Capitolo XXII: Congedo

Capitolo XXII: Congedo

Trascorsero alcuni giorni, durante i quali Nerwen fece preparativi per il suo viaggio fino a Fangorn. Celeborn le suggerì di prendere con sé un cavallo da soma per poter portare vettovaglie sufficienti per un paio di mesi.

"Sono soltanto due giorni a cavallo fino al limite settentrionale di Fangorn", osservò, "ma non sai quanto tempo dovrai star via, né se troverai riparo. Inoltre, sebbene la stagione sia buona e potrai dormire all'addiaccio, c'è sempre la possibilità che piova, e una piccola tenda sarebbe certamente consigliabile."

Nerwen approvò: aveva dormito all'aperto per tutto il tragitto da Brea a Gran Burrone - se si escludeva la prima notte - e poi da Gran Burrone a Lothlórien, e anche se era stata tanto fortunata da non trovare mai pioggia, non sarebbe sempre stato così. Oltre a ciò, in una foresta c'è sempre molta umidità, ed una tenda l'avrebbe riparata.

Galadriel le disse che le avrebbe dato una scorta di lembas, il pan di via elfico, il segreto della cui preparazione aveva appreso da Melian, quando aveva vissuto presso di lei nel Doriath. Nerwen, che sapeva farlo anche lei, si offrì di aiutarla, e così le due vecchie amiche trascorsero svariate ore in cucina da sole ad impastare e cuocere e parlare e farsi confidenze.

Nerwen passò diverso tempo anche con Arwen, che le si era palesemente molto affezionata e si doleva del fatto che presto sarebbe partita. L'Aini la consolò promettendole che sarebbe tornata: Fangorn non era molto lontana, e sia che avesse deciso di recarsi nel Reame Boscoso di Thranduil, sia che si fosse invece diretta subito nelle Terre Selvagge a est dell'Anduin per cercare i monti rossi che aveva scorto nello Specchio di Galadriel, avrebbe comunque fatto tappa a Lórien.

Nelle ore libere, Nerwen si incontrava con Beriadir; solitamente passeggiavano per le vie di Caras Galadhon, al mercato o al parco; oppure facevano una cavalcata nel bosco. Beriadir continuava a corteggiarla amabilmente, ed in sua compagnia lei si sentiva euforica e spensierata come una fanciulla. Di certo, la qualità del luogo - benedetto dal potere di Nenya - aveva a che fare con ciò; ma Nerwen riconosceva che il merito maggiore era proprio del bell'Elfo Silvano, della sua gentilezza, del suo umorismo, della sua arguzia. E sì, certo, del suo abbagliante sorriso.

Due giorni prima della partenza, Beriadir la condusse in gita sul Celebrant, il confluente dell'Anduin che proveniva dalle Montagne Nebbiose. A Nerwen era sempre piaciuta l'acqua, in ogni sua forma: torrente, fiume, lago, mare; ed infatti nel suo giardino nel meridione di Valinor c'erano molti corsi d'acqua ed anche un piccolo lago, per non parlare della fonte termale che riscaldava la sua casa, dove in una stanza scavata nella roccia lei e Melian si dilettavano a trascorrere qualche ora in totale distensione, godendosi i vapori caldi.

All'approdo più vicino a Caras Galadhon, distante una mezz'ora a cavallo, presero una barca, una canoa lunga e stretta in flessibile legno di frassino, dipinta di verde e oro, con pagaie a forma di foglia. Si diressero verso monte, risalendo la corrente, che era veloce ma non eccessivamente forte, remando fino ad un piccolo pontile di legno che conduceva ad un prato semicircolare coperto di moltissimi fiori: Nerwen riconobbe malve, margherite, clematidi, fiordalisi e pervinche. Era circondato da mellyrn ed ontani, intercalati da cespugli di cardo, bosso e sambuco che ne rendevano malagevole l'accesso da terra.

"Questo è il Prato delle Merende", le rivelò Beriadir, aiutandola a scendere dalla canoa, "Infatti laggiù ci sono un tavolo e delle panchine di legno per chi vuol fermarsi a mangiare, prendere il sole e fare il bagno", guardò il fiume, che in quel punto formava una rientranza tranquilla, "Peccato che l'acqua sia ancora troppo fredda per il bagno, altrimenti potevamo tuffarci", concluse, ammiccando per alleggerire quella che altrimenti sarebbe stata una proposta troppo audace.

