Capitolo XVIII: Il Bosco d'Oro
Capitolo XVIII: Il Bosco d'Oro
Il secondo giorno dacché avevano lasciato Rhosgobel raggiunsero una zona paludosa coperta di canne e fiori d'iris, non difficile da attraversare; ciò non di meno, preferirono aggirarla, ed Elladan spiegò a Nerwen che quel posto, chiamato Campi Iridati, era stato teatro dell'uccisione di Isildur ad opera degli Orchi, ed era il luogo dove era andato perduto l'Unico Anello, che egli aveva tagliato dalla mano di Sauron. Nerwen fu percorsa da un brivido freddo e fu lieta che avessero deciso di farne il giro piuttosto che passarvi attraverso: quel luogo conservava memorie nefaste.
Tre giorni più tardi, nel primo pomeriggio la piccola compagnia partita da Gran Burrone giunse in vista del confine settentrionale del regno di Galadriel e Celeborn. Calad, che volava alta sopra di loro ma non molto più avanti, scese in picchiata per avvicinarsi a Nerwen, che si affrettò ad infilarsi il guanto per permetterle di posarsi.
Prima o poi si schianterà a terra, commentò Thilgiloth divertita, ma anche vagamente inquieta: le due kelvar erano diventate buone amiche, proprio come si era augurata Nerwen, e si preoccupavano l'una per l'altra. Nerwen mandò un pensiero rassicurante alla Corsiera: la velocità di volo era caratteristica dei rapaci, e dei falchi calë in particolare.
Non ho mai visto alberi così enormi! , esclamò Calad, meravigliata, trasmettendole quello che i suoi occhi acutissimi avevano visto. Nonostante che in Aman esistessero alberi giganteschi, alti più di centocinquanta metri e vecchi di migliaia d'anni - nel suo giardino ne crescevano un paio - anche Nerwen rimase impressionata: questi erano appena di poco più piccoli, sia per altezza che per circonferenza.
Avvicinandosi, ne riconobbe la varietà: erano alberi di mallorn, dalla corteccia liscia ed argentea simile a quella delle betulle, con foglie verdi sopra ed argentee sotto.
La vasta foresta dimora dei Galadhrim, o Popolo degli Alberi, sorgeva nell'angolo formato dalla confluenza del Celebrant con l'Anduin; la capitale, Caras Galadhon, sorgeva su un'alta collina ad una quindicina di chilometri dall'incontro dei due fiumi, ben addentro alla copertura arborea, ed era sede degli alberi più grandi di tutto il bosco.
Elrohir fece un cenno al comandante del gruppo armato, che spiegò il vessillo di Gran Burrone, uno stendardo azzurro con una grande stella d'argento (*). Quando furono giunti a distanza di voce dai primi mellyrn si fermarono, e soltanto il portabandiera avanzò di alcune altre decine di metri.
"I figli di Lord Elrond, Sire di Imladris, salutano i Galadhrim!", gridò con voce forte e chiara.
Da dietro i tronchi dalla corteccia chiara spuntarono improvvisamente due dozzine di Elfi, abbigliati di un colore grigio argenteo che assumeva sfumature di verde, perfettamente mimetizzato nei colori della foresta. Le chiome in maggioranza corvine affermavano manifestamente la loro discendenza dagli antichi Teleri che avevano intrapreso il lungo viaggio da Cuiviénen verso le Terre Immortali, ma che si erano fermati durante la strada, divenendo i Nandor, gli Elfi Silvani. Nel gruppo c'erano anche alcuni Elfi dai capelli bruni, certamente di stirpe noldorin; uno soltanto esibiva una capigliatura bionda, dichiarando antenati tra i Vanyar. Fu costui a far cenno a tutti di abbassare i grandi archi di tasso, dalle frecce incoccate e puntate verso gli stranieri, palesandosi così il capo della pattuglia.
I gemelli lo riconobbero e sorrisero, dando di tallone ai cavalli per avvicinarsi.
"Haldir, vecchio amico!", lo salutò Elrohir, smontando per stringergli il polso alla maniera sindarin. Haldir contraccambiò sorridendo la stretta, facendo poi lo stesso con Elladan.
"Salve, e bentornati a Lórien", li accolse cordialmente; il suo accento era lievemente diverso da quello di Gran Burrone, che del resto era a sua volta diverso da quello dei Porti Grigi.
