Capitolo XXXIV: Dubbi e tormenti
Capitolo XXXIV: Dubbi e tormenti
Aryon Morvacor salì in arcione e scosse le redini; obbedientemente, Allakos si mise in movimento, avviandosi lungo la strada che portava fuori dal porto sul Rinnen.
Espletati i suoi doveri, Aryon era intenzionato a cercar rifugio nel suo casino da caccia, situato in una zona ricca di selvaggina a nord di Bârlyth, in cerca di solitudine e pace per riflettere e prendere una decisione riguardante il suo futuro con Nerwen, così come si era ripromesso due notti prima, quando si rigirava insonne nel suo letto. Il ricordo dei baci infuocati che si erano scambiati, del profumo della sua pelle, della morbidezza del suo corpo contro il proprio non lo aveva lasciato un istante, e stava diventando una vera ossessione. Avrebbe dato il braccio destro per rivivere quei momenti esaltanti, ma non appena formulava quel pensiero, la sua mente gli rammentava impietosamente le ragioni per le quali era scappato. Sì, scappato: era inutile rifiutarsi di ammetterlo, la sua era stata una fuga, una fuga di fronte ad un dilemma; ma Aryon Morvacor, Prima Spada dell'Alta Sovrana delle Sei Tribù degli Avari, non era tipo da scappare di fronte a niente. Il problema era soltanto rimandato, e non di molto, perché aveva tutte le intenzioni di affrontarlo e risolverlo, in un modo o nell'altro.
Imboccò il sentiero che dal Rinnen si dirigeva a nord, verso il capanno da caccia, ignaro che in quello stesso momento Nerwen stava lasciando Bârlyth.
Nel tardo pomeriggio il principe raggiunse la sua meta; smontò e condusse Allakos nello stallo accanto al casino, dove gli tolse i finimenti e lo strigliò per bene prima di dargli da mangiare la biada conservata in alcuni sacchi accatastati in un angolo. Infine entrò nel capanno, dove accese un lume; dalla locanda al porto in cui si era fermato la notte precedente, Aryon aveva portato vettovaglie sufficienti per un paio di giorni, ed ora si mise a sbocconcellare un pezzo di pane con del formaggio fresco, che innaffiò generosamente con vino rosso. Poi si stese sul letto, stanco e di cattivo umore. Con un sospiro, chiuse gli occhi, e subito gli si parò davanti l'immagine di Nerwen con addosso la sola camiciola, attraverso la cui stoffa semitrasparente aveva scorto il suo amabile corpo, coi capezzoli eretti che premevano contro il tessuto impalpabile; trasalì e venne scosso da un caldo brivido di desiderio. Desiderio non solo fisico di averla lì con sé in quel letto, tra le proprie braccia; ma anche di vederla, di udirne la voce, la risata, di coglierne il peculiare profumo. Si accorse di sentirne la mancanza in maniera straziante, come se fosse stato lontano da lei per mesi, e non soltanto due giorni.
Senza accorgersene, scivolò nel sonno.
Il giorno seguente si alzò sentendosi acciaccato ed intirizzito, neanche avesse dormito all'addiaccio senza fuoco in un'umida notte autunnale. Ciò non fece che peggiorare il suo umore, che rimase cupo per tutto il giorno mentre gironzolava nei dintorni armato di arco e frecce; ma era talmente svogliato che non prestava attenzione, così la cacciagione di pelo e di penna ebbe ampio margine per darsi alla fuga.
Il giorno successivo non fu migliore del primo, ed il malumore del principe peggiorò mentre si dibatteva nel vano tentativo di decidere il da farsi.
Quella sera andò a dormire assai scontento.
Giunta ai margini di Eryn Rhûn, Nerwen si fermò per la notte che era ancora chiaro; del resto, quelli erano i giorni più lunghi dell'anno.
Anche quella sera, decise di risparmiare il più possibile le vettovaglie che le erano state date a palazzo e cercò invece erbe commestibili e funghi per farne una zuppa, in cui intinse delle gallette. Aveva ancora del lembas, ma cominciava a scarseggiare, così preferì conservarlo. Pensò con disappunto che, se non avesse avuto tanta fretta di lasciare Bârlyth, avrebbe potuto farne di fresco nelle cucine del palazzo di legno; ma dato che era andata così, lo avrebbe fatto in un altro momento, qualora si fosse presentata la possibilità.
