Capitolo XII: Occhi azzurri

Capitolo XII: Occhi azzurri

Il giorno seguente, dopo un bagno rilassante, un'ottima cena nella sala comune ed un sonno tranquillo in un letto morbido, Nerwen si presentò al bancone dell'ingresso in cerca di Cactaceo. Richiamato dal suono del campanello, l'oste arrivò, trafelato come pareva essere il suo solito.

"Buongiorno signora, desideri informazioni per andare da mastro Lichene, il pellettiere?", le domandò, memore della sua richiesta della sera precedente.

"Esatto. Inoltre sto cercando il fabbro Nano, Thorin: lo conosci?"

"Certamente! Mastro Thorin è il miglior fabbro di tutta la Terra di Brea, sia che si tratti di armi, che di oggetti di arredamento..."

Il locandiere procedette quindi con le spiegazioni su dove si trovava Bob Lichene, il pellettiere, e la forgia di Thorin. Con le istruzioni adeguate, Nerwen trovò subito la bottega di Lichene, dove ordinò un guanto da falconiere; l'artigiano le prese le misure e le disse che poteva farglielo entro sera, e che se desiderava glielo poteva recapitare a domicilio; Nerwen gli diede quindi il nome della locanda dove alloggiava e gli lasciò un generoso anticipo.

A quel punto, si diresse verso la fucina di Thorin, situata in una stradina laterale nel quartiere meridionale di Brea. Come per il pellettiere, Cactaceo le aveva fornito indicazioni assai chiare, così non ebbe difficoltà a trovarla.

Dalla forgia proveniva un battito metallico perfettamente ritmico. Nerwen non si permise di entrare nel laboratorio senza invito e pertanto chiamò ad alta voce:

"Ehilà, sto cercando mastro Thorin!"

Il battito non s'interruppe.

"Arrivo!", giunse però dall'interno una voce baritonale. Pochi altri colpi, poi un suono sibilante fece capire all'Istar che l'oggetto metallico in lavorazione era stato immerso in acqua fredda. Un istante dopo, sulla porta del laboratorio comparve un Nano insolitamente alto per la sua razza, dalla lunga e ondulata chioma corvina striata di qualche ciocca bianca; un naso aquilino dominava un volto dai lineamenti nobili, incorniciato da una corta barba ben curata; ma furono gli occhi - di un intenso azzurro chiaro - a colpire Nerwen con la forza di un maglio, trapassandola da parte a parte. Per un attimo, rimase senza fiato.

"Salute", disse il Nano, "Sono io Thorin."

"Salute a te, mastro Thorin", rispose lei, sforzandosi di tornare a respirare, "Il mio nome è Nerwen, e ti reco un messaggio del nostro comune amico Gandalf il Grigio."

"Davvero?", fece Thorin, senza nascondere la propria sorpresa, "Gli amici di Gandalf sono amici miei: prego, entra."

Si scostò dalla soglia e Nerwen si mosse per seguirlo all'interno del laboratorio; appena dentro la porta, Thorin svoltò a destra e superò un'altra porta, entrando in casa. Lei lo tallonò e si ritrovò in una linda e luminosa cucina, che attraversarono per recarsi nella stanza accanto, un tinello, da cui passarono ad un salotto. La casa, arredata con gusto semplice, sembrava assai ben tenuta, per essere la dimora di uno scapolo. In un angolo, Nerwen notò una piccola ed elegante arpa di legno dorato.

"Accomodati", Thorin le accennò ad una poltrona imbottita, "Posso offrirti del sidro, o del vino?"

Rammentando la passione dei Nani per un'altra bevanda, Nerwen sorrise e chiese:

"Potrei avere della birra?"

"Ma certo!", replicò Thorin, scomparendo velocemente in cucina per tornarne poco dopo con due boccali di ceramica colmi. Li appoggiò sul tavolino accanto alla poltrona di Nerwen e si sedette a sua volta sulla poltrona più in là.

"Al nostro amico Gandalf, dunque", propose Thorin, sollevando il proprio bicchiere.

"A Gandalf", rispose Nerwen; bevve un sorso, trovando la birra gradevolmente fresca e leggera.

Posando nuovamente il boccale sul tavolino, Thorin la scrutò con quegli occhi straordinari che parevano perforarla.

