Capitolo 19 -La nascita di un guerriero

Le settimane seguenti trascorsero stranamente tranquille e monotone nel vecchio Castello, come se la baraonda di quei primi, sfiancanti ed intensi giorni avesse stremato anche il destino, che ora sembrava essersi deciso a scorrere con più calma e tranquillità. 

Con grande gioia di ogni studente, le lezioni furono interrotte per alcuni giorni e gli esami imminenti annullati, in modo da dare a tutti il tempo di superare la paura e lo sconforto portato dall'intrusione, della quale si parlava poco e niente, e per ricostruire quella sensazione di protezione, data dalle calde mura di Neshaavri. Molti genitori decisero comunque di ritirare temporaneamente i propri figli dalla scuola e in tanti dovettero combattere strenuamente per non farsi trascinare di nuovo in quella società così diversa anche solo per un giorno.

Dopo poco, però, ogni cosa tornò alla normalità.

Da allora, le giornate per Sharu, Kation e Ruai trascorsero un po' piatte, seguendo sempre una rutine ben precisa: la mattina era interamente occupata dalle lezioni, a cui si erano presto aggiunte anche tre ore a settimana di scherma e combattimento corpo a corpo; il pranzo era sacro per il giovane Mayil e, a meno che la sua fidanzata non ci si mettesse di mezzo, non si poteva assolutamente saltare; spesso trascorrevano insieme anche il resto del pomeriggio a studiare, per mettersi al pari degli altri studenti, o a passeggiare senza meta per il Giardino fino all'ora di cena.

Il legame che univa lo sgangherato trio di amici si rafforzò velocemente con il passare del tempo e delle esperienze, che lentamente fecero sembrare strana e lontana la vita da umano, completamente soppiantata da un nuovo modo di vedere un mondo, fatto non solo di colori, ma anche di odori, suoni, gesti e vibrazioni, tutte con il loro significato speciale ed unico.
Ognuno dei tre, così, aveva drasticamente rimosso quello che era stato della loro esistenza precedente e il finale della vecchia favola, finiva lentamente di avverarsi.

Solo una cosa, però, era stata impossibile da lasciarsi alle spalle per il timido e impacciato Sharu: May e il suo ricordo dolce e doloroso, che gli attanagliava la mente ma, che, allo stesso tempo, gli dava quel briciolo di motivazione necessaria per aprire gli occhi ogni giorno e ricominciare semplicemente a cercarla.
Benché Eifir suscitasse ancora una forte curiosità in lui, ogni suo singolo momento libero era, infatti, dedicato completamente alla ricerca maniacale e disperata della ragazza: in fondo al suo animo sapeva, che, qualsiasi aspetto avesse avuto, l'avrebbe sicuramente riconosciuta e che il suo cuore gliela avrebbe saputa indicare senza alcun dubbio.

Le sue ricerche si svolgevano soprattutto durante i frequenti pomeriggi piovosi, in quei giorni in cui si sentiva meno triste perché anche il cielo sembrava soffrire con lui, quando lasciava Kation e Ruai finalmente soli per girovagare tra i corridoi del Castello.

All'inizio, si era concentrato sul Primo Piano e aveva iniziato a studiarlo con attenzione certosina, passandovici in diverse ore del giorno, fino a memorizzare le facce di tutti i Miksta, che lo attraversavano regolarmente.
Non riscuotendo alcun risultato, era passato al Secondo, poi al Terzo e così via, fino quasi alla fine della grande Torre, senza mai, però, cavare un ragno dal buco.

Ogni volta partiva carico, determinato e pieno di un'effimera, ma strenua speranza, che si sgretolava con il passare del tempo, finché non mutava completamente in un logorante senso di frustrazione e disperazione, che si riversava senza freni su chiunque si trovasse vicino.
Urla e sbraiti, soffocati a furia di mordersi le labbra; lacrime amare cacciate indietro a fatica; sottili volute di fumo scuro, liberate dal naso e accompagnate da quell'agghiacciante ringhio continuo, basso e sibilante.
Sopratutto dentro di lui tanta rabbia: incontenibile, violenta, distruttiva.
Inoltre, ci voleva sempre molto perché si calmasse, visto che era diventato man, mano più difficile scalfire quel muro di odio e disprezzo, con cui aveva cinto il suo animo e i suoi amici avevano presto imparato quanto fosse inutile provare a calmarlo o a confortarlo.
Così, si erano presto rassegnati al fatto che ignorarlo e lasciarlo sbollire da solo fosse l'unica via percorribile.