Dopo cena, sistemò il fuoco perché ardesse basso per quanto più tempo possibile - non tanto per il calore, visto che la stagione non lo richiedeva, ma per la luce - e srotolò la stuoia che aveva richiesto le fosse fornita, sopra alla quale stese la sua coperta. Con la sella come cuscino, si dispose a dormire. Era stanca e frustrata: la delusione per il comportamento di Aryon era ancora ben lungi dall'esserle passata, e ci avrebbe messo ancora un bel pezzo. Oh, come lo detestava!
Finalmente si addormentò.
Era l'alba quando Aryon si alzò; non avendo voglia di far colazione, si vestì ed uscì nella fresca aria mattutina. Inaspettatamente, scorse Nerwen tra gli alberi davanti al capanno: indossava un abito azzurro sotto un leggero mantello verde muschio, i lunghi capelli bruni sciolti sulla schiena, e guardava verso di lui. Il principe si chiese fuggevolmente che cosa ci facesse lì, ma il suo cuore trasaliva di una tale gioia che lasciò subito perdere; si diresse rapidamente verso di lei, che lo guardava immobile, sorridendo. Lui pensò che era la più bella creatura del mondo.
Come le fu vicino, Nerwen gli buttò le braccia al collo e lo baciò impetuosamente, mandandogli il cuore in fibrillazione. Pazzo di gioia, la strinse a sé, sollevandola da terra, e contraccambiò il bacio con eguale trasporto; eppure, sotto alla passione percepiva la melodia ineffabile di un sentimento mai provato prima, un'emozione indescrivibile che gli chiuse la gola e gli inumidì gli occhi.
Si separarono ed Aryon tornò a deporla a terra; col fiato corto, si scambiarono uno sguardo, intendendosi perfettamente senza parole, poi lui le prese la mano e la condusse verso il capanno. Mentre camminavano, il principe si accorse di trovare la stretta vicinanza di Nerwen sommamente piacevole. No, era più che piacevole: era... giusta. Era proprio lì che doveva stare: al suo fianco. Camminando con lui. Guardando nella stessa direzione. Non solo fisicamente, ma anche metaforicamente.
Una volta dentro, la portò in camera, dove si stesero sul letto. Rapidamente, gli abiti di entrambi scomparvero ed Aryon poté baciarla ed accarezzarla tutta fino a farla gemere di desiderio. Poi la prese, intenzionato a raggiungere le più alte vette del piacere; ma d'un tratto si accorse che questo passava in secondo piano rispetto alla gioia di vedere il volto di lei trasfigurarsi nell'estasi amorosa, udirne la voce gridare il suo nome nel momento culminante, e sentirne vibrare il corpo sotto ed attorno a sé nel parossismo del godimento. Si sollevò sulle braccia per poterla guardare e cominciò a muoversi...
Nerwen si svegliò di soprassalto, affannata e col corpo che rabbrividiva di piacere. Aveva appena fatto un sogno vividissimo, eppure la sua reminiscenza le stava già sfuggendo. L'unica cosa di cui era certa, era che Aryon le stava facendo l'amore. Si posò una mano sulla fronte accaldata: possibile che avesse avuto un orgasmo mentre lo sognava...? Si arrabbiò con se stessa: per gli uragani di Manwë, lui l'aveva rifiutata, e lei invece fantasticava di rotolarcisi in un letto?? Ma non aveva la minima stima di se stessa, un briciolo di dignità?
Le salirono le lacrime agli occhi, così per reazione si aggrappò alla rabbia: accidenti a lui!!
Si alzò; l'alba era ancora lontana, ma non avrebbe più dormito, pertanto riattizzò il fuoco e si preparò un forte tè al bergamotto per far colazione.
Aryon si destò con la sensazione che il suo cuore cantasse. Ricordava ogni momento del sogno più bello della sua vita: amare Nerwen con ogni fibra del proprio essere, anima e corpo. Che stupido era stato, pensare di poter respingere il destino, incarnato nella compagna della sua vita, colei che aveva aspettato per così tanti secoli da aver ormai perso la speranza d'incontrarla! Che importanza poteva mai avere se lei apparteneva alla razza degli Uomini? Era una Istar: a dar retta alle storie che si raccontavano sugli Stregoni, storie che circolavano da quasi duemila anni e che riferivano che essi non invecchiavano, avrebbe vissuto molto a lungo: secoli, forse addirittura millenni. Però se anche non fosse stato così, se invece gli fosse stato dato di stare con lei soltanto i pochi decenni della vita umana, voleva viverne ogni istante, senza perdere altro tempo prezioso...
