Capitolo XXXV: Quando cielo e terra si congiungono
Aryon tirò leggermente le briglie di Allakos per farlo rallentare, in modo da non spaventare i cavalli di Nerwen; udendoli sopraggiungere, Thilgiloth si girò a guardarli, ed altrettanto fece Thalion. Riconoscendo Allakos, che aveva condiviso con loro le scuderie del palazzo di Bârlyth, dopo un istante di agitazione si calmarono.
Come lo avrebbe accolto Nerwen?, si domandò il principe. Si sarebbe comportata freddamente, gli sarebbe saltata al collo per baciarlo, lo avrebbe preso a sberle? Comunque fosse, avrebbe accettato qualsiasi cosa lei gli riservasse, poi l'avrebbe abbracciata e baciata a perdifiato e le avrebbe fatto l'amore in un modo tale da lasciarla senza parole... ma quello che rimase senza parole fu lui, quando giunse vicino alle splendide piscine naturali e la vide in acqua che lo guardava immobile come una statua, l'espressione impenetrabile. Naturalmente Calad l'aveva avvisata del suo arrivo, pensò; il fatto che fosse rimasta ad aspettarlo mentre faceva il bagno lo incoraggiò a sperare in un'accoglienza favorevole, ma preferì non darlo per scontato.
Scese da cavallo; gli rincresceva non occuparsi di Allakos e Nordhir, accaldati com'erano, ma adesso era più importante chiarire le cose con Nerwen: avrebbero dovuto pazientare.
L'immobilità e la postura della Istar lo disorientavano; non aveva idea di come comportarsi. Gli pareva sciocco parlarle dalla riva; d'altra parte non voleva entrare in acqua vestito.
Come formulò il pensiero, capì cosa doveva fare; sfibbiò il cinturone e lasciò cadere la spada a terra, poi si sedette su un masso e si sfilò gli stivali.
Nerwen comprese subito che intenzioni aveva; il cuore le saltò in gola.
Aryon si alzò; celando la propria apprensione con un'espressione accigliata, rapidamente si liberò degli abiti ed infine, completamente svestito, entrò in acqua. In quel modo, non soltanto si avvicinava a Nerwen, ma lavava via tutta la polvere ed il sudore accumulati in sei giorni di viaggio frenetico e poteva presentarsi pulito alla donna che amava.
Mentre lo osservava spogliarsi, Nerwen si era sentita mancare il fiato: Aryon aveva una struttura muscolare poderosa che pareva cesellata nel marmo, ma per la sua alta statura appariva più snello di quanto non fosse realmente.
Era semplicemente magnifico.
Il principe avanzò di alcuni passi, lieto che il fondale fosse di sabbia grossa piuttosto che di scivolosi ciottoli; ben presto l'acqua gli arrivò alla vita, ed allora si immerse completamente per qualche secondo. Si rialzò e si passò le mani sul viso per pulirselo, poi tornò ad avanzare. I suoi occhi cercarono quelli di Nerwen; lo sguardo divorante di lei gli rimescolò il sangue nelle vene.
Finalmente la raggiunse e le si fermò davanti, vicinissimo. Ardeva dalla voglia di abbracciarla, ma si trattene, prendendosi qualche istante per scrutare profondamente nei suoi occhi bruni. Non riusciva a decifrarne l'espressione: erano accesi di collera, di gioia, di desiderio? O un misto di tutti e tre?
"Che cosa vuoi?", lo apostrofò Nerwen, a bassa voce. Il suo tono, come gli occhi, gli risultò enigmatico.
"Voglio te", rispose dolcemente, con disarmante semplicità.
Nerwen sentì un nugolo di farfalle turbinarle nello stomaco.
"P... perché?", domandò sommessamente, inciampando nella prima lettera. Essere respinta da lui l'aveva così amareggiata, che adesso aveva un disperato bisogno di rassicurazione. Mai, in tutta la sua plurimillenaria vita, si era sentita così, nei confronti di qualcuno; ma del resto, non aveva mai incontrato il suo compagno per la vita. Aveva sempre avuto un carattere molto forte, energico ed indipendente, ma verso questo principe Avar si sentiva del tutto indifesa, e ne era vagamente spaventata.
"Perché ti amo", dichiarò Aryon, altrettanto sottovoce, "Semplicemente, non posso stare senza di te. Non ho mai pensato che tu non fossi abbastanza per me. Se ho esitato, era per il pensiero di poter trascorrere con te solo pochi anni perché sei della razza degli Uomini... ma pochi o tanti che siano, voglio trascorrere assieme a te tutti gli anni che ci sono destinati."
Nerwen sentì gli occhi inumidirsi di lacrime e si coprì la bocca con una mano. Lo aveva mal giudicato: non era meschino, superbo, spregevole come lo aveva accusato di essere. Il cuore le pulsava in gola per la profonda emozione, eppure essa era adombrata dal timore di un'altra delusione.