Lo stomaco di Nerwen sfarfallò al pensiero di loro due che nuotavano nudi nell'acqua cristallina.

Le sarebbe piaciuto molto farlo.

Oh sì. Moltissimo.

Si distolse da quell'idea seducente e chiese invece:

"Se questo è il Prato delle Merende, suppongo allora che in quella sacca ci sia qualcosa di commestibile...?"

Indicò la bisaccia che Beriadir aveva scaricato dal suo cavallo e posato sul fondo della barca.

"Esatto", confermò lui ridendo, "Dato che al pomeriggio sei sempre affamata, ho pensato bene di portare uno spuntino."

"Beh, abbiamo remato per un bel pezzo, non puoi darmi torto!", lo rimbeccò lei ridendo a sua volta.

Si accomodarono quindi al tavolo, che Beriadir imbandì con quanto aveva portato: pane, formaggio tenero, dolcetti al miele, albicocche, ciliegie e fragole. Queste ultime suscitarono l'immancabile entusiasmo di Nerwen che ne era ghiotta, come Beriadir ancora non sapeva e scoprì divertito.

"Mi stai viziando", lo accusò l'Aini in tono di finto rimprovero.

"Quanto più posso", ribatté lui, "finché rimarrai qui."

L'accenno alla sua partenza abbatté alquanto lo spirito di Nerwen, fino a quel momento assai ilare; il suo sorriso si oscurò.

Accorgendosi del suo cambiamento d'umore, Beriadir se ne dispiacque; era inutile fingere che non mancassero oramai pochissimi giorni alla separazione, ma cercò di farla tornare allegra offrendole una coppa di sidro dolce, la bevanda che - come aveva appreso in quei giorni - era la preferita di Nerwen.

"È fatto con le mele dorate", le spiegò, "Ritengo che sia il migliore in assoluto."

Nerwen lo assaggiò ed invero lo trovò delizioso.

"Eccellente!", confermò, "Il più buono che io abbia finora assaggiato nel...", si fermò in tempo: stava per dire nella Terra di Mezzo, il che implicava la sua provenienza da altrove; ma quella era un'informazione riservata a pochi, "negli ultimi tempi", concluse.

Consumarono le pietanze semplici ma gustose, terminando con i dolcetti al miele, preparati personalmente da Beriadir.

"Una ricetta di mia madre", le confidò, "Alleva api e produce il miglior miele di tutta Lórien."

Trascorsero così un paio d'ore in piacevole conversazione; quando il sole ormai declinava ad occidente, preparandosi a scomparire dietro gli alti picchi delle Montagne Nebbiose, Beriadir e Nerwen tornarono ad imbarcarsi. Stavolta, poiché la corrente era loro favorevole, non remarono e si lasciarono invece semplicemente trascinare, limitandosi a correggere la rotta di tanto in tanto.

Una volta tornati a Caras Galadhon, Beriadir riaccompagnò Nerwen a palazzo. Un inserviente venne subito a prendere Thilgiloth per condurla alle scuderie.

"Spero che la gita e la merenda ti siano piaciute", disse l'Elfo Silvano, guardandola con aria leggermente interrogativa.

"Mi sono piaciute molto", affermò Nerwen con enfasi, annuendo, poi si guardò attorno, spaziando con lo sguardo sulla città arborea, "Questa terra è meravigliosa. Mi spiace lasciarla", concluse con un sospiro. Lo pensava davvero: in qualche modo, le era pesato di meno lasciare Gran Burrone, dove pure aveva trascorso diversi mesi e non soltanto pochi giorni come a Lothlórien; ma quest'ultima assomigliava così tanto alla sua casa lontana, a Valinor, che ne avrebbe avuto molta più nostalgia.

Beriadir si sentì stringere la gola. D'impulso, le afferrò entrambe le mani e se le portò alle labbra, baciandone lievemente le dita.

"Mi mancherai", le disse a bassa voce, "Mi mancherai immensamente."

Il cuore di Nerwen fece una capriola sotto lo sguardo intenso di quegli occhi color dell'oceano. Anche lui le sarebbe mancato, ma non trovò la voce per proferir parola.

Qualcosa nella sua espressione disse a Beriadir che poteva osare di più; le girò le mani e, continuando a guardarla negli occhi, le baciò adagio il palmo prima di una, poi dell'altra. Nerwen sentì un brivido caldo correrle giù per la spina dorsale; Beriadir la sentì fremere, ed allora la prese tra le braccia, lentamente, pronto a fermarsi sei lei avesse anche solo accennato ad un'esitazione.

