Capitolo XLV: Le terme di Castelvalico


Capitolo XLV: Le terme di Castelvalico

Poche ore dopo, nel cuore della notte, il rumore di un tuono svegliò Nerwen e Aryon di soprassalto. La Istar si alzò, preoccupata per Túdhin che, come tutti i kelvar, aveva timore dei lampi e dei tuoni; il lupo si era infatti rintanato sotto il tavolo, alla ricerca di riparo.

"Vieni qui, vecchio mio", lo invitò Nerwen dolcemente, accucciandosi. Il predatore si alzò e le venne rapidamente vicino; le posò la testa sulla spalla e lei lo avvolse in un abbraccio confortante. Poi lo condusse in camera, dove frattanto Aryon aveva acceso una candela, e Túdhin andò a sdraiarsi a fianco del letto, dalla parte dove dormiva Nerwen. Il principe annuì in direzione della promessa sposa, approvando.

Nerwen estese i propri pensieri e cercò la mente di Thilgiloth, che trovò desta, svegliata dal rumore dei tuoni, ma non spaventata: occorreva ben di più di un temporale, per quanto violento, per intimorire una Corsiera par suo.

"Come stanno Thalion e Allakos?", le domandò la Istar.

I rumore li inquieta, ma siamo al sicuro, qui, la rassicurò Thilgiloth. Nerwen mandò una sensazione tranquillizzante ai due cavalli, che udendola si rasserenarono, anche se avrebbero continuato comunque a sobbalzare ad ogni tuono.

Il rumore della pioggia scrosciante contro i vetri indusse Nerwen a scostare la pesante cortina che oscurava la finestra e a guardare fuori; stava diluviando e c'era un forte vento di ponente che spingeva l'acqua contro quella facciata del castello, inondandola. Aryon si alzò a sua volta e le si affiancò, guardando fuori.

"Meno male che siamo al riparo di solide mura", commentò, abbracciando la Istar da dietro, "Te l'immagini un maltempo simile in tenda...?

"Già, meno male davvero", considerò Nerwen. Un lampo enorme squarciò le tenebre, illuminando tutto di una luce violenta, seguito quasi immediatamente da un tuono assordante che fece trasalire i due fidanzati e uggiolare Túdhin. Nerwen si sciolse dall'abbraccio e andò ad accarezzare il lupo, mandandogli pensieri rassicuranti. Quando il predatore si calmò, tornò a coricarsi; Aryon la imitò e spense la candela, sdraiandosi al suo fianco. Il temporale infuriò ancora per qualche tempo, facendo trasalire a ogni fragore di tuono sia loro che Túdhin, ma infine si allontanò e così poterono riaddormentarsi.

Il mattino si alzarono e trovarono che pioveva a dirotto; lo stretto orizzonte sopra il valico era coperto da parte a parte di pesanti nuvole scure che parevano intenzionate a non muoversi, nonostante imperversasse un forte vento che faceva tintinnare i vetri.

"Direi che per oggi non riprenderemo certo il viaggio", osservò Aryon con una smorfia.

"Già", confermò Nerwen, cominciando a vestirsi, "Beh, dai, poteva andarci peggio... pensa se questo maltempo ci sorprendeva all'aperto. Almeno, qui stiamo all'asciutto e abbiamo ogni comodità."

Il principe Avar si girò a guardarla e le fece il suo tipico piccolo sorriso:

"Riesci sempre a trovare un lato positivo in tutto, mio fiore. Ti amo anche per questo."

Lei contraccambiò il sorriso:

"Grazie... ma in fondo si tratta solo di trarre il meglio da ogni situazione. Nella fattispecie, visto che non possiamo proseguire, almeno godiamoci il soggiorno."

Lui fece il giro del letto e andò ad abbracciarla.

"Hai fatto così anche a Bârlyth?", le domandò, scrutandola negli occhi. La Istar gli circondò la vita con le braccia ed appoggiò il capo contro il suo petto, dove percepiva il battito, saldo e costante, del suo cuore.

"Sì, è così", confermò, "E ne ho tratto quanto di meglio potessi sperare nella vita: te."

Aryon le baciò i capelli con tenerezza.

"Benedetta Vána... vorrei averti riconosciuta quella sera stessa, sulle sponde del Mare di Rhûn, e non aver perso neanche un giorno per stare insieme", mormorò. Nerwen lo strinse, un po' sorpresa della sua intensità prima di rammentare che lui pensava che lei fosse mortale, per quanto longeva.

"Non crucciarti troppo", lo esortò, sollevando il volto per guardarlo, "Dopotutto, sono state soltanto cinque settimane."

Aryon sospirò appena: obiettivamente aveva ragione lei, si era trattato solamente di poche settimane, ma ogni giorno, ogni ora trascorsa con lei gli pareva preziosa.

In quel momento, udirono bussare alla porta dell'appartamento; era la cameriera che li invitava a colazione. Uscirono dunque dall'appartamento, tallonati da Túdhin che, ancora una volta, assunse il ruolo di un cane inseparabile dai padroni.

Nella grande sala da pranzo, trovarono Iruegh già seduta a mangiare al tavolo alto, abbigliata in foggia maschile con i suoi colori, rosso e bianco.

"Buon giorno", disse loro, facendo cenno che si accomodassero nei posti della sera precedente, "Anche se, tecnicamente, è un pessimo giorno, considerando il tempo", aggiunse con un sorriso.