Il suo evidente turbamento rivelò ad Aryon quanto, in realtà, lei fosse rimasta addolorata dal suo rifiuto. Si sentì colmare di costernazione e si chiese se sarebbe mai stato capace di porre davvero rimedio alla sua stoltezza.
Desiderando offrirle conforto, aprì le braccia. Dopo un solo istante di esitazione, lei vi si gettò; Aryon la strinse a sé, accarezzandole i capelli bagnati.
"Non ti lascerò mai più", le mormorò.
"Promettilo", bisbigliò lei, "Oh, promettilo..."
"Lo giuro."
Due sole parole, ma dette in un tono così risoluto e definitivo da non lasciar dubbio alcuno. Nerwen si sentì pervadere da una tale ondata di sollievo, gratitudine e gioia quasi folle, che si sentì girare la testa. Gettò il capo all'indietro per guardarlo in viso, curvando le labbra; vedendola sorridere, Aryon sentì il cuore fargli una capriola nel petto e la ricambiò con uno dei suoi rari, splendidi sorrisi pieni.
Come la prima volta che si erano baciati, le prese il volto tra le mani e si chinò in avanti; la vide chiudere gli occhi e lo fece anche lui, attimi prima di posare le labbra su quelle di lei.
Nerwen schiuse subito la bocca, ansiosamente, impazientemente; ma Aryon indugiò per baciarle teneramente le labbra, una, due, tre volte; poi le sfiorò il labbro inferiore con la lingua, tentandone la morbidezza. La udì emettere un piccolo verso di protesta, ed allora la strinse a sé ed approfondì il bacio, invadendole amabilmente la bocca. Nerwen gli si premette addosso, le braccia annodate attorno al suo collo, il seno schiacciato contro il suo petto. Sul ventre, sentì gonfiarsi il desiderio di Aryon ed ansimò, mentre caldi brividi percorrevano le sue profondità femminili.
Con un movimento repentino, Aryon la sollevò in braccio e si diresse a riva. Aveva visto prima il giaciglio che lei aveva preparato ed ora vi si diresse, incurante del fatto che fossero grondanti d'acqua e che di conseguenza avrebbero infradiciato la stuoia e la coperta.
Gentilmente, la depose sul giaciglio, poi si chinò su di lei e le coprì nuovamente la bocca con la propria. Le labbra di lei si dischiusero subito al suo tocco gentile ma fermo e dalla gola le sfuggì un lieve lamento eccitato che gli mandò il cuore in fibrillazione. Sentì le sue braccia stringerlo con forza mentre le loro lingue s'incontravano, iniziando un'altra sensuale tenzone d'amore.
Nerwen provava una felicità che aveva dell'inverosimile. Pensò d'essere sull'orlo di un mancamento: stentava a respirare, il cuore le martellava impazzito nel petto, il rombo del suo proprio sangue le risuonava assordante nelle orecchie, e nonostante la frescura dell'acqua che le stillava dal corpo, sentiva un caldo intollerabile.
Aryon accarezzò quelle braccia che lo stringevano; la sua erezione stava diventando quasi dolorosa mentre agognava di affondare dentro di lei e portarla con sé sui più vertiginosi picchi del piacere, ma prima voleva accarezzarla e baciarla tutta fino a farla impazzire di desiderio almeno quanto stava impazzendo lui.
Nerwen si ritrasse e lo guardò; gli toccò una guancia, sorridendo lievemente, gli occhi luminosi, così bella da spezzargli il cuore.
"Non riesco ancora a credere che tu sia davvero qui", bisbigliò. Lui sollevò la mano a coprire quella di lei e voltò la testa per baciarne il palmo.
"Neanch'io riesco a credere di essere qui, di averti tra le braccia, di baciarti... Sei così bella, Nerwen, così dolce e desiderabile... e io sto morendo dalla voglia di farti l'amore..."
"Aryon...", sospirò lei, ed il suo nome sulle sue labbra era così eccitante che lui per poco non perse il controllo. Chiuse le palpebre un istante, obbligandosi a frenarsi; poi li riaprì e si sollevò leggermente da lei per guardarla meglio; lentamente, il suo sguardo scivolò in basso, verso le morbide rotondità del seno. Il fiato gli si strozzò in gola: era gloriosamente perfetta... Sui suoi seni si ergevano i capezzoli ritti, così come li aveva visti la notte della festa di Mezza Estate, ma allora erano velati dalla camiciola, mentre adesso si offrivano liberamente al suo sguardo acceso. Mosse una mano per circondarle un seno, poi passò il pollice sul duro bocciolo che palesava la sua eccitazione e la sentì sospirare, cosa che accrebbe la sua smania. Usò anche l'indice per accarezzare e stuzzicare quel punto sensibile, finché lei non gemette e gettò la testa all'indietro, esponendo il collo. Chinando lestamente il capo, Aryon vi appoggiò le labbra, accarezzandone la pelle sensibile.
