Capitolo XVI: Nel regno di Elrond
Capitolo XVI: Nel regno di Elrond
A cena, Nerwen ebbe l'opportunità dopo moltissimo tempo di incontrare nuovamente Glorfindel. L'Alto Signore elfico si avvicinò subito alla Istar.
"Nerwen Laiheri, è un piacere immenso rivederti", le disse galantemente, chinandosi a baciarle la mano, "Mi hanno appena informato della tua presenza, altrimenti sarei venuto prima a salutarti."
Nerwen dovette guardarlo da sotto in su: se Elrond era alto, Glorfindel era altissimo, superando il metro e novanta; i suoi lunghi capelli dorati splendevano alla luce delle lampade che illuminavano la sala.
"Felice di rivederti, Glorfindel", dichiarò con un sorriso: quel Vanya di nobilissima schiatta le era sempre piaciuto, anche se tra loro non c'era mai stato null'altro che sorrisi e sguardi ammiccanti, "ma ora sono soltanto Nerwen la Verde, dell'Ordine degli Istari", soggiunse.
Glorfindel si mostrò non meno colpito degli altri commensali alcune ore prima.
"Una Istar!", esclamò, "Non pensavo ne giungessero altri..."
"È quel che ho detto anch'io", osservò Elrond, divertito: lui ed il suo generale spesso agivano o parlavano specularmente, dopo tutti i secoli che si conoscevano. Erano come avrebbero potuto essere lui ed Elros, se il gemello avesse scelto la vita dei Primogeniti come lui.
"Come gli altri, anch'io sono qui su incarico dei Valar", spiegò Nerwen a bassa voce, "Cerco gli Ent, ma sembra che nessuno ne sappia nulla: né Mithrandir, né Tom Bombadil, né Lord Elrond."
"Se un grande sapiente come Lord Elrond non ti ha potuto dir qualcosa di loro", dichiarò Glorfindel in tono rammaricato, "men che meno posso io, che mi son sempre curato molto più delle armi che dei libri..."
In quella vennero raggiunti da Elladan ed Elrohir.
"Ben ritrovata, zia Nerwen", la salutarono, apostrofandola come lei aveva loro chiesto; Glorfindel inarcò un sopracciglio, perplesso, prima di ricordare la loro parentela, "Estel ci ha raccontato d'averti incontrata, oggi pomeriggio", proseguì Elladan - sì, doveva essere lui, decise Nerwen, non ancora interamente certa su come distinguere i due gemelli.
"Gli hai fatto una gran impressione, era tutto un ciarlare eccitato di quanto bella tu fossi", aggiunse Elrohir ridendo, completando la frase del fratello, come accadeva spesso tra loro. Anche Nerwen rise:
"Non credevo d'avergli fatto tanta impressione... Dici sul serio?"
"Sì, e non posso dargli torto", confermò Elladan, strizzandole un occhio, "Se non fossi mia zia, ti corteggerei volentieri."
"Elladan!", finse di rimproverarlo Elrond sollevando un sopracciglio, ben consapevole che era soltanto una battuta scherzosa, "Non mancare di rispetto a Lady Nerwen!"
Risero tutti, ma Nerwen notò Elladan scoccare un'occhiata di sguincio ad una bella Elfa dai capelli castano ramati che era ferma a pochi passi da loro, immersa in una conversazione con altre giovani dame; come percependo il suo sguardo, l'Elfa girò la testa ed incrociò lo sguardo del principe, arrossì e si affrettò a tornare a rivolgersi alle amiche.
Nerwen soppresse un sorriso: quei due si piacevano, ma non avevano ancora trovato il coraggio di esprimersi, o forse non avevano ancora capito la natura della loro attrazione, se era per sempre oppure soltanto per una compagnia momentanea, e quindi non sapevano bene come comportarsi.