Il povero Jamail, con il suo distruttivo atteggiamento, però, finiva soltanto per allontanare da sé, proprio nei momenti in cui ne aveva più bisogno, anche le poche persone che davvero gli volevano bene, trattandole con la stessa freddezza che avrebbe riservato per un qualsiasi sconosciuto.

Anche Kation, l'unico con cui Sharu aveva trovato il coraggio di scherzare, di parlare del più e del meno e con il quale aveva stretto un rapporto sempre più forte, al pari di quello tra due fratelli, era rimasto assolutamente terrorizzato dal repentino cambiamento di umore dell'amico.
Passava dall'essere euforico al diventare intrattabile, in un battito di ciglia, durante quelle poche occasioni in cui aveva deciso di accompagnarlo nelle sue ricerche, per dargli sostegno.

Eppure, non era affatto quello il modo in cui Sharu avrebbe voluto comportarsi: gli sarebbe piaciuto riuscire ad accettare quell'aiuto e non dover più affrontare in solitaria una sofferenza più grande di lui; né Kation, né Ruai, però, potevano capire come si sentisse, quali demoni stesse combattendo e quanto fosse solo, nonostante tutto quell'affetto, che si ostinava a rifiutare, e finivano sempre per ferirlo ancora di più .

Così, nel turbinio dei suoi disordinati pensieri, ritornavano spesso alla memoria del ragazzo le lezioni sulle Iguane Marine, tenute dal suo professore, e gli pareva con gran tristezza di essere proprio come loro: sempre circondato da i propri simili, ma separato da loro da un confine invisibile, che li rendeva irreparabilmente distanti e irraggiungibili; consapevole di essere incapace di chiedere loro quel calore fondamentale per vivere, così come di riceverlo.

In questo modo, Sharu, che per tutta la sua vita aveva sempre cercato la solitudine, iniziava a prendere lentamente coscienza che un conto, era essere soli fisicamente, mentre un altro era esserlo dentro, sentirsi freddo e abbandonato in un mondo in cui tutti sembrano trovare qualcuno che fosse loro vicino.

Presto, però, come ogni vero Jamail, anche lui aveva imparato a far buon viso a cattivo gioco e a nascondere tutto il suo turbolento mondo interiore sotto una maschera di fredda indifferenza, solo per non dare troppe noie agli unici amici che aveva e che gli conveniva tenersi stretti.

Anche quel ripiego, però, richiedeva l'inizio dell'ennesima battaglia per quel ragazzo, che si era improvvisamente visto costretto a diventare un bizzarro e inusuale guerriero in perenne lotta contro se stesso.

Tutta la sua rabbia, comunque, trovò rapidamente una piccola valvola di sfogo nelle lezioni di scherma.
Aveva scoperto una passione nascosta per quell'arte e, già dal momento in cui, chiudendo gli occhi, assaporava il momento in cui avrebbe afferrato la gelida impugnatura di un'arma bianca, veniva come avvolto da un piacevole e istintivo senso di calma e un forte calore che lo faceva sentire al sicuro.
Sfortunatamente, però, erano poche le occasioni in cui agli studenti era consentito usare una lama e le lezioni si costituivano sempre di valanghe di prolisse e noiose nozioni teoriche.