Nerwen si sentiva inebriata, come in preda al capogiro; le pareva di star facendo l'amore per la prima volta in vita sua, ed in un certo senso era proprio così, perché era la prima volta che faceva l'amore con Aryon, il suo compagno per la vita. Si sentiva sommersa dal bisogno di lui mentre la sua bocca e la sua lingua le sfioravano il collo. Tra un bacio e l'altro, lui le mormorava parole tenere:
"Sei incantevole... dolcissima... e adorabile..."
Lo tenne stretto contro di sé, il volto arrossato dalla passione, le labbra gonfie per la forza dei baci che stavano condividendo.
Aryon godeva del sapore della sua pelle, del suo profumo; si tirò indietro per guardarla ancora, desideroso di spiare la sua espressione, ed incontrò i suoi occhi scuri, nebulosi di bramosia. Il suo cuore saltò una pulsazione; si chinò a baciarla ancora una volta e lei lo circondò con le braccia, accarezzandogli la schiena.
Nerwen fuse la propria bocca con quella di Aryon e mosse la lingua per sfiorargli le labbra in modo provocante, facendolo ansimare. Lui rispose baciandola a lungo, profondamente, sensualmente.
Strappandosi infine alle sue labbra, Aryon le depose una serie di baci sul volto, la fronte, gli occhi, gli zigomi, il naso, il mento, poi scese più in basso, di nuovo sul collo, toccando dolcemente il punto in cui palpitava il suo battito impazzito a testimonianza della passione che la pervadeva. Poi scese ancor più giù, sul seno, e prese un capezzolo tra le labbra, suggendo delicatamente; udendo la sua esclamazione deliziata, lo fece con maggior decisione, usando la lingua e i denti e strappandole un lamento più forte. La sentì tremare tra le sue braccia, la schiena inarcata, le mani affondate nei suoi capelli.
"Aryon...."
Il suo nome sospirato lo estasiò; passò all'altro seno, cominciando la stessa amabile tortura che aveva riservato al primo.
"Non... non mi sono mai sentita così...", boccheggiò lei.
"Neanch'io, amore... neanch'io...", sussurrò lui, la voce rauca. La passione, il desiderio, il bisogno di lei lo stavano incendiando, ma voleva darle piacere molto più di quanto volesse prendere il proprio. Scese lungo il suo corpo, coprendolo di baci, e trovò uno sfregio sul suo fianco che deturpava la pelle altrimenti perfetta; in un lampo, rammentò Corch e l'attentato alla vita di Nerwen, e per un istante desiderò ucciderlo; ma poi venne risucchiato nuovamente nel vortice della passione e non pensò più ad altro che alla splendida creatura che teneva tra le braccia.
Sentendo le labbra di Aryon sfiorare con delicatezza la cicatrice, Nerwen rabbrividì, ripensando fuggevolmente all'orrore provato quand'era stata ferita ed era caduta in mare; ma subito venne richiamata al momento presente quando Aryon si spostò verso il suo ombelico, che accarezzò con la punta della lingua; il suo ventre fremette mentre gemeva ancora una volta.
Lui sollevò lo sguardo; Nerwen aveva chiuso gli occhi e si stava mordendo un labbro per il piacere. Rapito, indugiò a guardarla, mentre la pressione al basso ventre saliva ulteriormente e si faceva insostenibile; aveva però deciso di procedere lentamente, di mostrarle tutta l'adorazione e l'amore che aveva per lei, prima di consumare la loro prima unione e portarla al culmine dell'estasi. Così, ancora una volta, si frenò.
Nerwen aprì gli occhi ed incontrò quelli di Aryon; il ghiaccio del loro azzurro chiarissimo era diventato incandescente come la brace e le trapassò il cuore. Si rizzò ed allungò le mani verso la sua virilità esposta.
"Nerwen...!", esclamò lui, colto di sorpresa; fece per fermarla, ma lei scosse la testa.
"Voglio toccarti", sussurrò, facendolo sdraiare sulla schiena. Soggiogato dall'intensità del suo sguardo, Aryon la lasciò fare.
Nerwen gli depose un bacio sull'addome, facendolo fremere; poi la sua mano scivolò in basso e si chiuse attorno al suo scettro maschile. Fu la volta di Aryon di sussultare per il piacere, mentre le dita di lei toccavano la sua carne calda, solida e pulsante. Poi sussultò ancor più forte quando sentì la bocca di Nerwen chiudersi attorno a lui ed accarezzarlo in un modo così eccitante da rischiare di mandarlo in deliquio.