"Quali notizie vuol dunque comunicarmi il vecchio Stregone?", domandò con voce colma d'aspettativa.

"Il momento è quasi giunto, Thorin Scudodiquercia", Nerwen recitò a memoria, "Raduna i compagni di cui abbiamo parlato e preparati con loro all'adempimento della missione."

Il Nano rimase per un attimo completamente immobile, poi si chinò in avanti posando i gomiti sulle ginocchia e lasciando penzolare le mani tra di esse, sul volto aristocratico un'espressione quasi incredula.

"Dopo tutti questi anni, il momento è infine giunto...", mormorò. Poi tacque, assorto, e Nerwen rispettò il suo silenzio.

Dopo alcuni minuti, Thorin tornò a raddrizzare la schiena ed a guardarla.

"Ti ha dato un termine di tempo?", la interrogò, "Settimane, mesi?"

"No", rispose lei, "Il messaggio era soltanto quello che ti ho già detto; ha solo aggiunto che si rimetterà in contatto con te non appena sarà arrivato il momento preciso per muoversi, ma non pensava prima della prossima primavera."

"Capisco", mormorò Thorin, con un sospiro che le fece comprendere come in realtà gli sarebbe piaciuto partire immediatamente per qualsiasi fosse la meta di cui lui e Gandalf avevano parlato. Per qualche altro attimo ancora, il Nano assunse un'espressione distante, come immerso in pensieri assai lontani dal momento presente, per poi tornare di repente alla realtà, "Ti ringrazio infinitamente, Nerwen. Come posso sdebitarmi?"

L'Istar scrollò le spalle:

"Nessun debito intercorre tra te e me", dichiarò, usando l'espressione formale in Lingua Corrente che aveva appreso ai Porti Grigi, "Casomai, esiste tra Gandalf e me", soggiunse in tono più leggero, ridacchiando, "visto che è stato lui a chiedermi questo favore."

D'un tratto, Nerwen si rese conto che il suo compito lì era concluso, e si sentì spiaciuta, perché significava doversene andare, mentre invece le sarebbe stato gradito approfondire la conoscenza di Thorin Scudodiquercia, questo affascinante principe Nano spodestato ridotto a fare il fabbro. I loro sguardi tornarono ad incrociarsi, ed il fuoco azzurro negli occhi di lui la trafisse nuovamente.

"Il fatto è che non sai quale enorme importanza rivesta per me il messaggio che mi hai portato", disse Thorin, parlando lentamente, "per questo mi sento in debito. Vorrei almeno poterti offrire il pranzo... Dove alloggi?"

Nerwen pensò che era un ottimo metodo per trascorrere ancora un po' di tempo con l'attraente Nano.

"Al Puledro Impennato", rispose quindi, "Gandalf me l'ha raccomandata come la miglior locanda di Brea."

"E lo è", confermò Thorin, annuendo, "Violetta Cactacea è la miglior cuoca di tutta la Terra di Brea: il suo stufato di montone è rinomato in tutto il circondario. Se permetti, più tardi verrò lì e potremo pranzare insieme."

"Ne sarò lieta", affermò Nerwen, finendo la propria birra ed alzandosi, "Dirò al locandiere che aspetto una persona."

"Fai pure il mio nome", disse Thorin, alzandosi a sua volta, "Mi conoscono bene."

L'accompagnò alla porta, facendola stavolta passare dall'ingresso principale, e nel congedarsi le rivolse un inchino come avrebbe fatto con una gran dama o una principessa. Nerwen contraccambiò con una piccola riverenza, poi si allontanò lungo la strada lastricata. Thorin rimase ad osservarla sulla soglia della propria casa, pensieroso.

Raramente aveva incontrato una donna che lo avesse intrigato, e nessuna più di questa amica di Gandalf. Lui e lo Stregone si conoscevano da molti anni, ma non gliel'aveva mai sentita nominare; tuttavia la cosa non lo sorprendeva, perché Gandalf non parlava molto di se stesso o dei suoi progetti, anzi spesso agiva in modo misterioso e per motivazioni oscure. Thorin però si fidava completamente di lui, avendo avuto modo di verificarne la lealtà e la correttezza, qualità che avevano velocemente vinto la naturale differenza che i Nani nutrono per tutti coloro che non sono della loro razza. Nerwen possedeva in sé qualcosa che gli ricordava Gandalf, e pertanto - al di là dell'amicizia che dichiarava legarla allo Stregone - si sentiva portato a fidarsi di lei tanto quanto del vecchio Istar. D'aspetto sembrava un membro di genere femminile della razza degli Uomini, esattamente come Gandalf; ma proprio come in lui, anche in Nerwen Thorin percepiva l'esistenza di qualcosa di più, sebbene di che cosa, precisamente, non gli fosse dato di sapere.

