Capitolo XI: Al Puledro Impennato
Capitolo XI: Al Puledro Impennato
Come suo solito, Nerwen si alzò di buonora; dopo una deliziosa ed abbondante colazione in compagnia di Tom e Baccador, prese congedo, accompagnata dalle loro benedizioni, ed in groppa a Thilgiloth si avviò verso nord, con Calad che volava alta sopra le loro teste.
Seguendo le indicazioni di Tom, Nerwen mantenne la Vecchia Foresta alla propria sinistra, costeggiandola a distanza di sicurezza, mentre a destra aveva i rilievi dei Tumulilande.
Era questa una terra antica, residuo di un regno degli Uomini svanito da innumerevoli anni, dove si ergevano le tombe di re scomparsi che si erano ritenuti tanto grandi da poter essere ricordati per l'eternità, e che invece erano stati dimenticati nell'impietoso ed inarrestabile scorrere del Tempo. Si riteneva che i Tumulilande fossero infestati dagli spettri di questi antichi re, ma se anche era così, Nerwen di certo non li temeva.
Giunte all'estremità settentrionale della Vecchia Foresta, l'Istar e le sue due amiche kelvar si fermarono per il pranzo ed un'ora di riposo, poi ripresero la strada - terrestre ed aerea - in direzione nord-est per raggiungere la Grande Via Est. Infine, verso sera arrivarono Brea; la cittadina era situata ai piedi di una collina che si affacciava proprio all'incrocio della Grande Via Est con l'Antica Via Sud, un'altra importante strada che, dalla decaduta città di Fornost nel nord, giungeva lontano a meridione fino a Tharbad, per poi inoltrarsi nel Dunland fino alla Breccia di Rohan e ai Guadi dell'Isen, una strada ormai poco battuta ed invasa delle erbacce, motivo per cui era stata soprannominata Verdecammino.
Prima di giungere vicino al Cancello Occidentale di Brea, Nerwen si fermò e lanciò un pensiero a Calad:
Amica mia, potresti sentirti a disagio in città: vuoi rimanere ad aspettarci fuori?
Non so, le giunse la risposta, venata di incertezza. A dire il vero, non ho mai provato ad entrare in una città. Dici che sia pericoloso per me?
Potrebbe esserlo: a qualche individuo di pochi scrupoli potrebbe venire in mente di catturarti per addomesticarti...
Meglio morta che prigioniera!, si indignò Calad. Nerwen le inviò una sensazione rassicurante e protettiva:
Non temere, se mi stai vicina nessuno oserà anche solo pensarci; ma decidi liberamente se desideri avventurarti in città o meno. Non voglio forzarti né in una direzione né nell'altra.
Calad parve riflettere.
Sono curiosa, confessò infine, e mi fido di te: verrò in città.
D'accordo, allora, approvò Nerwen, Sarà meglio che ci presentiamo tutte assieme: non ho un guanto da falconiere, ma posso usare il mantello.
Frugò in una delle bisacce e ne trasse il leggero mantello estivo, del colore del muschio; lo avvolse attorno all'avambraccio sinistro, che poi sporse in fuori.
Vieni, posati qui, invitò la rapace. Calad scese, irradiando una certa titubanza: era chiaro che per lei era un'esperienza nuova. Con leggerezza, posò le zampe sul braccio che le veniva offerto, chiudendo delicatamente gli artigli attorno al polso protetto dal mantello di Nerwen.
Stringi pure, se ti senti insicura, la esortò Nerwen, poi segnalò a Thilgiloth di procedere, e la Corsiera si avviò al passo; il cancello era aperto - veniva chiuso soltanto durante la notte - né c'era alcuna guardia a fermare chi entrava in città, a riprova che si trattava di un luogo pacifico ad accogliente.
Seguendo le indicazioni che le aveva fornito Gandalf, l'Istar avanzò lungo la strada principale, di fatto sempre la Grande Via Est; dove curvava bruscamente verso sud, finendo con l'uscire nuovamente dalla città attraverso il Cancello Meridionale, si trovava la locanda che le era stata raccomandata, Il Puledro Impennato, un grande edificio con due ali che arretravano rispetto alla strada, formando un cortile interno a cui si accedeva mediante un'arcata nella facciata principale. Una grande insegna di legno con dipinto un cavallino rampante di colore bianco sporgeva sulla strada, accanto alla porta d'ingresso, situata sotto l'arcata.