"Nerwen... Nerwen...", balbettò.
Anche Nerwen era ormai al di là di qualsiasi possibilità di controllo.
"Amami, Aryon...", lo invitò in un soffio.
"Oh sì..."
Aryon tornò ad invertire le loro posizioni, poi le prese le labbra per un altro bacio rovente. Nerwen gli circondò il collo con le braccia attirandoselo addosso, impaziente di sentirlo dentro di sé. Erano stati fatti l'uno per l'altra, erano nati per essere una cosa sola, carne ed anima, e non poteva più aspettare oltre. Dischiuse le gambe, pronta per lui.
Ma Aryon era d'altro avviso; sollevandosi sulle braccia, si scostò da lei; prima che potesse protestare, la baciò di nuovo, mentre le accarezzava lentamente il ventre; poi fece seguire le labbra in una scia di baci, giù, sempre più giù, verso la sua meta, alla giunzione delle cosce. Con la punta delle dita, la toccò, e lei emise un lamento sospiroso che gli fece scorrere brividi lungo la spina dorsale. Sfiorò le pieghe roride di desiderio della sua intimità e chiuse gli occhi un istante, sopraffatto.
"Oh, Nerwen...", barbugliò, "Voglio sentire il tuo sapore..."
La udì boccheggiare all'idea mentre si chinava lentamente su di lei.
Un attimo prima che le sue labbra la raggiungessero, Nerwen trattenne il respiro; quando lo sentì lambirla, afferrò convulsamente la coperta, lanciando un'esclamazione senza fiato, e sobbalzò così forte che per poco non si allontanò; ma Aryon la prese per i fianchi e la trattenne, cominciando ad infliggerle il più dolce dei tormenti. Nerwen inarcò la schiena mentre lui la sfiorava più e più volte, assaporando l'essenza della sua femminilità. Ansimò il suo nome, una, due volte, finché non si ritrasse bruscamente.
"Per favore, Aryon...", alitò, affannata, "Prendimi, adesso...!"
Lui non stava aspettando altro; dopo un ultimo bacio al centro del suo piacere, Aryon si adagiò lentamente su di lei; attese ancora un istante per contemplarla: il suo volto era arrossato, gli occhi scuri appannati dal desiderio e dal bisogno, sicuramente al pari dei suoi. Infine, pian piano, poco per volta, entrò nel suo sensuale calore, che lo accolse come il più passionale degli abbracci.
"Nerwen...", sussurrò il suo nome, senza fiato, "Finalmente..."
"Sì... sì, amore...", singhiozzò lei. Qualsiasi cosa avesse mai provato fino ad allora tra le braccia di un amante, impallidiva di fronte a quello che stava provando adesso. Era... glorioso. Non trovava altra parola per definirlo, "Oh Aryon...."
Lui cominciò a muoversi, adagio; il sogno che aveva fatto la settimana prima, per quanto delizioso, non era nulla paragonato alla realtà che stava sperimentando mentre affondava e si ritraeva, spiando il suo viso alla ricerca dell'inclinazione che le dava più piacere. Sentendola emettere un ansito, capì d'averla trovata; continuò a muoversi piano, perché voleva far durare il più a lungo possibile quel momento: l'emozione ineffabile, unica ed irripetibile, della loro prima volta insieme.
Nerwen aprì le palpebre per guardarlo; l'espressione adorante che scorse nei suoi occhi la commosse oltre ogni dire, tanto da farle spuntare le lacrime. Si sentì annegare in quelle iridi straordinariamente azzurre, dove divampava un fuoco così ardente quale mai aveva visto. Come aveva potuto pensare che fossero freddi, quegli occhi? Il loro calore avrebbe disciolto in un istante tutta la neve in cima al Taniquetil...
Sollevò le ginocchia e gli cinse la vita con le gambe, permettendogli così di affondare ancor più profondamente dentro di lei. Aryon ansimò per il piacere; per un istante convulso, desiderò di portare subito a completamento il loro atto d'amore ma, incantato dalla luce rapita negli occhi di Nerwen, invece si fermò.
Mai avrebbe immaginato che l'unione carnale potesse essere così travolgente, sia fisicamente che spiritualmente. Si sentiva del tutto alla mercé di sensazioni sconosciute e meravigliose, ed era insieme spaventato ed esaltato. Era stato un folle, a pensare di potersi opporre alla forza di quel sentimento.
Nerwen emise un suono a metà strada tra un lamento ed un singulto, in un tono di chiaro malcontento, ed allora Aryon ricominciò a muoversi, gli occhi fissi in quelli di lei. La sentì stringerlo tra le braccia e tra le gambe, quasi a volersi fondere interamente con lui.