Un giorno in particolare, però, gli eventi presero un piaga inaspettata: mentre il professore ancora tardava ad arrivare, un manipolo di Fenril, ibridi dai tratti selvaggi e canini, decisero di organizzare la propria lezione di scherma e di portare un po' di vero divertimento nella monotona rutine della Palestra.
In breve tempo, un'insensata e pericolosa rivolta prese piede, senza che nessuno studente riuscisse a trovare il coraggio di opporsi, poiché l'Alpha di quello scalmanato branco era un personaggio che aveva riscosso una terribile fama tra le mura del Castello: si trattava dello stesso ragazzo che Sharu aveva incontrato durante il primo giorno a Neshaavri e che, con grande strafottenza, era sgattaiolato via mentre Eifir teneva il suo discorso; si chiamava Kiaghel, anche se tra i membri del suo branco era conosciuto come Wuekaru, che in lingua antica voleva dire Luna Nera.
Era un Miksta alto e dal bel fisico, gli occhi plumbei e freddi come ghiaccio, i capelli nerastri, rigati da scombinati riccioli, dai quali spuntavano due orecchie grigie e appuntite, uno spruzzo di lentiggini sul naso, che gli dava un aspetto sbarazzino e una coda lunga e folta che teneva sempre alta nell'aria.
Kiaghel, sin dal primo momento in cui aveva messo piede nel Castello, aveva dato ampia dimostrazione del suo totale disprezzo per le regole e giravano migliaia di voci su di lui: tutti sapevano quanto il suo cuore fosse ribelle e  quanto la sua lingua fosse tagliente; erano decine e decine le leggende legate alla folli imprese dello studente più astuto e subdolo di una volpe, abilissimo nel furto; era ritenuto un vero esperto di risse e, inoltre, non vi era ragazza che non gli sbavasse dietro, nonostante fosse fidanzato con una delle studentesse più attraenti, sensuali e sadiche di tutta la scuola.

Quel giorno in particolare, la macabra mente criminale della Luna Nera aveva dato precise disposizioni al suo branco di malandrini perché barricassero la Palestra con ogni sorta di mobile o attrezzo pesante, che vi fosse a portata da mano, e perché recuperassero tutte le armi che fossero riusciti a trovare.
Preparato, così, alla buona un campo di combattimento, dal quale era impossibile evadere, i ragazzi iniziarono a farsi ferocemente battaglia, minacciando chiunque non sembrasse avere intenzione di unirsi al loro gioco.