In tutta la sua vita, lo spodestato erede al trono del perduto regno nanico di Erebor non era mai stato attratto da donne che non fossero della propria razza; ed anche allora, solo di rado qualcuna era riuscita a suscitare il suo interesse. Ciò era dovuto al fatto che l'endemica scarsità di femmine imponeva ai maschi di quella razza una perenne austerità sessuale e sentimentale; in caso di incontro fatale, però, il Nano più morigerato poteva trasformarsi in un amante appassionato ed insaziabile, con grande delizia delle Nane o delle poche donne della razza degli Uomini che avevano incontrato i gusti di un Nano, o che avevano trovato un Nano di loro gusto. Di Elfe non si parlava neppure, data la grande antipatia che le due razze nutrivano l'una nei confronti dell'altra, solo occasionalmente mitigata da intensi contatti commerciali come in passato era avvenuto tra Erebor ed il regno del Boscoverde, oppure tra l'antichissimo regno nanico di Moria e l'Eregion.

Mai finora quindi Thorin si era sentito attratto da qualcuna che non fosse una Nana; eppure Nerwen lo aveva inspiegabilmente affascinato, tanto da indurlo ad invitarla a pranzo per il solo piacere di prolungare il tempo trascorso in sua compagnia. Scosse la testa tra sé e sé, perplesso, cercando di comprendere le ragioni del suo interesse per l'amica di Gandalf; ma dovette ben presto rinunciarvi, perché ci sono cose che la ragione non può decifrare e che debbono pertanto essere accettate così come sono. Oppure rifiutate, se per questo; tuttavia Thorin non aveva alcuna intenzione di respingerle.

Si scosse dai propri pensieri; osservando l'ubicazione del sole nel cielo, pensò d'aver a disposizione un paio d'ore prima di recarsi alla locanda per pranzare con Nerwen, ed era il caso che si desse da fare per rendersi maggiormente presentabile: non poteva certo andare con gli abiti da lavoro, macchiati di fuliggine e forati in più punti dalle schegge incandescenti dei metalli che manipolava, né con barba e capelli odoranti di fumo. Sebbene non dimenticasse per un solo istante il proprio retaggio regale e la propria vocazione guerriera, il suo lavoro gli piaceva ed era orgoglioso delle opere che produceva; nondimeno riteneva che, per sperare di poter suscitare in Nerwen un interesse pari a quello che lui provava per lei, doveva presentarsi al meglio.

***********

Frattanto che Thorin così rimuginava, Nerwen camminava per le strade di Brea diretta al Puledro Impennato. Così come i pensieri del Nano erano colmi di lei, i suoi erano colmi di lui.

Al tempo delle sue visite nel Doriath a sua sorella Melian e alla sua famiglia, aveva conosciuto diversi Nani, o Naugrim come venivano chiamati dagli Elfi; aveva sempre pensato che fossero saldi, tenaci, valenti ed orgogliosi, lenti a dimenticare i torti subiti o i favori ricevuti, pregevoli amici o formidabili nemici, amanti delle splendide cose che creavano al punto da parere avidi di beni materiali e poco propensi alle faccende spirituali, eccellenti artigiani, e straordinari guerrieri. Il loro maggior pregio era sicuramente la lealtà, una volta concessa, il che non era facile data la loro caratteristica diffidenza; ed il loro peggior difetto era la pervicacia, che spesso li induceva in rovina. Nerwen aveva a lungo provato avversione per loro a causa del fatto che avevano ucciso Thingol, il marito di Melian; ma col tempo aveva compreso che non poteva incolpare un'intera razza dell'atto di pochi, o di uno.

