Capitolo V: Alla corte di Cirdan il Carpentiere

Capitolo V: Alla corte di Círdan il Carpentiere

Nerwen prese congedo dal capitano Soronwen e dal suo equipaggio, ringraziandoli tutti, e poi condusse Silmelotë per le briglie lungo la passerella dalla Telpewinga fin sul molo di pietra grigia, dove l'attendeva un Teler molto alto, dalla lunga chioma argentea che lo qualificava come appartenente alla discendenza regale di quella tribù; contrariamente all'usanza tra gli Eldar, portava una lunga barba che gli conferiva un'aria anziana assai inusuale; ma nei suoi chiari occhi c'era un vivace scintillio che contraddiceva quell'aspetto attempato. Nerwen lo riconobbe subito, sebbene fosse passato molto tempo dall'ultima volta che l'aveva incontrato: era Círdan, re del Lindon e signore dei Porti Grigi, venuto ad accoglierla di persona. L'assenza di un seguito era una mancanza di formalità indice della loro vecchia conoscenza.

"Bentornata in Ennor, Lady Nerwen", le disse con un inchino, "e benvenuta nella mia dimora di Mithlond."

A Nerwen occorse qualche istante per comprendere le sue parole, che erano state espresse nella lingua eldarin locale, ossia il sindarin. Non lo parlava da migliaia d'anni, ma poiché era dotata di una memoria eccellente, poté rispondere agevolmente nello stesso idioma:

"Grazie, Lord Círdan. Sono felice di rivederti, dopo tanto tempo."

"Anch'io sono lieto di rincontrarti", affermò Círdan, "Uinen mi ha avvisato del tuo arrivo. Prego, seguimi: ti ospiterò per tutto il tempo che ti sarà necessario per prepararti al suo viaggio in Ennor", guardò meglio Silmelotë, "È un Corsiero, dico bene?"

"Sì, esatto: una femmina. Si chiama Silmelotë."

"Lieto di fare le tua conoscenza, Silmelotë", disse Círdan, chinando lievemente il capo in segno di saluto, dimostrando di sapere che i Corsieri capivano il linguaggio degli esseri a due zampe, in qualsiasi idioma di esprimessero. Silmelotë ricambiò con un cenno assai simile della fiera testa.

Círdan si avviò, facendo loro strada; Nerwen si incamminò al suo fianco, e Silmelotë la seguì obbedientemente. Entrambe mossero i primi passi in modo alquanto incerto, non più abituate alla terraferma, ma ben presto tornarono al loro incedere abituale.

Nerwen si guardò attorno con curiosità: non aveva mai visto Mithlond. L'ultima volta che era stata in Endorë, prima della Guerra d'Ira, il Beleriand esisteva ancora, per cui il Golfo di Lûhn, che si sarebbe formato con lo sprofondamento di quella terra, era di là da venire; a quel tempo, Círdan era il Signore delle Falas e viveva tra le città costiere di Brithombar ed Eglarest, ora scomparse nei flutti del Grande Mare. In raffronto ad Alqualondë sulle sponde di Valinor, gli antichi porti dei Falathrim erano stati solamente una pallida ombra; qui, Harlond e Forlond, le due parti di Mithlond divise dall'estuario del fiume Lûhn, erano a loro volta uno sbiadito ricordo degli antichi porti del Beleriand. Nulla di ciò che gli Eldar edificavano in Endorë, per quanto splendido se paragonato alle costruzioni di Nani ed Uomini, avrebbe mai potuto eguagliare qualcosa di edificato in Eldamar. Era una cosa legata all'essenza di Endorë, che era diversa dall'essenza delle Terre Imperiture. Più tenue. La luce stessa sembrava più scialba, da questa parte di Belegaer.

Ciononostante, Nerwen fu colpita dalla grande cura con cui tutte le costruzioni erano tenute; in pietra di color grigio chiaro, erano alte ed aggraziate, dense di guglie e ricche di balconate e loggiati; fregi intricati, che riproducevano piante ed animali marini, decoravano fittamente i muri degli edifici, sia pubblici che privati. Il grigio era la nota dominante, in molte sfumature diverse, ma c'erano anche parecchie macchie di colore dovute alle piante ed ai fiori che abbellivano terrazze e giardini pensili.