"Hai proprio ragione, Lady Iruegh", confermò Nerwen, sedendosi, "Temo che dovremo chiederti ospitalità ancora per un giorno."

"Non è certamente un problema, Nerwen", le assicurò la castellana, "ma probabilmente occorrerà di più: quando si scatena questo tipo di maltempo, solitamente ci vogliono tre o quattro giorni ora che il cielo torni a rasserenarsi."

Prima che potesse rispondere, la Istar si vide servire un piatto con una fetta di pancetta, una di salsiccia, un mezzo pomodoro – tutti cotti alla griglia – uova strapazzate e una pinza di pane. Un piatto identico venne posto davanti ad Aryon, mentre un altro servitore portava due tazze di un liquido caldo color ambra, sicuramente una varietà di tè, anche se non era quello aromatizzato al bergamotto che gli Avari tanto amavano. Venne portata una ciotola anche per Túdhin, contenente avanzi della sera precedente; il lupo li annusò con diffidenza, poi cominciò a mangiare lentamente, dominando il leggero disgusto che provava. Ancora una volta, Nerwen lo lodò.

"Buon appetito", augurò loro la padrona di casa, alzandosi dato che aveva finito, "Vista la giornata piovosa, se volete potete trascorrere il tempo leggendo in biblioteca, oppure se suonate qualche strumento potete andare nella sala della musica, dove ci sono arpe, cetre, cimbali, liuti e tamburelli. Oppure potete recarvi a nuotare nelle piscine termali sotterranee. Per inciso, è proprio quel che farò io più tardi, non appena sbrigata una piccola incombenza."

Si congedò affabilmente, lasciandoli a consumare quell'abbondantissima colazione; poco avvezzi a tanta profusione di cibo di prima mattina, i due finirono col lasciare qualcosa nei piatti, alzandosi sazi e soddisfatti dalla qualità delle pietanze, invero ottima.

"Andiamo in biblioteca", propose Nerwen, "così approfittiamo di questa sosta forzata per documentarci sulle terre oltre gli Orocarni."

"Ottima idea", approvò Aryon mentre uscivano dalla sala, sempre accompagnati da Túdhin, "ma prima vorrei andare a vedere i nostri cavalli."

"Percepisco da qui che stanno bene", gli assicurò lei, parlando a bassa voce per non farsi sentire da eventuali orecchi indiscreti; Aryon annuì ad indicare d'aver capito e lasciò quindi stare.

Non volendo essere invadente aprendo porte a caso, la Istar chiese al primo servitore che incrociarono dove potevano trovare la biblioteca e costui li indirizzò al piano superiore.

Qui giunti, trovarono una finestra affacciata su un balcone che guardava dall'altro lato del castello rispetto a quello da cui erano arrivati. Il paesaggio era praticamente identico, con le due pareti montuose ai lati e la spianata della sella. A causa del nubifragio, non si vedeva neanche dove cominciava la discesa.

"Beh, almeno abbiamo visto che questo è effettivamente un valico", commendò Aryon, "Siamo infine riusciti a scoprire un modo per superare gli Orocarni!", concluse in tono trionfante.

"Già", annuì Nerwen, "Spero di poter informare Valin, un giorno: senza di lui, non saremmo qui."

"Vero", ammise il principe, "è per merito suo se siamo stati in grado di trovare questo passaggio. Siamo in debito con lui."

Nerwen si voltò a guardare gli scaffali ricolmi di tomi.

"Vediamo di trovare qualche libro che parla delle terre al di là degli Orocarni..."

La ricerca fu abbastanza fruttuosa, perché scovarono alcuni libri che illustravano ciò che stava oltre la cordigliera più lunga ed imponente della Terra di Mezzo, mappe e resoconti che narravano di nazioni e regni, di storia, economia e geografia. Non trovarono nessuna conferma del racconto di Iruegh riguardo ad una qualche pestilenza che, quattro secoli prima, avesse imperversato tanto da indurre alcuni a fuggire così lontano ed a costruire Castelvalico, cosa che acuì i sospetti dei due fidanzati; ma poteva anche trattarsi semplicemente del fatto che i libri risalivano tutti a quel periodo e non erano quindi aggiornati. Nonostante la scarsità di visitatori dichiarata dalla castellana – due o tre per generazione – era comunque strano che non ci fossero tomi più recenti, se si escludevano narrativa e poesie, sebbene la cosa potesse venir attribuita a volontario isolazionismo.

Trovarono anche delle mappe, non molto estese purtroppo, e nessuna che illustrasse un territorio che assomigliasse a quello visto da Nerwen nello Specchio di Galadriel e che poteva essere quello delle Entesse; tuttavia, era sempre meglio di niente.

Circa tre ore dopo, Nerwen ed Aryon, gli occhi stanchi per il tanto leggere, decisero di fare una pausa e di approfittare delle piscine termali a cui aveva accennato la padrona di casa. Chiesero indicazioni ad un'inserviente, che addirittura li accompagnò fino alle scale a chiocciola scavate nella roccia che portavano nel sotterraneo.

"C'è un custode", li informò la domestica, "potete rivolgervi a lui per qualsiasi cosa abbiate bisogno: asciugamani, vestaglie, massaggi o altro", concluse. I due annuirono, indicando d'aver capito, poi si avviarono lungo la scala, con Túdhin un passo dietro di loro.

