercò di cancellare quelle parole dalla sua testa e si avvicinò ancora alla ragazza.
《Fa' ancora un atto passo e ti infilzo!》urlò l'umana, sfoderando il pugnale di Eifir, irresponsabilmente abbandonato al suolo.
《Lascialo!》
《Zitto abominio!》
L'umana rimise subito in piedi, rassicurata dalla gelida lama, elegantemente percorsa dalla luce lunare.
Puntò minacciosamente l'arma contro Eifir, avanzando verso di lei.
"Coraggio libera la bestia!"
Eifir, invece, continuò ad indietreggiare, mentre le mani iniziavano a formicolare in modo fastidioso.
《Allora mostro, fatti sotto!》
"Uccidi!"
《Sono qui per te, ammasso di squame!》
Eifir, cercò disperatamente una via di fuga, ma qualunque posto sembrava irraggiungibile in quel momento.
Era sul punto di scoppiare, di mettersi a piangere dalla frustrazione, dalla paura e dalla rabbia.
Le gambe le tremavano, era tutta lei a tremare a non sapere più che fare, a chi dare ascolto.
Sconvolta, chiuse gli occhi e smise di respirare, mentre le mani formicolavano sempre di più.
《Addio mostro!》l'umana, presa da un moto di vendetta e vedendo l'ibrida così debole, si scagliò contro di lei come una furia.
Eifir, continuava a tenere gli occhi serrati, mentre quella ragazza si avvicinava sempre di più a lei.
"Non sono un mostro!"
Sembrava che il suo petto stesse per andare a fuoco, sotto le pulsazioni violente del suo cuore.
"Non sono un mostro!" Il calore di quel lacerante incendio dell'animo si spostò lungo le braccia.
《IO NON SONO UN MOSTRO!》urlò Eifir, modellando, guidata unicamente dall'istinto qualcosa tra le mani, divenute terribilmente bollenti.
《FICCATELO BENE IN TESTA!!!》con gli occhi ancora serrati scagliò via un lungo oggetto dai contorni taglienti.
Lo sentì, sfrecciare in aria.
Lo sentì chiaramente intralciare qualcosa nel suo cammino.
Lo sentì trapassare un corpo solido, per poi continuare la sua corsa.
Pochi istanti dopo, Eifir venne inondata da qualcosa: un liquido caldo e viscoso, che le si appiccicò tra i capelli, le macchiò i vestiti, arrivandole fino in bocca.
Aveva un sapore così buono.
Aveva un odore inebriante
Ci fu, poi, il tonfo sordo di una massa inerme e pesante, caduta passivamente e sgraziatamente al suolo, tra la terra e le foglie.
Poi il silenzio assoluto.
A quel punto, Eifir riaprì lentamente gli occhi e le sembrò di essere stata catapultata in uno dei suoi incubi: il sangue era pressoché ovunque, colorando di un'elegante nota cremisi il paesaggio cianotico e saturando l'aria di quel profumo intenso.
La ragazza studiò con lo sguardo ogni singolo dettaglio di quella scena, che lei e soltanto lei, aveva reso reale: si sarebbe aspettata di richiudere immediatamente gli occhi, che quell'odore le avrebbe fatto rivoltare lo stomaco, che avrebbe pianto fiumi e fiumi di lacrime, che il rimorso l'avrebbe uccisa.
Eppure non provava niente.
Assolutamente niente di quello che aveva immaginato.
Al contrario, più i suoi occhi scorgevano nuovi dettagli, più Eifir si compiaceva di quello scempio, dell'abilità con cui aveva rapidamente modellato un'arma, dell'agonia di quella dannatissima umana.
"Avevi detto che non lo avresti fatto. Avevi detto che non eri un mostro.
Ma guarda cosa hai combinato...
Piccola sciocca, hai dovuto soffrire così tanto, rinnegarmi così a lungo, combattere una guerra che non potevi vincere, eppure la soluzione era così semplice.
Dimmi, Eifir, come ti senti adesso?"
"Ora mi sento... felice!"
Il cadavere sparì insieme a tutto quel sangue poco prima dell'alba, grazie ad un abile magia, mentre l'ennesimo Kimad Naar, soccombeva alle sadiche regole della Maledizione.
Nessun essere vivente fu più al sicuro.
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