Quando ebbero finito di cenare, i commensali si trasferirono nel Salone del Fuoco. Gilriel si avvicinò a Nerwen per informarsi se voleva qualcosa da bere, e la Maia domandò del sidro dolce, che l'esile Elfa bionda le portò subito, per poi sedersi dietro di lei, a sua disposizione. Nerwen non era molto abituata ad avere un'ancella sempre pronta ai suoi ordini, e si sentiva un po' a disagio; ma quella era l'usanza nelle corti elfiche, come aveva appreso ai Porti Grigi da Círdan, per gli ospiti di gran riguardo come lei, e rifiutarlo sarebbe stato offensivo nei confronti del padrone di casa.
Glorfindel venne a sedersi accanto a lei, così come aveva fatto a tavola. Anche lui reggeva una coppa con del liquido dorato, forse vino, forse sidro come quello di Nerwen.
Ansiosi di farle compagnia, da buoni nipoti, Elrohir ed Elladan vennero anche loro a sedersi con lei.
Assistettero così all'esibizione di un trio di musicisti, uno dei quali era Lindir: un'arpa, un flauto ed un tamburello, che suonarono alcuni brani dolci ed armoniosi. Poi fu la volta di un bardo, che strimpellando la lira narrò della creazione dei Due Alberi, Laurelin e Telperion, che prima di Sole e Luna illuminavano Arda. Nerwen, che aveva avuto una piccola parte nella loro realizzazione ad opera di Yavanna, si emozionò molto: dopo tutti quei millenni, la distruzione perpetrata su di essi da Morgoth ancora l'addolorava, né mai avrebbe cessato di farlo perché, in tutta la Storia di Arda, mai si erano visti due olvar di tale bellezza, grazia e splendore.
Ci fu poi una pausa, dove si svilupparono le conversazioni; senza rendersene conto, Nerwen e Glorfindel ripresero il loro antico gioco fatto di sguardi e di sorrisi, ritrovando l'affiatamento che li aveva uniti così tanti anni prima; ma sapevano entrambi che non si sarebbero spinti oltre, perché tra loro non c'era vera attrazione, soltanto una grande intesa.
Poi degli altri musici presero posto sul piccolo palco ed attaccarono una gavotta dal ritmo moderato, ed alcune coppie di ballerini si esibirono con movimenti leggiadri; tra loro c'era anche la bella Elfa dalla chioma castano ramata che pareva suscitar l'interesse di Elladan. Difatti il principe non le tolse gli occhi di dosso per tutta l'esibizione, e quando terminò, applaudì in modo più enfatico del solito. Nerwen decise d'impulso di far qualcosa e si sporse verso di lui.
"È molto brava, quella bella rossina. Chi è?"
"Si chiama Gaerwen", le rispose Elladan, "È la figlia di Lady Míriel, la Prima Consigliera di mio padre."
"Anche a me piace molto ballare, ma non conosco le danze che si usano qui... Che dici, potrebbe esser disposta a insegnarmi?"
"Puoi chiederglielo anche subito", sorrise Elladan, senza immaginare che era soltanto una scusa per farli stare insieme: sarebbero loro occorsi dei cavalieri, e lei aveva in mente di coinvolgere entrambi i gemelli, per poi ballare soltanto con Elrohir, ovviamente...
Il principe si alzò e porse la mano a Nerwen per aiutarla ad alzarsi, poi la condusse dalla fanciulla dai capelli castano fulvo.
"Zia, ti presento Gaerwen", le introdusse poi formalmente, "Gaerwen, questa è mia zia, Nerwen la Verde."
Gaerwen si esibì in un inchino.
"Onorata di conoscervi, Lady Nerwen", dichiarò sorridendo, e l'altra notò che aveva dei bellissimi occhi dello stesso tenero verde delle foglie appena spuntate.
"Altrettanto, Gaerwen", ricambiò la Istar, "Ho visto che sei molto brava con la danza, e siccome anche a me piace molto ballare, ma non conosco le danze di qui, mi chiedevo se saresti disposta a darmi delle lezioni..."
"Molto volentieri!", rispose l'altra, con genuino entusiasmo, "Dovremo però trovare dei cavalieri..."
Era quello che aspettava Nerwen, che colse la palla al balzo:
"Elladan, che ne dici? Ti presteresti?"
Sorpreso, il principe ci mise un istante prima di rispondere:
"Ma certo! Mi piace ballare. E piace anche a mio fratello: gli vado a chiedere se vuole unirsi a noi."