Il vestibolo dov'erano giunti Aryon e Nerwen era arredato con panche di legno e scaffali su cui erano posati asciugamani di varie grandezze, mentre alle pareti c'erano degli appendiabiti con delle vestaglie. Alcune nicchie scavate nei muri e schermate da pesanti cortine fungevano evidentemente da spogliatoi.

Il custode di cui aveva loro parlato la fantesca stava pulendo il bordo di un lato del cunicolo che si dipartiva da lì, ma come li vide depose straccio e spazzolone per andare loro incontro.

"Siete gli ospiti arrivati ieri, vero?", domandò, con impeccabile cortesia, ed al loro cenno affermativo proseguì, "Prego, qui potete svestirvi e appendere gli abiti prima di fare il bagno. Il vostro cane però non può venire con voi in acqua, per un animale non è consigliabile."

"Túdhin rimarrà ad aspettarci qui", annuì Nerwen, "non è vero, vecchio mio?"

Ma certo, rispose il lupo, sedendosi obbedientemente al suo cenno; non aveva alcuna intenzione di immergersi in quell'acqua per lui innaturalmente calda.

"Molto bene", sorrise il custode, "Se lo desiderate, dopo aver fatto il bagno potete rilassarvi nella stanza del sale e successivamente posso offrirvi un massaggio rigenerante, rilassante o tonificante a vostra scelta."

"La stanza del sale?", domandò Aryon, che non aveva mai udito una simile definizione.

"Sì, è una grotta di salgemma", spiegò il custode, "che ha un effetto di pulizia sull'apparato respiratorio, infatti aiuta molto nelle malattie da raffreddamento, compresa tosse e bronchite; ma anche nelle persone sane ha un effetto positivo: riduce l'ansia, migliora l'umore, incrementa la capacità di concentrazione e la resistenza fisica. In generale, aumenta il senso di benessere che già si ottiene con le terme."

Decisero che avrebbero provato la grotta di sale, nonché usufruito di un massaggio, nel pomeriggio, perché altrimenti avrebbero fatto tardi per il pranzo; ma a quel proposito, il custode disse che potevano tranquillamente mangiar qualcosa lì – ci avrebbe pensato lui ad avvertire le cucine affinché mandassero qualcuno con delle vivande per loro – come faceva spesso anche Lady Iruegh.

Come se l'averla nominata l'avesse evocata, la castellana fece la sua apparizione.

"Oh, vedo che anche voi vi siete lasciati tentare dalle terme", sorrise loro, "La giornata burrascosa in effetti invita molto, in questo senso."

"Hai proprio ragione, Lady Iruegh", confermò Nerwen.

Scoprirono che l'usanza del luogo non prevedeva di fare il bagno nudi, bensì avvolti in appositi drappi di tela di lino, più grandi per le donne, dovendo coprire il corpo dal seno alle ginocchia, mentre per agli uomini bastava coprirsi dalla vita in giù. Sia Nerwen che Aryon, abituati in queste circostanze alla nudità propria e altrui, trovarono la cosa assurda, ma poiché le buone maniere impongono di adattarsi alle usanze del luogo in cui ci si trova, non fiatarono.

Nerwen si intrecciò i capelli e li fissò in cima alla testa con dei fermagli forniti dal custode; dopo essersi spogliati e avvolti nei teli, lei ed Aryon scesero in acqua tramite alcuni gradini e si immersero; nuotarono per qualche metro, piuttosto impacciati dai drappi, poi si sedettero su un sedile e posarono la schiena contro il bordo. L'acqua calda, che si muoveva placida in una lieve corrente che assicurava un salubre ricambio, era molto rilassante.

Poco dopo, Iruegh li raggiunse; anche lei aveva intrecciato i lunghi capelli biondi, fissandoli sopra alla testa.

"Venite", li invitò, "In quel cunicolo", indicò un passaggio che si apriva una decina di metri più avanti, "possiamo fare un piacevole massaggio a nuca e spalle con un getto d'acqua."

Seguirono dunque la padrona di casa, addentrandosi nella galleria in fondo alla quale degli ampi zampilli cadevano dall'alto. Iruegh si piazzò sotto ad uno di essi con le spalle e loro la imitarono, godendosi il massaggio delle piccole cascate.

Dopo una decina di minuti tornarono nel passaggio principale e si sedettero a chiacchierare. Iruegh narrò loro divertenti aneddoti della vita nel castello, per contro loro le parlarono del Dorwinion e del Mare di Rhûn, da cui le avevano detto di provenire.

Alla fine uscirono dall'acqua, si asciugarono e, avvolti in ampie vestaglie, andarono a stendersi sulle comode sedie a sdraio di legno e tela di cui era fornita la grotta di sale, dove Túdhin poté seguirli e si sdraiò ai piedi di Nerwen.

"Il tuo cane non ti abbandona un attimo, vedo", osservò Iruegh, in tono lievemente interrogativo.

"Infatti", confermò la Istar, "Mi è molto affezionato e non mi lascia mai."

Rimasero nella stanza del sale per circa un'ora; venne portato loro uno spuntino – pane, formaggio tenero, frutta – mentre la conversazione si spostava su argomenti più personali.

"Perdonate la curiosità", disse Iruegh ad un certo punto, guardando Nerwen e Aryon, "ma qual è esattamente la natura del vostro rapporto? Siete amici o... qualcosa di più?"

"Siamo fidanzati", la informò quindi senza mezzi termini, "e progettiamo di sposarci presto."

In effetti, di lì a tre settimane sarebbe scaduto l'anno di fidanzamento e quindi, secondo la tradizione condivisa da entrambi, nonché l'incoraggiamento di Yavanna, avrebbero provveduto a celebrare il matrimonio appena possibile.