Sharu cercò, come al solito, di rendersi invisibile, sfruttando quell'abilità che, ormai, padroneggiava egregiamente, mentre per la Palestra echeggiava un gran frastuono metallico, accompagnato da terribili ringhi e ruggiti.
Si mimetizzò, strisciando lungo le pareti o usando gli altri studenti come schermo, riuscendo fortunatamente a non farsi coinvolgere dai Fenril di Kiaghel, finché i suoi occhi non si concentrano su qualcosa, una scena che, a breve, gli avrebbe fatto veramente ribollire il sangue nelle vene: una ragazza dai lunghi capelli rossi, dalle ondulate punte nere, e una folta e morbida coda da volpe si era avvicinata minacciosamente a Ruai, che cercava, come chiunque che in quella stanza avesse avuto un briciolo di buon senso, di non farsi trascinare nella mischia.
《Ehi!》urlò la misteriosa studentessa, con il tono autoritario e arrogante di un'odiosa regina.
《Ehi tu! Gatta spelacchiata! Non è che forse ti stai divertendo un po'troppo?!》aggiunse beffarda, avvicinandosi, con un grande spadone alla mano.
《Che vuoi adesso Tsuroa?!》le rispose Ruai, guardandola nei suoi profondi occhi scuri dai riflessi rossastri.
《Che tu prenda una diavolo di arma e che combatta con me!》
《Scordatelo!》rispose secca la Wampil, incrociando le braccia e drizzando stizzita la coda.
《Ripeti, scusa...penso di non aver sentito bene.》disse Tsuroa, con voce minacciosa e piegando leggermente le orecchie da volpe all'indietro, segno che stava andando su tutte le furie.
《Hai sentito bene mia cara!》
La ragazzina divenne rossa in volto, e digrignò i denti, serrando la mano intorno all'elsa della spada.
《Stupida...hai una vaga idea di chi sono io?!》
Ruai le rispose semplicemente trapassandola con lo sguardo più truce che le riusciva.
《Che hai, cervello bacato!? Sei sorda per caso?!》ringhiò Tsuroa, contraendo ogni muscolo verso l'indietro.
《Io sono la ragazza di Wuekaru e quello che dico è legge! Se ora non fai esattamente come ti dico qui FINISCE MALE!》
Mentre pronunciava quella frase, il suo corpo si protese fulmineamente in avanti, scattando come una molla, finché il pomolo della pesante spada non colpì con violenza lo stomaco di Ruai.
Quell'urlò strozzato, di chi non ha più fiato neanche per gridare di dolore, infranse il brusio della Palestra, accompagnato dal tonfo sordo di un corpo caduto suolo.
《Non fai più la spaccona, adesso!》aggiunse Tsuroa, facendo la voce grossa.
Ruai giaceva al suolo, rantolando e distesa a peso morto sul fianco, mentre stringeva il ventre dolorante tre le braccia, per proteggersi.
《Sei patetica...》aggiunse sprezzante la ragazza, avvicinandosi e schiacciando il volto sofferente della povera Wampil sotto la suola della scarpa.
《Sei solo una...》rantolò a fatica la ragazza, ma la Fenril la zittì, spingendo il piede con ancora più violenza.
《Sono solo una cosa? Cosa? Che fai, non parli più?》
《Sei solo una sporca e meschina vigliacca!》Tuonò Kation, facendosi udire dal capo opposto della Palestra.
Il ragazzo accorse nella frazione di qualche istante, furioso e tutto rosso per la rabbia, con i muscoli gonfi e rigidi, pronti ad entrare in gioco.
《Guarda: il tuo Principe scolorito è venuto a soccorrerti...》sibilò Tsuroa con cattiveria, spingendo ancora di più quel dannato stivale sul volto di Ruai.
《Vediamo se riesce a salvarti...》
Bastò un rapido movimento dei suoi occhi di fuoco, perché gran parte del branco si lanciasse con una violenza inaudita contro Kation, ululando e sommergendolo completamente, fino a rendere inoffensivo il possente Mayil.
《Mediocri! Non avete speranza! 》Disse Tsuroa, quasi urlando e lasciandosi andare ad un'agghiacciante e sadica risata.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Sharu che fino a quel momento era rimasto in disparte, spaventato e confuso, si piegò lentamente in avanti senza neanche pensarci, e afferrò una delle spade, dalle lame smussate, abbandonate dai Fenril sul pavimento.
Strinse forte l'elsa tra le dita, la sollevò, facendo grande attenzione a non fare rumore, poi i suoi occhi si fissarono, carichi di rabbia sulla figura di Tsuroa.
"Stupida ragazza...ora ti faccio vedere cosa succede se provi a toccare i miei amici! "
Non fece neanche in tempo a completare quel pensiero, che le sue gambe erano già scattate, correndo verso la malvagia Fenril, troppo impegnata nel suoi sadici giochi per accorgersi di un insignificante essere come lui.

Dopo solo qualche passo, il tempo si dilatò all'improvviso, come se tutto fosse stato improvvisamente rallentato, fino quasi all'immobilità, mentre, dentro la testa di Sharu, i pensieri galoppavano sempre più in fretta, al pari di selvaggi cavalli imbizzarriti.
Il piano che, si era fulmineamente delineato, nella sua mente era semplice e lineare: non doveva, non voleva assolutamente fare male a Tsuroa, abbassandosi al suo mediocre livello; bastava che la sfiorasse appena, gli serviva solo creare un diversivo, perché lasciasse finalmente Kation e Ruai in pace.
Col passare del tempo, però, diventava sempre più chiaro quanto quella fosse un'idea folle e suicida.
"E dopo...che mi farà questa pazza?!" quel pensiero si fece largo nella mente di Sharu, ormai a pochi metri dalla ragazza, ma lo scacciò subito via.
"Succeda quel che succeda! Io devo salvarli."
I pensieri, da quell'istante in poi, si annullarono completamente, così come i suoni, gli odori e i colori, superflui. Ogni singolo senso si acuii, catalizzandosi su quell'unico obbiettivo, sulla preda.
A pochi centimetri da Tsuroa e con il cuore che ruggiva di rabbia, Sharu tirò la spada a sé e, quando i suoi muscoli percepirono il momento propizio, la lama opaca percorse una breve parabola nell'aria, fendendola rumorosamente.