Balzò giù dal letto e si vestì rapidamente; buttò ogni cosa nelle bisacce, alla rinfusa, poi corse alla stalla e bardò Allakos. Si issò in groppa allo stallone e gli diede di talloni, mormorandogli:
"Corri più veloce che puoi, amico mio!"
Allakos non era un Corsiero e non poteva comprendere quelle parole, ma era stato contagiato dalla fretta dimostrata dal suo cavaliere ed al suo segnale balzò in avanti, procedendo al galoppo lungo il sentiero che conduceva alla strada per il Rinnen e Bârlyth.
Era l'imbrunire quando Aryon giunse a palazzo; lasciò Allakos alle cure del palafreniere venuto a riceverlo e corse su per le scale d'ingresso, poi salì rapidamente quelle del torrione che ospitava la camera di Nerwen. La porta era spalancata, così piombò dentro, solo per trovarla deserta. Pensando che fosse scesa a cena, il principe si precipitò giù per i gradini e raggiunse la saletta da pranzo privata della sorella, entrandovi come un turbine, ormai senza fiato; il tavolo era già apparecchiato per il pasto serale, ma era ancora troppo presto perché fosse arrivato qualcuno.
La cameriera che stava dando gli ultimi ritocchi all'allestimento del tavolo si girò di scatto a guardarlo, spaventata dalla sua apparizione improvvisa.
"Dov'è Lady Nerwen?", le chiese Aryon, troppo impaziente per accorgersi del tono brusco con cui la stava apostrofando. L'inserviente trasalì e balbettò:
"Non saprei, Lord Aryon... dovreste chiedere a Parànel, la sua cameriera, oppure a vostra sorella la regina..."
Il principe annuì seccamente e si diresse alla porta che immetteva alle stanze private di sua sorella. Bussò, e sentendo l'invito ad entrare, aprì.
"Eliénna, posso parlarti?"
"Ma certo, Aryon, entra pure", lo esortò la regina, che aveva appena finito di rinfrescarsi prima di cena, come sua abitudine. Lui entrò e si chiuse la porta alle spalle.
"Bentornato", gli disse la sorella, "Dov'eri finito? Sei sparito senza dir niente a nessuno..."
"Avevo da fare", spiegò lui concisamente, cercando di assumere un tono più pacato, "Sto cercando Nerwen, sai dove posso trovarla?"
"Mi spiace, Aryon, ma è partita tre giorni fa..."
"Partita?", trasecolò lui, interrompendola senza neppure rendersi conto della scortesia, "Come sarebbe a dire?"
Eliénna si accigliò: con lei, Aryon non era mai scortese.
"Sarebbe a dire che le ho dato il salvacondotto, così come mi avevi suggerito giorni fa, e lei ha deciso di partire subito", rispose asciutta.
Aryon si passò una mano sul viso impolverato dalla giornata trascorsa a cavallo, sentendosi abbattuto. Eppure, non poteva biasimare altri che se stesso: era soltanto colpa sua, se Nerwen se n'era andata così di furia.
"Scusami", borbottò, "È che avevo bisogno di parlarle di una cosa importante."
La regina ebbe un'improvvisa intuizione.
"Del tipo che hai cambiato idea e vuoi stare con lei?", gli lanciò. Aryon la guardò sbalordito.
"Ho capito subito che Nerwen ti piaceva", continuò Eliénna, "ma lei non ti corrispondeva; non all'inizio, almeno. Poi le cose sono cambiate, via via che i giorni passavano. Avrei giurato che avreste terminato insieme la notte della festa di Mezza Estate, ma lei mi ha detto di no. Pareva avere una fretta tremenda di andarsene, e ho immaginato che lei si sia offerta, ma che tu, per qualche motivo, l'avessi rifiutata. Ho ragione?"
Il principe sospirò.
"Hai ragione, Eliénna", ammise, "ma è più complicato di così. Non si tratta di una semplice amicizia amorosa: Nerwen e io siamo compagni per la vita."