Nerwen scese da cavallo e consegnò le redini allo stalliere che era prontamente sopraggiunto, un giovane Uomo dai capelli rossi; la Corsiera mandò qualche segnale di nervosismo: non aveva ancora superato del tutto la propria naturale diffidenza verso gli sconosciuti, ma stava imparando a controllarsi, almeno con coloro dei quali Nerwen pareva fidarsi. L'Aini comunque le lanciò un pensiero tranquillizzante, ma non mancò di raccomandare al giovane palafreniere di trattarla con la massima cura. Poi posò Calad sulla sella e le diede silenziosamente istruzioni di non staccarsi da Thilgiloth finché lei non fosse tornata a prenderla.
Dietro il bancone dell'ingresso non c'era nessuno, ma una campanella di ottone era in bella vista sul ripiano; un biglietto con scritto suonare era infilato per un angolo sotto il bordo, caso mai qualcuno non avesse capito a cosa servisse. Nerwen la scosse vigorosamente; quasi non l'aveva ancora rimessa a posto, che giunse trafelato un uomo alto e corpulento, dalla gran barba e i capelli fulvi e gli occhi grigi.
"Eccomi!", esclamò in tono gioviale, "Granodoro Cactaceo, al tuo servizio, signora."
"Salve, signor Cactaceo", lo salutò l'Aini, prendendolo subito in simpatia, "Sono Nerwen la Verde, ed il mio amico Gandalf il Grigio mi ha raccomandato la tua locanda."
"Il buon vecchio Gandalf!", rise l'oste, "Sono almeno tre generazioni di Cactaceo - no, che dico, con me sono quattro! - che il Grigio Pellegrino ogni tanto passa da queste parti, senza mai mancare di fermarsi qui al Puledro. È un onore, signora Nerwen. Desideri soltanto cenare, o anche dormire?"
"Anche dormire", confermò lei, "e magari un buon bagno."
"Ho alcune stanze dotate di bagno privato", disse Cactaceo, "Sono più costose delle altre, ma il servizio è incluso. Inoltre sono abbastanza spaziose per poterci anche mangiare, se non desideri farlo nella sala comune."
"Va bene", accettò Nerwen, che non faceva un vero bagno da quando aveva lasciato la casa di Círdan, "E mi serve anche un ricovero per la mia cavalcatura; inoltre ho con me una falchetta."
"Se è ben addestrata e non sporca, puoi tenerla con te in camera", disse l'oste, "però non ho un trespolo."
"Va bene lo stesso, metterò una protezione alla spalliera di una sedia e la farò posare lì."
"Benissimo. Allora ti faccio accompagnare nella tua stanza."
Cactaceo si voltò e da uno scaffale prese una campanella, più grande di quella posata sul bancone; la scosse con forza e piuttosto a lungo e qualche istante dopo giunse un garzone, un ragazzino allampanato con una riccioluta zazzera della stessa sfumatura di colore di quella dell'oste.
"Vai subito a chiamare tua sorella Mina", lo istruì Cactaceo, "poi corri a prendere i bagagli della signora e portali nella stanza numero dodici."
"Sissignore!", esclamò il ragazzino, sparendo in un baleno. Cactaceo sorrise nella barba:
"Mio figlio Amaranto", rivelò a Nerwen, "Svelto come un folletto, ed anche molto intelligente. Come le sue sorelle Gelsomina e Rosetta. Han preso tutti da mia moglie Violetta, per fortuna", rise fragorosamente per far capire che era una battuta, "Ah, eccoti qua, Mina... Porta la signora Nerwen nella stanza dodici e poi aiutala col bagno."
La fanciulla, più grande di Amaranto di tre o quattro anni, a differenza del padre era bruna, ma aveva i suoi stessi occhi grigi; sorrise a Nerwen e le rivolse una piccola riverenza.
"Mina, per servirti, signora", si presentò, "Prego, seguimi."
"Aspetta, vado prima a prendere il mio falco. Oh, a questo proposito... dove potrei procurarmi un guanto da falconiere?"
"C'è Bob Lichene, il pellettiere", le rispose Cactaceo, "Non è molto lontano. Domattina ti indicherò come trovarlo."
Nerwen lo ringraziò, poi uscì e si recò nel cortile, dove frattanto Thilgiloth era stata legata allo steccato davanti alla stalla; Calad era ancora appollaiata sulla sella. Le bisacce non c'erano più, segno che Amaranto le aveva già prelevate.
"Un magnifico esemplare, signora", disse lo stalliere rosso di capelli in tono ammirato, sbucando dallo stallo vicino, "Mai visto un mantello così lucente."
Thilgiloth sbuffò, lusingata.
"Grazie", rispose Nerwen al giovanotto. Cavalla vanitosa, trasmise invece alla Corsiera, divertita; Thilgiloth sbuffò di nuovo, più forte, condividendo il divertimento dell'amica.
