Capitolo XXXVI: Il terrore corre sulla pianura
Capitolo XXXVI: Il terrore corre sulla pianura
Il mattino di quattro giorni dopo, di buonora, Aryon e Nerwen si misero nuovamente in viaggio, lasciando a malincuore quel bellissimo luogo che aveva visto la concretizzazione del loro amore. Seguirono il torrente fino al guado visto da Nerwen, lo superarono e raggiunsero nuovamente il Rinnen, che presero a costeggiare in direzione nord-nord-est. La loro prossima meta, distante un paio di giorni, era Kopellin, la capitale del regno degli Hwenti.
Verso sera, si imbatterono in un branco di bisonti, composto da una quindicina di esemplari tra femmine – una delle quali agli ultimi giorni di gravidanza – giovani di pochi anni e tre vitellini di meno di due mesi. La mandria era ferma e, per non spaventare gli animali, Aryon e Nerwen procedettero con particolare calma, senza movimenti bruschi.
Mentre li superavano, la Istar notò che alcune femmine erano raggruppate al centro del branco in un atteggiamento che le sembrò innaturale; estendendo istintivamente i suoi sensi speciali, captò una sensazione di timore e preoccupazione così acuta da indurla a tirare le redini di Thilgiloth ed a fermarsi. Notandolo, Aryon prontamente la imitò.
"Che succede?", le domandò.
"C'è qualcosa che non va", spiegò Nerwen, indicando le femmine radunate in modo anomalo, "Questi bisonti sono terrorizzati da qualcosa, e voglio capire di che si tratta. Metto Calad in allerta."
"Va bene", disse il principe, rizzandosi sulla sella per tener d'occhio il circondario con la mano sul pomo della spada, pronto a sguainarla al primo segnale di pericolo.
Calad, Nerwen trasmise alla falchetta, tieni gli occhi aperti e avvisami se si avvicina qualsiasi cosa più grossa di un tasso.
La pennuta rispose con una sensazione di assenso.
L'Aini allora smontò di sella e si addentrò nel branco emanando pensieri rassicuranti, in modo che gli animali non si spaventassero, dirigendosi verso il gruppetto anomalo. Quando si avvicinò, vide che un maschio di forse due anni era steso a terra; uno dei suoi quarti posteriori era coperto di sangue. Una femmina particolarmente grande e dall'aria autoritaria – sicuramente la capobranco – si voltò verso l'intrusa; non mostrava timore, solo perplessità ed un certo grado di diffidenza.
Sono un'amica, si affrettò a trasmetterle Nerwen per rassicurarla. La bisontessa mosse le orecchie, sorpresa, e la scrutò con i suoi vivacissimi occhi marroni. Poi in essi si accese una luce di improvvisa comprensione.
Ti saluto, Figlia del Tramonto, disse; stavolta fu Nerwen a rimaner sorpresa.
Mi conosci?, indagò: l'epiteto che le aveva rivolto rivelava chiaramente che sapeva donde proveniva.
Sì, confermò la capomandria, Il vento parla di te, e così l'acqua e l'erba, fin da quando sei giunta da oltre il Grande Mare.
A quel punto, Nerwen rammentò che anche Calad aveva saputo di lei: era chiaro che la notizia aveva viaggiato in lungo ed in largo, giungendo anche nella terra degli Avari.
Capisco, commentò, poi accennò al giovane coricato a terra, Cosa gli è successo?
Siamo stati attaccati da un essere mostruoso, rispose la bisontessa, con angoscia, Temo che dovremo abbandonarlo: dobbiamo fuggire, o il mostro ci attaccherà nuovamente.
Di che mostro si tratta?, volle sapere Nerwen. La capobranco le trasmise un'immagine inquietante: una grossa figura minacciosa nella quale la Istar non tardò a riconoscere una troll delle pianure, una delle poche razze che sopportasse la luce del sole senza trasformarsi in pietra.
Forse non sarà necessario abbandonarlo, affermò con decisione, accostandosi ed inginocchiandosi accanto al giovane bisonte, Penso di poterlo aiutare.
Una delle femmine che attorniavano il ferito la guardò con aria supplichevole:
Davvero puoi...?, le domandò. Dai forti sentimenti che emanava, Nerwen comprese che era la madre.