Ecco, l'aveva dichiarato apertamente. Appena lo disse ad alta voce, gli sembrò la cosa più naturale del mondo.
Eliénna rimase di stucco di fronte a quell'affermazione.
"Dici sul serio?", fece. Fu la volta di Aryon di aggrondarsi:
"Ti sembra che io stia scherzando?"
La regina scosse il capo:
"No, certo che no... Ammetterai però che è una notizia un tantino inattesa."
"Non dirlo a me!", brontolò lui, "Mi ha colto del tutto impreparato. È stato quando l'ho riaccompagnata in camera dopo la festa. E hai ragione, a momenti finivamo dritti dritti a letto. Ma poi ho cominciato a pensare che lei appartiene alla razza degli Uomini, che è una mortale, che quando morirà io la perderò per sempre, e a quanto ci starò male... Peggio che nostro padre quando è morta la mamma. Lui almeno sa che prima o poi il suo spirito si reincarnerà e forse potrà ritrovarla, ma io...? Nessuno sa dove vanno le anime dei mortali, dopo il trapasso... Così, l'ho respinta..."
"...ma adesso ne sei pentito", concluse la regina, scrutandolo attentamente.
Aryon annuì per confermare.
"Che cosa ti ha fatto cambiare idea?", volle sapere sua sorella.
"Ho capito che non posso contrastare il destino", rispose lui a bassa voce, "Lei e io siamo stati fatti per stare insieme, e tant'è. Meglio pochi anni con lei, che tutta l'eternità senza... Inoltre, è una Istar, e se è vero quel che si dice di loro, allora non si tratterà di pochi decenni soltanto, ma molto di più."
Eliénna tacque; ponderando le parole del fratello, si diresse alla finestra e guardò fuori verso le ultime luci del tramonto. Come il suo, il rango regale di Aryon era accentuato dal fatto di essere figlio di un Ainu; nessuno, nella Terra di Mezzo, poteva vantare un'ascendenza tanto elevata. Chiunque fosse il loro compagno per la vita, non sarebbe stato altrettanto nobile, ma nessuno dei due si era mai posto il problema, considerata l'impossibilità di trovare un eguale. Kalivon era stato un membro della piccola nobiltà avarin, appartenente alla tribù dei Windan; per Aryon, Eliénna si era sempre aspettata almeno altrettanto, ma anche un'Elfa non nobile sarebbe andata bene, purché lui fosse felice. Non aveva mai preso in considerazione qualcuna di razza diversa da quella elfica, anche perché i loro contatti con i non-Elfi erano pressoché nulli, da quando avevano interrotto i rapporti con il Dorwinion. Questo comunque non cambiava il fatto che Nerwen fosse la compagna per la vita di suo fratello; aveva finito con il provar rispetto per lei, e anche se non poteva dire con certezza che le piaceva, di sicuro non le dispiaceva. Quello che invece le dispiaceva era che, per causa sua, avrebbe perso suo fratello, la sua Prima Spada, perché se lui voleva stare con Nerwen, doveva seguirla nella sua improbabile cerca.
Tutte queste considerazioni le vorticarono nella mente per diversi minuti. Infine, tornò a voltarsi verso Aryon.
"Che cosa farai, adesso?", gli domandò.
"Nerwen voleva trovare un modo per valicare le Montagne Rosse", considerò Aryon, "e la via più breve per raggiungerle è risalire il Rinnen e poi il Sirlechin. La seguirò e la troverò."
"E poi? La accompagnerai per il resto della sua assurda ricerca?", insistette la regina. Il fratello si erse in tutta la sua considerevole statura.
"Se necessario, sì", affermò con decisione. Eliénna non se ne stupì: in fondo, aveva saputo che lui le avrebbe risposto così.
"E per farlo, abbandoneresti me, tua sorella e regina?", domandò a bassa voce. Aryon la fissò negli occhi, poi chinò il capo: il suo disagio era evidente.
"Non potrei mai farlo, a meno che tu non me ne dia licenza", rispose, avvilito.
Ma Eliénna non aveva avuto alcuna intenzione di impedirgli di seguire il suo destino, il suo amore: sapeva perfettamente cosa significava trovare il proprio compagno per la vita, ed amava troppo suo fratello per potergli fare un simile torto. La sua domanda era stata intesa solamente a ricordargli dov'era - sempre e comunque - la sua lealtà.