Ma Nerwen si era infine stancata delle incertezze, ed anelava il calore ed il conforto di un abbraccio amoroso. Gli posò le mani aperte sul petto e sollevò il viso in un chiaro gesto d'invito.

Vedendo la sua risposta, Beriadir tremò per l'emozione; trattenendo il fiato, quasi timoroso che, se avesse respirato troppo forte, lei sarebbe fuggita, abbassò la testa, fino a posarle la bocca sulla bocca.

Il bacio cominciò gentilmente, tocchi lenti e delicati, più e più volte. Poi Beriadir premette più fermamente le labbra contro quelle di lei e gliele sfiorò con la punta della lingua, chiedendo accesso. Nerwen non stava aspettando altro e schiuse la bocca, ricambiando calorosamente; gli passò le braccia attorno al collo, stringendosi maggiormente contro di lui.

Durò a lungo, tanto a lungo da farli rimanere entrambi senza fiato. Quando infine si separarono, fu solo per il tempo di prendere un respiro, e poi tornarono a baciarsi appassionatamente.

Contro il ventre, Nerwen percepì l'evidenza del desiderio di Beriadir, e si sentì andare a fuoco; emise un gemito sospiroso e si strusciò addosso all'Elfo per fargli capire che lo ricambiava, che lo voleva, subito.

"Vuoi salire?", gli mormorò contro le labbra.

Beriadir sentì il cuore balzargli in gola: aveva sperato in un riscontro da parte di Nerwen, ma non aveva creduto che potesse essere così totale.

"Sì. Oh sì...", rispose con voce roca. Allora Nerwen si staccò da lui e chiamò il servitore che aveva condotto via Thilgiloth per affidargli anche il cavallo di Beriadir; poi prese l'Elfo per mano e lo condusse su per la scalinata fino al palazzo arboreo ed in camera sua; giunta accanto al letto, tornò a voltarsi verso di lui e cominciò a slacciargli la camicia. Beriadir la lasciò fare, ed una volta che fu sufficientemente aperta, se la sfilò dalla testa.

Nerwen trattenne il fiato alla vista del suo torace dai muscoli splendidamente modellati e rammentò quando lo aveva visto a petto nudo, il giorno in cui erano giunti a Caras Galadhon. Era davvero passata soltanto una settimana? Le sembrava molto, molto più tempo...

Sollevò le mani e gliele posò sul torso in una carezza lenta e sensuale che lo fece rabbrividire; poi gli si avvicinò e depose una serie di lievi baci dove prima erano passate le mani; giunta ad un capezzolo, lo toccò con la punta della lingua, e Beriadir emise un gemito strozzato. L'allontanò leggermente, e stavolta fu lui a slacciarle la camicia, che finì in terra con la sua; al di sotto, Nerwen portava un bustino, che si affrettò a snodare per liberarsene. Beriadir contemplò incantato il suo bel seno tornito; sollevò le mani e gliele posò attorno a coppa, poi si chinò e prese un capezzolo tra le labbra, suggendo delicatamente. Ora fu Nerwen ad emettere un gemito strozzato; frecce di calore incandescente accesero le sue profondità femminili. Pose le proprie mani su quelle di Beriadir e lo attirò sul letto, accanto a sé. Lui sollevò il capo e si perse nei suoi occhi scuri, annebbiati dal desiderio; la baciò ancora una volta, prendendosi tempo, assaporando la sua bocca; poi si mosse lungo il suo corpo, deponendo una fila di piccoli baci sul collo, sul petto, sul seno, sul ventre, fino a stuzzicare l'ombelico con la punta della lingua. Nerwen fremette; aveva caldo, molto caldo, così quando Beriadir si scostò il tempo necessario per sfilarle gli stivaletti ed il resto dei vestiti, ne fu più che lieta.

Beriadir si spogliò a sua volta e la Maia lo contemplò da capo a piedi, ammaliata dal suo fisico scultoreo; poi lui tornò ad adagiarsi al suo fianco e la prese nuovamente tra le braccia.