Nerwen stette attenta a non mostrare troppo il proprio compiacimento: il suo piano era perfettamente riuscito, con l'inconsapevole complicità dei diretti interessati.
Elrohir fu lieto di unirsi alla compagnia e di fare da quarto elemento, così stabilirono che la prima lezione si sarebbe tenuta l'indomani nel primo pomeriggio.
Il mattino seguente, Nerwen si recò nella biblioteca di Elrond; la sua collezione di libri e pergamene era in assoluto la più grande e completa di tutta Ennor, le assicurò Doronel, la bibliotecaria; neppure la rinomata biblioteca di Minas Tirith, la capitale di Gondor, reggeva il confronto.
"Sai se ci sono testi che parlano degli Ent?", le chiese la Istar. Doronel annuì:
"Non molti, e soltanto accenni. Te li cerco..."
Dimostrando una memoria formidabile, la bibliotecaria andò a colpo sicuro a frugare in alcuni scaffali, riportandone due libri e quattro pergamene.
"Risalgono tutti alla Seconda Era", le rivelò, "tranne questa pergamena, che giunge direttamente da Gondolin. È stata redatta da re Turgon in persona, che a quanto riferisce li ha incontrati nel Dorthonion..."
I documenti erano tutti perfettamente conservati da un incantesimo di preservazione, che sospendeva il degrado dei materiali deperibili di cui erano fatti tomi e rotoli. Ora Doronel lo sciolse per consegnarli a Nerwen, che la ringraziò.
Poiché quando si immergeva nella lettura perdeva facilmente la nozione del tempo, la Istar chiese alla bibliotecaria di avvisarla quando fosse giunto mezzodì; poi si sedette su una comoda poltrona dall'alto schienale, appositamente posizionata accanto ad una grande finestra, e si mise a studiare gli incartamenti.
Consultò subito la pergamena di Turgon; il re di Gondolin, la Città Nascosta situata tra i monti a nord del Doriath, aveva incontrato gli Onodrim nelle foreste dell'altipiano del Dorthonion, prima che Morgoth lo invadesse e lo rendesse un luogo di oscurità e terrore, cosa che indubbiamente indusse i Pastori degli Alberi ad abbandonare la regione ed a cercar rifugio altrove; dove, tuttavia, Turgon non sapeva dire.
Non era molto, comunque era pur sempre meglio di nulla, e se non altro costituiva un inizio. Poiché il Beleriand era sprofondato nelle acque del Grande Mare in seguito alla Guerra d'Ira, gli Ent dovevano essersi trasferiti a est degli Ered Luin, che al tempo costituivano il confine orientale del Beleriand: erano sicuramente sopravvissuti a quello sconvolgimento, altrimenti Yavanna, la loro creatrice, ne avrebbe percepito la scomparsa.
Infatti, passando agli altri documenti, che erano posteriori alla pergamena redatta da Turgon, Nerwen trovò accenni a luoghi dove erano stati avvistati alberi che camminavano e parlavano, chiamandoli ora col nuovo nome di Ent. Dalla descrizione della collocazione di uno di questi luoghi, Nerwen dedusse che si trattasse della Contea, dove la Vecchia Foresta costituiva l'ultimo residuo di una sterminata selva che un tempo ricopriva tutto il territorio che andava dagli Ered Luin agli Hithaeglir - Monti Azzurri e Montagne Nebbiose, in Lingua Corrente. Un altro certamente doveva essere Eryn Galen, il Boscoverde ora chiamato Bosco Atro, oltre le Montagne Nebbiose; gli altri non erano descritti in modo sufficientemente dettagliato e Nerwen non riuscì a comprendere dove si trovassero.
Ad ogni modo, ora gli Ent non si trovavano più nella Vecchia Foresta, altrimenti Tom Bombadil l'avrebbe saputo; né vivevano nel Bosco Atro, diversamente Elrond, che intratteneva stretti rapporti con Thranduil, re degli Elfi Silvani che lì abitavano, ne sarebbe stato al corrente.