Sì, stai serena, la rassicurò, poi toccò delicatamente la coscia ferita, esaminando lo squarcio col suo potere. Non era molto profondo, ma si stava infettando: per prima cosa, quindi, doveva pulire la ferita, così si rialzò e tornò da Aryon.
"Sono stati attaccati da una troll delle pianure", lo informò, "Uno dei giovani bisonti è ferito."
"Una troll delle pianure?", fece il principe, accigliandosi, "L'anno scorso ce n'erano alcuni che si aggiravano nella parte orientale del territorio degli Hwenti; ho condotto personalmente la caccia e pensavo che li avessimo sterminati tutti, ma a quanto pare mi sbagliavo... Dovremo tenere gli occhi ben aperti per non farci sorprendere."
"Già", commentò Nerwen, "Speriamo che se ne stia alle larghe: voglio curare il ferito, altrimenti il branco sarà costretto ad abbandonarlo."
Aryon assunse un'espressione dubbiosa:
"Ma occorreranno giorni", osservò; Nerwen ricordò che non aveva ancora mai avuto occasione di parlargli dei suoi poteri taumaturgici.
"Non se uso le mie capacità magiche", gli spiegò. Il principe le lanciò un'occhiata che esprimeva la sua sorpresa, ma dominò subito la propria perplessità: non aveva alcun dubbio sui talenti della sua compagna, anche se ancora non li conosceva tutti.
"Molto bene, allora", assentì. Lei gli sorrise, grata della fiducia che le stava dimostrando accettando la sua affermazione senza neanche una domanda.
Fece un cenno a Thilgiloth, che le si avvicinò, e prese una delle borracce d'acqua dalla bisaccia, poi tornò dal giovane bisonte. Si accorse che tremava.
Ho paura, le disse infatti. Lei gli accarezzò dolcemente il fianco.
Non temere, lo rassicurò, Mi prenderò cura di te: vedrai che starai presto bene.
L'animale rimase in apprensione, ma si calmò un poco.
Nerwen procedette a lavargli la ferita, quindi estese i suoi sensi particolari cercando un'erba disinfettante; poco lontano trovò dei ciuffi di andlhaw, o lungorecchie in Lingua Corrente, così chiamate per le snelle foglie lanceolate simili ad orecchie d'asino o di lepre, una pianta molto comune dei prati. Ne andò a raccogliere un mazzetto, che lavò con l'acqua della borraccia e poi schiacciò tra le mani, facendone uscire il succo e spargendolo quindi sulla ferita; infine la coprì con ambo le mani e si concentrò, usando il suo potere per stimolare le proprietà antisettiche della pianta e combattere con maggior efficacia l'infezione, che nel giro di pochi minuti scomparve dalla ferita e dall'organismo del giovane bisonte.
Soddisfatta, Nerwen tolse l'erba, ormai inutile, e lavò nuovamente la ferita, poi vi impose ancora le mani e tornò a concentrarsi per saldarne i lembi; sotto le sue dita si irradiò una luce azzurrina. Quando terminò, dello squarcio non rimaneva che una brutta cicatrice. Il paziente voltò la testa per guardarla, meravigliato, e rabbrividì.
Non fa più male, dichiarò, sbalordito.
Bene: puoi alzarti, gli disse Nerwen, ma cerca di muovere i primi passi con precauzione.
Il giovane bisonte fece come gli era stato detto e si sollevò da terra, barcollando leggermente, ancora debole a causa della perdita di sangue; poi si avviò con prudenza, saggiando la zampa appena guarita e constatando che non provava né dolore né impedimento alcuno.
Sua madre andò a sfiorargli col muso la zona che era stata ferita, accertandosi del risanamento con un senso di completa stupefazione. Poi si avvicinò alla Istar e le toccò timidamente la mano col naso umido.
Grazie, Figlia del Tramonto, disse con emozione, Mio figlio è salvo.
Sono felice di averlo potuto aiutare, rispose Nerwen con sincerità, Ora potete proseguire senza difficoltà, anche se non troppo velocemente: il giovane necessita di un po' di riposo, prima di ritrovare completamente le sue forze.