Nerwen si strinse a lui; gli cercò la bocca in un lungo bacio sensuale, accarezzandogli lentamente le spalle e la schiena. Beriadir la contraccambiò, facendo scorrere le mani lungo il suo corpo, sforzandosi di andare adagio, anche se in realtà stava ardendo dal desiderio di farla sua. Seguì il contorno del fianco e scese lungo la coscia fino a giungere all'incavo dietro il ginocchio; le sollevò la gamba e la posò sulla propria, poi passò la mano all'interno, risalendo verso il centro della sua femminilità. Quando la toccò, Nerwen ebbe un sussulto ed un'esclamazione senza fiato le sfuggì dalla gola. Sulle dita, Beriadir percepì una vampata di calore che gli rivelò la misura del desiderio di lei, e ne fu deliziato ed emozionato. La stuzzicò sapientemente, e Nerwen si tese come la corda di un violino, il respiro spezzettato, le labbra schiuse su un gemito senza voce; quando la sentì pronta, Beriadir fece per adagiarsi su di lei e prenderla, ma Nerwen con sua sorpresa scosse la testa in segno di diniego. Colto alla sprovvista, Beriadir si ritrasse, e lei lo fece sdraiare sulla schiena. Il suo volto era arrossato dall'eccitazione mentre cominciava ad accarezzarlo. Sotto il suo tocco, allo stesso tempo delicato e sensuale, Beriadir venne percorso da brividi alternativamente caldi e freddi, e quando infine lei giunse a sfiorare lo scettro eretto della sua virilità, gli mancò il fiato e chiuse gli occhi, sopraffatto.

"Nerwen...", sussurrò con voce rauca, "ti prego..."

Lei indugiò ancora qualche istante, godendo nel farlo impazzire come aveva fatto lui poco prima con lei; poi gli rivolse un sorrisetto assassino, gli si mise a cavalcioni e, lentamente, lo fece scivolare dentro di sé. Incapace di trattenersi, Beriadir sollevò i fianchi per andarle incontro, ed entrambi boccheggiarono per il piacere.

Cominciarono a muoversi all'unisono, dapprima lentamente, cercando di conoscersi, di capire cosa soddisfaceva maggiormente l'altro; poi il ritmo aumentò, mano a mano che aumentava il piacere che si stavano reciprocamente donando. Beriadir circondò con le mani la vita sottile di Nerwen, modificando il movimento del bacino nell'intento di trovare l'inclinazione a lei più gradita; comprese d'aver colto nel segno quando la vide gettare all'indietro la testa con un'esclamazione deliziata.

"Beriadir...!", ansimò Nerwen, "Ah..."

Il piacere crebbe dentro di lei, montando come la marea, salendo, salendo sempre più impetuosamente, fino a travolgerla in un'ondata irresistibile che le strappò un grido d'estasi, a cui un istante dopo seguì quello di lui.

Affannata, Nerwen si piegò sul petto di Beriadir, che l'avvolse tra le braccia, stordito e col fiato corto. Si tennero così, allacciati, finché il tumulto fisico ed emotivo si fu calmato. Poi Nerwen fece per scivolare via da Beriadir, ma lui glielo impedì, continuando a tenerla stretta al petto. La baciò, più e più volte, baci teneri e leggeri.

"È stato stupendo", le mormorò tra un bacio e l'altro, "Mille volte meglio di quanto avevo immaginato in questi giorni."

"Oh?", fece lei, scostandosi e sollevando un sopracciglio con un piccolo sorriso malizioso, "E... lo hai immaginato spesso?"

"Oh sì", ammise lui, ricambiando il sorriso con uno altrettanto malizioso, "Molto spesso..."

Nerwen si rese improvvisamente conto che Beriadir era ancora ben solido, dentro di lei.

"Mi pare che tu non ne abbia avuto abbastanza", osservò con una risatina, stringendo i muscoli interni.

"Ah!", ansimò lui, colto squisitamente di sorpresa da quella mossa, "Direi di no..."

La girò sul dorso ed i loro sospiri d'amore tornarono a riempire la stanza.

Molto più tardi - l'ora di cena era passata da un pezzo - udirono bussare alla porta.

"Chi è?", chiese Nerwen dal letto, dove lei e Beriadir ancora giacevano, abbracciati.

"Sono Arwen, zia", le rispose la voce della nipote.

Nerwen non poteva chiederle attraverso la porta che cosa volesse, sarebbe stato troppo sgarbato; inoltre, non aveva nulla da nascondere.

"Arrivo", rispose dunque. A malincuore, si sciolse dalle braccia di Beriadir e si alzò, prese la sottoveste dalla cassapanca, sopra la quale era riposta assieme al suo abito da casa, e se la infilò rapidamente dalla testa; poi si recò alla porta e l'aprì.