"Ma che bella cosa", commentò la castellana, "sono felice per voi."

Senza alcun motivo apparente, Nerwen pensò che il suo tono non le piaceva affatto, forse perché le era parso che i suoi occhi fossero improvvisamente divenuti freddi; eppure, la donna aveva parlato con la massima cortesia.

"Grazie", disse, celando il proprio disagio, "Che dici, Aryon, procediamo al massaggio?", domandò quindi, desiderando por termine alla compagnia di Iruegh, divenutale improvvisamente opprimente.

"Ma certo!", esclamò la padrona di casa, alzandosi, "Venite con me."

Non era quello che Nerwen si era augurata, ma dovette far buon viso a cattivo gioco e quindi lei ed il principe seguirono la loro anfitriona mentre tornava nell'anticamera.

Qui, preavvisati in precedenza, li attendevano due inservienti, un uomo per Aryon e una donna per Nerwen come il giorno prima per il bagno, che li condussero in stanze separate.

"Godetevi il massaggio", li esortò sorridendo Iruegh, che apparentemente non avrebbe seguito il loro esempio. A Nerwen parve che il suo sorriso fosse forzato; era evidente che non era stata felice di apprendere che colei su cui aveva messo gli occhi era sentimentalmente impegnata ed anzi prossima alle nozze, ma si sforzava di celarlo. Beh, non era colpa sua se le persone del proprio genere non le interessavano sessualmente, concluse Nerwen con una scrollata di spalle mentale: Iruegh avrebbe dovuto rassegnarsi e rivolgere altrove le proprie attenzioni.

La massaggiatrice la condusse in una stanza dall'illuminazione tenue; guardò con perplessità Túdhin, che continuava a stare appresso a Nerwen.

"Non darà alcun disturbo", le assicurò la Maia, pensando che la donna potesse essere infastidita dalla presenza di quel che riteneva essere un cane, "Si metterà in disparte e se ne starà tranquillo."

Comprendendo la richiesta mentale che gli mandò mentre parlava, il lupo trotterellò in un angolo appartato della saletta e si accucciò, praticamente scomparendo nell'ombra. Del resto, il nome che a suo tempo gli aveva dato Nerwen, Ombra-della-sera, non era stato scelto a caso.

La massaggiatrice accettò la soluzione con un sorriso, poi la invitò a togliersi la vestaglia e a sdraiarsi prona su un lettino imbottito; la coprì quindi con un grande asciugamano, che le abbassò sulla vita prima di cominciare a massaggiarle la schiena con un olio profumato alla lavanda.

Senza più pensare a Iruegh e alle sue mire su di lei, Nerwen si abbandonò alle mani esperte della donna e chiuse gli occhi, godendosi il trattamento.

Nella stanza accanto, Aryon si sdraiò sul lettino ed il massaggiatore cominciò il trattamento; era molto abile e ben presto il principe si rilassò con un sospiro soddisfatto. Insonnolito, chiuse gli occhi, mentre il respiro rallentava e le mente, complice il profumo dell'incenso che bruciava in un piccolo braciere, scivolava nelle terre oniriche.

Dopo qualche minuto, la massaggiatrice fece una breve pausa per prendere dell'altro olio, poi riprese il trattamento; ma Nerwen si accorse subito che le mani erano diverse. Aprì gli occhi e si girò per vedere chi avesse preso il posto della donna; incontrò lo sguardo sorridente di Aryon.

"Ehi, che ci fai qui?", gli domandò, sorpresa.

"Ho pensato che avresti preferito me, come massaggiatore", le rispose lui con voce bassa e roca, "Ho congedato la massaggiatrice e detto al custode di non disturbarci."

Un caldo brivido la percorse mentre realizzava ciò che lui sottintendeva.

"Non potevi aspettare di tornare in camera?", gli chiese; era divertita, ma soprattutto era lusingata dal constatare quanto lui la desiderasse, come dimostrava il gonfiore sotto il telo che gli cingeva i lombi.

"No, non potevo", le rispose lui, chinandosi su di lei e posandole le mani sulle spalle; ricominciò a massaggiarla, ma subito il suo tocco si trasformò in carezze sensuali e in risposta Nerwen sentì trasalire la sua femminilità.

"Sei così desiderabile...", il principe le sussurrò all'orecchio; il suo alito caldo la fece fremere. Sentì le sue labbra posarsi sulla nuca e baciarla, poi scendere lungo la spina dorsale. Si soffermò all'altezza delle reni, spostandosi verso il lato per mordicchiarla sul fianco, e lei sospirò.

"Come sei bella...", lo udì mormorare, "Ti amerò come nessun altro prima..."

Accesa dalle sue sapienti carezze, dapprima Nerwen non fece caso alla frase, ma dopo qualche istante venne colpita dalla sua singolarità, perché sembrava come se Aryon non avesse mai fatto prima l'amore con lei. Che motivo aveva, per dirle una cosa simile?

Colta da una sensazione di sospetto, la Istar si girò di scatto ed incontrò gli occhi azzurri del principe.

Solo che non erano i suoi: erano quelli di Iruegh.

Con un guizzo, si sottrasse alle sue mani e saltò giù dal lettino, ignorando l'asciugamano che cadeva a terra. Al suo movimento repentino, nell'ombra Túdhin si alzò di scatto, le orecchie ritte in atteggiamento vigile.