Nerwen seguì Círdan su per una scala dai gradini bassi e molto ampi, pensata anche per le cavalcature, e Silmelotë infatti non ebbe difficoltà ad ascenderla. Le strade erano affollate di Teleri - no, in questo continente erano noti col nome di Sindar. E doveva smetterla di pensare in valarin, e pure in quenya e telerin: qui gli Eldar - Elfi - parlavano sindarin. E poi doveva chiedere a qualcuno se era disposto ad insegnarle l'ovestron, o Lingua Comune parlata da tutti gli abitanti della Terra di Mezzo. Ciò non le avrebbe comunque preso molto tempo: come Aini, aveva la capacità di apprendere o insegnare mentalmente qualsiasi cosa in pochi istanti, così come Yavanna aveva fatto con lei per la lingua dei Nani.

Lungo il tragitto fino al palazzo del signore del Lindon, Nerwen lo interrogò:

"Hai notizie degli Istari?"

"Non recenti", rispose Círdan, rammaricato, "Mithrandir vagabonda perennemente per tutte le contrade di Ennor, Curunír è sempre rinchiuso a Orthanc, Aiwendil si fa vedere assai poco in giro, mentre di Aratar e Pallando non abbiamo mai più avuto notizie, da quando si sono recati all'est. Temo che siano morti."

In quanto Ainur, i Maiar non potevano venire uccisi; ma accettando la missione loro affidata dai Valar, i cinque Istari che l'avevano preceduta erano stati dotati di un corpo umano, dall'aspetto anziano sebbene in realtà invecchiassero così lentamente che non era percepibile alle creature mortali della Terra di Mezzo. In un corpo umano, quindi, la possibilità che i due Istari recatisi nelle terre orientali fossero morti era concreta.

Nerwen ponderò le parole di Círdan. Curunír, l'inviato di Aulë, non le era mai piaciuto perché lo trovava in qualche modo sfuggente; la cosa le dispiaceva, perché Aulë era lo sposo della sua Maestra, ma non poteva farci niente; al contrario, Mithrandir, od Olórin, l'inviato di Manwë Súlimo, era stato suo grande amico, più di Aiwendil che pure era seguace di Yavanna come lei. Quanto ad Alatar e Pallando, entrambi inviati di Oromë, li conosceva poco.

Frattanto erano giunti alla residenza di Círdan, una costruzione più grande delle altre ma senza ostentazioni, così come nel gusto degli Elfi, condiviso anche dai Valar e dai Maiar. Nerwen vide venir loro incontro un Sinda dai tipici capelli neri della sua stirpe, che si fermò a pochi passi e rivolse loro un rispettoso inchino.

"Salve, Mastro Faladil", lo salutò Círdan, "Lady Nerwen, ti presento Faladil, il nostro capo delle scuderie. Si prenderà cura del tuo cavallo."

"Lieta di conoscerti, Mastro Faladil", lo salutò la Istar con un sorriso, "Temo però di non poterti affidare subito Silmelotë: è un Corsiero di Aman, ed ha reazioni molto diverse da un comune cavallo. Dovrò sistemarla personalmente, e farle prendere confidenza con te, così che tu possa insegnarle gli usi di Ennor."

Faladil assunse un'espressione meravigliata: era chiaro che non aveva mai sentito parlare dei Corsieri. Si riprese però in fretta e le fece un'altra riverenza:

"Allora, signora, se volete seguirmi, vi porterò alle scuderie di palazzo."

Nerwen si girò verso il suo anfitrione per prendere congedo, ma lui la precedette:

"Vai pure, Lady Nerwen. Manderò un servitore ad aiutarti coi bagagli. Quando ti sarai sistemata nei tuoi alloggi, se lo desideri potrai cenare con me e la mia sposa Eärwen."

"Grazie, Lord Círdan", accettò Nerwen, lieta dell'invito, "Sarò felice di unirmi a voi."