"Scusami, zia Nerwen, ma non ti abbiamo visto a cena e ci chiedevamo se stessi bene", disse Arwen in tono tra il preoccupato e l'interrogativo: l'altra era scarmigliata ed in disordine, e sembrava stanca, ma era sorridente.

"Ehm, sto benissimo", le rispose, "Ho... un ospite", soggiunse, ammiccando. Arwen sgranò gli occhi per la sorpresa, ma poi ricordò che i suoi fratelli le avevano parlato di Beriadir. Ridacchiò:

"Oh, capisco! Perdonami l'interruzione, allora... Vuoi che vi faccia mandare qualcosa da mangiare?"

"Ottima idea, grazie", accettò l'Aini, con gratitudine. Sorridendo, Arwen si congedò ed andò in cerca di Gwilwileth affinché portasse un vassoio con la cena per due persone nella stanza della zia.

Beriadir trascorse la notte con Nerwen; il mattino seguente la lasciò per qualche ora, permettendole così di completare gli ultimi preparativi per la partenza dell'indomani, con l'intesa di trovarsi a casa sua per il pranzo.

Nerwen giunse tardi a colazione, trovando la saletta deserta, anche se ancora apparecchiata; infatti Arwen, immaginando che facilmente avrebbe tardato, aveva lasciato disposizioni in merito.

Dopo aver mangiato, la Istar scese nelle scuderie, dove il giorno prima era stato portato anche il cavallo da soma; quest'ultimo era un robusto castrone piuttosto tozzo, dal manto baio dorato con coda e criniera bionde, di nome Thalion. Dopo il primo momento di sorpresa nel rendersi conto di poter comprendere Nerwen, Thalion l'aveva presa in simpatia, mentre aveva mostrato una certa soggezione nei confronti di Thilgiloth, la quale gli appariva come una regina nei confronti di un umile contadino. La Corsiera aveva un carattere orgoglioso, ma non superbo, e Nerwen era sicura che presto i due avrebbero legato.

Dopo aver controllato sia Thilgiloth che Thalion, la Maia prese accordi con il capo delle scuderie affinché il mattino seguente sellasse l'una e caricasse l'altro delle suppellettili e delle provviste che si sarebbe portata appresso, in modo che fossero pronti a partire non appena lei fosse arrivata.

Poi Nerwen si recò nelle cucine, dove la capocuoca ricevette le sue disposizioni per la preparazione dei pacchi di vettovaglie; infine l'Aini andò in cerca di Nimgil, la Soprintendente di Palazzo - l'equivalente di Lindir a Gran Burrone - che Celeborn aveva incaricato di procurare le suppellettili necessarie al suo viaggio: tenda, coperte, pentolame, ulteriore vestiario di ricambio, e quant'altro potesse tornarle utile.

Durante il suo andirivieni per la dimora arborea, Nerwen incrociò Elrohir, per una volta senza Elladan. Come la vide, il nipote le rivolse un sorriso tanto ampio da rischiare di aprirgli in due la faccia, ma non disse nulla e si limitò a farle l'occhiolino. Del resto, lui ed il gemello si erano già espressi in merito alla sua relazione con Beriadir.

Nerwen apprezzò la sua discrezione e gli sorrise di rimando.

"Ti vedremo oggi a pranzo, zia Nerwen?", Elrohir si limitò ad informarsi. Lei scosse la testa in segno negativo:

"No, Beriadir mi ha invitata da lui."

"Oh? Allora immagino che non ti vedremo neppure per cena...", suppose il principe di Gran Burrone, ma lo disse senza malizia alcuna, solo come constatazione.

"No, vorrei consumare un altro pasto in compagnia dei miei anfitrioni e dei miei nipoti prima di andar via", dichiarò Nerwen, "Non conto la colazione di domattina, perché partirò presto... E non so se trascorrerò la notte qui", aggiunse con un sorriso eloquente.

"Capisco", annuì Elrohir, nuovamente senza malizia, "Passa una buona giornata in compagnia del tuo Beriadir, allora: a stasera."

"A stasera", confermò lei, salutandolo.

Mezzogiorno era passato da poco quando Nerwen salì al flet di Beriadir, dove trascorse tutto il pomeriggio in sua molto piacevole compagnia. Il bell'Elfo Silvano fu alquanto deluso di apprendere che sarebbe tornata a palazzo per la cena, ma si consolò prontamente quando lei gli disse che avrebbe volentieri passato la notte da lui.