Aryon abbassò la testa e le baciò il collo, la gola, le spalle, mordicchiando e suggendo la pelle vellutata; socchiudendo gli occhi, l'ascoltò sospirare e gemere, sentendosi fiero di se stesso, della fierezza che può dare soltanto il donare, incondizionatamente, senza pretendere contropartite, per la semplice gioia di render felice ed appagata la persona che si ama.
Lentamente, il piacere montò dentro loro, e con esso il ritmo della loro danza d'amore. Passo per passo, salì, scalando vetta dopo vetta, ogni volta toccando creste sempre più vertiginose, senza però giungere a compimento perché c'era ancora un'altra cima da conquistare, ed un'altra e poi un'altra ancora.
Alla fine Nerwen non resse oltre:
"Ti prego... ti prego...", lo supplicò, la voce arrochita. La sua capitolazione provocò anche quella di Aryon, che non fu più capace di sostenere ulteriormente la pressione. Si sollevò un poco sulle braccia, incrementando la velocità e l'ampiezza dei suoi movimenti. Nerwen rispose in controtempo, mentre il piacere saliva, saliva turbinosamente dentro di lei, ancora ed ancora, crescendo come un'onda di marea che si avvicina alla riva, sempre più vicina, finché non la sentì infrangersi ed esplodere nelle profondità del suo essere, nello spirito tanto quanto nella carne, oscurandole la vista e strappandole un grido stupefatto. Quasi contemporaneamente, Aryon emise un lungo e basso lamento mentre la raggiungeva nell'ebbrezza dell'appagamento più compiuto che entrambi avessero mai sperimentato, perché toccava non soltanto i loro corpi, bensì anche i loro cuori e le loro anime.
Aryon ricadde su di lei, momentaneamente privo di forze, seppellendo il volto contro il suo collo. Nerwen gli accarezzò la schiena, lentamente, pronunciando il suo nome in un fioco sussurro.
Si tennero stretti l'uno all'altra, non volendo allontanarsi neppure di pochi centimetri, in attesa che i loro respiri affannosi ed i battiti impazziti dei loro cuori tornassero alla normalità. Nonostante fossero stati grondanti d'acqua quando avevano iniziato, adesso erano entrambi accaldati.
Infine, Aryon tornò a sollevarsi per guardarla. Nerwen percepì il suo sguardo ed aprì gli occhi per contraccambiarlo. Lui si chinò a deporle sulle labbra un bacio colmo di tenerezza.
"Mi sto ancora chiedendo come ho potuto pensare, anche solo per un attimo, di poter fare a meno di te", mormorò.
"Me lo chiedo anch'io", non poté trattenersi di controbattere lei, ridacchiando per alleggerire il rimprovero, "Cosa ti ha fatto cambiare idea?", indagò poi, sfiorandogli una guancia con la punta delle dita.
"Ho fatto un sogno", le raccontò lui, "Mi ero rifugiato nel mio casino da caccia, per starmene per conto mio a pensare. Sentivo terribilmente la tua mancanza, come se fossero mesi che non ti vedevo, e non soltanto pochi giorni... Già questo mi ha fatto capire che ormai eri diventata troppo importante per me perché io potessi rinunciare facilmente a te, a noi... Poi ti ho sognata. Eri lì, davanti al capanno, e mi guardavi. Io sono venuto da te, e tu mi hai buttato le braccia al collo, baciandomi. Ti ho portata dentro e abbiamo fatto l'amore. È stato meraviglioso... anche se la realtà ha ampiamente superato la fantasia...", le sorrise e le baciò le labbra, "Quando mi sono svegliato, avevo capito che, sebbene forse potremo stare insieme solo per pochi decenni, e non per secoli o millenni, voglio trascorrere con te ogni momento che ci sarà concesso."
Nerwen gli toccò le labbra con le dita, e lui vi depose lievi baci; poi lei aggrottò la fronte.
"Quando hai fatto quel sogno, esattamente?", gli domandò. Lui ci pensò un momento.
"Otto notti fa", le rispose. La Istar fece rapidamente il conto, ed il risultato le fece dilatare gli occhi per lo stupore:
"Io ho fatto un sogno simile, esattamente la stessa notte", gli rivelò, "Non lo ricordo con precisione come te, ma so che abbiamo fatto l'amore in un letto... e quando mi sono svegliata, ero in collera con me stessa, perché invece di detestarti, ti amavo e ti desideravo più che mai..."
Aryon tornò a baciarla.
"Perdonami se ti ho fatta soffrire... Non accadrà mai più", disse accoratamente; le scostò una ciocca di capelli dal viso, poi aggiunse pensierosamente, "Oggi non sapevo se mi avresti riempito di baci oppure di schiaffi..."