Condusse quindi Silmelotë nello stallo che Faladil le indicò e le tolse bisacce e finimenti, che il capo delle scuderie in persona l'aiutò a riporre.

"Mia cara amica", le disse la Istar, cominciando a strigliarla, "per prima cosa, dovrò cambiare il tuo nome nella sua versione locale, il sindarin: d'ora in avanti, ti chiamerò Thilgiloth. Va bene?"

La Corsiera parve rifletterci un momento, poi abbassò e rialzò la testa in quello che sembrava in tutto e per tutto un gesto d'assenso.

Mi piace, le disse. Faladil, che naturalmente non poteva sentirla parlare ma aveva ben visto il suo cenno di approvazione, rimase a bocca aperta:

"Non ho mai visto niente del genere!", esclamò a bassa voce, "E sì che mi occupo di cavalli d'ogni genere fin dagli anni di Gil-galad!"

Nerwen sorrise, ma senza sufficienza:

"La razza dei Corsieri è simile solo fisicamente ai cavalli", spiegò, "È stata dotata da Ilúvatar di un'intelligenza acutissima, di una memoria straordinaria e della vita dei Primogeniti."

Non menzionò la capacità di utilizzare i Passaggi di Mandos, giacché questi esistevano solamente in Aman e Faladil non avrebbe neppure saputo di cosa stava parlando.

"Capisco", annuì il capo palafreniere, "La razza di destrieri più straordinaria della Terra di Mezzo è quella dei mearas di Rohan, bellissimi, molto intelligenti, forti, coraggiosi e longevi. Ma Thilgiloth sta ai mearas cento volte di più che i mearas ai cavalli normali."

La Corsiera sbruffò in quella che sembrava proprio una risatina compiaciuta.

"Questo lusinga la tua vanità, eh, vecchia mia?", la prese in giro Nerwen, e Thilgiloth si voltò a darle un buffetto con il muso, facendola ridere. Faladil scosse il capo, divertito a quello scambio che, se non l'avesse visto coi suoi occhi, avrebbe preso per pura follia.

In quella sopraggiunse un giovane Elfo di taglia più robusta della media tipica dei Teleri, che erano piuttosto snelli e leggermente più bassi dei loro confratelli Noldor e Vanyar.

"Lady Nerwen?", domandò, abbastanza inutilmente dato che era l'unica persona presente, a parte Faladil, "Mi chiamo Giltor. Lord Círdan mi manda a prendere il vostro bagaglio e accompagnarvi nei vostri alloggi."

"Grazie, Giltor, ma prima devo occuparmi della mia cavalcatura", rispose Nerwen, "Mi ci vorrà una mezz'ora, penso. Vuoi aspettare, o preferisci intanto portar via le mie bisacce?"

Il valletto optò per la seconda indicazione; caricate in spalla le borse da sella, si congedò momentaneamente con l'intesa di tornare dopo.

Nerwen si fece poi dare una spazzola da Faladil e cominciò a strigliare con cura il manto argenteo di Thilgiloth, fino a farlo risplendere; frattanto, la esortò ad accettare le cure di Faladil e dei suoi assistenti, anche se fossero state diverse da quelle a cui era avvezza in Aman.

"Ora ci troviamo dall'altra parte di Arda", le ricordò, "Qui non è tutto un unico regno come in Aman, ciò significa che troveremo non una, ma molte usanze diverse da quelle cui siamo abituate. Come mi dovrò adeguare io, così dovrai fare tu. Intesi, amica mia?"

Thilgiloth batté un paio di colpi con uno zoccolo anteriore, dimostrando un certo grado di perplessità, ma poi annuì.

"Bene", approvò Nerwen, sollevata perché sapeva che la Corsiera era capace di una certa ostinazione, "Mastro Faladil, hai una bella mela per Thilgiloth?"

"Ma certo", rispose il Sinda, "Vado a prenderla."

Tornò poco dopo con una grossa e lucida mela verde, che porse a Nerwen. La Istar la prese e la offrì a Thilgiloth, che la strinse delicatamente tra i denti e la masticò di gusto.