"Mi spiace perdere la miglior Prima Spada che una regina possa desiderare", disse lentamente, "per abilità e per legame di sangue; ma non ti priverei mai della tua felicità, fratello mio", tacque un istante, "Sei dispensato dai tuoi doveri, Aryon Morvacor", aggiunse, in tono solenne, "Troverò un sostituto, e me la caverò."
Il principe tornò a sollevare lo sguardo, incredulo; poi corse ad abbracciare la sorella.
"Grazie", le mormorò, stringendola, "Grazie!"
Il sole era appena sorto all'orizzonte, quando Aryon lasciò Bârlyth senza sapere se ci sarebbe mai più tornato. La sera prima aveva salutato i nipoti e gli amici più stretti, poi, dopo un rapido bagno ed una cena leggera, era andato a letto. Aveva stentato a prender sonno, impaziente com'era di ripartire, ma alla fine era riuscito a dormire alcune ore.
Prese con sé un secondo cavallo, un castrone baio dalle lunghe gambe di nome Nordhir; in quel modo, poteva cambiare cavalcatura non appena quella che montava mostrava segni di stanchezza, e raggiungere Nerwen più velocemente.
Verso sera di quello stesso giorno, Nerwen raggiunse un villaggio sulla riva del Rinnen. L'unica locanda era così modesta da non avere una vasca da bagno, ma almeno la Istar poté usare un catino ed una pezzuola per togliersi di dosso la polvere ed il sudore. Cenò e poi uscì a fare una passeggiata lungo il fiume; si sedette sull'erba della riva a fumare la pipa, ma quando s'accorse di star masticando nervosamente il cannello, smise. Allora tornò alla locanda e si ritirò in camera, dove si stese sul letto cercando di dormire; ma i suoi pensieri la tormentavano.
Nei giorni scorsi, era stata così adirata con Aryon da non rendersi conto di quanto profondamente il suo rifiuto l'avesse ferita; ma col trascorrere del tempo, la rabbia era scemata, ed adesso era emerso lo sconforto. Pensò con nostalgia ai suoi bei giardini nel meridione di Valinor e desiderò essere là, dove la qualità del Reame Benedetto avrebbe alleviato la pena che le appesantiva il cuore al punto che le sembrava di avere un macigno nel petto. Per combattere la tristezza, cercò di ritrovare il senso di indignazione che aveva provato fino a poche ore prima, ma non ci riuscì.
Infine, in qualche modo finì con l'addormentarsi; ma si svegliò diverse ore prima dell'alba e non riuscì più a chiudere occhio. Decise allora di contattare Yavanna: aveva bisogno di sfogarsi e, chissà, forse la sua Maestra poteva darle un consiglio.
Dietro lo schermo delle palpebre serrate, visualizzò la porta interiore che simboleggiava il collegamento con Yavanna e bussò.
Pochi istanti dopo, l'uscio si aprì e sulla soglia comparve la sua Maestra.
Nerwen cara, sono felice di vederti, l'accolse con un sorriso. Attorno a loro comparve la biblioteca del suo palazzo a Valimar.
Nerwen le prese le mani che le porgeva e le strinse affettuosamente.
Anch'io sono felice di vederti, Yavanna, dichiarò.
Andarono a sedersi su due sedie imbottite accanto alla finestra che si affacciava sul giardino, un tripudio di vegetazione estiva. Lì era metà pomeriggio.
Hai novità riguardanti la ricerca?, le domandò Kementári. Ovviamente si aspettava una risposta positiva, dato che i contatti servivano essenzialmente a quello; ma Nerwen dovette deluderla:
No, stavolta è per me: ho bisogno del tuo consiglio, mia Maestra Kementári.
Yavanna la scrutò, alquanto sorpresa: assai raramente era accaduto che la sua discepola, dotata del discernimento degli Ainur, avesse bisogno di consigli.
Dimmi, la esortò.
Ho incontrato il mio compagno per la vita, le annunciò Nerwen, senza tanti giri di parole.
La Regina della Terra sorrise, lieta per l'amica: sapeva che la Maia sua seguace aveva sempre desiderato incontrarlo, e che a volte si crucciava perché non era ancora accaduto, fino ad arrivare a pensare che non esistesse.
