Capitolo XXV: Ritorno a Lothlorien

Capitolo XXV: Ritorno a Lothlórien


Era ormai tempo di tornare a contattare la sua Maestra.

Erano trascorsi alcuni giorni dall'incontro con Barbalbero, ed alla prima conversazione ne erano seguite altre, che avevano completato il quadro della storia riguardante la scomparsa delle Entesse. Oramai Nerwen era convinta che fossero fuggite durante la terribile guerra in cui l'Ultima Alleanza tra Elfi ed Uomini aveva sconfitto le armate di Sauron, alla fine della Seconda Era, e che si fossero recate il più lontano possibile, da qualche parte a est. L'unico indizio che aveva era la grande catena montuosa rossa, che aveva scorto una volta nello Specchio di Galadriel e due volte con la Seconda Vista.

Memore della volta precedente, prima di procedere la Maia aveva preparato del cibo energetico, nella fattispecie del miele di acacia, procuratole dal suo generoso ed attento anfitrione, e della frutta secca, noci, nocciole, pinoli, nonché il sempre eccellente lembas.

Nerwen si distese sul suo giaciglio nella ent-casa; aveva avvisato Barbalbero di cosa stava per fare, in modo che non si preoccupasse se la vedeva immobile, come morta. Chiuse gli occhi e visualizzò una porta, oltre cui si raffigurò Yavanna in attesa. Bussò e pochi istanti dopo la porta si aprì; sulla soglia comparve la sua Maestra, che le sorrise con affetto. Si abbracciarono, mentre intorno a loro compariva il giardino del palazzo di Yavanna a Valimar.

Nerwen carissima, sono davvero felice di vederti, dichiarò la Valië, facendola accomodare su una vicina panchina di legno, collocata di fronte ad uno specchio d'acqua contornato di grandi fiori lilla.

Anch'io sono felice di vederti, Yavanna, disse la Maia, Volevo aggiornarti, perché ho delle novità.

Dimmi, la esortò l'altra.

Nerwen dunque le riferì della sua partenza da Gran Burrone, della sua inconcludente tappa a Rhosgobel nel tentativo di rintracciare Radagast, dell'attacco dei lupi mannari e del provvidenziale intervento di Beorn; la notizia che nella Terra di Mezzo esistevano ancora dei mutapelle sorprese piacevolmente Yavanna, così come era accaduto a Nerwen. Il suo racconto proseguì con l'arrivo a Lothlórien e l'accoglienza di Galadriel e Celeborn, nonché l'emozionante incontro con la nipote Arwen, perfetta immagine vivente di Lúthien.

Davvero le assomiglia così tanto?, domandò Yavanna, più stupita che dubbiosa delle parole della sua discepola.

Come una goccia d'acqua, confermò Nerwen, fatto salvo per gli occhi, blu invece che grigioverdi.

Melian non ha mai veramente accettato il destino che sua figlia ha scelto per se stessa, considerò la Valië, Forse, sapendo di Arwen, troverà un po' di consolazione.

Con una stretta al cuore, la Maia si rese conto che forse il fato di Arwen sarebbe stato simile a quello di Lúthien. La figlia di Melian aveva scelto una vita mortale pur di stare insieme al suo amato Beren; ed Arwen avrebbe potuto fare la stessa scelta per amore di Aragorn. Il futuro non era ancora deciso, ma per come li aveva visti lei - compagni per la vita - c'erano pochi dubbi.

Non lo so, disse mestamente, La mia Seconda Vista mi ha rivelato che Arwen sembra destinata a rivivere la storia di Lúthien: anche lei potrebbe andar perduta per gli Eldar e scegliere il Fato degli Uomini per amore di un mortale. Forse è meglio non dire nulla a Melian, per non farle rivivere il suo dolore.

Yavanna rifletté su quanto la sua discepola aveva detto.

Hai ragione, concordò alla fine, meglio risparmiarle questa pena.

Dopo una breve pausa, Nerwen continuò, parlando alla sua Maestra del Bianco Consiglio e delle ansie di Galadriel, del suo Specchio e di cosa vi aveva scorto. Involontariamente pensò anche a Beriadir, e Yavanna sorrise.

Sono contenta che tu abbia trovato conforto alla tua malinconia per aver dovuto rinunciare a Thorin, dichiarò.