Mezzodì giunse, e Nerwen interruppe lo studio dei documenti per andare a pranzo; poi fu tempo della sua prima lezione di ballo. Elrohir ed Elladan la condussero in una sala del palazzo dove li attendeva Gaerwen ed una sua amica, Lasseriel, che suonava la ghironda ed avrebbe loro fornito il necessario supporto musicale.
Cominciarono con due passi base, che Nerwen apprese immediatamente data la loro semplicità, e poi passarono alla prima danza; la Maia fu svelta ad accaparrarsi Elrohir come cavaliere, in pratica costringendo Gaerwen a rivolgersi a Elladan.
"Impari molto rapidamente, Lady Nerwen", osservò compiaciuta l'insegnante, a lezione finita, "Se continui così, sarai in grado di ballare buona parte delle danze della festa per il genetliaco del re..."
Elrond avrebbe infatti compiuto gli anni di lì a poche settimane.
"Beh, sono avvantaggiata dal fatto che le danze di qui non sono poi tanto diverse da quelle che già conosco", ammise Nerwen.
"Sarà, ma certune si muovono come pezzi di legno anche dopo cent'anni", rise Elrohir, "Tu invece sembri una libellula appena dopo due passi, non faccio alcuna fatica a condurti..."
Nerwen non si fermò alla consultazione dei pochi documenti che contenevano riferimenti espliciti agli Ent: metodicamente, si mise a cercare ogni accenno che potesse anche vagamente ricondurre a loro, includendo anche favole, miti e leggende, passando al setaccio uno per uno ogni documento, grande o piccolo, antico o recente, redatto da Elfi, Nani o Uomini, contenuto negli scaffali della biblioteca.
Il secondo giorno di ricerca, ebbe la gradita sorpresa di trovare il pupillo di Elrond intento a studiare un grosso tomo rilegato in cuoio e legno, dall'aria assai antica.
"Buongiorno, Estel", lo salutò. Il ragazzino sollevò la testa e, riconoscendola, le sorrise:
"Lady Nerwen, che bello rivedervi!"
Lei rimase improvvisamente colpita dagli occhi del bimbo: la prima volta che lo aveva incontrato non lo aveva notato, ma erano quasi identici a quelli di Lúthien; se non nel colore - che la figlia di sua sorella aveva avuto grigioverdi, mentre quelli di Estel erano grigio chiaro - lo erano però nella forma, ed anche nella particolare luminosità. Attraverso l'abisso del tempo e le innumerevoli generazioni che si erano susseguite nei secoli e nei millenni, le parve che la sua amatissima nipote la stesse ancora guardando. Un nodo improvviso le chiuse la gola, e dovette inghiottire più volte prima di ritrovare la favella.
"Grazie, e per me è bello rivedere te", contraccambiò il saluto di Estel, "Che cosa stai leggendo?", s'informò poi, cercando di ritrovare la propria compostezza.
Estel le fece vedere la copertina dove, in caratteri arcaici, era impresso a fuoco il titolo Akallabêth.
"È la storia della Caduta di Númenor", le spiegò, "Zio Elrond mi ha incaricato di studiarla a fondo, così sono venuto a cercare un libro che ne parlasse e Doronel mi ha dato questo. Lo trovo un po' noioso, però...", confessò, con una smorfia. Incuriosita, Nerwen diede una scorsa al testo: era scritto in una versione arcaica di ovestron, con frasi dalla sintassi alquanto involuta ed espressioni ampollose.
"Sono d'accordo, è noioso", concordò, "ma se ci fosse un testo scritto nello stile linguistico corrente..."
Interrogarono quindi Doronel, che ammise l'esistenza di una versione risalente a pochi decenni prima, di più facile lettura, che aveva il solo difetto di essere più sintetica.
"Tanto per cominciare potrà andar bene", sentenziò Nerwen, "Una volta studiato il testo più facile, se necessario si vedrà eventualmente di passare a questo macigno..."
Estel rise della definizione che ne aveva dato, e si mise a leggere il tomo più recente, che trovò assai più di suo gradimento.