Sono molto felice per te, le disse. Nerwen annuì per ringraziarla, ma non rispose al suo sorriso, assumendo invece un'espressione afflitta, Che cosa c'è che ti angustia, mia cara?, le chiese allora.
Lui... mi ha respinta, spiegò sottovoce. Yavanna sollevò le sopracciglia, sbalordita:
Che cosa? Ma... non è possibile!
Eppure l'ha fatto, sospirò la Istar, Lui è un principe degli Avari, il fratello della loro Alta Sovrana. Pensa che io sia un'Umana e non mi ritiene alla sua altezza.
Che meschino!, esclamò la Valië, indignata.
Già, commentò Nerwen, ma non credo si ritenga superiore a me soltanto perché è un Elfo, e un principe: lui e la sorella sono figli di un Maia e della precedente regina degli Avari.
Kementári ne fu meravigliata come a suo tempo lo era stata la sua seguace: anche a lei risultava che, in tutta la storia di Arda, ci fosse stata soltanto un'unica unione tra un Ainu ed un Elda, quella tra Melian e Thingol.
Chi è, questo Maia?, domandò.
Galadhost, un seguace di Oromë, rispose Nerwen. Yavanna scosse la testa:
Non lo conosco.
Era con Aldaron quando si è recato a Cuiviénen, leraccontò la Istar, Lì ha conosciuto e si è innamorato di un'Elda, Lauriell, così ha deciso di fermarsi in Endorë e di sposarla. Lei è stata uccisa all'inizio della Seconda Era, ed allora Galadhost ha voluto tornare qui, in cerca di sollievo al suo dolore.
Una storia assai simile a quella di Melian, considerò la Regina della Terra. Nerwen annuì: lo aveva notato anche lei.
Se solo potessi dirgli chi sono davvero..., mormorò.
Non puoi, disse Yavanna.
Lo so...
No, non è soltanto per il divieto che ti è stato dato, spiegò l'altra, prendendole una mano tra le sue, Se lui accettasse il fatto che siete compagni soltanto perché sei degna del suo rango - in verità, ovviamente gli sei invece superiore - si dimostrerebbe davvero meschino, anche se non riesco a capacitarmi che ti si possa aver designato un consorte simile. Deve accettarti per quella che crede tu sia, superando la sua superbia: solo allora lui sarà degno di te.
Nerwen rimase di stucco: non aveva mai considerato così la faccenda, ossia da un punto di vista totalmente ribaltato.
Hai ragione, ammise, accigliandosi, ma che succede, se lui non cambia opinione? Rimarremmo entrambi mutili del nostro compagno...
Kementári scosse di nuovo la testa in segno negativo:
In tutta la storia di Arda, non è mai accaduto che qualcuno abbia rifiutato il compagno per la vita. Lui si renderà conto di sbagliare e cambierà idea. Ne sono certa.
Nerwen si sentì pervadere da un barlume di speranza. Era vero che la Seconda Vista poteva mostrare un futuro che non si sarebbe realizzato, ma le parole della sua Maestra la confortarono grandemente.
Forse non avrei dovuto partire tanto precipitosamente, considerò, Avrei dovuto rimanere e attendere, insistere...
Non è necessario, la rassicurò Yavanna, Non appena si renderà conto di non poter resistere al richiamo del destino, verrà a cercarti.
Vedendo la sua espressione schiarirsi, la Valië sorrise nuovamente.
Raccontami, come si chiama?, le chiese, Com'è?
La domanda distrasse Nerwen dalla forte emozione che l'aveva pervasa.
Si chiama Aryon Morvacor, rispose, È molto alto, moro, con occhi azzurri chiarissimi; veste sempre di nero, e ha un carattere abbastanza burbero, chiuso e diffidente come sembra essere la norma, tra gli Avari; ma quando sorride, oh!, sembra che spunti un raggio di sole in una giornata nebbiosa.
A quella descrizione, il sorriso di Yavanna si ampliò: non aveva mai visto Nerwen con gli occhi tanto brillanti mentre parlava di un suo amante.
Come ti dicevo, proseguì la Maia, ignara dei pensieri della sua Maestra, è il fratello dell'Alta Sovrana delle Sei Tribù degli Avari, Eliénna Dhillel.