"Non lo sapevo neppure io", dichiarò lei; poi rise di se stessa, "Che bugiarda che sono... certo che lo sapevo! Se non mi avessi baciato tu, l'avrei fatto io, e poi ti avrei fatto mio, a costo di legarti ad un albero..."
Lui sollevò un sopracciglio, divertito:
"Che idea stuzzicante...", mormorò con quel suo mezzo sorriso che la faceva impazzire. Nerwen gli strizzò un occhio:
"Attento a quel che chiedi, mio principe... potresti ottenerlo!"
Lui posò la fronte contro la sua, tornando serio.
"Ho già tutto quello che posso desiderare", dichiarò a bassa voce, intensamente.
Rimasero così ancora per qualche minuto, poi Aryon, temendo di pesarle troppo addosso, si scostò, ma continuò a tenerla stretta. Si sdraiò sulla schiena, attirandola a sé e facendole posare la testa sul petto, un braccio attorno alle sue spalle. Giacquero in quel modo a lungo, accarezzandosi pigramente, scambiandosi baci colmi di tenerezza; nei loro cuori albergava una sensazione di completezza ed una serenità inenarrabile che mai avevano conosciuto prima. Pareva loro come d'esser stati vivi soltanto a metà, finora, e che adesso riuscissero a percepire il mondo intero più vividamente, più intensamente, come se i loro sensi si fossero improvvisamente acuiti.
Più tardi, si amarono di nuovo; poi mangiarono qualcosa e si addormentarono l'una tra le braccia dell'altro, solo per risvegliarsi più volte in piena notte e fare l'amore e poi riaddormentarsi, storditi tanto dal piacere che si stavano vicendevolmente donando, quanto dalla potenza del sentimento che era sbocciato tra di loro e che li aveva così prepotentemente rapiti.
Il sole sorgente accarezzò coi suoi raggi i due amanti addormentati.
Il primo a svegliarsi fu Aryon, che aprì gli occhi e subito guardò Nerwen, come per assicurarsi che quanto successo fosse realmente accaduto, e non si trattasse invece di un altro meraviglioso sogno. Lei dormiva tra le sue braccia, la testa reclinata sulla sua spalla, i lunghi capelli sparsi disordinatamente; rendendosi conto che era tutto vero, gli venne voglia di gridare al cielo la sua gioia, ma si trattenne, non volendo spaventare lei o i cavalli, che ancora dormivano, raggruppati qualche decina di metri più in là.
La sera precedente, prima di cenare, Aryon aveva rigovernato Allakos e Nordhir, poi li aveva lasciati liberi di pascolare; come tutti i cavalli elfici, non era stato necessario impastoiarli per evitare che si allontanassero troppo.
Frattanto, Nerwen aveva steso ad asciugare la stuoia e la coperta che avevano fatto loro da letto; Aryon aveva portato le proprie, con cui avevano preparato un nuovo giaciglio, sul quale avevano poi dormito. Piuttosto poco, a dire il vero... Il principe fece un sorriso sognante al ricordo dei loro ripetuti abbracci.
Anche Nerwen si svegliò. Socchiudendo le palpebre, scorse il profilo imperioso di Aryon e per un attimo la gola le si strinse dalla commozione. I suoi occhi chiarissimi, contornati dalle ciglia nere, erano rivolti al cielo, forse in contemplazione dei candidi cirri che pennellavano la volta azzurra, ma non appena lei si mosse, si girarono a guardarla.
"Buongiorno, mio fiore", la salutò sottovoce. Lei gli sorrise:
"Buongiorno a te", gli rispose, sollevandosi abbastanza per posargli le labbra sulle labbra in un bacio. Lui la corrispose, poi tornarono a guardarsi.
"Dormito bene?", s'informò Aryon.
"Benissimo... quel poco che ho dormito, almeno", ridacchiò lei, "E tu?"
"Lo stesso..."
Nerwen si alzò a sedere per stiracchiarsi e nel farlo ebbe una smorfia: si sentiva tutta ammaccata. Lanciò un'occhiata accusatrice ad Aryon e bofonchiò:
"Temo che oggi non sarò in grado di cavalcare..."
Preoccupato, anche il principe si tirò su a sedere, e nel farlo capì all'istante cosa aveva inteso dire Nerwen.
"Uhm", borbottò, massaggiandosi la schiena, "Forse abbiamo esagerato..."
Nerwen allora lo squadrò con finto cipiglio:
"Tutta colpa tua!"
Lui stette al gioco ed assunse un'espressione torva:
"Non mi è sembrato che tu ti sia tirata indietro!", ritorse.
"Infatti!", rise lei, buttandogli le braccia al collo e facendolo ricadere sul giaciglio. Aryon sogghignò e la strinse a sé: adorava la sua esuberanza, che faceva un contrasto così eclatante con la propria riservatezza. Non avrebbero potuto avere due caratteri più dissimili, ma era proprio in questo che risiedeva la forza del loro rapporto perché, accettando le differenze l'uno dell'altra, si completavano a vicenda.