Infine Nerwen giunse alla parte più importante del suo aggiornamento: l'incontro con Barbalbero. Yavanna si tese, ansiosa di aver finalmente notizie delle sue creature.

Sono rimasti in così pochi...., mormorò, addolorata, quando la Istar ebbe terminato, E le Entesse, svanite migliaia d'anni fa... Non c'è futuro, per loro.

Finché rimarranno separati, è così, confermò Nerwen, ma la visione che ho avuto nello Specchio di Galadriel mi dà speranza.

Potrebbe trattarsi semplicemente di altri Onodrim maschi, obiettò la Regina della Terra. L'altra annuì:

Potrebbe, ammise con riluttanza, ma voglio pensare che si tratti invece delle femmine. L'aspetto del paesaggio che ho visto lo suggerirebbe: una terra ben coltivata, come un giardino, ciò che preferiscono le Entesse, rispetto agli Ent che amano maggiormente le foreste incolte.

È certamente possibile che sia come dici, concordò Yavanna, Dovrai però andare a verificare.

Lo farò, dichiarò la Istar con decisione, Ciò ridarà agli Ent la speranza di un futuro, e quindi un motivo per sentirsi nuovamente coinvolti nelle vicende della Terra di Mezzo e per intervenire, in caso di bisogno, qualora Sauron si manifesti nuovamente. E così anche le Entesse potrebbero voler fare la loro parte.

Yavanna assentì lentamente.

Da quando sei partita, un anno fa, disse, ho sentito crescere la sua minaccia, come una pressione in fondo alla mia mente. La terra stessa la percepisce. Ormai non ho più dubbi: Sauron sta raccogliendo le sue forze per sferrare un attacco. Metti in guardia il Bianco Consiglio: non devono indugiare oltre.

Glielo dirò, rispose Nerwen.

Bene; ora parlami dei tuoi piani per la ricerca delle Entesse, la esortò Yavanna.

Comincerò seguendo l'itinerario suggerito dalla visione nello Specchio di Galadriel, disse la Maia, Mi recherò nel Dorwinion, attraverserò il Mare di Rhûn e Eryn Rhûn, e poi cercherò quella strana catena montuosa rossa, oltre la quale ho visto quella che spero sia la terra delle Entesse.

Sarà certamente un viaggio molto lungo, considerò la Regina della Terra, in luoghi selvaggi e poco conosciuti. Sarà piuttosto pericoloso.

Me ne rendo conto, concordò Nerwen, ma l'assistenza di olvar e kelvar si è dimostrata preziosa finora, e non ho motivo di dubitare che continuerà ad esserlo.

Infatti: potrai sempre contare su di loro, qualora avessi bisogno d'aiuto, confermò la Valië.

Esaurito l'argomento più importante, Nerwen chiese di sua sorella, e venne rassicurata che stava bene. Chiese anche alla sua Maestra se poteva portare notizie di Galadriel a suo padre Finarfin ed a sua figlia Celebrían, cosa che Yavanna accettò volentieri di fare.

Mentre si salutavano, un cupo rombo si levò in lontananza, ed il pavimento sotto i loro piedi si scosse violentemente come in un terremoto.

Che succede?, domandò la Istar, allarmata: non credeva che nel mondo psichico in cui lei e Yavanna si recavano per comunicare - abbastanza simile a Olorendor, la Terra dei Sogni - potessero esserci dei reali pericoli, ma quel suono era davvero terrificante, e la sensazione della terra che traballa era altamente disturbante.

Uno strappo nello spazio-tempo, rispose Yavanna, turbata, Sauron sta attingendo a energie pericolose per aumentare il proprio potere. Temo che stia subendo un attacco, così terribile che lo ha gettato nel panico e ora si difende con tutto quello che riesce a trovare, anche ciò che potrebbe distruggere il tessuto stesso di Eä! Aspetta... Yavanna fece una pausa, mentre il suo volto si faceva di pietra per la profonda concentrazione, Non è adesso, ma accadrà in un vicino futuro. E l'esito è stata la sua sconfitta, purtroppo solo apparente: in realtà è riuscito a fuggire.

Nerwen si accorse che la Valië aveva repentinamente mutato il tempo verbale dal futuro al passato e si sentì confusa: la battaglia di cui avevano sentito l'eco era già accaduta, oppure doveva ancora accadere?

