Capitolo III: Incontro amoroso
Capitolo III: Incontro amoroso
Aspettando l'arrivo di Calion, Nerwen uscì in giardino. Pur trovandosi in città, gli alberi erano affollati di uccelli multicolori, a cui la Maia si rivolse:
"Fratellini, c'è qualcuno tra voi disposto a recare un messaggio a mia sorella Melian?"
Qualche istante dopo, un agile gheppio si avvicinò in volo, andando a posarsi su un ramo basso. Il piccolo uccello predatore fissò Nerwen con sguardo fiero e le parlò:
Mi offro volontario, Laiheri.
"Grazie, fratello alato", disse con gratitudine la Maia, che amava molto i rapaci. Gli affidò quindi il messaggio: Carissima sorella mia, Kementári mi ha assegnato una missione di grande importanza, che mi terrà lontana da casa per un tempo molto lungo. Purtroppo non mi sarà possibile comunicare con te, ma di tanto in tanto Kementári ti darà mie notizie. Ti prego di aver cura per me del giardino. Con tutto il mio affetto, Nerwen.
Il gheppio mostrò d'aver compreso, la salutò e si levò in volo nel cielo che ormai andava scurendosi nel crepuscolo.
A quel punto, Nerwen si recò in biblioteca per rinfrescare la memoria riguardo a storia e geografia di Endorë. Dopotutto, erano passati innumerevoli anni da quando si recava regolarmente a trovare Melian, Thingol e Lúthien nel Doriath, e quelle terre erano assai mutate, da allora, anzi addirittura alcune non esistevano più.
Circa un'ora più tardi, Varnon fece capolino dalla porta:
"È arrivato messer Calion, Laiheri."
"Grazie, Varnon, fallo accomodare."
"Molto bene. Farò portare subito la cena nella vostra camera, signora", dichiarò il maggiordomo, congedandosi con un inchino.
Pochi istanti dopo, sulla soglia comparve un alto Vanya dagli occhi verde chiaro. Nerwen si alzò e gli andò incontro tendendogli le braccia:
"Calion!"
Il biondo Elda le sorrise e l'abbracciò:
"Mia carissima Nerwen...", le mormorò, prima di baciarla. Come sempre, cominciò dolcemente, labbra che sfioravano labbra, e finì appassionatamente, lingue intrecciate in una danza sensuale ed eccitante.
"È bello rivederti", dichiarò Calion, il respiro leggermente accelerato, deponendole un altro bacio sulle labbra.
"Anche per me è bello rivederti", rispose Nerwen schiettamente. Non mancava mai di incontrarsi con lui, ogni volta che veniva a Valimar; e ogni tanto lui veniva a trovarla nelle sue terre nel meridione di Aman. Erano amanti da moltissimi anni, ormai, ma nessuno dei due desiderava ufficializzare la loro relazione, consapevoli che, nonostante l'attrazione che li univa, l'amicizia ed il rispetto reciproco, non erano destinati a formare una coppia. Quella capacità - il sapere per certo che hai incontrato la tua altra metà - era condivisa da Valar, Maiar ed Eldar; a volte il riconoscimento richiedeva del tempo, ma non falliva mai.
"Quanto rimarrai in città?", volle sapere Calion. L'ultima volta avevano trascorso insieme una settimana e sperava che stavolta sarebbe stato di più.
"Solo stanotte", rispose invece lei, con sua somma delusione, "Devo partire per un lungo viaggio."
Non disse dove si sarebbe recata o perché: a suo tempo, la missione degli Istari era rimasta un segreto di cui erano a conoscenza i soli Valar, i cinque Maiar direttamente coinvolti, e pochissimi altri. Ed ora lei era diventata, a tutti gli effetti, una Istar pure lei.
Qualcosa disse a Calion che in seguito a quel viaggio l'avrebbe perduta. Non perché sarebbe morta - gli Ainur, a differenza degli Eldar, non potevano venir uccisi - o perché non avrebbe più fatto ritorno in Aman, bensì perché non sarebbe più stata la stessa persona. Istintivamente, la strinse più forte.
"Allora abbiamo solo poche ore", disse in un sussurro rauco, dovuto non tanto al violento desiderio che si era subito acceso in lui in seguito a quella premonizione, quanto piuttosto alla tristezza che quella stessa premonizione gli aveva suscitato.
Contro il ventre, Nerwen sentì l'evidenza del suo desiderio e ne fu lusingata, ma allo stesso tempo perplessa. C'era in lui una sorta di... disperazione... che la turbò.
"Che cosa c'è, Calion?", domandò sottovoce. Il Vanya esitò prima di rispondere: dopotutto, cosa poteva dirle? Che aveva la sensazione che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro amoroso?
"Mi spiace che starai via tanto tempo", si risolse a dire allora, il che comunque era del tutto vero, "Mi mancherai."
"Anche tu mi mancherai", affermò la Maia - la Istar - con sincerità.
Si sciolsero dal loro abbraccio e, mano nella mano, salirono al piano di sopra per recarsi nella camera di Nerwen. Lì, trovarono il piccolo tavolo apparecchiato per due ed il carrello porta vivande.
"Non ho fame di cibo, adesso", dichiarò Calion a bassa voce, guardandola. Lei ricambiò il suo sguardo intenso e sentì fremere la propria parte più intima.