E come mai non è lui il re?, indagò la Valië, sapendo che, per la maggior parte, i popoli della Terra di Mezzo seguivano la discendenza maschile.
Lei è sua sorella maggiore, spiegò Nerwen, Gli Avari non differenziano il diritto di primogenitura tra maschi e femmine.
Kementári annuì, indicando d'aver capito.
A quel punto, Nerwen si alzò per prendere congedo: riteneva d'aver approfittato fin troppo del tempo della sua Maestra per una faccenda personale che nulla aveva a che vedere con la missione di cui era stata investita.
Grazie per avermi ascoltata, Yavanna, le disse, Ora sono più serena.
Anche la Valië si alzò; come di consueto, abbracciò la sua discepola e le augurò buona fortuna, prima che l'immagine sua e della biblioteca si dissolvesse in una soffice caligine bianca.
Nerwen si svegliò nel suo letto alla locanda; fuori, il sole era ormai sorto. Come al solito dopo un viaggio astrale, era affamata ed assetata; si alzò, si vestì rapidamente e scese a fare un'abbondante colazione prima di riprendere la sua strada.
Mentre le saliva in groppa, il suo stato d'animo più disteso fu subito notato da Thilgiloth, che non mancò di commentare:
Meno male che sei rientrata in te, amica mia... Nei giorni scorsi eri davvero scura come una nuvola temporalesca..
Lo so, e ti chiedo scusa, rispose Nerwen, che effettivamente era stata tanto rabbiosa da aver voglia di mordere qualcuno, Mi sono calmata, ora.
Certo che quel tuo principe Avar ti ha mandata su tutte le furie come è capitato raramente, osservò la Corsiera.
Proprio così, ammise l'Aini.
Che cosa farai, se dovesse presentarsi?
Involontariamente, il cuore di Nerwen fece un sobbalzo. Se lui la seguiva e la trovava, come aveva previsto Yavanna, come si sarebbe sentita?
Gli salterò addosso, brontolò, ma non so se per baciarlo o per fargli un occhio nero.
Thilgiloth sbruffò: non sarebbe mai riuscita a capire perché i due gambe dovevano complicarsi tanto la vita...
Nerwen si sentiva fiacca ed accaldata. Il cappello le proteggeva la testa dal sole, ma per quanto indossasse soltanto una camicia sbracciata di leggera tela di cotone, il sudore le colava sulla schiena. Erano passati sei giorni da quando aveva potuto darsi una ripulita, in quel piccolo villaggio sul Rinnen dove aveva contattato Yavanna. Guardò il fiume e pensò che non sarebbe stata una brutta idea fermarsi a rinfrescarsi, facendo un bagno e riposando all'ombra, ma in quel punto la riva era ripida e non c'era traccia di alberi. Sperò di trovare un punto favorevole più avanti; frattanto, comunicò a Calad quel che aveva in mente. La falchetta cominciò a cercare nei dintorni.
Meno di un'ora dopo, Calad scorse un torrente che si riversava nel Rinnen da quel lato del fiume; la strada deviava verso un guado agevole distante non più di duecento metri. Circa un chilometro più a monte, una macchia d'alberi attrasse l'attenzione della pennuta, che vi si diresse; in quel punto, una serie di scalini formava una sequenza di piccole cascate; ogni gradone ospitava un bacino d'acqua di colore azzurro intenso, simile a tante piccole piscine.
Era un luogo a dir poco stupendo, e adattissimo per un bagno.
Calad tornò rapidamente indietro e comunicò la sua scoperta a Nerwen, che ne fu estremamente contenta.
"Per oggi ci fermeremo presto", disse a Thilgiloth ed a Thalion, con la voce e con la mente, "e ci riposeremo un poco. Proseguiremo domani."
Raggiunta la macchia d'alberi, Nerwen fece fermare la Corsiera all'ombra di un tiglio e smontò, poi la dissellò rapidamente e scaricò il bagaglio dalla groppa del sempre saldo Thalion. Anche i cavalli erano sudati, e le dispiacque di non avere a disposizione una spugna ed un secchio per poterli rinfrescare; ma potevano abbeverarsi a volontà e rotolarsi nell'erba all'ombra degli alberi. Li lasciò quindi liberi mentre lei pescava dal bagaglio la stuoia e la coperta e preparava il giaciglio su cui contava di sdraiarsi a riposare dopo il bagno ristoratore.