Fu così che Nerwen ed Estel strinsero una sorta di alleanza di studio; il più delle volte rimanevano in silenzio a leggere ciascuno i propri documenti, ma altre volte l'Aini rendeva viva e reale agli occhi del ragazzino la storia e la geografia dei Tempi Remoti parlandogli di ciò che aveva vissuto in prima persona nel Beleriand, e lui l'ascoltava, rapito. Si appassionò in modo particolare alla storia di Beren e Lúthien, che ancora non sapeva essere suoi lontani antenati, ed imparò a memoria interi stralci del Lai di Leithian, il poema che narrava le loro avventure. Elrond ne fu assai compiaciuto e ringraziò Nerwen sentitamente.
Alle ore trascorse in biblioteca, la Istar alternava le lezioni di ballo con Gaerwen - facendo in modo di danzare quasi sempre con Elrohir, un paio di volte soltanto scambiandolo con Elladan giusto per non apparire troppo ovvia - e qualche uscita con Thilgiloth e Calad. Le sue due amiche kelvar erano assai soddisfatte del loro soggiorno ad Imladris, dove la Corsiera poteva galoppare liberamente sul fondovalle ogni volta che lo desiderava e la falchetta volare e cacciare ovunque nella grande vallata.
Per il compleanno di Elrond, come c'era da aspettarsi, venne organizzata una festa grandiosa, che sarebbe iniziata a mezzogiorno con un sontuoso banchetto e sarebbe proseguita per tutto il pomeriggio con musica, danze, canti e recite. Nerwen notò compiaciuta che Elladan e Gaerwen ballarono quasi sempre tra loro, mentre lei alternò Elrohir, Glorfindel, Lindir e lo stesso festeggiato.
Durante una pausa, mentre un bardo recitava un poema comico, Nerwen si trovò accanto a Gaerwen mentre entrambe cercavano qualcosa di fresco da bere.
"Ho visto che balli molto con Elladan", esordì Nerwen, tastando il terreno. L'Elfa arrossì lievemente:
"Sì, abbiamo scoperto che ci troviamo molto bene, assieme. A ballare, intendo dire", si affrettò ad aggiungere. La Istar non si fece certo ingannare:
"Secondo me, state bene insieme anche per altro..."
Il rossore di Gaerwen si accentuò, confermando - se ancora ce ne fosse stato bisogno - quanto Nerwen pensava di loro due.
"Tu dici...?", lanciò un'occhiata furtiva al principe, che stava discorrendo con Lindir, "Credi che... che io gli piaccia?", si decise infine a domandare.
"Certamente", confermò Nerwen, sorseggiando la limonata che si era versata, "Lo capisco da come ti guarda."
Anche Gaerwen prese un sorso della bevanda che aveva scelto. Lo sguardo le cadde su Glorfindel, impegnato in una conversazione con Elrohir.
"Anche Lord Glorfindel sembra guardare te con interesse", osservò, ma Nerwen rise:
"Oh no, quello è solo un vecchio gioco tra noi... Ci conosciamo da così tanto tempo, che se non è successo nulla finora, non succederà mai più. Ci diverte, nient'altro. Tra te e Elladan, invece, le cose stanno diversamente, credimi..."
La festa proseguì fin quando non fu buio, e terminò con uno spettacolo pirotecnico molto scenografico, che andarono ad ammirare sullo spiazzo antistante l'ingresso alla reggia, munendosi di cappe e mantelli per combattere il fresco della notte autunnale: zampilli d'argento, alberi d'oro, fiori purpurei, lampi viola, onde verdi, cerchi intersecanti multicolori e cascate iridescenti, che strapparono esclamazioni ed applausi agli spettatori ammirati.
Nerwen notò che Elladan e Gaerwen non si vedevano da nessuna parte e sorrise tra sé: sperava che si fossero appartati per sbaciucchiarsi in qualche angolo del palazzo. Non pensava che avrebbero concluso subito: Gaerwen era ancora fanciulla - l'aveva compreso da certi suoi atteggiamenti - ed Elladan non pareva il tipo da precipitare le cose.