Le sue parole successive chiarirono subito il mistero:

Il danno inflitto al tessuto dello spazio-tempo lo ha gravemente alterato, Nerwen: non puoi tornare indietro nello stesso tempo in cui sei partita, ma solo dopo la battaglia, quando il danno si è riparato. Saranno passati mesi. Hai lasciato il tuo corpo in un luogo sicuro, vero?

Certamente: nella ent-casa di Barbalbero, rispose la Istar, inquieta, Thilgiloth e Calad saranno angosciate, considerò poi, preoccupata, per non parlare del povero Barbalbero...

La Regina della Terra tornò ad estendere i suoi sensi di Valië per vedere se c'era modo di anticipare il rientro di Nerwen, ma non vide nessuna possibilità.

Vai, amica mia, la esortò, Non temere, non è accaduto niente al tuo corpo: è rimasto in completa stasi; ma la lunga immobilità lo ha debilitato e avrai qualche difficoltà a muoverti, all'inizio. Sii prudente e datti il tempo che ti occorre a riprenderti, le consigliò.

Nerwen assentì; allora Yavanna l'abbracciò.

Che la strada ti sia propizia, le augurò, come l'altra volta; poi lentamente lei ed il giardino svanirono.

Aprendo gli occhi, Nerwen si ritrovò a Salimpozzo; si guardò attorno: era giorno, e la luce filtrava dal soffitto di rami della parte non coperta della casa entesca. Calad era poco lontana, appollaiata su un trespolo fatto di due rami incrociati e legati assieme, la testa sotto l'ala, come addormentata. Nerwen protese i suoi pensieri verso l'amica pennuta, che si riscosse di colpo e la guardò.

Sei tornata!, esultò, Sei sveglia!

Si levò in volo per posarsi accanto al suo braccio e le strofinò la testa contro la mano, in segno d'affetto.

Quanto tempo ho dormito?, volle sapere Nerwen. Santi Valar, aveva così tanta sete che avrebbe prosciugato l'Anduin, per non parlare della fame...

Sono trascorsi quattro cicli lunari, rispose Calad. Fine ottobre, calcolò subito l'Aini.

Vado a chiamare gli altri, le annunciò la falchetta, balzando in aria ed allontanandosi svolazzando lungo il passaggio fiancheggiato dagli alberi, le cui foglie avevano assunto i colori della livrea autunnale.

Poco dopo, annunciato da un tambureggiante hoom, hrum, hum, sopraggiunse Barbalbero a tutta velocità, preceduto da Calad e seguito da Thilgiloth. L'Ent si fermò accanto al suo giaciglio e la guardò attentamente.

"Bene, vedo che sei tornata", considerò, "Buràrum, hai vagato per mesi in un limbo da cui non riuscivamo a svegliarti! Come ti senti?"

"Sete", gracchiò Nerwen, la gola completamente arida. Stava anche morendo di fame, ma in quelle condizioni non sarebbe stata in grado di inghiottire alcunché.

Rapidamente, Barbalbero andò a raccogliere dell'acqua dalla fonte e la portò alla Istar; sembrava decisamente frettoloso, il che dava la misura della sua preoccupazione.

Nerwen si alzò a sedere e prese la giara che l'Ent le porgeva, ma era talmente indebolita da non riuscire a sollevarla: allora Barbalbero l'aiutò, usando con grande cautela una delle sue enormi dita. La Maia bevve un sorso, poi un altro, ed un altro ancora, sforzandosi di non inghiottire troppo in fretta per non rischiare d'ingozzarsi. L'acqua degli Ent le diede subito forza, tanto da permetterle di tenere la giara da sola e di prosciugarla in poche altre sorsate. L'energia del magico liquido la pervase, come un'ondata di calore che si irradiò dal suo stomaco vuoto agli arti, fino alla punta delle dita di mani e piedi.

"Meglio", mormorò Nerwen; restituì l'orcio a Barbalbero, che andò a riempirlo nuovamente e tornò a portarglielo. Nerwen bevve ancora un paio di sorsi, più lentamente, poi si guardò attorno.

"Ho una fame che mangerei un olifante in un boccone solo!", sbottò. Barbalbero fece echeggiare la sua tonante risata, mentre da Calad e da Thilgiloth giungevano sensazioni di sollievo e di divertimento.

Ci hai fatto preoccupare moltissimo!, le disse la Corsiera, in tono di rimprovero, Cos'è successo? Perché hai dormito tanto a lungo?