Ed ora aveva incontrato Thorin Scudodiquercia; Nerwen aveva letto nei libri di Círdan la storia del Regno della Montagna Solitaria, Erebor, della sua ricchezza, potenza e grandiosità, della sua rovina ad opera del terribile drago Smaug, della dispersione del suo popolo, delle battaglie combattute da costoro contro gli Orchi che si erano impadroniti dell'antico regno di Moria, ed in particolare proprio delle imprese di Thorin durante la feroce battaglia di Azanulbizar, la Valle dei Rivi Tenebrosi, dove si era conquistato il soprannome di Scudodiquercia. Qui a Brea l'aveva visto nelle modeste vesti di fabbro, ma nondimeno, anche sotto la fuliggine del lavoro che faceva per vivere, la sua dignità regale era evidente.

Da quanto le aveva raccontato, Gandalf provava un'evidente ammirazione ed amicizia per Thorin e per il suo popolo. Che fosse una gran persona, Nerwen l'aveva compreso fin dalle sue letture nella biblioteca di Círdan, ed ora che l'aveva incontrato, ne era più che mai persuasa; però non era questo ciò che l'aveva colpita. No... erano stati i suoi occhi. Azzurri come il cielo sconfinato delle pianure di Valinor, ardenti come una fiamma incandescente, possedevano uno sguardo che l'aveva letteralmente inchiodata. Eppure Thorin non l'aveva guardata con nessuna espressione particolare: curiosità, sorpresa, gratitudine, tutte emozioni completamente normali. Ciò nonostante, Nerwen si era sentita tramutare le ginocchia in gelatina come la prima volta che aveva incontrato Calion, tanto tempo prima; così tanto tempo che aveva creduto di non potersi più ricordare di come ci si sentiva.

Si accorse d'esser giunta davanti all'ingresso della locanda; con uno sforzo di volontà, mise da parte quei pensieri e salì i gradini che conducevano alla porta, l'aprì ed entrò, attraversando l'atrio dominato dal bancone. Dietro di esso c'era il grosso proprietario, Granodoro Cactaceo.

"Buongiorno, signora!", la salutò con esuberanza, "Hai trovato il pellettiere? E il fabbro?"

"Buongiorno a te, signor Cactaceo", Nerwen contraccambiò il saluto, "Sì, grazie, le tue indicazioni erano assai precise e li ho trovati subito. Mastro Lichene entro sera porterà il guanto da falconiere che gli ho ordinato: puoi farmi avvisare quando arriva?"

"Certamente."

"Bene. Inoltre mastro Thorin pranzerà qui con me, oggi."

"Ottimo", annuì il locandiere, "Faccio preparare un tavolo nella sala comune, o preferisci mangiare nella tua stanza?"

Nerwen pensò che le sarebbe piaciuto star da sola con l'affascinante Nano, senza essere disturbati dal vocio degli altri avventori che, se erano gli stessi della sera precedente, erano alquanto rumorosi; ma riceverlo privatamente in camera sarebbe stato eccessivo: non aveva intenzione di finirci a letto insieme.

Non così presto, almeno...

"Sarebbe possibile avere un tavolo un po' appartato?", chiese comunque, cercando una via di mezzo, "Vorremmo chiacchierare con un po' di tranquillità..."

"Ci penso io", le assicurò Cactaceo, "In ogni caso, a pranzo c'è molta meno baraonda che a cena, non preoccuparti. C'è qualcosa che desideri mangiare in particolare?"

A Nerwen venne in mente una cosa detta dal Nano:

"Mastro Thorin mi ha parlato dello stufato di montone della signora Violetta", disse quindi. Cactaceo s'illuminò tutto:

"Sì, è la sua specialità, e anche mastro Thorin viene spesso qui proprio per gustarlo. Sono lieto che te ne abbia parlato, significa che lo apprezza più di quanto non dica - sai, non è un tipo molto loquace..."

"Molto bene", lo interruppe Nerwen, sforzandosi di non mettersi a ridere perché, se Thorin non era loquace, lo era invece certamente Cactaceo, "Stufato di montone, verdure a discrezione della signora Violetta, e se possibile per finire qualcosa di dolce."

"Che ne dici di torta di ricotta al miele e uva passa?"

"Mi sembra deliziosa."

"E naturalmente metterò a vostra disposizione il miglior vino dei vigneti di Staddle", soggiunse il locandiere.

"Molto bene", annuì Nerwen, "Ti prego di avvisarmi quando mastro Thorin arriva."