Oramai è tardi, considerò la capobranco osservando il sole basso sull'orizzonte, dovremo fermarci qui per la notte, e sperare che il mostro non ci attacchi nuovamente.
Vi sta inseguendo?, chiese la Maia.
Temo di sì: siamo una buona fonte di cibo, e non solo... ha ucciso alcuni di noi per sfamarsi, ma altri senza alcun motivo, solo per farli a pezzi e abbandonarne i resti...
Le trasmise altre immagini, spaventose, di femmine e giovani dilaniati e lasciati a marcire tra l'erba. Era evidente che la troll era pericolosa ed empia, perché uccideva soltanto a volte per mangiare, ed altre volte invece senza nessuna ragione, se non forse per divertimento gratuito. Inoltre, il modo in cui riduceva a brani gli individui che portava via, indicava un alto grado di sadismo. Nerwen si sentì sdegnata: tutti hanno diritto di mangiare – lo faceva anche lei – ma non di dimostrare inutile crudeltà.
Tornò verso il suo compagno e gli narrò quanto appreso dalla capomandria.
"Il branco è ancora in pericolo", considerò Aryon, accigliandosi, "ma non possiamo proteggerlo noi due da soli", guardò nella direzione a cui erano diretti, "Se riuscissimo a raggiungere Kopellin, potremmo organizzare un nuovo drappello per dar la caccia alla troll e liberare definitivamente il territorio dalla sua presenza."
"Se però la incontriamo, o se stasera attacca il branco, non saremmo in grado di contrastarla, noi due da soli", osservò Nerwen, "Cercherò degli alleati più vicini."
Aryon la vide assumere un'espressione remota, gli occhi vuoti come se vedessero cose invisibili, e comprese che la Istar stava estendendo la mente, cercando chi o cosa potesse aiutarli, così come aveva fatto quando cercava Thilgiloth nei paraggi di Gaerlonn.
Nerwen cominciò a sondare i dintorni; diversamente che nella foresta di Fangorn, non dovendo controllare anche il qui perché c'era Aryon a sua protezione, poté concentrarsi solamente sull'altrove ed estendere la sua consapevolezza per uno spazio più che doppio. Lentamente, girò su se stessa, esaminando tutt'attorno. Non molto lontano trovò un branco di cervi, ma trattandosi di sole femmine coi piccoli, non diversamente dalla mandria di bisonti, continuò a cercare; la sua speranza era di trovare un branco di maschi, magari proprio bisonti. Animali tra i più imponenti della Terra di Mezzo, questi grandi erbivori potevano raggiungere oltre due metri di altezza alla spalla per un peso medio di più di cinquecento chili, ed in caso di bisogno erano in grado di correre a grande velocità, spazzando via qualsiasi ostacolo dovesse trovarsi sul loro cammino. Non erano di indole particolarmente irritabile o feroce ma, se provocati e se si sentivano in pericolo, potevano diventare devastanti. Sarebbero stati davvero l'ideale, per difendersi dalla troll.
Fu fortunata: alcuni minuti dopo, ad una dozzina di chilometri di distanza in direzione nord-est, captò una mandria di otto bisonti maschi.
Amici bisonti, ho bisogno del vostro aiuto, trasmise. Il più massiccio – con ogni evidenza il capobranco – sollevò la testa dal suolo, dove stava pacificamente brucando.
Ti sento, Figlia del Tramonto, rispose, Parla.
Stavolta Nerwen non si stupì che sapessero chi fosse: le era ormai palese che la sua fama la precedeva ovunque, tra olvar e kelvar. Illustrò quindi rapidamente la situazione, chiedendo la protezione di quei possenti bovini. Non appena mostrò loro l'immagine della troll così come l'aveva vista nella mente della bisontessa capomandria, il maschio venne pervaso da una grande rabbia.
Conosciamo quella creatura, le rivelò, La scorsa stagione ha perseguitato il mio branco, uccidendo piccoli e femmine finché non siamo riusciti a sorprenderla e a scacciarla. L'abbiamo ferita, ma a quanto pare non in modo abbastanza grave da sbarazzarcene. E adesso dici che è tormenta quest'altro gruppo?Veniamo subito da voi.
Nerwen lo ringraziò, e poi tornò al qui.