"Mentre parlavo con Kementári, Sauron ha disturbato il tessuto del mondo", spiegò Nerwen, cercando di semplificare il concetto affinché fosse comprensibile ai suoi interlocutori, i quali non avevano assistito, al contrario di lei, alla Musica degli Ainur che aveva creato l'universo, e quindi non potevano sapere come funzionasse, "Questo mi ha reso impossibile tornare nel mio corpo nel tempo in cui ero partita, bensì soltanto adesso. Mi spiace immensamente di avervi fatto stare in ansia, amici miei, ma non ho potuto fare diversamente."

"Non è colpa tua, Lady Nerwen", la rassicurò Barbalbero, "Ora pensa a rimetterti in forze."

"Lembas", suggerì l'Istar, indicando il suo zaino poco lontano sullo stesso ripiano dove aveva dormito per tutte quelle settimane. Thilgiloth, che vi era più vicina, glielo accostò spingendolo col muso; Nerwen lo aprì e ne trasse un involto di pan di via elfico, che nella sua foglia di mallorn si era mantenuto fresco e croccante come appena sfornato. Ne mangiò uno intero, ogni tanto alternando ai bocconi un sorso di acqua degli Ent. In breve, le tornarono le forze e si azzardò a muovere qualche passo; i suoi muscoli, rimasti immobili così a lungo, faticarono a rispondere alle sue sollecitazioni: ci sarebbero voluti alcuni giorni, prima che tornassero in forma come prima.

"Sauron ha disturbato il tessuto del mondo, hai detto?", indagò Barbalbero, "Hroom... in effetti, alcuni giorni or sono ho percepito una grande inquietudine nella terra. Per ramo e radice! Forse l'Oscuro è stato attaccato e non se lo aspettava, così ha reagito in preda alla confusione e al panico, creando una perturbazione nelle forze dell'universo", guardò Nerwen, che stava consumando le ultime briciole della galletta elfica, "Ho ragione?"

La Maia annuì.

"Non conosco i particolari", disse, "ma anche Kementári la pensava così. Inoltre, so per certo che Lady Galadriel premeva affinché fosse sferrato un attacco a Dol Guldur per cercare di spazzar via la presenza dell'Oscuro da quel luogo. Dovrò però tornare a Lothlórien per saperlo con certezza."

"Non sei in condizioni di andare da nessuna parte, per ora", considerò Barbalbero, osservandola mentre provava a muovere qualche altro passo barcollante per saggiare le proprie forze.

"Me ne rendo conto", ammise Nerwen con un sospiro, tornando a sedersi sul ripiano che le fungeva da giaciglio, "Aspetterò di essermi ripresa..."

Nerwen fu in grado di lasciare Salimpozzo il quarto giorno di novembre; Barbalbero l'accompagnò, guidandola direttamente a nord lungo le falde delle Montagne Nebbiose, in modo da abbreviare il più possibile il tragitto. In appena tre giorni giunsero al Limterso, in quel punto poco più di un torrente, e lo guadarono, arrivando infine al margine settentrionale della Foresta di Fangorn in un giorno piovoso. Qui Barbalbero si fermò, lo sguardo rivolto a nordest, verso Lothlórien.

"Non è ancora giunto per me il momento di lasciare la mia foresta", disse lentamente, "né per gli Ent di tornare a svelarsi al mondo. Ti prego di mantenere il silenzio sulla nostra presenza qui, per il momento, anche con gli amici Elfi."

Da sotto il cappuccio del mantello, Nerwen guardò Barbalbero dritto negli occhi, dove luci verdi galleggiavano lampeggiando vivacemente.

"Dubito di poter tenere nascosto molto, allo sguardo acuto della Dama del Bosco d'Oro", osservò quietamente. Barbalbero rifletté: conosceva Galadriel ed il suo acume.

"Hai ragione, Lady Nerwen", ammise, "ma se la Dama dei Galadhrim indovinasse anche ciò che non le dirai, pregala di non parlarne a nessuno tranne che a Lord Celeborn."

"D'accordo", accettò la Istar, "Sia come vuoi, amico mio."

"Grazie, Antica", disse allora l'Ent, tornando ad attribuirle il titolo formale che la sua razza assegnava a quella di Nerwen, "Ti ringrazio infinitamente per esserti incaricata di trovare le Entesse, e per questo io ti nomino, qui e ora, Amica degli Ent."