"Sarà fatto."

Con un cenno di saluto, la Istar uscì nuovamente, dirigendosi alle scuderie; Thilgiloth l'accolse con un cordiale buffetto del naso, poi ritrasse la testa e la guardò per bene.

Ti vedo... strana, le disse, Che ti piglia?

Mi piglia un affascinante Nano, le rispose Nerwen con sincerità, L' ho conosciuto un'ora fa.

Le proiettò l'immagine di Thorin; la Corsiera scrollò la testa sbruffando.

Un'ora fa?? Ti ha pigliato davvero parecchio, sei tutta sottosopra, considerò in tono inequivocabilmente divertito, Era da quando hai incontrato Calion che non avevi questa reazione.

Ripensare al bel Vanya che aveva lasciato a Valinor fece immalinconire un po' Nerwen. Ne sentiva la mancanza, e non certo soltanto per i bollenti amplessi che avevano condiviso per così tanti anni. Calion non era stato il suo primo amante, né sarebbe stato l'ultimo; non ne era mai stata innamorata, ma col tempo aveva sviluppato un grande affetto per lui, che sarebbe rimasto immutato per sempre, anche se avesse infine trovato la sua anima gemella - cosa di cui dubitava seriamente ormai da secoli, dato che finora non l'aveva ancora trovata. Beh, se non c'era, non c'era: significava che sarebbe rimasta un'Aini nubile, come Nienna, la Valië Signora del Cordoglio, o Arien, la Maia che conduceva il Sole nel suo periplo nel cielo di Arda.

Hai ragione, amica mia, confermò, rivolta a Thilgiloth, Non avrei mai creduto che un Nano potesse intrigarmi tanto.

Cos'ha di diverso dai Nani che hai incontrato finora?, volle sapere la Corsiera, meravigliata. Conosceva Nerwen fin dagli Anni degli Alberi, prima che Sole e Luna fossero creati, e ciò che agitava ora la sua amica a due gambe era qualcosa che aveva visto soltanto poche volte, e comunque mai in modo così immediato.

L'Istar sentì lo stupore di Thilgiloth, e poiché era a sua volta stupita dalla propria reazione, cercò di darvi una spiegazione:

È nobile; non intendo di nascita, non soltanto, ma di animo. Poche volte ho incontrato una persona con tanta onorabilità quanta ne percepisco in Thorin Scudodiquercia. Comprendo bene,ora, perché Gandalf lo stimi tanto...

Ma quella interpretazione non la soddisfaceva completamente; era indubbiamente vera, ma non era tutto. Lasciò scendere il proprio livello di coscienza e pensò in modo più terreno.

E ha due straordinari occhi azzurri, intensi, acuti come punte di lancia, proseguì, Mi hanno letteralmente trapassata da parte a parte.

Ti accoppierai con lui?, domandò Thilgiloth, senza intendere alcuna trivialità, ma semplicemente chiedendolo dal suo punto di vista animale ed istintivo: se un maschio le piaceva, non si poneva alcun problema ad accoppiarsi con lui, e riteneva che tutti gli esseri, a due o a quattro gambe, potessero ben fare altrettanto.

Abituata al modo di ragionare degli olvar, Nerwen non si scandalizzò punto; ma non era ben sicura della risposta da dare: in quanto immortale che ha a disposizione l'eternità per fare qualsiasi cosa, non era mai stata affrettata nelle proprie scelte e decisioni, ed ora questa attrazione impellente che provava nei confronti di Thorin la disorientava alquanto.

Beh, se anche lui prova questo desiderio, rispose quindi lentamente, può darsi di sì... Si scrollò di dosso quei pensieri perturbanti e passò ad altro, Ero venuta a vedere se sei contenta di come sei trattata.

Thilgiloth emanò una sensazione di soddisfazione:

Sì, grazie, sto bene: la paglia è asciutta, il cibo è gradevole e abbondante, e l'acqua è sempre fresca.

Rassicurata, Nerwen fece una carezza alla Corsiera e si congedò per recarsi in camera, dove si mise a leggere vicino alla finestra aperta finché non giunse Mina ad informarla che Thorin era arrivato.