"Ho trovato una mandria di bisonti disposti ad aiutarci", comunicò ad Aryon, "Anche loro hanno avuto a che fare con questa troll, e sono ansiosi di liberarsene. Stanotte ci proteggeranno, e domani possiamo darle la caccia assieme a loro."
Il principe non nascose la propria esitazione.
"Non so bene come comportarmi", ammise, "Non ho mai cacciato con i bisonti... caso mai, ho dato loro la caccia. Potrebbero volermene a male."
Nerwen comprese le sue riserve.
"Non preoccuparti", lo rassicurò, "La memoria degli animali funziona più attraverso gli odori che attraverso la vista, soprattutto nei bisonti che non hanno occhi molto acuti; quindi, a meno che non siano gli stessi che hai cacciato e abbiano avuto modo di percepire il tuo odore, non ti riconosceranno."
"Capisco", assentì Aryon, tranquillizzato: non avrebbe gradito rovinare quella potenziale alleanza perché era un cacciatore.
Nerwen comunicò la novità anche alla bisontessa capobranco, che ne fu assai lieta.
Aryon accese un piccolo fuoco, abbastanza discosto dagli animali da non inquietarli, e preparò una zuppa a base di erbe raccolte da Nerwen; completarono la cena con delle gallette accompagnate da formaggio stagionato.
La mandria di bisonti raggiunse quella delle femmine e dei piccoli che il crepuscolo si stava tramutando in notte. Come vide sopraggiungere i grandi bovini, Nerwen si alzò ed andò ad accoglierli. I due branchi si accostarono e formarono un unico gruppo, con i vitelli al centro; i maschi adulti, più massicci e forti delle bisontesse e dei giovani, si misero di sentinella tutt'attorno.
Calad andò a posarsi vicino a Nerwen.
Vorrei avere gli occhi di un gufo, dichiarò, scontenta: al buio infatti la sua vista, pur acutissima, non era in grado di discernere molto, e l'assenza di luna – che proprio quella sera era nuova – peggiorava la situazione.
Con questa oscurità la vista serve a ben poco, la consolò la Istar, Molto meglio l'udito e l'olfatto, di cui i bisonti sono ben dotati.
Non dimenticare me!, le fece presente Thilgiloth, e anche Thalion trasmise la sua disponibilità.
No, voi dormite pure, disse loro Nerwen, Ci sono già sentinelle più che sufficienti.
Aryon naturalmente non aveva seguito lo scambio e domandò:
"Facciamo dei turni di guardia?"
"Non è necessario", rispose lei, "Abbiamo tutte le vedette che vogliamo", gli spiegò quando lo vide sollevare le sopracciglia, accennando agli animali, "Basterà spostarci verso il centro, dove saremo più protetti."
Lui annuì, accettando senza questioni l'intera faccenda: si fidava ciecamente delle sue facoltà, che stava rapidamente scoprendo, ma soprattutto si fidava ciecamente di lei.
Spensero le ultime braci gettandovi sopra della terra e calpestandola accuratamente, poi si trasferirono con le loro cavalcature ben addentro al cerchio di femmine e giovani, dove prepararono un giaciglio.
Prima di dormire, discussero una strategia per stanare la troll e liberare definitivamente la zona dalla sua presenza. Entrambi conoscevano bene le caratteristiche dei loro alleati – Nerwen per essere seguace di Yavanna, Aryon perché era un cacciatore esperto – e così non fu loro difficile elaborare un piano, del quale l'indomani avrebbero messo al corrente i due capimandria.
Nonostante tutte le precauzioni e la protezione delle sentinelle animali, il sonno di Nerwen ed Aryon fu leggero ed inquieto; entrambi di svegliarono più volte ad intervalli irregolari, e la Istar ne approfittò tutte le volte per scandagliare i dintorni con il suo potere alla ricerca di una mente ostile, ma la notte trascorse senza che si palesasse alcun pericolo.
Infine l'alba impallidì il cielo ad oriente, trascolorando successivamente in una spettacolare aurora; poi Anar, il Carro del Sole contente l'ultimo frutto di Laurelin, guidato da Arien sorse da dietro l'orizzonte.