Cosa succede?, trasmise a Nerwen, che però lo esortò a rimaner nascosto.

"Che cos'è questa storia?!", domandò l'Aini in tono imperioso, guardando Aryon con occhi fiammeggianti. Per un istante, lui assunse un'espressione sconcertata, poi si controllò.

"Ma che cosa dici?", le domandò, "Voglio solo amarti..."

"Tu non sei Aryon", affermò Nerwen, puntando il dito contro di lui, "Avanti, rivelati per quella che sei veramente... Iruegh!"

La castellana si immobilizzò per un lungo momento; poi il suo aspetto mutò, svelando l'illusione di cui si era circondata per apparire come Aryon. Riconoscendola, Túdhin fu sul punto di emettere un ringhio ma, obbedendo alla richiesta di Nerwen di non svelare la propria presenza, lo soffocò.

"Come hai fatto a scoprirmi?", volle sapere Iruegh, senza riuscire a celare lo sconcerto.

"Volevi prendermi con l'inganno!", si indignò Nerwen, ignorando la sua domanda, "Come hai osato?!"

Lo sguardo dell'altra divenne glaciale.

"In questo castello faccio e prendo quello che voglio", affermò, "e adesso voglio te. Sarai mia, volente o nolente!"

"Ah, su questo ti sbagli di grosso... io sono Nerwen la Verde!", esclamò la Istar con voce rimbombante, mentre la sua figura diventava di repente più grande, "Non credere che le tue arti magiche mi possano piegare o impaurire, fattucchiera!"

Per nulla intimorito – avendola già vista fare quell'effetto – Túdhin mantenne il suo sguardo sulla castellana, continuando a rimaner immobile nell'ombra.

"Ma davvero?", Iruegh irrise Nerwen, giganteggiando improvvisamente anche lei di fronte all'avversaria, "Non sottovalutarmi, sciocca donna mortale!"

La Istar sobbalzò per la sorpresa, mentre il lupo arretrò d'un passo, spaventato; ma, vedendo che la sua amica a due gambe non mostrava paura, riprese animo, rimanendo però ancora nascosto, così come gli era stato raccomandato. Tuttavia, si preparò ad un attacco: nessuno minacciava Nerwen impunemente, in sua presenza!

"Sei tu a sottovalutare me, Iruegh", dichiarò la Maia con calma, tornando ad apparire di dimensioni normali per affermare la propria totale assenza di paura, "Come pensi di obbligarmi a giacere con te? Non ci sei riuscita con la magia, vuoi provare con la forza?", la pungolò. L'altra non poteva sapere che lei la stava provocando apposta e reagì.

"Se necessario, sì!", gridò, slanciandosi in avanti. Nerwen si spostò fulmineamente di lato e Iruegh trovò solo aria. Sbilanciata, barcollò, ma non cadde e si voltò nuovamente verso la Maia.

"Non puoi sfuggirmi per sempre", sibilò, scattando di nuovo in avanti, le braccia protese. Di nuovo, la Istar si spostò troppo rapidamente perché l'altra potesse colpirla, ma stavolta le afferrò il braccio e tirò bruscamente nella stessa direzione in cui si stava muovendo l'avversaria, raddoppiandone lo slancio in modo tale da farle perdere l'equilibrio e mandarla a sbattere di faccia contro la parete. Iruegh si voltò, furente, accucciandosi come un felino pronto a balzare; dalla fronte le colava del sangue.

Qualcosa disturbava Aryon, impedendogli di addormentarsi, un'inspiegabile sensazione di pericolo che non aveva alcun motivo d'essere, nella situazione presente, così tranquilla e serena in un luogo ospitale e abitato da persone amichevoli. Tuttavia il suo istinto lo esortava a rimanere in allerta e così combatté il torpore che stava cercando di sopraffarlo. Tentò di muoversi per scacciare dal cervello le ragnatele del sonno, ma il massaggiatore lo tenne fermo; questo non gli piacque affatto e quindi raccolse le forze per sollevarsi. Come lo fece, l'altro lo contrastò con forza, ed a quel punto Aryon tornò completamente desto. Si divincolò furiosamente, ma l'altro era robusto ed il principe faticò a sottrarsi alla sua presa. Finalmente ci riuscì e balzò giù dal lettino, ma il massaggiatore gli fu subito addosso, cercando di colpirlo con un pugno. Usando la sua agilità elfica, il principe si scansò e colpì l'avversario al fianco, poi sollevò un ginocchio e lo colse allo stomaco; l'altro si piegò, senza fiato, e allora Aryon unì le mani e lo colpì con un pugno a mazza alla tempia che lo fece stramazzare, privo di sensi.

Preso da un brutto presentimento, Aryon saltò oltre l'uomo svenuto; l'asciugamano gli era caduto durante la lotta, ma non se ne curò, aprì la porta e si fiondò verso la stanza dove aveva visto entrare Nerwen con la massaggiatrice.

"Ti consiglio di desistere, strega", Nerwen ammonì Iruegh con voce gelida, "altrimenti non garantisco che uscirai viva da questo scontro."

Non aveva intenzione di ucciderla, a meno di non esservi costretta: non era una persona inutilmente violenta o crudele, e anche se a volte aveva inflitto morte e sofferenza, non era certamente mai stato per divertimento, né le aveva comminate immeritatamente.

Il suo tono, decisamente pericoloso, fece parzialmente rinsavire Iruegh, che strinse gli occhi per osservare attentamente Nerwen.