Prima che il metallo potesse delicatamente sfiorare il pronunciato ed elegante fianco della ragazza, però, una pedata improvvisa pestò violentemente la coda del Jamail, interrompendo immediatamente la carica.
Un urlo di dolore salì lungo la gola di Sharu, ma lui lo soffocò, ricacciandolo indietro.
《Ehi lucertola!》
Disse una voce glaciale, più beffarda e arrogante di quella di Tsuroa, più pericolosa e terrificante di quella di Lady Calawui.
《Non sai che non si colpiscono le ragazze!》
Sharu si girò di scatto, tutta la palestra si voltò verso colui che aveva pronunciato quella parole e piombò il silenzio: Kiaghel, la Luna Nera in persona era sceso in campo.
《...Poi lei è la mia regina...e non ti devi assolutamente permettere!》

L'aria si riscaldava di istante in istante, facendo scintille e diventando sempre più pesante: ognuno dei presenti sapeva già che la situazione sarebbe solo potuta peggiorare e che ci sarebbero state poche speranze per quello sfortunato trio che aveva sfidato l'autorità dei veri padroni di casa.
Gli occhi di Sharu si congelarono sulla sagoma di Kiaghel e lui deglutì rumorosamente, mentre la paura lo paralizzava, irrigidendo ogni suo muscolo.
Non esattamente tutti a dire la verità:
la mano, che impugnava saldamente la spada, era in preda a piccoli sussulti e scatti febbrili; l'intero braccio sembrava bruciare e ardere per partire all'attacco, rassicurato e supportato dalla presenza del metallo.
《Ehi! Sto parlando con te! Rispondi!》urlò Kiaghel, cercando di ritrovare l'attenzione di quel ragazzo che sembrava perso e assente.
《Ti sei meritato proprio una bella lezione!》Aggiunse il Fenril, piegando il collo da un lato all'altro e facendo gemere le ossa della colonna.

"Te la do io una lezione, stupido cane!"
In quell'istante, la mente di Sharu non fu più padrona del suo corpo e il sopito l'istinto di un vero guerriero si destò, per la prima volta in assoluto, prendendo prepotentemente il posto di comando.
Un fiume in piena di adrenalina lo scosse e, presto non vi fu più rabbia, tristezza o disperazione, né amici da salvare, né ibridi a cui dare una lezione, solo un qualcosa da dimostrare a se stesso, un valore tenuto dentro troppo a lungo.

Sharu, probabilmente, accennò un ghigno agghiacciante, perché l'espressione sicura di Kiaghel si incrinò irreparabilmente.
《Che fai?! Vuoi scherzare con me lucertolina? Non ti conviene, sai.》
Il Fenril pestò con più violenza la coda di quello smilzo ragazzino, ma, così facendo, commise un tremendo errore: reso assolutamente immune dal dolore dall'adrenalina, Sharu torse rapidamente il bacino, incrociando le gambe e puntandole saldamente al suolo.
A quel punto, con un violento strattone tirò via la sua coda da sotto la suola di Kiaghel, che perse l'equilibrio, cadendo all'indietro.