Haldir guardò con aria interrogativa Nerwen, che si era a sua volta avvicinata in sella a Thilgiloth. Elrohir la invitò a scendere, e quando si fu portata accanto a loro, fece formali presentazioni:
"Haldir, questa è Nerwen la Verde, parente di nostro padre; Lady Nerwen, ti presento Haldir dei Galadhrim, capitano delle guardie di frontiera."
Haldir s'inchinò profondamente:
"Onorato di conoscervi, mia signora", dichiarò.
"L'onore è mio, capitano Haldir", ricambiò lei.
"Vi stavamo aspettando", disse poi l'Elfo biondo, guardandoli, "Messaggi sono giunti da Imladris a Lady Galadriel alcuni giorni or sono, preannunciando il vostro arrivo."
La cosa non sorprese Nerwen, che sapeva come Elrond e Galadriel, tramite il potere di Vilya e di Nenya, fossero in grado di parlarsi mentalmente anche a grande distanza; una capacità che però Narya non possedeva, escludendo quindi Mithrandir dalle comunicazioni.
"Sono di pattuglia per un altro paio di giorni", disse ancora Haldir, "Vi farò accompagnare a Caras Galadhon da due dei miei; appena sarò rientrato verrò a trovarvi."
"Ottimo!", replicò Elladan, "Così ci racconti come vanno le cose con quella graziosa biondina, Ireth..."
A Haldir s'illuminarono gli occhi come due stelle, sentendo nominare quella che evidentemente era la sua innamorata, ma essendo di carattere alquanto riservato, non fece commenti.
"Beriadir!", chiamò, voltandosi, e dal gruppo si staccò un Noldo assai alto, che si avvicinò rapidamente. I suoi occhi, di un profondissimo blu, si posarono su Nerwen ed indugiarono su di lei un momento in più del necessario; colpita da quello sguardo, in cui si leggeva aperta ammirazione, la Maia lo contraccambiò, pensando che era davvero molto attraente.
"Scorta i nostri amici di Imladris all'alloggio che è stato loro preparato", lo istruì Haldir, "Prendi con te Glinnel. Poi rimanete pure là, dato che il vostro turno sarà praticamente finito."
Da quel punto, infatti, Caras Galadhon distava una quarantina di chilometri, che avrebbero dovuto percorrere al passo, dato che le loro guide erano appiedate, cosa che significava almeno otto ore di cammino. Data l'ora, non vi sarebbero giunti prima di notte; avrebbero quindi dormito all'aperto, ed il loro arrivo sarebbe stato nella tarda mattinata del giorno seguente.
Ad un suo cenno, un'Elfa slanciata dai capelli corvini venne ad affiancarsi a Beriadir; come gli altri, era abbigliata con tunica e calzamaglia e portava un grande arco a tracolla. Sorrise cordialmente al gruppo proveniente da Gran Burrone.
"Allora ci vediamo là", si congedò Haldir, tornando ad inchinarsi davanti a Nerwen ed a stringere i polsi dei figli di Elrond.
"A presto, arrivederci", lo salutarono i gemelli.
Nerwen chiamò Calad, che scese rapidamente ed andò a posarsi sulla sella di Thilgiloth. I Galadhrim osservarono la sua manovra con curiosità: non era comune che un falco si accomodasse con tanto agio in groppa ad un cavallo. Era evidente che i due animali avevano una grande confidenza l'uno con l'altro.
"Temo che stavolta sarai costretta a venire con noi nel bosco", disse la Istar, rivolta alla rapace, "ma mi hanno detto che ci sono grandi radure, dove potrai volare con agio."
Calad scrollò la fiera testa con aria di deplorazione.
E va bene, se è proprio necessario, mi adatterò, disse, con una certa grazia sebbene fosse alquanto di malumore, data la sua avversione per le foreste.
Gli Elfi di Lórien si meravigliarono solo per un istante: dopotutto, Nerwen era stata presentata come una Istar, e tutti loro conoscevano Radagast, che notoriamente comunicava con gli animali.
Il resto del gruppo proveniente da Imladris smontò; con un ultimo saluto a Haldir ed ai componenti della sua pattuglia, si addentrarono tra gli alberi alti e snelli tenendo i loro cavalli per le briglie.