"Bene, ora vado a rinfrescarmi io", le annunciò Nerwen, dandole qualche pacca affettuosa sul fianco, "Domani io sarò occupata con Lord Círdan ad organizzare il nostro viaggio nella Terra di Mezzo, per cui sarà qualcun altro a farti fare un giretto per sgranchirti le zampe, d'accordo?"

Thilgiloth girò la testa verso Faladil e la agitò nella sua direzione.

Vorrei che fosse lui a portarmi a fare un giro, dichiarò.

"Chiede che sia tu a condurla, domani", tradusse Nerwen. Il capo delle scuderie aveva ormai cessato di meravigliarsi della capacità di quelle due di comunicare.

"D'accordo", disse, "Lo farò molto volentieri, Thilgiloth."

Di nuovo, la Corsiera annuì, poi tuffò la testa dentro alla mangiatoia, evidentemente affamata.

Giltor si presentò di lì a poco per condurre Nerwen all'appartamento che le era stato riservato. Il palazzo di Círdan era molto vasto, tanto che occorsero loro dieci minuti buoni prima di arrivare all'ala opposta, dov'era situato l'alloggio.

"Prego, signora, accomodatevi", le disse Giltor, aprendole la doppia porta di lucido legno di rovere e precedendola, "Vi presento Luinnen, l'ancella che si occuperà di voi durante la vostra permanenza."

Si fece avanti una Sinda alta e piuttosto esile, dalla chioma biondo miele, un colore piuttosto raro tra gli Elfi della Terra di Mezzo, che per la maggior parte appartenevano alla corvina schiatta dei Teleri o ai bruni Noldor. Evidentemente, Luinnen aveva uno o più antenati tra i biondi Vanyar.

"Benvenuta, Lady Nerwen", l'accolse l'ancella, "Ho pensato che avreste gradito un bel bagno, così l'ho preparato."

"Grazie di cuore, Luinnen", sorrise Nerwen con gratitudine, "Mi ci vuole proprio: sulla nave non era possibile farsi il bagno."

Giltor le lasciò, e Luinnen si rivolse all'ospite:

"Lady Eärwen vi manda alcuni vestiti per la vostra comodità mentre soggiornate a palazzo", le disse, "ve li mostrerò mentre fate il bagno, così ne potrete scegliere uno per la cena."

Nerwen apprezzò molto la cortesia della moglie di Círdan, la quale aveva giustamente pensato che la sua ospite non poteva aver portato abiti di corte nel suo bagaglio.

Luinnen l'aiutò a spogliarsi degli abiti da viaggio e ad entrare nella vasca di rame smaltato, poi le presentò svariati saponi dalle diverse fragranze floreali, tra cui Nerwen scelse la riposante e fresca lavanda. Per i capelli, sfibrati dal sole e dall'aria salmastra durante la navigazione, Luinnen le offrì un preparato a base di olio d'oliva, che le applicò in abbondanza, pettinando accuratamente le lunghe ciocche e poi avvolgendole in un asciugamano di tela. La Istar si rilassò contro il poggiatesta della vasca e chiuse gli occhi con un sospiro soddisfatto; infine la cameriera le lavò i capelli con una lozione alla camomilla, e poi Nerwen li asciugò con un semplice atto di volontà, una capacità degli Ainur che lasciò Luinnen esterrefatta e la Istar un poco imbarazzata: non era stata sua intenzione esibire a quel modo il suo potere, per quanto per una cosa di così poco conto. In Aman nessuno ci faceva caso, ma lei doveva imparare a ricordarsi che non era più nelle Terre Imperiture, perché avrebbe potuto prima o poi trovarsi in luoghi in cui sarebbe stato pericoloso rivelare di possedere capacità insolite.

Tra gli abiti che le aveva offerto Lady Eärwen, Nerwen scelse una veste di seta damascata color ametista, con leggere maniche di organza bianca adatte alla stagione calda. Luinnen, che si era rapidamente ripresa dallo stupore, l'assistette nella vestizione, allacciandole il busto sulla schiena e poi spazzolandole i capelli. Infine la Istar fu pronta per raggiungere i padroni di casa per la cena.