Nerwen chiamò a sé i due capibranco e parlò loro:
Il mio compagno e io abbiamo pensato al modo di liberarci del mostro che vi perseguita...
Spiegò loro il piano elaborato da Aryon e lei la sera prima; i due animali posero molte domande, dato che prevedeva tattiche per loro del tutto inusuali, ma alla fine lo compresero e lo accettarono.
Fecero una rapida colazione a base di gallette e frutta essiccata, poi montarono in sella ed infine si misero in marcia; il branco di femmine e giovani, che doveva fungere da esca, apriva la strada, seguito immediatamente da Nerwen ed Aryon; i vitellini vennero affidati alla mandria di maschi, che seguivano quella delle bisontesse ad alcune centinaia di metri di distanza, mentre Calad volava alta davanti a tutti, scrutando la pianura.
In tale formazione, si allontanarono dal fiume, dirigendosi verso oriente, ovvero nella direzione da dove era giunto il branco di femmine e piccoli fuggendo dalla troll.
Alcune ore più tardi, mentre il sole si approssimava allo zenit, il terreno si increspò in basse ondulazioni – sarebbe stato esagerato definirle colline – ornate di giovani frassini dalla corteccia grigia, fitti e numerosi abbastanza da potersi definire un boschetto, cosa piuttosto insolita in quel paesaggio che finora era stato relativamente monotono.
Le due mandrie vi sfilarono vicino, deviando leggermente dalla direzione in cui andavano per aggirare il boschetto; non c'era alito di vento, ed il caldo si stava facendo sentire.
In quella, Calad lanciò a Nerwen una sensazione allarmata:
C'è del movimento tra gli alberi... Vado a vedere.
Si allontanò, e poco dopo la Maia captò il pensiero della rapace.
È la troll: fate attenzione, sta arrivando a gran velocità!
Si udirono degli schianti terrificanti; Thalion nitrì spaventato, mentre Thilgiloth scartava di lato, cercando istintivamente di allontanarsi dal rumore. Anche Allakos si mostrò innervosito ed Aryon dovette strattonare le briglie per impedirgli di sbandare.
Guardarono nella direzione da cui proveniva il frastuono, ma non videro nulla: gli alberi nascondevano qualsiasi cosa lo stesse provocando. Nerwen estese i propri sensi speciali, e subito percepì una mente ricolma di pensieri semplici quanto malvagi: fame, uccidere, sbranare, divorare, razziare.
Frattanto, la mandria di femmine e giovani aveva cominciato a sparpagliarsi, spaventata. Seguendo il piano elaborato con Aryon, Nerwen cominciò a lanciare mentalmente gli ordini stabiliti, indicando al primo branco di mettersi alle spalle di quello dei maschi.
Thalion, vai anche tu, disse al cavallo da soma: troppo lento per fuggire, l'animale sarebbe stato facile preda del mostro, se gli fosse giunto a tiro, ed era meglio che se ne stesse al sicuro finché il pericolo non fosse stato debellato. Goffo di corporatura, Thalion non era però meno sveglio di qualsiasi altro cavallo ed obbedì all'istante: con tutta la velocità consentitagli dal suo fardello, tornò indietro e si mise con bisontesse, i giovani ed i vitelli.
Nerwen chiese ai bisonti maschi di disporsi di fronte al boschetto su una linea concava, di cui lei ed Aryon sui rispettivi cavalli sarebbero stati il fondo, mentre loro si mettevano ai due lati, più lontani ma in posizione più avanzata. In tal modo, uscendo dagli alberi la troll avrebbe scorto per primi il principe e la Istar; poiché le sarebbero parsi facili prede, probabilmente non avrebbe neppure visto i bisonti e si sarebbe precipitata su di loro. Frattanto, però, i grossi bovini si sarebbero chiusi a tenaglia su di lei e l'avrebbero così messa in trappola.
Poco dopo, da dietro gli alberi che l'avevano finora tenuta celata alla loro vista, emerse la gigantesca figura della troll, dalla pelle del colore – e probabilmente anche della consistenza – del cuoio e dagli occhi rossi come braci ardenti.
"Aaahhh, avevo sentito l'odore di carne fresca!", mugghiò ferocemente, avanzando con passo pesante. In mano reggeva un'enorme ascia bipenne.