Procedettero per lo più in silenzio, facendo occasionalmente qualche osservazione su ciò che li circondava. Nerwen era molto lieta del fatto che tra non molto avrebbe ritrovato Galadriel, sua vecchia conoscenza risalente a Valinor; l'aveva vista diverse volte a Menegroth, durante le sue visite da Melian, ma l'ultimo loro incontro risaliva a prima della Guerra d'Ira, perché Galadriel e Celeborn avevano lasciato il Doriath alla volta di Nargothrond, il regno di uno dei fratelli di lei, Finrod. Assai simili caratterialmente, essendo entrambe forti e determinate, ponderate eppur capaci di infinita allegria, Nerwen e Galadriel erano state buone amiche - seppure non propriamente intime - finché quest'ultima aveva abitato nelle Terre Imperiture; sebbene dopo il furto dei Silmarilli ad opera di Morgoth la bionda Elda avesse scelto l'esilio volontario sulla Riva di Qua, l'amicizia era perdurata durante Prima Era; ed anche se erano trascorsi migliaia di anni, Nerwen non dubitava che tale amicizia fosse rimasta intatta, e che l'avrebbero quindi agevolmente ritrovata non appena si fossero riviste.
Quanto a Celeborn, il marito di Galadriel, Nerwen lo conosceva abbastanza bene, e ne aveva un grande rispetto: era l'unico Elda che, per statura morale ed intellettuale, poteva stare alla pari con Galadriel, considerata la più grande e la più saggia tra i Noldor. Celeborn era parente di Thingol e come lui apparteneva alla stirpe reale dei Teleri, caratterizzata dal colore argenteo dei capelli; aveva incontrato Galadriel nel Doriath, quando vi era giunta dopo aver lasciato Valinor, e qui i due si erano innamorati e sposati.
Nerwen si riscosse dai suoi ricordi quando notò che Beriadir aveva lasciato Glinnel a condurre da sola il gruppo e le si era avvicinato.
"Perdonate la curiosità, mia signora", l'apostrofò, "Ho sentito Lord Elrohir presentarvi al capitano Haldir come Nerwen la Verde, e ciò ha palesato la vostra appartenenza all'Ordine degli Istari; ma credevo che vi facessero parte soltanto uomini."
Che peraltro non erano affatto Uomini, anche se ne avevano l'apparenza, pensò Nerwen; ma non lo disse, perché erano ben pochi coloro che conoscevano la vera natura degli Stregoni.
"Sono l'unica donna, infatti", confermò, "e ne faccio parte da poco, sebbene io li conosca tutti da molti anni. Sono buona amica di Mithrandir", soggiunse, sapendo che lo Stregone Grigio era assai benvoluto anche lì a Lórien.
Beriadir annuì:
"Capisco..."
L'Elfo Silvano era rimasto molto affascinato da Nerwen e la sua domanda era stata una scusa per avviare una conversazione, ma pur non essendo mai stato particolarmente timido con l'altro sesso, si trovava improvvisamente a corto d'argomenti. Poi lo sguardo gli cadde su Calad, ancora appollaiata sulla sella di Thilgiloth.
"Mi piacciono molto i rapaci", disse, "Qui nel bosco vivono gufi, civette e barbagianni; da ragazzo avevo un gufo reale col quale mi dilettavo ad andare a caccia. Si chiamava Erannad."
"Lei è un falco calë", gli rivelò Nerwen, "e si chiama Calad. È la mia vedetta, e quando è andata in avanscoperta e ha visto i mellyrn ne è stata molto impressionata. Lo sono anch'io, a dire il vero: non ho mai visto alberi così grandi, nella Terra di Mezzo."
Era vero: neppure le scomparse grandi foreste del Beleriand avevano potuto vantare piante tanto gigantesche, se non poche eccezioni come Hírilorn, l'immenso faggio dal tronco tripartito dove Thingol aveva imprigionato Lúthien nel vano tentativo di impedirle di aiutare Beren nella ricerca del Silmaril che gli aveva chiesto in cambio della sua mano.
Beriadir, che era molto fiero della sua patria, fu compiaciuto dell'ammirazione dichiarata da Nerwen.