Tieni d'occhio i dintorni, pregò Calad, e avvisami se si avvicina qualcuno.
Era improbabile, dato che la stragrande maggioranza del traffico tra gli Orocarni ed Eryn Rhûn avveniva via fiume; inoltre, si trovava a più di un chilometro dal Rinnen. Tuttavia, non si poteva mai sapere, e per quanto gli Avari non avessero mostrato pregiudizi riguardanti la nudità, poteva anche imbattersi in viandanti diversi con mentalità diversa.
Si guardò attorno: quel posto era incantevole, con l'erba verde punteggiata di fiori dai colori vivaci come malve, achillee, papaveri e coronille. Il cinguettio di molti uccelli faceva da contrappunto allo scrosciare dell'acqua corrente sulle pietre, mentre una leggera brezza smuoveva le fronde facendole frusciare. Una pace deliziosa permeava tutto il luogo.
Nerwen sorrise, forse per la prima volta in modo spontaneo dalla notte della festa di Mezza Estate; preparò il giaciglio, poi si spogliò e posò gli abiti intrisi di sudore su un masso, con l'intenzione di lavarli dopo il bagno; infine prese un telo per asciugarsi e lo portò in riva al torrente. Si immerse nell'acqua fresca con un sospiro di soddisfazione.
Era metà pomeriggio quando Aryon scorse in cielo un falco che volava pigramente. Anche il rapace lo vide e lanciò il suo richiamo kek-kek-kek, che lo identificò immediatamente come un falco calë.
Il cuore di Aryon fece un balzo: poteva essere Calad...?
Il falco fece un giro sopra di lui, ma rimase troppo alto per poterlo identificare con certezza; con un altro verso, tornò da dov'era venuto. Il principe decise di seguirlo: se era Calad, Nerwen non poteva essere molto lontana; se non lo era, se ne sarebbe reso conto entro breve tempo.
Agilmente, saltò dalla groppa di Nordhir a quella di Allakos, più fresco, e lanciò lo stallone nero al galoppo; il baio si accodò.
Una decina di minuti dopo, Aryon incrociò un torrente proveniente dalla sua destra, che il falco sembrava aver risalito. Fece deviare Allakos di conseguenza; pochi minuti dopo, vide un piccolo gruppo d'alberi, sotto i quali stazionavano due cavalli, uno dei quali di un candore abbagliante: Thilgiloth, senza alcun dubbio. Il cuore del principe accelerò i battiti: finalmente aveva raggiunto Nerwen!
Il bacino che aveva scelto era inaspettatamente profondo, tanto che l'acqua le arrivava al petto. Nerwen riemerse da un tuffo e si scostò una ciocca di capelli dal viso; si guardò attorno incantata: era davvero un luogo meraviglioso.
In quella, sentì il richiamo di Calad e sollevò gli occhi, cercandola allo stesso tempo con la mente. La sentì alquanto agitata.
Sta arrivando qualcuno?, domandò, subito all'erta.
Sì, e non indovinerai mai chi è!, esclamò Calad, trasmettendole l'immagine di Aryon in groppa ad Allakos.
La prima cosa che Nerwen pensò fu: Yavanna ha avuto ragione! Le venne caldo.
La seconda fu: Sono completamente nuda! Le venne freddo.
La terza fu: Meglio così! Le venne nuovamente caldo, più di prima.
Si girò nella direzione che Calad le indicava ed attese.
Angolo dell'autrice:
Il torrente che forma le piscine naturali dell'immagine esiste veramente e si trova in Laos, nella riserva naturale di Kuang Si.
Ebbene, finalmente siamo al faccia a faccia tra Nerwen ed Aryon. Cosa deciderà di fare, la nostra Istar? Lo prenderà a calci, o lo coprirà di baci? O magari prima l'una cosa e poi l'altra? XD
So che per alcuni l'attesa sarà dura, ma vi prometto che sto preparando un capitolo davvero speciale, per la riunione di questi due personaggi, e mi auguro che le vostre aspettative siano soddisfatte...
Un ringraziamento di cuore a tutti coloro che leggono; ed in special modo a coloro che mi fanno conoscere il loro parere, che per me è assai importante!
Lady Angel
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top