Istintivamente, Aryon sguainò la spada, anche se avrebbe potuto fare ben poco contro quel mostro alto tre metri e del peso di alcune centinaia di chili.
Thilgiloth diede segni di tensione: una troll era un nemico grosso anche per lei. Certo, la Corsiera non poteva venir uccisa, ma ferita sì, e quindi provar dolore, cosa che nessun essere vivente ama. Meno male che c'erano i bisonti, con loro...
"Non saremo il tuo pranzo", la Istar contraddisse la troll, amplificando la propria voce con l'intento di mantenerla concentrata di lei in modo che non scorgesse i bisonti, "Nessuno di noi!"
La troll, incurante, continuò ad avanzare e rise con cattiveria:
"Non vedo in che modo potrai impedirmi di mangiarti", ribatté.
"In questo modo!", gridò Nerwen ed ordinò mentalmente ai bisonti di caricare, "Via di qui!", esclamò poi, rivolta ad Aryon; entrambi fecero voltare le loro cavalcature e si allontanarono al galoppo, arretrando di alcune decine di metri.;
I grandi bovini si lanciarono di corsa, convergendo contro la troll, che infine li vide e si arrestò di botto. La sorpresa la paralizzò solo pochi istanti, comunque cruciali perché i massicci erbivori lanciati alla carica si avvicinassero; quando s'accorse d'aver perso attimi preziosi, si mise freneticamente a menar fendenti con l'ascia, ma fu troppo lenta e tenne la lama troppo alta, tanto da riuscire a ferire di striscio soltanto uno degli attaccanti; poi la tenaglia si chiuse e la troll strillò mentre veniva incornata, travolta e calpestata impietosamente.
In pochi istanti fu tutto finito; la troll giacque a terra in una pozza di sangue, esanime, ed i bisonti si allontanarono dal cadavere, sparpagliandosi. Aryon e Nerwen osservarono quel mucchio di carne sanguinolenta mantenendosi a distanza.
"Per quanto fosse una creatura malvagia e stupida", disse la Maia a bassa voce, "sono contenta che la sua morte sia stata rapida, senza inutili sofferenze, a differenza di quella che ha inflitto lei alle sue vittime."
Sentendola turbata, il principe le si avvicinò e le posò una mano sul braccio, stringendolo lievemente per comunicarle la propria solidarietà.
"Il mondo adesso è più sicuro, senza quel mostro", le rammentò. Lei gli lanciò un'occhiata riconoscente e gli fece un debole sorriso.
I due capibranco si diressero verso Nerwen ed Aryon.
Il mio clan ed io ringraziamo te e i tuoi compagni, Figlia del Tramonto, disse la femmina in tono solenne.
"Ci sta ringraziando", disse Nerwen, rivolta ad Aryon che ovviamente non poteva sentire le parole della capomandria. Poi la bisontessa si avvicinò al capobranco maschio e col muso gli toccò il fianco in segno di gratitudine. Il possente bovino scrollò la testa.
Anche noi siamo stati tormentati da questo essere immondo, le fece notare, pertanto non occorrono ringraziamenti.
La femmina inviò una sensazione di consenso in risposta all'osservazione del bisonte, mentre nuovamente Nerwen riportava la conversazione ad alta voce a beneficio del principe.
Ora possiamo proseguire per la nostra strada senza paura, considerò la bisontessa, sia noi che i maschi.
"Infatti", concordò la Istar, "voi andate pure, noi rimarremo qui a eliminare il cadavere: meglio non lasciarlo lì a marcire."
Come desideri, Figlia del Tramonto. Che tu ed i tuoi compagni possiate trovare sempre erba verde e acqua fresca.
"Grazie, altrettanto tu ed i tuoi", disse Nerwen. Anche il capomandria maschio prese congedo, rivolgendole parole di augurio che lei contraccambiò.
Mentre le due mandrie si allontanavano lentamente, Aryon domandò:
"Cosa ne facciamo del cadavere? Lo seppelliamo?"
"Troppa fatica, che non merita", dichiarò Nerwen, "Lo bruceremo."
Intanto Thalion era tornato ad avvicinarsi loro.