"Lórien è l'unico posto nella Terra di Mezzo dove crescono", le raccontò, ignaro che lei già lo sapesse, avendolo appreso dalle sue ricerche ai Porti Grigi, "In autunno le foglie assumono un colore dorato e non cadono fino a primavera, quando spuntano quelle nuove; ed anche i suoi fiori, che spuntano in aprile, sono d'oro. È per questo che viene soprannominato Bosco d'Oro."
"Dev'essere uno spettacolo", commentò Nerwen, con sincerità. C'erano molti mellyrn a Tol Eressëa, la grande isola di fronte al Calacirya, ma non formavano un bosco perché crescevano sparsi, solitari o a gruppi di tre o quattro esemplari.
"Sì, lo è veramente", confermò Beriadir, annuendo con un sorriso.
"Sei nato qui, Beriadir?", gli chiese lei, curiosa di apprendere come un Noldo fosse finito tra gli Elfi Silvani.
"Sì; ma mio padre è nato a Valinor e fa parte della casata di Finarfin. Mia madre invece è del popolo dei Nandor."
Finarfin, il padre di Galadriel, era l'Alto Re dei Noldor, che a Valinor dimorava a Tirion sul verde colle di Túna. Nerwen lo conosceva bene; a differenza dei figli - Galadriel ed i suoi tre fratelli - non era partito per la Terra di Mezzo dopo il furto dei Silmarilli ad opera di Morgoth; e pur avendo partecipato alla Guerra d'Ira, che alla fine aveva sconfitto l'Oscuro Nemico, dopo la battaglia era tornato nelle Terre Imperiture, sicché sua figlia, che a quel tempo aveva già lasciato il Beleriand con Celeborn e che era l'unica della sua discendenza sopravvissuta fino alla Terza Era, non lo vedeva da quando se n'era andata da Valinor.
"Vivono a Caras Galadhon?", domandò Nerwen.
"No, abitano lungo il Celebrant, a qualche chilometro dalla città; mio padre è considerato il miglior costruttore di barche di tutta Lórien..."
Le ore seguenti trascorsero in un battibaleno, per Nerwen, che in Beriadir trovò un conversatore assai gradevole, brillante e divertente. Apprese così come Galadriel e Celeborn fossero diventati i Signori di Lothlórien, pur non essendo della stessa stirpe dei Galadhrim: Amdír, il fondatore e re di Lórinand - il nome originario, che significava valle dorata - era perito durante la battaglia di Dagorlad, quando Sauron era stato sconfitto dall'Ultima Alleanza, ed il suo regno era quindi passato al suo unico figlio, Amroth, il quale però aveva deciso di abbandonarlo per recarsi oltre il Grande Mare con la sua innamorata Nimrodel. Rimasti senza una guida, il Galadhrim avevano proclamato loro signori Galadriel e Celeborn; per questo dunque essi non si fregiavano del titolo di re e regina. Galadriel aveva ribattezzato il luogo in onore del posto dove aveva abitato in Valinor, Lórien, dimora del Vala Irmo, il Signore delle Visioni e dei Sogni.
Quando sostarono brevemente per riposarsi e rifocillarsi, Beriadir si scusò con Nerwen e raggiunse Glinnel per parlare della strada ancora da percorrere. Elrohir si avvicinò alla Istar e le fece l'occhiolino:
"Vedo che hai fatto una conquista, zia Nerwen", osservò divertito. Lei si mise a ridere:
"Oh, andiamo, mi ha appena incontrata!"
"E allora? Si può rimaner fulminati al primo sguardo, non lo sai?", ribatté briosamente il principe di Gran Burrone. Nerwen ammutolì: lo sapeva, sì. Lo sapeva fin troppo bene, perché era esattamente quello che era accaduto a lei e a Thorin. Solo che stavolta non contraccambiava allo stesso modo - ammesso e non concesso che il nipote avesse ragione - l'interesse di Beriadir. Era molto attraente, certo, ma non sentiva per lui quello che aveva sentito per il principe Nano... Dubitava che si sarebbe mai più sentita così.
Ripresero il cammino, deviando leggermente verso ovest; Beriadir, che venne nuovamente ad affiancarsi a Nerwen - con sommo divertimento di Elrohir e pure di Elladan, messo sull'avviso dal gemello di quanto secondo lui stava accadendo - spiegò che prima del tramonto avrebbero raggiunto un flet, un rifugio arboreo tipicamente galadhrim, dove potevano agevolmente trascorrere la notte.