Come pose piede nella sala da pranzo, la signora del Lindon la scorse e le andò incontro sorridendo. Era piuttosto minuta, come Nerwen, e la sua chioma corvina era striata d'argento, il che le donava la stessa aria anziana del marito così atipica tra i Primogeniti; ma anche i suoi occhi, verdi come il mare in certi luoghi del mondo dove l'acqua è calda e la sabbia bianchissima, splendevano di una luce di perenne gioventù dell'anima.

"Che grande piacere rivederti, Lady Nerwen!", esclamò, porgendole le mani, "È trascorso molto tempo, dall'ultima volta..."

L'Aini le prese e le strinse, ricambiando il sorriso:

"Hai ragione, Lady Eärwen... Anche per me è un piacere rivederti."

"Le tue stanze sono di tuo gradimento?", s'informò la padrona di casa.

"Assolutamente sì", confermò Nerwen, "e Luinnen è molto efficiente."

"Bene, ne sono lieta", annuì Eärwen, "Ti prego, accomodati", le indicò il posto d'onore alla tavola alta, alla destra di Círdan, "Ricordando che ne sei molto ghiotta, ho ordinato un pasto a base di pesce, ma se a bordo della nave te ne sei stancata, c'è anche dell'arrosto di montone."

"Contrariamente a quanto mi aspettavo, in realtà non ho mangiato poi moltissimo pesce, a bordo della Telpewinga", le svelò Nerwen, "pertanto sarò ben contenta di trovarne alla tua tavola."

Mentre si sedevano, sopraggiunse anche Círdan, e poi in rapida successione arrivarono i notabili del regno di Lindon, i maggiorenti dei quali si sedettero con loro alla tavola alta, gli altri alle altre tavole situate più in basso. Molti erano noti a Nerwen, ma un numero ancor maggiore non lo era; segno inequivocabile che era passato davvero molto tempo, dalla sua ultima visita nella Terra di Mezzo. Erano trascorsi esattamente seimilaquattrocento e sessantatre anni, o coranar come li chiamavano gli Elfi, da quando Thingol era stato ucciso e Melian era tornata a Valinor in lutto.

Durante la cena, Nerwen conversò piacevolmente con Círdan e con Galdor, il suo primo ministro, che la Istar non conosceva.

Finito il pasto, che Nerwen apprezzò grandemente, coloro che lo desideravano si trasferirono nel Salone del Fuoco, dove si accomodarono attorno al grande focolare centrale per assistere agli intrattenimenti che, in un palazzo elfico, non mancavano mai: musica, poesie, racconti, o semplici conversazioni. Quella sera, un bardo raccontò l'emozionante storia di Eärendil il Marinaio, la cui ascendenza era per metà elfica e per metà umana, che osò attraversare il Grande Mare per recarsi in Valinor e chiedere l'aiuto dei Valar contro Morgoth, e che durante la Guerra d'Ira combatté ed uccise il grande drago Ancalagon, finendo poi per solcare perennemente i cieli di Arda con in fronte l'unico Silmaril recuperato, visibile da terra come la stella più brillante del firmamento, denominata col suo nome. Nerwen conosceva personalmente parte di quei fatti, avendo assistito, nel posto che le competeva accanto al trono di Yavanna nella sala conciliare, alla supplica di Eärendil ai Valar in nome sia degli Uomini che degli Elfi, di cui portava la doppia discendenza, e si emozionò molto nell'udirli trasformati in poema.

Nel congedarsi, alla fine della recita, Círdan le si rivolse:

"Lady Nerwen, domani a metà mattina, raggiungimi nel mio studio: parleremo di come posso aiutarti nel tuo viaggio."

"Grazie, amico mio", rispose l'Aini, "Ti auguro la buona notte."

"Buona notte anche a te."