La palestra sussultò, qualcuno urlò, alcuni si coprirono gli occhi, mentre altri li spalancarono.
Il branco di Wuekaru abbandonò immediatamente le due prede, precipitandosi in soccorso del proprio Alpha.
《Indietro!》urlò lui, scacciandoli con un rapido movimento del braccio.
《Stupido Jamail del diavolo...》sibilò, sussurrando con rabbia ogni singola lettera e allungando la mano verso il suo pugnale.
Il fodero, veniva da regolamento sempre legato al cinturone sul fianco destro degli studenti, costringendoli ad uno scomodo movimento del braccio per afferrare quell'arma, il cui uso era severamente proibito.
Uscendo dalla fontina il metallo emise un rumore terribile, così acuto, sibilante e tagliente da far gelare il sangue e tramare le ginocchia.
Gli occhi di Sharu captarono all'istante la macabra intenzione della Luna Nera e i suoi muscoli si prepararono a scattare.
《Attento!》urlò qualcuno dalla retrovie della folla, che si era radunata, mentre Kiaghel, messosi in piedi con un salto, vibrava un fendente verso il ragazzo.
La lama affilata e con quel terribile nome inciso sopra viaggiò nell'aria senza fare rumore, sempre più vicina, in un affondo sempre più veloce.
Sharu scartò di lato, rapido come un fulmine, per evitare il pugnale di Kiaghel, poi, senza neanche riprendere fiato, si gettò su di lui con tutto il suo peso, colpendolo con la spalla.
L'esile ragazzo, però, non calcolò bene quella mossa: il Fenril indietreggiò di qualche passo, puntò i piedi al suolo e spinse via il Jamail con la furia e violenza con cui si era conquistato la sua fama.
Sharu retrocedette di diversi metri, sforzandosi per non perdere l'equilibrio.
《Non ti conviene scherzare con me!》disse Kiaghel, guardandolo in cagnesco, con le zanne digrignate.
Sharu aprì leggermente la bocca e iniziò a soffiare con rabbia.
《Non pensare davvero di farmi paura in questo modo...microbo!》
Urlò Kiaghel, drizzando fieramente la schiena e asciugandosi con il dorso del guanto le gocce di sudore, che scendevano lungo le tempie.
《Fammi vedere di cosa dei capace se ne hai coraggio!》
"Preparati!" Urlò l'istinto di Sharu.
I muscoli di entrambi si contrassero pronti a scattare, i ragazzi strinsero le loro armi tra le dita, fino a far sbiancare le nocche, si lanciarono un paio di sguardi gelidi e poi partirono all'attacco all'unisono, intonando ognuno il proprio ruggito di battaglia.
Nessuno dei presenti osava fiatare, nessuno aveva il coraggio di respirare e, più i due ragazzi si avvicinavano l'un l'altro, più i loro cuori battevano fuori dal petto.

Eccoli: l'esile Sharu, colui che aveva osato disarmare Eifir in persona e sfidare lo studente più temuto della scuola e il terribile Kiaghel, la Luna Nera, il Miksta la cui storia era leggenda, a pochi centimetri di distanza, con le spade sguainate, a un niente dalla collisione.

《FERMI TUTTI!》una voce tuonò con tanta vemenza che le pareti e le finestre vibrarono, fino quasi ad infrangersi.
La porta, barricata da un'enorme montagna di attrezzi, venne brutalmente spalancata da una folata di gelido vento, che ruggì con fragore, facendo sobbalzare i presenti.
Sharu e Kiaghel, invece, ancora lanciati alla carica, a solo un soffio dallo scontro, si ritrovarono completamente immobilizzati e paralizzati, senza più la possibilità di muovere un singolo muscolo.
《Come accidenti vi è venuto in mente di fare una cosa del genere!》Tuonò nuovamente quella voce, senza però, avere alcun genere di rabbia nelle sue parole, colme soltanto di un indiscutibile autorità.
Sharu riconobbe subito l'inconfondibile gelida voce di Eifir, la quale aveva appena varcato la soglia della Palestra, scortata da una furiosa Lady Calawui, una preoccupata Kiala e una ragazzina dai ricci capelli neri.
《Le avevo detto, Preside, che mio fratello stava sicuramente combinato una delle sue! 》disse quest'ultima con un irritante tono saccente.
《Dannazione Wueri!》ringhiò Kiaghel con rabbia, provando inutilmente a muoversi.
《Hai fatto la spia! Maledetta!》
《Ovvio fratellino...》rispose lei ridacchiando e avvicinandosi a lui, con un'arrogante espressione di superiorità.
《La prossima volta, ricordati di invitarmi alle tue festicciole, al posto di ignorarmi e vedrai che non succederà niente !》gli sibilò, all'orecchio prima che venisse brutalmente interrotta dalla rabbiosa voce di Calawui che, ordinava ai presenti di lasciare immediatamente la Palestra.