Nelle settimane seguenti, mentre l'autunno avanzava, Nerwen continuò instancabilmente le sue ricerche nella biblioteca del palazzo. Trovò altri indizi, tra cui un'indicazione, seppur vaga, risalente all'inizio della Terza Era, di un territorio chiamato Terraverde che, secondo l'anonimo redattore, si trovava a meridione dei Monti Brumosi, dove erano stati avvistati enormi alberi che camminavano. Nerwen ipotizzò che potesse trattarsi del Calenardhon, ora chiamato Rohan, la Terra dei Cavalli: la traduzione sarebbe stata corretta. E, con ogni probabilità, per Monti Brumosi si intendevano le Montagne Nebbiose. Per quanto incerta, quell'indicazione le sembrò promettente; e se aveva ragione sull'ubicazione, Lothlórien, la sua prossima meta, era di strada.
Anche se non era molto, Nerwen decise che era il momento di mettersi in contatto con Yavanna e riferirle dei suoi progressi nella ricerca degli Ent. Si recò quindi nel proprio alloggio e chiese a Gilriel di fare in modo che non venisse disturbata fin quando non l'avesse chiamata; poi si sdraiò comodamente su un divano e chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo astrale abbandonasse quello fisico per recarsi nel luogo senza spazio e senza tempo dove poteva incontrare la sua Maestra; formò nella sua mente l'immagine di una porta, oltre la quale immaginò la presenza della Valië.
Bussò ed attese. Qualche istante dopo, l'uscio si aprì e sulla soglia comparve Yavanna, che le sorrise.
Mia cara Nerwen! Sono così lieta di vederti, le disse, allungando le mani verso di lei; Nerwen le prese e le strinse calorosamente, Come stai, amica mia?
Sto bene, rispose lei, Mi trovo a Gran Burrone, ospite di Elrond.
Attorno a loro apparve il salotto della Valië, che con un cenno invitò la propria discepola a sedersi, accomodandosi a sua volta.
Raccontami tutto, la esortò Yavanna.
Nerwen le narrò del suo arrivo a Mithlond, dell'accoglienza di Círdan ed Eärwen, delle sue prime ricerche documentali riguardanti gli Onodrim, dell'incontro con Mithrandir; e poi del breve soggiorno, gradevole seppure infruttuoso per la propria missione, nella casa di Tom Bombadil e Baccador, e di Calad.
Poi mi sono diretta verso Imladris, raccontò, e lungo la strada mi sono fermata a Brea per recare un messaggio di Mithrandir ad un suo amico..., fece una pausa: non aveva intenzione di nascondere alla sua Maestra l'esperienza vissuta con Thorin, ma non sapeva bene come descriverla, perché esulava totalmente da quanto aveva finora sperimentato nel corso della sua plurimillenaria esistenza. Yavanna tuttavia le lesse nel cuore tutto ciò che era accaduto ed i sentimenti che aveva provato, e che ancora provava. Le accarezzò una mano.
Ecco quello che intendevo quando ti dicevo che saresti stata esposta a sentimenti assai più forti e repentini di quanto eri abituata, le disse dolcemente, Mi spiace che tu stia soffrendo: purtroppo è lo scotto da pagare per aver accettato la missione che ti ho affidato. Sappi comunque che il tempo attenuerà la tua tristezza, come vedo sta già facendo, anche in virtù del tuo soggiorno a Imladris, sotto il potere dell'Anello d'Aria.
Per un attimo, mi sono pentita d'aver accettato l'incarico, le confessò Nerwen, non senza disagio, È stato soltanto un momento, perché in realtà non vorrei che fosse diversamente... ma l'ho provato. Me ne vergogno, concluse, abbassando lo sguardo. La Regina della Terra le strinse le mani con fare affettuoso:
Non vergognartene, le disse, Non sei più una Maia completa, un'Aini in tutta la sua forza e potenza, e perciò può ben essere che tu sia soggetta a momenti di debolezza. Sapevi che poteva accadere.
Sì, lo sapevo; ma saperlo e viverlo sono due cose profondamente diverse. Spero di avere la forza necessaria a combattere le mie debolezze...
Ce l'hai, asserì Yavanna con fermezza, in tono quieto che però non ammetteva replica, Non dubitare mai del sentiero che percorri nel nome dei Valar.