Troppo indolenziti per far altro, almeno per il momento, si limitarono a qualche bacio, poi si alzarono e fecero colazione. Dopo mangiato, Nerwen ripensò a quel che Aryon le aveva detto riguardo al suo sogno, avvenuto in contemporanea al proprio. Quante probabilità c'erano, che accadesse spontaneamente? Non credeva che fosse possibile calcolarne meno di una su un miliardo. C'era una sola spiegazione plausibile.
"Sai cos'è Olorendor?", gli domandò di punto in bianco. Lui la guardò con espressione vacua:
"No davvero", rispose.
Nerwen glielo spiegò, concludendo:
"Io ero arrabbiata con te, e tu eri indeciso, ma i nostri sentimenti l'hanno fatta in barba a tutto e ci hanno fatto incontrare lì, dove abbiamo realizzato quello che era il nostro vero desiderio, ossia stare insieme."
Lui la strinse improvvisamente tra le braccia, tanto forte da sorprenderla.
"Mi è servito a prendere la decisione giusta subito, senza perdere altro tempo...", mormorò. La frase le rivelò che era ancora preoccupato al pensiero di poter trascorrere con lei soltanto un numero limitato di anni, in confronto a quel che potevano normalmente fare gli Eldar. Non poteva rivelargli di essere inattaccabile dalla morte, perfino nel suo stato di Maia diminuita, ma poteva almeno rassicurarlo riguardo alla durata della sua vita.
"Gli Istari non hanno la vita degli Eldar... ma neppure quella degli Uomini ", gli disse, scegliendo attentamente le parole per non mentire, ma nel contempo non rivelare ciò che non le era consentito. Si rendeva conto che così la frase suonava piuttosto enigmatica, ma non poteva in alcun modo essere più chiara.
Aryon si ritrasse e la scrutò; dubbio e speranza si mescolavano nel suo sguardo.
"Vuoi dire che quel che si dice degli Stregoni è vero?", indagò, "Vivono molti secoli?"
"Esatto", confermò lei, annuendo. L'espressione del principe Avar si aprì in un sorriso, piccolo come sua abitudine, ma colmo di sollievo e di gioia; si portò le sue mani alle labbra e le baciò.
"Sono felice di saperlo", dichiarò, "ma non cambia ciò che ho detto ieri: se anche si fosse trattato di pochi anni, avrei voluto comunque trascorrerli con te."
Nerwen gli sorrise di rimando, poi di colpo divenne molto seria: si era resa conto che, negli anni a venire, si sarebbe ripetutamente presentata la situazione in cui non le sarebbe stato consentito essere del tutto franca col suo compagno. Non le piaceva, perché aveva sempre basato i rapporti della sua vita – con tutte le altre persone che avevano contato qualcosa, a cominciare da Melian e Yavanna – sulla sincerità; ma le era stato dato un divieto che non intendeva violare per nessun motivo.
La sua espressione grave allarmò Aryon e ne spense il sorriso.
"Che cosa c'è, cuor mio?", le domandò. Lei liberò una mano dalle sue e gliela posò a coppa su una guancia, frugando con lo sguardo nelle profondità azzurre dei suoi occhi.
"Devo chiederti di fidarti di me", gli disse sottovoce; Aryon iniziò a protestare:
"Ma io mi fido di te..."
L'Aini scosse la testa ed allora lui s'interruppe.
"Ci sono cose che non posso dirti", lo informò, sempre sottovoce, "Cose riguardanti me, il luogo da cui provengo, i miei poteri, la mia missione, cose che mi è stato vietato di rivelare a chicchessia. Non è per diffidenza, è che non potrò né vorrò mai infrangere la proibizione che mi è stata posta ad un livello più alto di me, di te e di qualunque abitante della Terra di Mezzo... ivi incluso perfino Sauron."
Aryon chiuse brevemente gli occhi, sforzandosi di non compiere il consueto segno di scongiuro che la sua gente faceva quando veniva nominato l'innominabile.
"Ho capito", dichiarò, ma in realtà non era del tutto sicuro di ciò. Un livello superiore perfino all'Oscuro Nemico... soltanto i Valar erano al di sopra di lui. Possibile che Nerwen si stesse riferendo alle Potenze del Mondo?
"Ho bisogno che tu mi prometta di non insistere, se ti dirò che non posso svelarti di più", lo incalzò lei; gli accarezzò col pollice la guancia, ispida per la barba non ancora rasata, "So che ti sto chiedendo molto; ma è questa la dimostrazione di fiducia di cui ho bisogno, molto più che tu metta la tua vita nelle mie mani."