Quando tornò in camera, Nerwen venne aiutata a spogliarsi da Luinnen, ed infine andò a dormire, ma faticò a prendere sonno: per la prima volta dopo che la Telpewinga aveva lasciato la Via Dritta per inoltrarsi nel Mondo Curvo, si rese conto che aveva lasciato per davvero le Terre Imperiture. Lo aveva fatto molte altre volte, in passato, quando veniva al di qua di Belegaer per andare a trovare Melian e la sua famiglia; ma ora il Doriath non esisteva più, non esisteva più l'intero Beleriand, e queste terre le erano totalmente ignote; e non esistevano più la gran parte delle persone che aveva conosciuto tanti anni prima. All'improvviso, si sentì addosso il grande peso d'aver lasciato - forse per sempre - tutto ciò che le era noto e che amava. Il cammino che aveva davanti le sembrò oscuro e colmo di solitudine, e di colpo si sentì riempire di nostalgia. Si chiese come avrebbe fatto, se dopo poche settimane si sentiva così, ad affrontare i mesi e gli anni a venire; ma forse, cercò di dirsi, il tempo avrebbe attenuato quella malinconica sensazione...

Finalmente si addormentò, proprio mentre in cielo spuntava Eärendil, brillante come non mai, il cui altro nome era Gil-Estel: la Stella dell'Alta Speranza.

********

Il mattino seguente, all'ora indicatale Nerwen si recò da Círdan, il quale l'accolse nel suo studio facendola accomodare su un divano rivestito di seta color amaranto.

"Lady Nerwen" esordì, "di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sai che puoi contare su di me. A parte le ovvietà come viveri, vestiario, coperte e tutto l'equipaggiamento per un viaggio, che altro posso fornirti?"

"Hai mappe dettagliate delle varie parti di Ennor?", domandò Nerwen, cogliendo la palla al balzo, "Quelle che ho trovato a Valimar non erano molto accurate."

"Certamente: nella mia biblioteca troverai carte geografiche molto particolareggiate delle principali regioni della Terra di Mezzo: da Gondor a Erebor, dal Rhovanion alla Contea..."

"La Contea?", si sorprese Nerwen: ecco un nome che non compariva nelle cartine che aveva studiato a Valimar.

"Il reame dei Mezzuomini", spiegò Círdan, "Anche se parlare di reame non è corretto, visto che non hanno un re. Loro chiamano sé stessi Hobbit. Sono gente pacifica e gioviale, amante del cibo e delle comodità."

"Sembrano essere un popolo simpatico", osservò la Istar. Círdan annuì:

"Lo sono. Commerciamo con loro fin da quando si sono stabiliti a occidente del Lindon; sono persone oneste e capaci di inaspettato coraggio, che il loro sembiante non lascerebbe immaginare. C'è in loro molto più di quanto ci si potrebbe aspettare, nel miglior senso della frase."

"Immagino che, lasciando il Lindon in direzione ovest come ho intenzione di fare, li incontrerò", considerò Nerwen, "C'è altro da sapere su di loro?"

"A parte che adorano la loro terra e che sono assai ospitali, direi di no", affermò il signore dei Porti Grigi, "Il tuo vecchio amico Mithrandir li conosce molto bene", aggiunse, "Sembra avere per loro un interesse speciale che non mi sono mai spiegato."

"Quando lo incontrerò, lo interrogherò in merito", sorrise Nerwen, "A questo proposito, manderò dei messaggeri a cercarlo: uccelli, principalmente, dato che possono coprire distanze più grandi di qualsiasi altra creatura. Mi farebbe comodo l'assistenza delle Grandi Aquile, ma so che abitano molto lontano da qui, nella parte settentrionale delle Montagne Nebbiose se non erro."

"Esatto. Potresti però mandare un messaggero a Gwaihir chiedendo il loro aiuto: penso che sarà propenso a concedertelo, se non altro in virtù della sua amicizia con Mithrandir, di cui anche tu sei amica."

"Proverò", annuì Nerwen.

"C'è altro che posso fare per te, Lady Nerwen?"

Lei scosse il capo:

"Per il momento è tutto. Ti ringrazio, Lord Círdan."

"È un piacere, te l'assicuro."