Riconoscendo le sue stesse parole, che tempo addietro aveva rivolto a Mithrandir, Nerwen prese un profondo respiro: soltanto ora comprendeva appieno le incertezze del suo amico, perché lei stessa vi era stata esposta. E chissà quante altre volte lo sarebbe stata.
Si fece forza.
Hai ragione, mia signora Kementári, disse, in tono formale, Ce la farò.
Tacque per qualche istante, poi riprese il suo racconto, comprendendovi anche l'agguato subito lungo la Grande Via Est e l'assistenza che aveva ricevuto dagli olvar del luogo, così come aveva pronosticato Yavanna, che annuì soddisfatta.
Giunta a Imladris, Elrond mi ha accolta con tutti gli onori, continuò Nerwen, e qui ho conosciuto anche i suoi figli, Elrohir e Elladan. Non però sua figlia Arwen, che attualmente dimora a Lothlórien, e che dicono assomigli come una goccia d'acqua alla figlia di mia sorella... A proposito di Melian: come sta? Hai sue notizie?
Lei sta bene, la rassicurò la Valië, Si prende cura del tuo giardino. Mi ha chiesto di dirti che ti augura ogni bene per la tua missione, e che le manchi molto.
Anche lei mi manca molto, disse Nerwen, sentendo acuirsi la nostalgia per la sorella, Per favore, dille che la saluto e che l'abbraccio.
Certamente, le assicurò la sua Maestra. Nerwen allora proseguì il racconto, riferendole delle scarne notizie trovate nella pur eccezionale biblioteca di Elrond, e del piccolo indizio che forse collocava gli Onodrim a Rohan.
Sapevamo che non sarebbe stato facile, commentò Yavanna, pensierosa, ma, poiché non si sono estinti, prima o poi li troverai.
Nerwen annuì: a dispetto delle difficoltà, ne era sicura anche lei.
Ora la stagione è troppo avanzata per viaggiare agevolmente, disse, Attenderò la primavera, poi mi recherò a sud. Pensavo di fare una deviazione per cercare Aiwendil e chiedergli se ha notizie degli Onodrim, dato che sembra vivessero nel Bosco Atro e che la sua residenza, Rhosgobel, sorge proprio ai suoi margini; poi passerò per Lothlórien da Galadriel. Di lì al confine con Rohan non sono che poco più di cento chilometri: è probabile che abbiano informazioni più precise.
Lo credo probabile anch'io, annuì la Valië.
Bene, concluse Nerwen, non ho altro da riferirti, per il momento.
Allora è il momento di congedarci, amica mia, disse Yavanna, alzandosi, Non consumare energia inutilmente.
Anche Nerwen si alzò e fece la riverenza alla sua Maestra; a sorpresa, la Regina della Terra le pose le mani sulle tempie e la baciò in fronte.
Che la strada ti sia propizia, le augurò, come aveva fatto il giorno in cui era partita da Valinor. Le sorrise, poi lentamente svanì, così come fece il salotto e la porta da cui era entrata.
Nerwen aprì gli occhi, ritrovandosi sdraiata sul divano nell'alloggio messole a disposizione da Elrond. Non sapeva quanto tempo era passato: potevano essere stati pochi minuti, o diverse ore. Il tempo scorreva in modo diverso, nella dimensione senza spazio né tempo in cui s'era incontrata con la sua Maestra. Si sentiva spossata: Yavanna l'aveva avvertita che comunicare con lei avrebbe richiesto un grande sforzo da parte sua, motivo per cui le aveva raccomandato di farlo solamente quando si fosse trovata in luoghi sicuri.
Barcollando, si alzò ed andò a chiamare Gilriel, che vedendola pallida e chiaramente affaticata esclamò preoccupata:
"Mia signora, che succede??"
"Non allarmarti, Gilriel", le disse Nerwen, debolmente, "ho solo bisogno di rifocillarmi e di riposare. Puoi portarmi qualcosa da mangiare e da bere?"
"Prima vi andrete a sdraiare", le disse l'Elfa bionda, sorreggendola fino al letto, dove l'aiutò a distendersi e le sfilò le scarpe, "Ci penso io. Siete sicura che non debba chiamare Lord Elrond? È un grande guaritore..."