"Tu non sei una normale donna", disse.

"Hai ragione", confermò l'altra, "Appartengo all'Ordine degli Stregoni, che nelle terre occidentali sono ben conosciuti e rispettati. Non hai idea di quali siano i miei poteri. Ti suggerisco di non provare a scoprirlo tramite uno scontro aperto: mal te ne incoglierebbe."

Iruegh piegò le dita ad artiglio ed arricciò le labbra in uno spiacevole ghigno che ne imbruttì i lineamenti; Nerwen comprese che non le credeva.

Túdhin vide dalla sua postura che Iruegh stava preparando un altro attacco e non ce la fece più a trattenersi: furioso, balzò fuori dal suo angolo buio e le saltò sulla schiena, gettandola a terra. La castellana gridò, colta di sorpresa, mentre il lupo tentava di azzannarle la nuca.

"No! Fermo!", gli intimò Nerwen; Túdhin allora non affondò i denti, ma li mantenne posati contro la pelle della donna bionda, che rimase impietrita.

In quel momento, Aryon spalancò violentemente la porta e si precipitò dentro. Nerwen vide che era nudo e scarmigliato, con alcuni graffi sul torace e l'espressione furente: era palese che anche lui era stato aggredito.

Il principe guardò Iruegh stesa a terra, con Túdhin sopra di lei che le addentava la nuca.

"Vedo che il nostro buon amico a quattro zampe ha già provveduto a neutralizzare la nostra anfitriona", constatò, i pugni così stretti che le nocche si erano sbiancate, "Posso immaginare cosa volesse da te... o mi sbaglio?"

"Non sbagli", confermò Nerwen, avvicinandosi ad Aryon ma continuando a tener d'occhio Iruegh, "Ha cercato di farsi passare per te con un incantesimo d'illusione, ma non ci sono cascata. Allora ha provato con la forza, ma ha trovato pan per i suoi denti."

"Ve ne pentirete", dichiarò la castellana con voce soffocata a causa della posizione, "Non andrete molto lontano..."

"Vedremo", replicò Aryon in tono basso e minaccioso, poi si rivolse a Nerwen, "Vado a prendere i nostri vestiti, poi, pioggia o no, ce ne andremo, e Iruegh sarà il nostro lasciapassare."

"Ottimo piano", fu d'accordo Nerwen, "Quanto a te, fattucchiera...", proseguì, rivolta alla schiena della padrona di casa, "Finora ti sei rifiutata di seguire i miei consigli, ma hai ben visto quali sono state le conseguenze. Se non sei stupida, dammi retta e non muovere un muscolo, non respirare neanche troppo forte, o il mio cane ti ucciderà. Hai capito, o te lo devo spiegare meglio?"

Le dita di Iruegh si contrassero sul pavimento di pietra, ma la donna non replicò. Con un'alzata di spalle, Nerwen si voltò verso Aryon e annuì per indicargli di andare.

In quel momento, sulla soglia comparvero due guardie armate, le spade sguainate; dietro di loro si intravedeva il custode delle terme, che probabilmente, avendo udito rumori di colluttazione, era corso a chiamarle. Aryon balzò all'indietro per portarsi fuori dalla loro portata.

"Non fate mosse avventate!", li avvertì, "O la vostra signora muore!"

Le guardie scorsero Iruegh per terra col cane sulla schiena e si immobilizzarono; dopo qualche istante, arretrarono ed abbassarono le spade, impotenti.

A quel punto non era consigliabile avventurarsi fuori a recuperare gli abiti, così Aryon ordinò al custode di portarglieli. L'uomo si affrettò a obbedire; tornò poco dopo e il principe lo obbligò ad entrare per depositare il fagotto sul lettino, poi quando fu uscito nuovamente, lui e la Istar si rivestirono. Dallo stivale, Aryon trasse lo stiletto che non dimenticava mai e si avvicinò a Iruegh.

"Puoi dire a Túdhin di allontanarsi?", domandò a Nerwen, "Ora ci penso io, alla nostra amica."

Udita la richiesta della Maia, il lupo si allontanò. Aryon afferrò Iruegh per un braccio e la mise in piedi senza molto riguardo, puntandole lo stiletto al collo.

"Posso almeno rivestirmi anch'io?", sibilò la donna, che era coperta ancora soltanto della vestaglia che indossava nella stanza del sale.

"Perché dovremmo preoccuparci del tuo disagio?", ribatté Nerwen velenosamente, "Tu certo non ti sei preoccupata del nostro, mi sembra, facendo aggredire il mio fidanzato e tentando di approfittare di me", la squadrò con sguardo micidiale, "Ma noi siamo brave persone, a differenza di te, e quindi te lo permetteremo. Bada che, se solo accenni a ribellarti o a scappare, scatenerò Túdhin contro di te."

Il custode corse quindi a prendere anche gli abiti della castellana; sotto l'occhio minaccioso del lupo, che continuò ad emettere un basso ringhio pericoloso, e di Aryon, che teneva lo stiletto pronto all'uso, Iruegh si rivestì.

"Deponete le armi", ordinò allora Aryon ai due soldati, "Fatele scivolare sul pavimento verso di me."

I due obbedirono, posando le spade per terra e spingendole nella sua direzione. Con un cenno, il principe chiamò Nerwen a sostituirlo e poi andò a prendere una delle spade.