Nerwen, emozionata, gli rivolse un goffo inchino sulla groppa di Thilgiloth:

"Mi rendi un grande onore, Pastore degli Alberi", dichiarò, anche lei usando il titolo formale, "Mi auguro d'aver successo."

"Me lo auguro anch'io, con tutta l'anima... anche se, visti i precedenti, ti confesso che non oso sperare", sospirò, e sembrò il soffio del vento nella canna fumaria di un grande camino, "È stato un onore ed un piacere conoscerti, e spero che ci potremo incontrare nuovamente in migliori circostanze."

"Lo spero anch'io", replicò l'Aini, "Frattanto, che le stelle brillino sul tuo cammino."

"E sul tuo", rispose Barbalbero, inchinandosi rigidamente.

Nerwen diede di tallone a Thilgiloth, che si avviò al passo sotto la pioggia, seguita dal pacifico Thalion; Calad si levò in volo davanti a loro, riassumendo il suo ruolo di avanscoperta.

Barbalbero rimase ad osservare finché non scomparvero dietro ad una piega del terreno; poi si voltò e tornò nelle profondità di Fangorn. Sarebbero passati molti anni prima che incontrasse nuovamente degli altri esseri a due gambe che vagavano nella sua foresta, e costoro avrebbero portato grande scompiglio nella sua vita ed in quella dei suoi simili...

Celeborn e Galadriel ricevettero Nerwen subito, privatamente; la Dama del Bosco le raccontò che, poco dopo la partenza della Istar alla volta di Fangorn, aveva dato seguito alla sua intenzione e convocato il Bianco Consiglio; in quell'occasione, finalmente Saruman aveva dato il proprio consenso ad attaccare Dol Guldur. Mithrandir si era incaricato di guidare l'esercito dei Galadhrim, e due settimane prima la battaglia aveva avuto luogo, ferocemente combattuta a suon di armi e di Potere; quando ormai stavano per vincere, Sauron aveva attinto all'essenza stessa di Eä per sferrare un contrattacco disperato, che Mithrandir era riuscito a rintuzzare solo grazie al supporto del Potere contenuto in Narya, coadiuvato da quello di Nenya brandito da Galadriel. Yavanna aveva visto giusto, pensò Nerwen: Sauron aveva usato energie pericolosissime nel tentativo di vincere la battaglia. Fortunatamente, non era riuscito nel suo intento, né il danno al tessuto di Eä era stato irreparabile, anche se le era costato un salto temporale di quasi quattro mesi.

Comunque, Sauron era stato sconfitto e costretto ad abbandonare la fortezza, fuggendo per destinazione ancora ignota.

A Nerwen spiacque non aver potuto essere presente, non tanto per l'aiuto che avrebbe potuto fornire in battaglia - invero scarso - bensì per l'opportunità di rivedere Gandalf; la sua Seconda Vista le aveva rivelato che si sarebbero rincontrati brevemente, prima di un'altra lunga separazione, ma non era stato così: del resto, il futuro non è immutabile, se non a grandissime linee. Se lei non fosse stata in conversazione con Yavanna in quel preciso momento, sarebbe tornata molto prima a Lothlórien e quindi la sua visione si sarebbe realizzata; invece era andata diversamente. A quel punto, avrebbe rivisto il suo migliore amico di sempre soltanto di lì a molti anni, e se ne rincresceva.

"Peccato non poterlo annientare", si dolse Galadriel alla fine del racconto della battaglia di Dol Guldur, riferendosi a Sauron, "Nessuna forza di questo mondo può farlo. Solo la distruzione dell'Unico Anello ci riuscirebbe, ma esso è andato perduto tanto tempo fa e non è mai più stato ritrovato..."

Nerwen fece una smorfia.

"Ciò che va perduto, si ritrova sempre", considerò, cupamente. Celeborn la scrutò con inquietudine:

"La tua Seconda Vista ha scorto qualcosa in merito?"

Nerwen contraccambiò sorpresa la sua occhiata allarmata:

"Ehm, veramente no: stavo solo citando il vecchio proverbio."

Quel che non sapeva - che al momento nessuno sapeva - era che l'Unico Anello era già stato ritrovato, e dalla creatura forse più improbabile di tutta la Terra di Mezzo; ma ciò sarebbe stato rivelato soltanto di lì a decenni.