"Allora domattina ti accompagnerò al traghetto sul Celebrant", le disse. Nerwen fu lieta d'accettare.

Quando arrivò per la cena, Galadriel accolse Nerwen con un abbraccio.

"Elrohir mi ha raccontato", le mormorò all'orecchio, sorridendo, "Sono felice che tu abbia trovato consolazione nella mia terra."

"Grazie, Galadriel", le rispose Nerwen, senza stupirsi che il nipote avesse confidato la cosa alla padrona di casa: glielo avrebbe detto lei stessa, se avesse avuto l'occasione di vederla durante la mattinata.

Ben presto furono raggiunte dagli altri - Celeborn, Arwen ed i gemelli - e si disposero a cenare. Sapendo che sarebbe stato il pasto di congedo, Galadriel aveva dato istruzioni che fosse particolarmente ricco, praticamente un banchetto: zuppa di funghi, sformato di verdure al formaggio, arrosto di cinghiale, pesce persico grigliato, asparagi lessi, carciofi con cipolle e olive, spinaci in insalata e pisellini al burro, il tutto accompagnato da ottimi vini del Dorwinion. A coronamento, una crostata di ciliegie.

Alla fine, dopo che il tavolo fu sparecchiato, gli inservienti portarono un'elegante bottiglia di cristallo dal collo lungo e stretto, contenente un liquido dorato, e piccoli bicchieri pure di cristallo.

"Questo è miruvor", annunciò Celeborn, "il cordiale prodotto col miele che tu stessa, Lady Nerwen, hai insegnato a fare alla mia dama, tanto tempo fa nel Doriath."

La Maia annuì: ricordava perfettamente. Era un liquore che Yavanna Kementári in persona aveva ideato al Principio dei Tempi, la cui ricetta era nota a ben pochi, nella Terra di Mezzo.

Celeborn in persona versò il cordiale e lo distribuì, partendo dall'ospite d'onore, Nerwen. Poi sollevò il proprio bicchiere:

"Brindiamo affinché il tuo viaggio sia agevole, e che alla fine di esso ti attenda il successo nella tua cerca", disse solennemente. Tutti sollevarono i loro bicchieri, poi bevvero un sorso. Il liquore era dolce e fresco, non troppo forte.

"Vi ringrazio per l'ospitalità e l'aiuto che mi avete offerto, Lord Celeborn e Lady Galadriel", disse allora Nerwen con altrettanta solennità, "e per l'augurio che mi avete fatto. Possa la grazia dei Valar accompagnarvi sempre."

Finito di bere, si alzarono e tutti abbracciarono Nerwen.

"Spero di rivederti presto, zia", mormorò Arwen, gli occhi umidi.

"Lo spero anch'io, nipotina", le rispose l'Aini, intenerita.

Il mattino dopo, come promesso Beriadir accompagnò Nerwen, conducendo per la briglia il proprio cavallo; si recarono prima a palazzo a prendere Thilgiloth, Thalion e Calad, poi percorsero a piedi le strade di Caras Galadhon fino al cancello, dove montarono e si diressero al traghetto, situato all'estremità occidentale della Lingua, il grande prato privo d'alberi, di forma pressoché triangolare, situato alla congiunzione tra l'Anduin ed il Celebrant.

Mentre il traghettatore si occupava di portare i due cavalli lungo il pontile e di farli salire a bordo, Beriadir prese Nerwen tra le braccia e la baciò. Il cuore pesava come un macigno nel suo petto.

"Vorrei che tu potessi rimanere", mormorò, "ma so che devi andare, adesso."

Lei annuì; anche il suo cuore era pesante.

"Conto di tornare", dichiarò sottovoce, "ma non so dirti quando: dipende da che cosa troverò, o non troverò, laddove vado."

L'Elfo tornò a baciarla con fervore.

"Abbi cura di te", la pregò, "Io ti aspetterò."

Angolo dell'autrice:

Finalmente Beriadir è riuscito a far breccia nella resistenza di Nerwen, e come auspicato, le ha fatto ritrovare il sorriso... Thorin e lei non sono destinati assieme, quindi era necessario che lei riuscisse a superare la propria nostalgia, e un aiuto come quello offerto dal bell'Elfo Silvano è certamente ottimo, in questo senso...

Sono davvero molto felice di vedere il numeratore delle letture salire con costanza, e pure con una certa velocità... Davvero la mia storia vi piace così tanto?? Suvvia, fatemelo sapere, lasciatemi due parole di commento ;-)

Lady Angel

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top