Poco dopo, le due guardie, il custode e il massaggiatore che aveva aggredito Aryon, ancora privo di sensi, giacevano legati e imbavagliati sul pavimento della stanza; una rapida ispezione confermò al principe che non c'erano altre persone, nelle terme, così uscirono e chiusero la porta; poi, con Iruegh sempre tenuta sotto minaccia dallo stiletto impugnato ora da Nerwen, Túdhin in avanscoperta e Aryon alla retroguardia, salirono al piano di sopra. Naturalmente, il primo servitore che li vide corse a dare l'allarme, ma il drappello di soldati che sopraggiunse dovette rassegnarsi a non far nulla, se non volevano mettere in pericolo la vita della loro signora.

Seccamente, Aryon ordinò che si andasse a prendere il loro bagaglio in camera e che venisse caricato su Thalion; inoltre comandò che sellassero le loro cavalcature. Fuori continuava a piovere a dirotto, ma a quel punto poco importava: dovevano allontanarsi quanto prima, e il più possibile.

"Un'altra cosa", intervenne allora Nerwen, "Voglio la mappa dei territori a est degli Orocarni che ho visto stamattina in biblioteca. "

Quando i loro ordini furono eseguiti, indossarono i mantelli per proteggersi dalla pioggia e si recarono nelle scuderie; Aryon salì in sella per primo, poi prese in consegna Iruegh, facendola sedere davanti a sé e tenendole puntato al fianco lo stiletto che Nerwen gli aveva restituito, mentre la Istar montava su Thilgiloth; infine uscirono dal castello dal lato volto verso oriente, Thalion in coda alla Corsiera come sempre, Túdhin in avanscoperta.

Mentre si allontanavano dai bastioni, la castellana cominciò ad agitarsi.

"Lasciatemi andare!", sibilò, "Subito! Altrimenti la mia gente vi darà la caccia finché non vi avrà uccisi!"

Il suo comportamento sconcertò Aryon:

"Finché sei in mano nostra, non oseranno", osservò, la fronte aggrottata, "Perché dovremmo quindi lasciarti andare?"

Iruegh prese ad agitarsi ancor di più:

"No! Lasciatemi! O ve ne pentirete!"

Sotto le parole di minaccia, però, era chiaramente percepibile il panico; Nerwen se ne chiese il motivo.

"Ci hai preso per stupidi?", le domandò in tono duro, "Sei il nostro lasciapassare, come ha detto Aryon. Non abbiamo motivo di lasciarti andare, non subito."

"Voi non capite!", strillò allora la bionda castellana, lasciando definitivamente perdere le intimidazioni, "Io non posso allontanarmi dalla mia dimora!"

"Basta!", la zittì Aryon seccamente, "Una volta che saremo sufficientemente lontani, sarai libera di tornare. A piedi, così ti ci vorrà del tempo che noi useremo per sparire senza lasciar traccia che tu e i tuoi possiate seguire... ma incolume. Che altro vuoi? È già più di quanto tu eri disposta a offrire a noi, quindi non lamentarti!"

"No, no!", frignò Iruegh, ormai apparentemente preda di una crisi isterica, "Non portatemi oltre... no... questo è il confine del mio territorio... qui cessa il mio potere..."

Erano ormai fuori vista del castello e stavano oltrepassando due colonne tronche, identiche a quelle che avevano trovato dall'altra parte quand'erano arrivati. All'improvviso la castellana, ignorando il pugnale, si dibatté convulsamente cercando di divincolarsi dalla ferrea presa di Aryon; il principe l'afferrò ancor più saldamente.

"Ferma!", le intimò, premendole la punta dello stiletto contro il fianco; un movimento spasmodico della donna fece affondare la lama abbastanza da far uscire il sangue, strappandole un grido di dolore ma senza farla desistere. Aryon allora cambiò tattica e la colpì alla tempia con l'elsa del pugnale nel tentativo di farle perdere i sensi, ed infatti Iruegh si afflosciò tra le sue braccia.

"Ma che le è preso?", borbottò; Nerwen si strinse nelle spalle, perplessa quanto lui.

Oltre le colonne, la strada cominciava a scendere sensibilmente; avevano percorso pochi metri, quando il principe sentì Iruegh come percorsa da un brivido. La osservò allarmato, pronto a colpirla nuovamente se si fosse reso necessario; ma invece la vide raggrinzirsi, come un frutto che si rinsecchisce al sole. Sotto gli occhi inorriditi di Aryon e di Nerwen, in pochi attimi la donna invecchiò, la pelle assunse il colore di una vecchia pergamena, si coprì di solchi, i capelli s'imbiancarono, le spalle s'incurvarono; si udì un sibilo, come di aria che fuoriesce da una vescica. Il processo d'invecchiamento continuò impietosamente, riducendo la donna ad una mummia rinsecchita e scheletrita. Con un'esclamazione di disgusto, Aryon la lasciò cadere a terra, dove si infranse e andò in pezzi come un vaso di terracotta.

"Ma cosa...?", ansimò, decisamente sconvolto. Anche Nerwen era impallidita per l'orrore.

In quel momento, si udì il fragore di un crollo. I due si girarono di scatto, mentre le loro cavalcature scartavano, perfino Thilgiloth, spaventate dall'improvviso boato, e Túdhin lanciava un guaito. Attraverso la cortina di pioggia, videro Castelvalico che si sgretolava, rovinando su se stesso in un gran polverone; nel giro di pochi istanti, dell'imponente baluardo non erano rimaste altro che macerie, mentre dei suoi abitanti, umani e animali, non v'era traccia.