Fu così che verso sera raggiunsero un piccolo rialzo del terreno dove, tra i rami di due alberi vicini, erano costruite delle piattaforme.
Glinnel spiccò un balzo ed afferrò uno dei rami più bassi, poi con un'agile giravolta vi salì sopra, cominciando ad arrampicarsi sull'albero e scomparendo nel foro centrale della piattaforma. Poco dopo, una scaletta di corda venne calata lungo il tronco e l'Elfa ridiscese.
"Lasciate pure i vostri cavalli, qui sono perfettamente al sicuro", suggerì a tutti quanti, "poi potete salire, qui o sull'altro mallorn."
Beriadir frattanto si era arrampicato su quest'ultimo, ed in quel momento ne stava calando la scaletta per permettere l'accesso al flet. Questo era più piccolo di circa la metà del primo, pertanto venne deciso che i componenti della scorta armata sarebbero saliti su quello più grande, mentre Nerwen, Elladan, Elrohir, Glinnel e Beriadir avrebbero dormito su questo.
Consumarono la cena, usando i viveri portati da Imladris: frutta disseccata, formaggio stagionato e strisce di carne salata. I due Elfi Silvani offrirono lembas, un particolare tipo di galletta molto nutriente la cui ricetta, nei Tempi Remoti, Melian aveva dato a Galadriel, e di cui i Galadhrim facevano grande uso; ed acqua fresca, proveniente da una sorgente poco lontana.
Dopo cena, chiacchierarono per un po', mentre la luce scemava e si faceva buio; poi si avvolsero nelle loro coperte e dormirono fino al mattino.
Raggiunsero Caras Galadhon un'ora abbondante prima di mezzodì, provenendo da nord-est; l'unico accesso era il grande cancello che si apriva sul lato meridionale della cinta protettiva della città arborea, un alto terrapieno a sua volta contornato da un fossato colmo d'acqua. Aggirarono quindi un buon terzo del vallo circolare, superarono il ponte davanti ai cancelli - che erano perennemente aperti, ma che un meccanismo avrebbe permesso di chiudere assai rapidamente in caso di necessità - e si avviarono lungo il sentiero che, con molte curve, si arrampicava lungo i fianchi del grande colle verso l'albero di mallorn più imponente di tutti, di cui neppure a Tol Eressëa esisteva uguale, posto quasi esattamente al centro della città e che ospitava il palazzo di Celeborn e Galadriel. Giunti ai piedi dell'immenso albero, si avvidero che erano attesi, perché degli stallieri vennero a prendere i cavalli dei nuovi venuti, assicurando loro che avrebbero fatto portare al più presto i loro bagagli negli alloggi che sarebbero stati loro assegnati.
Calad, sempre appollaiata sulla sella di Thilgiloth, guardò Nerwen con perplessità:
E adesso dove vado?
La Maia rifletté un istante: non le sembrava opportuno portarla subito a palazzo, né farla andare nelle stalle con i cavalli. Poi si ricordò che Beriadir le aveva raccontato di aver avuto un gufo reale: naturalmente non era proprio la stessa cosa, ma si trattava pur sempre di un rapace.
Che ne dici se chiedo a Beriadir di ospitarti per qualche ora, finché non saprò dove alloggio e ti vengo a prendere?, chiese alla falchetta.
Calad sbatté le ali in segno d'assenso:
Costui ha un atteggiamento favorevole verso di te, per cui penso che vada bene.
Era il suo modo di dire che aveva notato come Nerwen piacesse all'Elfo Silvano. Nerwen represse una smorfia, senza sapere se si sentiva esasperata o divertita dalla situazione, e si rivolse a Beriadir:
"Posso chiederti il favore di ospitare Calad per qualche ora? Il tempo di apprendere dove alloggerò, poi verrò a prenderla."
L'Elfo si inchinò:
"Qualsiasi cosa per voi, Lady Nerwen."