Nerwen si alzò, lisciandosi la gonna dell'abito; si sentiva improvvisamente turbata: un'esistenza che non si misurava con gli anni, bensì con le ere del mondo, non era stata sufficiente a spegnere in lei la capacità di emozionarsi, né, se per questo, lo avrebbe mai voluto. Tuttavia, in tutta la sua vita non aveva mai provato un'attrazione così subitanea come per Thorin, e questo la confondeva. Mentre scendeva lentamente le scale, diretta all'ingresso, pensò che evidentemente, come l'aveva avvisata Yavanna, la qualità intrinseca della Terra di Mezzo - terra non immortale, a differenza di Valinor - la stava influenzando e le imponeva i suoi tempi che, a confronto con quelli delle Terre Imperiture, erano molto più veloci.

Giunta in atrio, trovò Thorin che chiacchierava con Cactaceo in un atteggiamento piuttosto confidenziale; notò che il Nano si era cambiato, ed ora indossava una camicia di leggera mussola bianca sotto un panciotto blu scuro di vellutino, e pantaloni di lino marrone chiaro infilati in un paio di stivali al ginocchio. Se in tenuta da lavoro l'aveva colpita, così elegantemente abbigliato la lasciò momentaneamente priva di favella.

Come la sentì arrivare, Thorin si girò, e nuovamente i suoi occhi azzurri la inchiodarono, rischiando di farla inciampare a metà di un passo; fu solo con uno sforzo che riuscì a concentrarsi abbastanza per riuscire a proseguire e ad assumere un'espressione che - si augurava - assomigliasse ad una normale espressione di benvenuto.

Da parte sua, Thorin la stava inconsapevolmente divorando con lo sguardo; l'aveva vista appena poco più di due ore prima, ma gli sembrava adesso di non aver notato quanto fosse realmente bella, con quei lunghissimi capelli scuri, gli occhi d'un bruno vellutato e quella deliziosa figura a clessidra fasciata nell'abito verde acqua. Si raddrizzò, cercando involontariamente di raggiungere il massimo della propria statura, anche se ciò nonostante rimaneva qualche centimetro più basso di lei; ma la sua naturale dignità compensava ampiamente la mancanza di statura, perfino nei confronti di un omone grande e grosso com'era Granodoro Cactaceo.

"Bene arrivato, Thorin", lo salutò Nerwen, dimenticando nel proprio turbamento il titolo di cortesia dovuto ad un mastro artigiano; anche se, tecnicamente, altezza sarebbe stato più appropriato, per un principe par suo.

"Grazie, Nerwen", contraccambiò il Nano, rivolgendole un inchino di cortesia senza staccarle gli occhi di dosso, "Il mio buon amico Granodoro mi stava dicendo che ha già fatto preparare un tavolo per noi."

"Sì, è così", confermò l'oste, "Se n'è occupata Rosetta. Potete accomodarvi subito."

Thorin porse il braccio a Nerwen; lei vi posò la mano e così, incedendo come se si trovassero a corte e non in una semplice locanda, entrarono nella sala comune, dove si trovavano già alcuni avventori. Rosetta, la figlia maggiore di Cactaceo, assai somigliante alla sorella Mina, andò loro incontro e, dopo aver fatto una piccola riverenza di saluto, li guidò ad un tavolo d'angolo, già apparecchiato per due.

Mentre Rosetta si allontanava, Thorin, continuando a comportarsi come se si trovasse nel salone delle feste di un palazzo reale, scostò la sedia per Nerwen e la fece accomodare prima di prender posto di fronte a lei.

"Ho seguito il tuo consiglio", gli disse Nerwen, ritrovando la propria consueta disinvoltura, "e ho ordinato lo stufato di montone. Cactaceo ci ha offerto il suo miglior vino, ma possiamo chiedere della birra, se preferisci."

"Se ha parlato del vino di Staddle, allora va benissimo", dichiarò Thorin, "È ottimo."

In quella sopraggiunse Rosetta con una caraffa di vino rosso appena spillato, che versò nei bicchieri di entrambi prima di tornare ad allontanarsi, veloce e discreta: evidentemente il padre le aveva detto che i due volevano parlare in tranquillità.

Thorin sollevò il bicchiere verso Nerwen:

"Al nostro incontro."

"Al nostro incontro", ripeté l'Istar, toccando il suo bicchiere col proprio. Bevvero un sorso; il vino era fresco, fruttato e leggermente frizzante.