Rimasero a osservare quello sfacelo per diversi minuti, mentre il polverone andava rapidamente sedimentandosi, troppo sbalorditi per fare altro. Poi, i nembi si squarciarono e la pioggia cessò repentinamente, mentre il sole sbucava da dietro la cortina stracciata delle nuvole ed illuminava la scena con una luce che, dopo il grigiore precedente, parve loro accecante.

"Per la lancia di Oromë...", mormorò Aryon, scombussolato, "Cos'è successo? Prima Iruegh e poi anche il castello... letteralmente andati a pezzi. Come, perché?"

Nerwen si voltò a guardare i resti di Iruegh, avvolti negli abiti che, a loro volta, da nuovi che erano apparsi ora sembravano vecchi di secoli.

"Non posso esserne sicura", rispose lentamente, "ma penso che Iruegh, con le sue arti magiche, abbia in qualche modo fermato il tempo all'interno di una zona circoscritta, una sorta di bolla, per così dire, dove ha vissuto per molti anni, probabilmente secoli o addirittura millenni, rimanendo inalterata. Tutte le persone, gli animali, gli oggetti, l'intero castello esistevano in un tempo diverso dal nostro, ed era così soltanto grazie alla volontà di Iruegh. Evidentemente però tale potere è venuto meno nel momento in cui ha posto piede fuori della bolla... hai visto com'era terrorizzata dall'idea di superare quelle due colonne", osservò, indicandole, "talmente terrorizzata che era disposta a farsi ferire anche gravemente, pur di rimanerne all'interno. Non aveva previsto che tu le potessi far perdere conoscenza e così, non appena ha superato il confine, il tempo reale si è abbattuto su di lei, invecchiandola di secoli nel giro di pochi attimi. Una volta morta Iruegh, la bolla si è dissolta e tutto ciò che era all'interno è stato esposto al flusso temporale normale e quindi, come lei, è invecchiato di conseguenza, cadendo a pezzi..."

Anche Aryon abbassò lo sguardo sui resti della castellana.

"Non capisco che scopo possa aver avuto", borbottò in tono interrogativo. Nerwen scrollò le spalle.

"Neppure io. Forse, nel suo racconto della fondazione di Castelvalico c'era un fondo di verità, una pestilenza che l'ha indotta a rifugiarsi quassù, ma molto tempo prima di quel che ci ha raccontato... magari durante la Seconda Era o addirittura prima. I libri che abbiamo consultato erano molto più antichi di quel che credevamo. E la mappa che ci hanno dato, con ogni probabilità ora è ridotta in polvere."

A quel punto, Aryon guardò nella bisaccia e vide che effettivamente era così.

"Se risalivano alla Prima Era, poco male", considerò, "dato che da allora il mondo è molto cambiato..."

"Ma se erano della Seconda Era, potevano tornarci utili", si dispiacque la Istar, "Pazienza, vuol dire che scopriremo da noi stessi queste terre oltre gli Orocarni. Magari troveremo una città dove ci sono dei cartografi..."

"Speriamo", concluse il principe Avar, voltando Allakos ed abbassando il cappuccio del mantello, ora inutile dato che non pioveva più; poi lo sguardo gli cadde nuovamente su quanto rimaneva di Iruegh e scosse le testa, "Se solo non si fosse intestardita su di te, adesso sarebbe ancora viva nella sua bolla temporale..."

"Forse voleva qualcuno con cui dividere la propria vita", ipotizzò Nerwen, anche lei voltando Thilgiloth ed avviandola lungo la strada in discesa, "In fondo, è quel che desideriamo tutti... solo che ha scelto la persona sbagliata", concluse, provando una punta di compassione per la strega.

"Ma soprattutto", considerò Aryon a denti stretti, "ha scelto la maniera sbagliata: non si può costringere qualcuno ad amarti. Lei si era invaghita di te, ma non era contraccambiata e questo avrebbe dovuto bastare a farla desistere."

"Se fosse stata una brava persona, sarebbe stato così... ma non lo era, e quindi si è comportata diversamente", concluse la Maia, buttando indietro il mantello e sollevando il volto verso il sole, "Probabilmente anche la pioggia era soltanto all'interno della bolla: vedi che tutto è asciutto, qui intorno?"

Era vero, non c'erano tracce del violento nubifragio che infuriava quando erano usciti da Castelvalico.

In silenzio, voltarono le spalle alle rovine della fortezza stregata e si avviarono verso le sconosciute terre al di là delle Montagne Rosse.


L'angolo dell'autrice:

Le piscine sotterranee della foto sono in realtà di un albergo a Ischia – non faccio nomi per non fare pubblicità occulta LOL.

La cura in grotte di sale, o haloterapia, è una nota tecnica terapeutica ultimamente molto rivalutata anche dalla medicina ufficiale.

Nerwen e Aryon hanno finalmente superato le finora apparentemente invalicabili Montagne Rosse: che cosa li aspetta ora, in questi territori completamente sconosciuti, lo scopriremo nei prossimi capitoli.

Come sempre, desidero ringraziare di cuore gli affezionati lettori che continuano indefessamente a seguire questa mia fan fiction; non prevedevo, quando l'ho iniziata, che si sarebbe sviluppata così tanto! Spero di riuscire a mantenere alto l'interesse e che quindi la seguirete con piacere fino al termine. Quando questo sarà, però, non mi è ancora dato di sapere XD

Lady Angel


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