Nerwen le sorrise: in quelle settimane, si era creata una grande simpatia tra loro due, e quindi la genuina preoccupazione di Gilriel non la sorprendeva.
"Non è necessario, stai tranquilla", le assicurò, "Qualcosa di dolce e del vino rosso speziato saranno sufficienti a rimettermi in forma."
Gilriel corse via alla velocità del fulmine, ed alla stessa velocità tornò con un vassoio coperto, da cui spuntarono ben tre fette di dolci diversi - uno al miele, uno alle noci ed uno al cioccolato - ed una caraffa di vino caldo aromatizzato con cannella, chiodi di garofano e scorze d'arancia.
Nerwen mangiò e bevve tutto, ed in breve le forze le tornarono; tuttavia - come aveva scoperto parlando con Gilriel, era quasi ora di cena, e quindi a quel punto era troppo sazia per mangiare altro, pertanto mandò le sue scuse ad Elrond.
Subito dopo cena, Glorfindel venne a trovarla, lievemente in ansia per lei, ma la Maia provvide a rassicurarlo. Dopo che se ne fu andato, Gilriel si rivolse a Nerwen:
"So che mi avete detto che tra voi e Lord Glorfindel è soltanto un gioco, ma... vi vedo sempre sola, e a volte siete così triste, come se aveste nostalgia di qualcuno... Se mi permettete l'audacia, signora, io penso che vi farebbe bene una compagnia. A volte aiuta a dimenticare chi non si può avere...."
Nerwen sospirò, riflettendo sulle parole dell'Elfa.
"Non hai torto, Gilriel", ammise lentamente, "ma per il momento, è troppo presto..."
Lo sarebbe stato ancora per un pezzo.
Nelle settimane e nei mesi che seguirono, Elladan e Gaerwen non nascosero più la reciproca attrazione, che ben presto sfociò in una vera e propria relazione romantica che ebbe la tacita approvazione sia di Elrond che di Lady Míriel. Nerwen li osservava, lieta per loro: in qualche modo, la loro gioia, assieme alla qualità incantata di Gran Burrone, sostenuta dal potere di Vilya, alleviava la sua perdurante nostalgia per Thorin ed i giorni meravigliosi che aveva condiviso con lui a Brea.
Angolo dell'autrice:
Nell'immaginazione di Tolkien, la Terra di Mezzo corrisponde all'Europa, e quindi qualcuno potrebbe osservare che, prima della scoperta dell'America, il cioccolato non c'era; ma il Professore parla di patate, e Jackson di pomodori, per cui mi sono permessa di inserire anche l'unico dolce per cui vado davvero matta, cioè appunto il cioccolato LOL
Mi è piaciuto figurarmi un poco l'infanzia di Aragorn a Gran Burrone, della quale non sappiamo quasi nulla; mi sono immaginata la sua educazione, che dev'essere stata sia marziale che intellettuale: infatti da adulto lo conosciamo come un grande guerriero, ma anche come un uomo di notevole cultura, capace di aiutare Bilbo a comporre poesie e di cantare stralci di antichi poemi.
Lentamente, Nerwen si sta avvicinando a scoprire l'ubicazione degli Ent, ma ci vorrà ancora un po'... altrimenti la storia finirebbe subito, e sarebbe un peccato: devo farle vivere ancora molte e molte altre avventure, incontrare tante altre persone, scoprire altri luoghi ed usanze. La Terra di Mezzo è vastissima, e ce n'è di roba da raccontare! XD
Una parentesi romantica - la storia tra Elladan e Gaerwen - ha alleggerito la malinconia di Nerwen per aver dovuto rinunciare a Thorin, e così ha alleggerito anche la mia. Pian piano, la nostra Istar tornerà ad aver voglia d'amore... Infatti, tra un paio di capitoli farà un incontro molto interessante. ;-)
Un sentito ringraziamento a tutti coloro che seguono questa fan fiction: mi auguro che vi stiate divertendo a leggere come io a scrivere! :-)
Lady Angel
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