L'ambiente si svuotò in fretta, senza che nessuno proferisse una singola parola e, sotto lo sguardo dei pochi rimasti piombò il silenzio.
《Sempre tu...Kiaghel...》disse freddamente Eifir, avvicinandosi all'Fenril immobilizzato.
《Sissignora! Io in persona!》rispose lui, atteggiandosi da gran celebrità.
《Quando imparerai che queste tue bravate possono finire davvero male!》aggiunse Lady Kiala, avvicinandosi fulmineamente a Kation e Ruai, rimasti al suolo, in disparte.
《Infatti... guarda cosa hanno combinato i tuoi! Povera Ruai! Tutto il branco si beccherà una punizione coi fiocchi!》
Detto questo aiutò Kation, ancora un po'dolorante a sollevarsi, mentre la Wampil non si mosse di un millimetro, poiché anche battere le palpebre le costava troppo fatica.
Il Mayil la prese tra le braccia tramanti e, insieme a Lady Kiala si diresse verso l'infermeria.
《Prof! Aspetti! Non punisca il branco!》urlò Kiaghel, prima che la Grande Maestra scomparisse oltre la soglia.
《È stata colpa mia, loro hanno solo fatto ciò che ho detto io! Punite soltanto me...tanto ormai io e Calawui ci troviamo tanto bene insieme!》
《Falla finita eroe dei miei stivali!》disse rabbiosa la ragazza dalla grandi ali bianche, guardando il Fenril dritto negli occhi e trapassandolo con il suo sguardo torvo.
《Saremo noi a decidere! Intanto, tu una punizione te la becchi sicuramente! Questa volta non con me, però...ci penserà Lord Rujako!》
Kiaghel deglutì rumorosamente e sulla faccia si dipinse un smorfia di terrore .
《L...lo...lord Ruja...Ru...Rujako?!》disse il ragazzo, fingendo un calma che in quel momento non possedeva affatto.
Sharu guardò il suo avversario, cercando di contenere una divertita risata.
"Allora non sono l'unico a cui il nostro Lord fa paura!"
《Si mio caro botolo! Hai capito bene!》
Calawui afferrò Kiaghel per un polso e, appena la Preside gli permise di muoversi nuovamente, la Grande Maestra trascinó via il malandrino, che cercava disperatamente di sottrarsi al suo terribile destino.

Sharu, rimasto solo con la fredda ragazza e ancora paralizzato dal suo incantesimo, non riusciva a trovare neanche il coraggio di fiatare. Rimaneva in silenzio con imbarazzo, ad aspettare solotanto che Eifir rimproverasse anche lui o che gli affibbiasse una bella punizione.
Lentamente, infatti, gli occhi della ragazza si posarono su di lui, analizzandolo e squadrandolo dall'alto al basso per alcuni secondi.
《Anche tu meriteresti una punizuone...》disse lei senza espressione.
Lui abbassò imbarazzato la testa, non riuscendo, però, a sentirsi in colpa per ciò che aveva fatto appena poco prima: era fermamente convinto di aver agito nel giusto, senza fare del male a nessuno e riuscendo a tenere testa al grande Kiaghel.
《Ma...》sussurró Eifir, schioccando le dita e liberandolo, così, dal suo sortilegio.
《...Ma, visto che lo hai fatto per i tuoi amici, chiuderò un occhio. 》
Sharu non poteva credere alle sue orecchie.
《Davvero?! Gra... grazie!》
《Ringrazia il tuo eroismo, oggi ha salvato più di qualcuno.》disse la ragazza, dirigendosi verso l'uscita della Palestra
《Vai adesso: vedi come stanno i tuoi amici .》
Pronunciata questa frase, anche lei andò via, lasciando Sharu solo, confuso e con una terribile voglia di prendere di nuovo in mano una spada.

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