"Invero ottimo, come dicevi", commentò Nerwen. Thorin annuì, poi posando il bicchiere le domandò:

"Perdona la curiosità, ma come conosci Gandalf?"

"Sono entrata a far parte dell'Ordine degli Istari da poco", rispose Nerwen, senza scendere in particolari, "ma in realtà ci conosciamo da molto più tempo. Si può dire che siamo cresciuti insieme."

Thorin infine comprese il motivo per cui Nerwen gli appariva come qualcosa di più di una semplice donna.

"Dunque anche tu sei una Istar come il mio vecchio amico Gandalf", considerò pensierosamente, "In effetti, ho subito pensato che, in qualche modo, vi assomigliate... Beh, non certo nell'aspetto fisico", precisò sogghignando, "tu hai le sembianze di una giovane e bella donna, mentre lui di un vecchio ed assai meno attraente uomo."

Anche Nerwen rise:

"Hai ragione; ma lui e gli altri nostri colleghi hanno scelto l'aspetto di anziani per apparire saggi in modo immediatamente palese, mentre io ho preferito altrimenti."

Thorin sollevò le sopracciglia, stupito:

"Vuoi dire che non t'importa di sembrare a colpo d'occhio una sapiente e autorevole Istar per impressionare i tuoi interlocutori?"

"Per niente", dichiarò lei, "Preferisco sorprenderli: a volte fa comodo venir sottovalutati."

"Strategia interessante", ponderò il principe, "Non l'avevo mai presa in considerazione... Forse perché è troppo sottile, per me. Sono un tipo molto diretto, che va subito al sodo."

"Anch'io, a volte", ammise Nerwen, "Dipende dalle circostanze... Ma dimmi, e tu invece, come conosci Gandalf...?"

**************

Trascorsero così un paio d'ore assai gradevoli, chiacchierando in modo piacevole e rilassato dapprima davanti ad un piatto di saporito stufato accompagnato da zucchine, melanzane e fagiolini, poi davanti ad una fetta di dolce. Spesso, come dotati di propria volontà, i loro occhi si cercavano, ma quasi subito si distoglievano gli uni dagli altri con una sorta di pudore.

Quando ormai del pranzo non rimanevano che le briciole, Thorin cominciò a pensare con dispiacere che tra poco avrebbe dovuto congedarsi.

"Quanto tempo pensi di fermarti a Brea?", si decise infine a domandarle, temendo la risposta.

Nerwen esitò. La sua intenzione sarebbe stata originariamente quella di ripartire il giorno seguente la consegna del messaggio, ma non aveva certo previsto di fare un incontro così intrigante... di rimanere stregata da due occhi azzurri.

"A dire il vero, non lo so", si decise infine a rispondere, "Sono in anticipo rispetto ai miei piani di viaggio, e mi aspetta un lungo tragitto: sono diretta a Gran Burrone."

Il regno di Elrond era infatti la sua prossima tappa; poi da lì progettava di recarsi a Lothlórien presso Galadriel e Celeborn, passando dalla dimora di Radagast nella speranza di trovarlo per chiedergli notizie degli Ent.

L'espressione di Thorin si rischiarò.

"Allora spero che ti fermerai alcuni giorni: vorrei conoscerti meglio", disse schiettamente.

La sua franchezza le piacque.

"Lo vorrei anch'io", ammise quindi, con la stessa franchezza. Il volto di Thorin si aprì ad un sorriso, illuminandolo e rendendolo ancor più attraente.

"Magnifico", dichiarò, poi parve riflettere un momento, "Vorrei portarti a vedere un luogo incantevole, e forse incantato, nel Bosco Cet. Dista circa un'ora a cavallo; potremmo anche andarci adesso, ma devo finire il lavoro cominciato stamattina: ho promesso di consegnarlo entro stasera... Potremmo farlo domani, e portarci il pranzo, che ne dici?"

Una gita nel bosco, pensò Nerwen; romantico... ed eccitante.

"Dico di sì", accettò, "Chiederò a Rosetta di prepararci un pranzo al sacco."

"Allora ci vediamo domani un'ora prima di mezzogiorno", disse Thorin, alzandosi. Prese congedo rivolgendole un elegante inchino, poi uscì dalla sala, salutato da alcuni avventori e da Rosetta e Mina, che stavano servendo ai tavoli. Rosetta si affrettò ad avvicinarsi.