E così, ignari, passarono a parlar d'altro.

"Com'è andata la tua ricerca a Fangorn?", s'informò Galadriel.

"Ho fatto un incontro notevole", rispose la Istar, conscia che era inutile cercare di tener nascosto qualcosa allo sguardo acuto della sua vecchia amica, "ma non sono libera di parlarvene. Comunque, in seguito a ciò, la mia missione proseguirà nelle Terre Selvagge, lontano a oriente, oltre i territori conosciuti. Ricordi la mia visione nel tuo Specchio, Galadriel?", la Dama dei Galadhrim confermò con un cenno, "Ebbene, è là che devo recarmi."

"Ci dispiace che tu non possa parlarci di ciò che hai trovato a Fangorn", disse Celeborn, "ma naturalmente rispettiamo il tuo riserbo. Per quanto riguarda il proseguimento della tua missione, non è mai consigliabile viaggiare d'inverno, a meno che non si tratti di affari gravissimi e urgenti: se vuoi, puoi trascorrere qui i mesi freddi e ripartire a primavera."

"Grazie, Lord Celeborn", accettò Nerwen con gratitudine, "Fortunatamente il mio incarico non è tanto impellente da costringermi a viaggiare nella stagione sfavorevole."

Nerwen tornò dunque ad occupare l'alloggio precedente. Elladan ed Elrohir erano tornati a Gran Burrone, ma Arwen ancora soggiornava presso i nonni materni e fu lietissima di rivedere la zia, a cui si era tanto rapidamente affezionata.

Il giorno seguente al suo ritorno a Caras Galadhon, Nerwen andò a cercare Beriadir, ma non lo trovò. Calad si offrì di tener d'occhio il flet, ma né quel giorno né nei seguenti vide traccia del bell'Elfo Silvano, che quindi doveva essere di servizio da qualche parte lungo la frontiera del Bosco d'Oro.

Un pomeriggio di alcuni giorni dopo, Nerwen si trovava nel salottino di Arwen a giocare con lei a teliad, un antico gioco da tavolo che consisteva nel far uscire tutte le proprie pedine dalla scacchiera prima del proprio avversario. Entrambe le giocatrici erano molto brave, e si stavano divertendo a battersi vicendevolmente più o meno alla pari, quando Calad si posò sul davanzale della finestra chiusa e batté col becco contro il vetro per attirare l'attenzione. Nerwen andò ad aprirle, anche se per comunicare non sarebbe stato necessario.

Beriadir è tornato, le annunciò la falchetta, L'ho visto ora mentre arrivava.

"Grazie, amica mia", le disse Nerwen, sorridendo contenta: era davvero impaziente di rivedere il suo amico amoroso, ma decise di non precipitarsi da lui: se era appena tornato da un turno di servizio, aveva sicuramente bisogno di rinfrescarsi, mangiar qualcosa, riposare. Gli avrebbe fatto recapitare un biglietto, dove lo invitava a raggiungerla appena fosse stato comodo.

Beriadir non si fece attendere molto: meno di due ore dopo si presentò a palazzo e venne accompagnato nella stanza di Nerwen, che lo raggiunse pochi minuti dopo. Come la scorse sulla soglia della porta, gli occhi blu mare dell'Elfo Silvano brillarono ed il suo volto si aprì in uno dei suoi abbaglianti sorrisi.

"Mae govannen, Nerwen", mormorò, avvicinandosi con pochi rapidi passi. Lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò di slancio.

Naturalmente quella sera la Istar mandò le sue scuse ai padroni di casa per non poter cenare con loro.

Nerwen trascorse l'inverno alternativamente a palazzo o a casa di Beriadir, a seconda se lui era in servizio o meno; verso la fine di gennaio, una sera giunse un messaggero recante una lettera di Mithrandir a Nerwen. La Maia non si era aspettata di ricevere notizie dal suo vecchio amico, e si ritirò rapidamente nella sua stanza per leggere in privato, al lume di una candela. Beriadir era di pattuglia al confine nordorientale di Lothlórien, sul fiume Nimrodel, e sarebbe tornato di lì a un paio di giorni.