La Maia tornò ad avvoltolarsi il mantello estivo sul braccio e vi fece posare la falchetta. Poi diede una moneta d'argento al palafreniere:
"Una bella strigliata e poi la migliore avena che hai", gli raccomandò. Il giovanotto guardò la moneta e fece tanto d'occhi: era una mancia decisamente generosa.
"Sarà fatto, mia signora", le assicurò, cominciando a sciogliere i finimenti della Corsiera.
"Tranquilla, sei in buone mani", Nerwen rassicurò Thilgiloth.
Sì, lo penso anch'io, ribatté la cavalla, Costui mi piace, ha modi gentili.
Nerwen tornò nella locanda con Calad sul braccio, poi seguì Mina al piano superiore. La stanza, come aveva anticipato Cactaceo, era spaziosa ed arredata con mobili vecchi ma ben tenuti; un grande letto a baldacchino, con due tavolini da notte ai lati, troneggiava contro la parete opposta alla porta, con una cassapanca ai suoi piedi, dov'erano state posate le sue bisacce; inoltre c'erano un cassettone, una scrivania, due poltrone ben imbottite e dall'aria assai comoda poste davanti al caminetto, ed un piccolo tavolo di legno lucido con due massicce sedie.
Nerwen stava per far posare Calad sulla spalliera di una delle sedie, quando si accorse che la falchetta emanava una sensazione di disagio.
Amica mia, cosa c'è che non va?, le chiese mentalmente.
Non credo che mi piaccia stare al chiuso, rispose Calad, in tono quasi di scusa: dopotutto, era stata lei a chiedere di entrare nell'abitato degli esseri a due gambe; ma Nerwen comprese perfettamente le sue ragioni: non si può pretendere che un animale selvatico, abituato alla libertà dello spazio illimitato, si senta a proprio agio all'interno di un edificio.
Nessun problema, non preoccuparti, le rispose quindi; la stanza era infatti dotata di terrazzo affacciato sul cortile, e fu lì che Nerwen andò, posando Calad sulla balaustra. La rapace aprì brevemente le ali, come a percepire l'aria libera, poi le inviò un senso di soddisfazione.
Mina aveva seguito il movimento della sua ospite che, rientrando, ne notò l'espressione interrogativa.
"A Calad non piacciono gli spazi chiusi", le spiegò, "Molto meglio se sta fuori."
"Ma non volerà via?", obiettò la ragazza, perplessa, "Ho visto che non ha i geti per legarla..."
"Non li uso, infatti", rispose Nerwen, "Calad sta con me per amicizia, ed è solo per amicizia che torna da me ogni volta che vola, motivo per cui non ho bisogno di legarla."
"Capisco", fece Mina, non meno perplessa di prima ma favorevolmente colpita, "Un concetto molto interessante...", si interruppe, "Perdonami, signora, dimentico me stessa: ecco il bagno", aprì la porta sulla destra di quella d'ingresso, rivelando una stanza dal pavimento e le pareti rivestite di piastrelle in maiolica bianche, verdi e blu e dotata di una grande vasca di rame dai piedini lavorati in foggia di zampe di leone.
"Ti porto gli asciugamani", disse la ragazza, "Abbiamo sapone al profumo di lavanda, rosa, calendula e caprifoglio: quale preferisci?"
"Calendula", scelse Nerwen, pensando che la fresca fragranza di quel fiore giallo ben si adattava alla calura estiva, "Puoi prepararmi il bagno prima di cena?"
"Ma certo, abbiamo sempre acqua calda in cucina, e con questo clima non ce ne vorrà poi molta... a meno che tu non preferisca altrimenti, ovviamente."
"No, no, un bagno tiepido con questa temperatura va benissimo..."
Angolo dell'autrice:
Santi Valar, non avevo previsto che arrivare al Puledro Impennato - come farà Frodo coi suoi tre compagni di qui a sessant'anni - mi avrebbe emozionata così tanto! Ho immaginato Granodoro Cactaceo come il nonno del buon Omorzo, assai simile nell'aspetto rubicondo, ma meno distratto LOL
Breve capitolo di transizione: vi prometto che il prossimo sarà più corposo sia per lunghezza che per sostanza. Infatti, un incontro che prenderà una piega del tutto inaspettata attende Nerwen, e la confronterà - per la prima volta a piena forza - con l'influenza che la qualità della Terra di Mezzo esercita su di lei...
Ehi, voi che leggete senza mai commentare, avanti dai, non siate timidi!!!! XD Due righe di apprezzamento, o di critica costruttiva, sono davvero molto importanti, per me...
Lady Angel
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