"Tu e mastro Thorin siete stati soddisfatti, signora?", le domandò, mentre anche Nerwen si alzava.

"Sì, completamente, grazie Rosetta", le rispose, "Domani mattina potresti preparare un pranzo al sacco per due persone, per favore? Lascio a te la scelta delle pietanze."

"Ma certo, signora..."

***********

Più tardi, Nerwen uscì nell'ampio cortile della locanda per far volare Calad sotto il proprio occhio vigile; non si aspettava realmente che qualcuno potesse voler impadronirsi della falchetta, ma non si poteva mai dire, in una cittadina affollata come Brea. Calad catturò un paio di roditori, che consumò in un angolo appartato del cortile, mentre Nerwen si intratteneva con Thilgiloth.

Domani faremo un'escursione nel bosco, le annunciò, Una passeggiata di un'ora.

Bene, mi piace sempre fare un giro nei boschi, considerò la Corsiera, Il tuo Nano verrà con noi?

È stato lui ad invitarmi, le svelò l'Aini. Thilgiloth emanò una sensazione di malizioso divertimento:

Vuol dire che mi allontanerò per lasciarvi accoppiare in pace...

Ancora una volta, la Corsiera non intendeva alcuna volgarità.

Beh, comunque non è detto che succeda, obiettò Nerwen. Thilgiloth le rivolse un'occhiata saputa:

Se lui si sente come ti senti tu adesso, ci puoi scommettere, che succederà, affermò divertita. Nerwen non poté ribattere, perché sapeva che era la semplice verità.

Calad, finito il pasto, tornò ad avvicinarsi alle sue due amiche, posandosi su uno steccato poco lontano; Nerwen annunciò anche a lei il programma dell'indomani.

So che alla tua specie non piace molto volare tra gli alberi, pertanto non sei obbligata ad accompagnare me e Thilgiloth, aggiunse.

Hai ragione, confermò la rapace, preferisco evitare i boschi, specie se sono fitti. Vuol dire che vi accompagnerò finché non vi inoltrerete tra le piante, poi rimarrò nei dintorni ed aspetterò che torniate.

Stabilito ciò, Nerwen tornò in camera con Calad, che andò ad appollaiarsi sulla balaustra del terrazzo. Poco più di un'ora dopo, Amaranto venne a chiamarla per avvisarla che era arrivato mastro Lichene, il pellettiere. L'Istar scese nell'atrio, dove ricevette il guanto da falconiere dalle mani dell'artigiano; dopo essersi complimentata per la puntualità e per l'accurata esecuzione del pezzo, Nerwen lo pagò il prezzo pattuito e tornò in camera, dove mostrò l'acquisto a Calad, spiegandole di cosa si trattava.

Ma non ti ferirei mai intenzionalmente coi miei artigli, le assicurò la falchetta.

Lo so, amica mia, disse la Maia, ma potresti graffiarmi per errore; questo guanto lo impedirà. E poi è più comodo del mantello, prova...

Si infilò il guanto e Calad venne a posarsi, zampettando un po' su di esso e dichiarandosi infine soddisfatta.


Angolo dell'autrice:

A qualcuno Thorin apparirà fuori personaggio; lo è certamente rispetto al libro, ma nel film di Peter Jackson io l'ho visto così: duro, orgoglioso, perfino spietato, ma dotato di sentimenti molto profondi e di una grande capacità di amare. In ciò sono stata certamente influenzata dal suo interprete, Richard Armitage, il quale in un'intervista ha raccontato che, mentre lui e Peter Jackson cercavano di elaborare un background per Thorin in modo da meglio inquadrarlo e quindi descriverlo/interpretarlo, lui ha immaginato un amore perduto; naturalmente si stava riferendo ad una qualche principessa Nana, ma nella mia mente ho rielaborato la cosa ai fini della mia storia ed ho finito col rimanerne profondamente coinvolta... ma per sapere come e quanto, dovrete aspettare il prossimo capitolo... :-D

Miei cari lettori, siete impagabili, sia coi vostri commenti, sia per il solo fatto di leggere questa mia fan fiction: spero che la lettura sia per voi coinvolgente quanto lo è per me scriverla!


Lady Angel

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