Nerwen si alzò e prese congedo. Si recò quindi a visitare Thilgiloth, che trovò a passeggiare pigramente nel recinto delle scuderie. Dopo essersi assicurata che fosse soddisfatta della sua sistemazione e del trattamento che riceveva, l'Aini si diresse nei giardini davanti al palazzo di Círdan, lussureggianti di piante, fiori ed erbe. Normalmente la sua curiosità ed il suo amore verso tutto ciò che è vegetale l'avrebbe indotta ad osservare tutto con grande interesse, scoprendo varietà sconosciute in Aman, o differenti per qualche particolare come sfumature di colore, forma, grandezza; ma in quel momento era distratta dal pensiero di come fare a mettersi in contatto con Mithrandir. Mandare un messaggero alle Aquile, creature di Manwë Súlimo e perciò particolarmente amiche dell'Istar inviato dal supremo tra i Valar? Oppure sguinzagliare in giro un numero consistente di creature, alate ed a quattro zampe, perché lo cercassero e, una volta trovatolo, gli riferissero che desiderava incontrarlo?

Mentre se ne stava lì a rimuginare, un merlo fischiò, attirando la sua attenzione; lo individuò subito, posato sul ramo di un leccio, col suo piumaggio nero e lucido ed il becco di un brillante arancione. Ecco un volatile assai sveglio, pensò Nerwen.

"Salve, fratellino", lo salutò. Il merlo la scrutò con attenzione, poi aprì le ali e volò giù dal ramo su cui era posato per andare ad accomodarsi su uno più basso, più vicino alla sua interlocutrice.

Salve a te. Sei Nerwen Laiheri?, le chiese. Sorpresa, l'Istar tardò un attimo a confermare:

"Sì, in persona!"

Il merlo irradiò una sensazione di soddisfazione.

Ti reco un messaggio da parte di Mithrandir, annunciò. Ancor più sorpresa di prima, la Maia rimase a bocca aperta: stava scervellandosi per capire come fare a contattare il suo antico amico Olórin, e lui le mandava un messaggero? Che per di più arrivava proprio in quel preciso momento? La coincidenza aveva dell'incredibile...

È stato avvisato del tuo arrivo dal Signore dei Venti, proseguì il merlo, Dice di aspettarlo qui a Mithlond: ti raggiungerà entro pochi giorni.

Signore dei Venti era una traduzione abbastanza accurata dell'appellativo di Manwë, Súlimo. Nerwen suppose che Yavanna avesse chiesto al Vala protettore di Mithrandir di avvertirlo che lei stava giungendo nella Terra di Mezzo, e che era consigliabile che si incontrassero. Ancora una volta, la sua Maestra aveva anticipato i suoi desideri e bisogni.

"Hai tutta la mia gratitudine, fratellino", disse, "Hai appena risolto una mia grave difficoltà."

Il merlo chinò il capo in quella che sembrava in tutto e per tutto una riverenza.

"La tua missione è compiuta, amico mio", proseguì Nerwen, "Riposati, ora, in questo bel giardino. Grazie nuovamente per il tuo impegno."

È stato un piacere, rispose il pennuto, con grazia, e si allontanò in un frullo d'ali per andare a trovarsi un posto di suo gradimento e riposare, come l'aveva invitato a fare l'Aini.

Improvvisamente, Nerwen si sentì euforica: di lì a pochi giorni avrebbe rivisto, dopo moltissimi anni, il suo più caro amico. I suoi piedi si mossero come animati di volontà propria, e la Istar danzò tra i fiori e le piante del giardino. Nella scia di gioia e buonumore che rilasciò al suo passaggio, animali e vegetali si rallegrarono con lei.


Angolo dell'autrice:


Siamo infine giunti nella Terra di Mezzo, teatro dei grandi avvenimenti de Lo Hobbit prima (che avverranno l'anno seguente l'arrivo di Nerwen) e de Il Signore degli Anelli poi. È stato per me molto emozionante sbarcare con Nerwen sulla Riva di Qua, dove molti anni fa il mio cuore è stato catturato ed è tuttora felice prigioniero!

Grazie a tutti coloro che seguono la storia: anche se non lasciate commenti, il solo fatto che stiate leggendo mi onora profondamente. Spero che continuerete a farlo; da parte mia, metterò nella mia piccola creazione tutto il mio amore per il meraviglioso universo che Tolkien ci ha regalato, e spero che ciò verrà apprezzato.


Lady Angel

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