Aryon l'amava troppo perché il suo orgoglio prevalesse sul suo rispetto per lei, ma quell'ultima affermazione gli fece comprendere quanta importanza avesse realmente l'impegno che Nerwen si era assunta.
"Va bene", disse allora, con gravità, "Lo prometto."
Rassicurata, Nerwen gli sorrise:
"Grazie... Per questo, ti amo più che mai..."
Trascorsero quella splendida giornata estiva facendo l'amore, conversando e bagnandosi nel torrente, momentaneamente dimentichi del resto del mondo. Decisero di fermarsi in quel magnifico luogo alcuni giorni, per godersi meglio la reciproca compagnia prima di continuare il viaggio e la missione di Nerwen, a cui ora Aryon si era necessariamente unito.
Verso sera, la Istar si avvicinò a Thilgiloth e a Thalion, che aveva trascurato per tutto il giorno, come anche Calad.
La Corsiera guatò la sua amica a due gambe.
Non ho ancora avuto modo di dirtelo, esordì, ma anch'io ero molto arrabbiata col tuo principe Avar e lo avrei preso volentieri a calci.
Nerwen ridacchiò:
Le cose sono molto cambiate, adesso, vero?
Direi! Vi siete dati parecchio da fare, tra ieri e oggi..., affermò Thilgiloth, divertita. Il risolino di Nerwen si trasformò in una risata fragorosa:
Hai proprio ragione!
Aryon, che a sua volta era andato a vedere dei suoi destrieri, si voltò a guardarla, sorpreso da quello scoppio d'ilarità, ma comprese subito che stava parlando con la sua cavalla; si chiese cosa mai si fossero dette di tanto spassoso, ma non voleva essere invadente, così tornò ad occuparsi di Allakos e Nordhir: se le due amiche conversavano tra loro, non era affar suo. E forse, concluse ripensandoci e ridendo divertito tra sé, forse era meglio se non lo sapeva...
"Che ha detto Eliénna, quando lei hai raccontato di noi?", volle sapere Nerwen mentre, dopo cena, frugava nella bisaccia in cerca della pipa.
"È rimasta sorpresa, come c'era da aspettarsi", le raccontò Aryon, "Era dispiaciuta perché questo significava che sarei andato via, lasciando il mio incarico di Prima Spada, ma non ha neppure accennato a volermi fermare: mi vuol troppo bene per impedirmi di stare con la mia compagna per la vita."
"Tua sorella mi piace", gli confidò l'Aini, tirando fuori quel che stava cercando, "Penso che avremmo finito col diventare amiche, se io avessi potuto fermarmi."
Aryon osservò incuriosito gli oggetti che Nerwen aveva in mano.
"Non sapevo che fumassi la pipa", disse in tono interrogativo.
"Me l'ha insegnato il mio vecchio amico, nonché collega Stregone, Gandalf il Grigio", disse lei, imbottendo il fornello con la giusta quantità di erba-pipa, "Tu fumi?"
"Sì, occasionalmente; ma temo d'aver dimenticato la mia pipa a palazzo", si rammaricò lui.
"Allora condivideremo, finché non ne potrai acquistare una nuova", sorrise Nerwen, accendendo la pipa e pregustando divertita il momento in cui lo avrebbe stupito con una spettacolare figura di fumo.
Angolo dell'autrice:
Non credo d'aver mai scritto una scena d'amore così lunga e zeppa di emozione come questa... mi ha totalmente presa, trascinata via, shakerata e lasciata esausta. Neanche fossi stata Nerwen! (ahem... magari!!!)
La mia descrizione del modo di far l'amore dei due protagonisti – e non mi sto certo riferendo al lato fisico – rispecchia quel che credo fermamente possa essere la realtà tra due persone che si amano davvero, profondamente ed incondizionatamente, senza se e senza ma. Sono consapevole di essere una romantica senza speranza, una sognatrice impenitente, un'idealista che insegue un miraggio... ma sono fatta così e non me ne pento: prendere o lasciare... Spero soltanto di non essere risultata troppo melensa! ;-)
Il titolo è decisamente pretenzioso... ma mi è venuto in sogno, e io credo fermamente nei miei sogni! È un riferimento ai miti antichi, dove la Terra simboleggia l'energia ricevente femminile ed il Cielo l'energia dispensatrice maschile, energie che, quando si congiungono, diventano vita e creazione; ma più prosaicamente si riferisce anche al colore degli occhi di Nerwen e di Aryon, bruni e azzurri, specchi delle loro anime.
Sono sempre più emozionata nel vedere il numero di visualizzazioni. Siete davvero in tanti! Grazie a tutti quanti. Se ogni tanto mi lasciate un commento, mi fareste immensamente piacere.
Lady Angel
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