Mia carissima Nerwen, esordiva Gandalf con la sua scrittura elegante, ti scrivo dalla dimora di Beorn, che mi sta ospitando per la stagione fredda assieme a Bilbo Baggins, mentre stiamo tornando verso la Contea; ho saputo che, durante il tuo viaggio, li hai incontrati entrambi, e ti mandano i loro saluti.

A parte ciò, vorrei poter dire che è un piacere scriverti, ma purtroppo non è così, perché debbo darti una notizia che so ti addolorerà.

Come sai, Thorin Scudodiquercia aveva una missione da compiere, che ora posso svelarti: riconquistare il suo perduto regno di Erebor, distrutto dal drago Smaug oltre centosettant'anni or sono. E ci è riuscito; Smaug è morto - sebbene non per mano sua - ed il Regno Sotto la Montagna è stato ripristinato. In seguito c'è stata una terribile battaglia, che ha coinvolto ben cinque eserciti, e benché sia terminata con la vittoria di Nani, Elfi ed Uomini contro Orchi e Mannari, abbiamo pagato un prezzo altissimo: quasi un terzo delle nostre forze è stato ucciso, tra cui purtroppo anche Thorin stesso, ed assieme a lui i suoi giovani nipoti Fili e Kili, suoi eredi, caduti mentre lo difendevano.

La lettera le scivolò dalle dita improvvisamente prive di forze. Lacrime brucianti le inondarono gli occhi, scorrendole lungo le guance improvvisamente impallidite.

Thorin... ucciso!

Il dolore che provava la sorprese: dopotutto, aveva sempre saputo che Thorin sarebbe morto, prima o poi, essendo un essere mortale. Era per questo che si era sentita così tanto afflitta, quando lo aveva lasciato a Brea: perché, se anche si fossero ritrovati e fossero stati insieme, sarebbe durato soltanto per il tempo di vita concesso a Thorin, assai lungo, essendo un Nano, ma pur sempre finito. Tuttavia, Nerwen aveva sperato per lui una vita lunga e prospera, e la sua morte prematura l'addolorava profondamente.

Riprese la lettera di Gandalf con mani tremanti e si fece forza per continuare a leggere.

Questo accadeva il ventitreesimo giorno di novembre. Ora, Re Sotto la Montagna è il loro cugino Dáin Piediferro.

Mia carissima amica, non sapevo che il vostro incontro avesse generato affetto, tra te e Thorin. Durante i lunghi mesi che abbiamo trascorso assieme, lui non me ne ha mai parlato, ma ciò non mi sorprende, sapendo quanto era geloso dei propri sentimenti, specialmente quelli più profondi. Me lo ha svelato prima di andarsene da questo mondo; le sue ultime parole sono state per te: "Dille che il mio cuore era suo. Dille che, se fossi vissuto, le avrei chiesto di diventare la mia Regina. Spero che conservi il ricordo di me e del tempo trascorso assieme a Brea."

Di nuovo, Nerwen dovette interrompere la lettura, le lacrime che le impedivano di vedere. Chiuse gli occhi e pianse a lungo, amaramente.

Non lo avrebbe mai dimenticato. Nel suo cuore, ci sarebbe sempre stato un posto speciale per Thorin Scudodiquercia, principe Nano, Erede di Durin, Re Sotto la Montagna.

Namárië, Thorin...


L'angolo dell'autrice:

Il teliad (nome sindarin che significa semplicemente "gioco") è una mia invenzione, e le sue regole si ispirano al senet egizio, uno dei giochi da tavolo più antichi di cui si abbia notizia.

La notizia della morte di Thorin mi ha sconvolta; ovviamente, sapevo perfettamente che doveva accadere, ma vivere la sofferenza di Nerwen è stato devastante, e nuovamente, le sue lacrime sono state le mie lacrime... Meno male che c'è Beriadir a consolarla, personaggio che ho inserito appositamente per questo: non volevo farle affrontare questo grande dolore da sola.

Dal prossimo capitolo, abbandoneremo le contrade note della Terra di Mezzo per addentrarci nelle molto meno conosciute Terre Selvagge: le avventure di Nerwen sono state finora relativamente facili, favorite da persone e luoghi più o meno famigliari, ma d'ora in avanti non sarà più così e le cose diventeranno più difficili...

Un grandissimo grazie anche a coloro che seguono questa storia: siete tanti, molti di più di quanto avrei mai potuto sperare! Vi abbraccio tutti!


Lady Angel


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top