State bene?, domandò il pacifico cavallo da soma; Nerwen avvertì in lui un certo senso di vergogna per essersi allontanato dallo scontro e gli mandò una sensazione rincuorante: non avrebbe potuto fare altrimenti, non sarebbe stato in grado di difendersi in alcun modo dalla troll, e se fosse rimasto, avrebbe soltanto costituito un motivo in più di preoccupazione per la Istar. Un po' rinfrancato, Thalion si fermò accanto a Thilgiloth.
Calad era rimasta a volare in cerchio sopra di loro ed ora lanciò il suo richiamo kek-kek-kek per attirare la loro attenzione. Nerwen sollevò lo sguardo:
Non ti ho dimenticata, amica mia, le trasmise.
Almeno stavolta l'ho vista in tempo, brontolò la falchetta, ancora memore di quando non aveva scorto i banditi o i lupi mannari, sebbene in entrambi i casi non fosse stato per negligenza, ma per pura e semplice impossibilità.
Nerwen ed Aryon scesero di sella e si diedero da fare per raccogliere un'adeguata quantità di legna secca, che fortunatamente in quel luogo abbondava, grazie alla presenza degli alberi; l'accatastarono sul corpo della troll ed attorno ad esso, poi accesero un grande falò. La massa del mostro, pur considerevole, era molto inferiore a quella complessiva dei lupi mannari che erano stati bruciati a Rhosgobel, tuttavia, non avendo a disposizione l'olio combustibile di Beorn, il fuoco dovette ardere per molte ore, ed essere di conseguenza continuamente alimentato. Era notte fonda quando i resti della troll furono sufficientemente inceneriti; lasciarono quindi che il fuoco si estinguesse da solo, e si disposero a dormire mantenendosi ad una certa distanza, sia per l'eccessivo calore, sia per star lontani dal lezzo di carne e grasso bruciati.
Il mattino seguente, si accertarono che le ceneri della troll fossero completamente fredde: non volevano certo correre il rischio che una piccola brace coperta scatenasse un incendio nella prateria.
Osservando la macchia di cenere, nella quale si intravedevano i residui di alcune delle ossa più grandi, Nerwen si rammaricò di non possedere il talento di controllare i venti: avrebbe volentieri suscitato una folata per disperdere le ceneri e ripulire il luogo. Scrollò le spalle: voleva dire che ci avrebbe pensato la natura da sola.
"Si riparte!", esclamò, montando in sella a Thilgiloth. Aryon la imitò, salendo in arcione ad Allakos; orientandosi con la posizione del sole, il principe indicò una direzione:
"Di là", disse, "Inutile tornare esattamente dove siamo partiti, allungheremmo il tragitto di alcune ore: tagliamo verso nord-ovest e raggiungeremo ugualmente il Rinnen, poi di lì proseguiremo verso Kopellin."
Fecero così, e prima di sera arrivarono al fiume, dove si accamparono per la notte; il giorno seguente ripartirono alla volta della capitale degli Hwenti.
L'angolo dell'autrice:
Curiosità... zoologica: i bisonti europei, che sono quelli qui citati, sono più alti e snelli dei loro più famosi cugini americani, ed hanno corna più lunghe.
Curiosità... erboristica: la andlhaw o lungorecchie che Nerwen usa per disinfettare la ferita del giovane bisonte altro non è che la consolida maggiore, detta anche orecchio d'asino, ed in fitoterapia è veramente utilizzata per le sue proprietà antisettiche.
I troll "delle pianure" non sono canonici del tolkienverso, ma avendo bisogno di una razza di troll compatibile con il territorio descritto, ho dovuto per forza inventarmi qualcosa :-D
Trivia: ho scelto di far comparire una troll femmina in seguito ad un'osservazione di Richard Armitage (Thorin Scudodiquercia nei film de Lo Hobbit) durante un'intervista, dove si dispiaceva che Tolkien non avesse mai citato o fatto apparire delle orchesse. Grazie per l'ispirazione, Sig. Armitage! :-D
Come sempre, desidero ringraziare tutti coloro che seguono questa mia storia, e/o che l'hanno votata e/o messa in biblioteca o nelle liste di lettura: è molto emozionante per me vedere i numeri salire costantemente...!
Lady Angel
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