Elrohir, proprio a fianco della Istar, si girò dall'altra parte per nascondere un sorrisetto: Beriadir era proprio perso, pensò. Sperò che la zia decidesse di contraccambiare il suo interesse: l'aveva vista molto sola, durante i mesi della sua permanenza a Gran Burrone, ed anche se lei gli aveva spiegato la vera natura del suo rapporto con Glorfindel, si chiedeva perché mai non avesse pensato di accompagnarsi a lui per alleviare, anche se solo momentaneamente, la solitudine che le vedeva nel cuore.
"Temo però che il mio guanto da falconiere sia troppo piccolo per te", stava dicendo Nerwen, ignara dei pensieri del nipote. Beriadir si slacciò il mantello e se lo avvolse rapidamente sul braccio, che poi allungò verso Calad in un gesto d'invito. La falchetta si sollevò in volo e venne a posarsi con leggerezza sull'avambraccio dell'Elfo.
"Salve, Calad", la salutò Beriadir, e lei gli rispose col suo tipico verso kek-kek-kek: l'Elfo Silvano sorrise, poi tornò a rivolgersi a Nerwen:
"Io abito nella Terza Strada, ottavo mallorn a destra; sull'insegna c'è il mio nome, Beriadir Cairtanion."
"Molto bene..."
Frattanto alcuni inservienti avevano indicato alla scorta di Gran Burrone di seguirli negli alloggi a loro assegnati, mentre una dignitaria di corte era venuta ad accogliere i figli di Elrond e la loro parente:
"Benvenuti, mia signora e miei signori: Lord Celeborn e Lady Galadriel vi attendono", disse loro con un grazioso inchino, "Sono Nimgil, Soprintendente di Palazzo", si presentò poi a Nerwen - ovviamente Elrohir ed Elladan la conoscevano dalle loro visite precedenti.
Beriadir si rivolse a Nerwen ed ai gemelli:
"Ci salutiamo qui, per il momento", disse con un inchino, imitato da Glinnel, "Spero di rivedervi presto, tutti e tre."
Lanciò una rapida occhiata a Nerwen, che gli sorrise, poi lui e l'Elfa si girarono e si allontanarono.
"Quello vuol rivedere soltanto zia Nerwen, non certo noi", sussurrò Elrohir ad Elladan, che gli strizzò un occhio, concorde.
"Guarda che ti ho sentito, impertinente di un nipote!", lo redarguì Nerwen, ma non poté fare a meno di ridacchiare.
Nimgil li invitò a seguirla, ed i tre le si accodarono, cominciando a salire la lunga scala che si arrampicava sul gigantesco mallorn, avvoltolandosi in una spirale destrorsa attorno allo smisurato tronco. Molti metri più in alto, passarono attraverso il foro della grande piattaforma su cui era costruito il palazzo ed entrarono nel palazzo arboreo, residenza di Galadriel e di Celeborn, Signori di Lothlórien.
(*) in realtà non so quale siano le insegne di Gran Burrone; ho trovato questa rappresentazione in un'immagine su internet e m'è piaciuta, ma se qualcuno conosce quella giusta, me lo faccia sapere che correggo la descrizione...
Angolo dell'autrice:
Tra i regni elfici immaginati da Tolkien in tutti i suoi racconti, Lothlórien è senz'altro il mio preferito, per due motivi: il primo, perché si tratta di un reame in mezzo alla natura, ed io amo moltissimo la natura - non è un caso che Nerwen sia la Signora del Verde; inoltre, Lórien è la residenza di Galadriel, il mio personaggio femminile preferito del tolkienverso, per cui lo stesso Professore nutriva grande ammirazione. Preparatevi quindi ad un certo numero di capitoli ambientati nel Bosco d'Oro. ;-)
Chissà se un nuovo corteggiatore riuscirà a riportare il sorriso sulle labbra di Nerwen? Non sarà certamente facile, per Beriadir, far breccia nel cuore malinconico della Istar...
Non mi stanco mai di ringraziare chi mi sta seguendo con tanta attenzione: addirittura succede che, quando carico un capitolo, dopo pochi minuti soltanto il numeratore comincia a contare! Non sapete quanto la cosa mi emozioni e mi lusinghi, pertanto: grazie, grazie, grazie! Anche se non lasciate un commento, so che ci siete.
Il grazie più grande va, come sempre, alla mia adorata Heaven Tonight, la Maga dell'html, che con infinita pazienza mi asseconda nei miei deliri non solo tolkeniani: socia ti adorooooo!!!! XD
Lady Angel
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