"Neppure io, a dire il vero...", mormorò.
Si abbandonò contro il solido corpo di Calion, godendo profondamente del calore di quel contatto, acutamente consapevole che poteva essere l'ultima volta. La missione che l'aspettava in Endorë comportava gravi pericoli, ed anche se non sarebbe morta, il destino - che neppure gli Ainur avevano la facoltà di cambiare - poteva obbligarla a non far mai più ritorno nelle Terre Imperiture.
Sollevò il volto, e Calion tornò a baciarla appassionatamente; Nerwen sentì tutti i pensieri volar via come uno stormo di rondini, e ricambiò il bacio con uguale trasporto.
Calion cominciò a slacciarle l'abito sulla schiena, lentamente dapprima, poi con sempre maggiore impazienza, quasi con urgenza. Il vestito cadde intorno alle sue caviglie in una massa di seta verde e bianca; poi Calion le posò le mani attorno alla vita, facendole risalire piano lungo il busto per posarle a coppa attorno ai suoi seni colmi. Attraverso la mussola trasparente della sottoveste, sentì i suoi capezzoli eretti. Li accarezzò coi pollici, e Nerwen emise un sospiro di piacere.
Calion era ancora troppo vestito per i suoi gusti: dopo pochi istanti, Nerwen si scostò ed armeggiò con la fibbia della sua cintura, slacciandola rapidamente e lasciandola cadere a terra. Raccogliendo il suo tacito invito, Calion le allontanò le mani il tempo strettamente necessario a liberarsi del farsetto e della camicia; la vista del suo torace muscoloso, appena ricoperto da una sottile peluria dorata, causò a Nerwen una gran vampata di calore. Mordicchiandosi il labbro inferiore, tirò il nodo che chiudeva l'ampio scollo della camiciola, lo allentò e se lo fece scivolare giù dalle spalle; il leggero indumento si ammucchiò sopra il vestito. Poi abbracciò Calion, premendo i seni contro il suo petto. Ad entrambi sfuggì un sospiro colmo di desiderio.
Calion la baciò, profondamente, intensamente, accarezzandole la schiena sotto la cascata di capelli bruni, morbidi come seta. La sentì rabbrividire sotto il suo tocco, gentile ed eccitante allo stesso tempo; allora la prese in braccio e la trasportò sul letto, dove la adagiò e le si sdraiò a fianco. Posò la bocca sul suo collo, nel punto in cui s'incurvava nella spalla, e poi scese in basso, tracciando una scia di teneri baci sulla sua pelle di velluto, fino a raggiungere un capezzolo; lo prese tra la labbra, mordicchiando e suggendo il duro bocciolo. Nerwen ansimò, sentendo il piacere espandersi vertiginosamente da quel punto fino a raggiungere il bollente centro della sua femminilità. Gli prese la testa tra le mani, affondando le dita nei suoi lunghi capelli biondi, premendolo contro il seno. Calion rispose suggendo più forte e cominciando a titillare anche l'altro capezzolo tra pollice e indice.
"Oh! Calion...", mormorò Nerwen in tono estatico. Lui lambì il capezzolo un'ultima volta, poi continuò il suo viaggio lungo il bel corpo di lei, verso il triangolo di riccioli scuri alla giunzione delle cosce. Già sapendo a cosa mirava, Nerwen gli lasciò la testa, sentendo le sue pareti interne contrarsi al pensiero di cosa sarebbe seguito a breve.
Calion si prese il suo tempo, scendendo lentamente, assaporando ogni bacio. La pelle di Nerwen era morbida e liscia come petali di rosa; profumava come un bosco d'autunno e miele speziato. Poi raggiunse il suo scrigno femminile.
Nerwen emise un'esclamazione inarticolata; strinse spasmodicamente il copriletto di seta damascata, gettando la testa all'indietro e rabbrividendo di piacere. Calion l'assaporò intimamente, un gusto ricco e dolce, con un vago sentore asprigno. La udì gemere, e decise d'impulso di darle soddisfazione in quel modo, prima di cercare il proprio appagamento.
"Ah...", ansimò Nerwen, sentendo il piacere crescere dentro di lei, mandandole scintille lungo ogni fibra del suo corpo. Il respiro le si fece sempre più erratico. Si tese nei prodromi del compimento, che qualche attimo dopo le scosse il grembo in poderosi spasmi di pura ebbrezza, strappandole un alto lamento estasiato.
Dopo, rimase sdraiata, il respiro affannoso, un velo di sudore sulla pelle. Calion si staccò da lei e la guardò, dilettandosi della vista di lei, stupenda nella sua nudità.
Nerwen socchiuse infine gli occhi e si accorse del suo sguardo, divertito ed adorante ad un tempo. Incurvò le labbra in un sorriso birichino:
"Tu sì che sai come trattarmi bene", ridacchiò, "Come posso ricambiare?"
Calion rise, una bassa risata di gola che Nerwen trovava estremamente eccitante.
"Riesco a pensare ad un paio di cosucce", replicò l'Elda, sollevandosi lentamente verso di lei, con una mano percorrendo il suo corpo in una carezza provocante, dalla coscia lungo la curva del fianco e su fino alle tenere rotondità del seno, "Una è questa."
Si chinò e posò le labbra sulle labbra di lei, esplorando i vellutati recessi della sua bocca, dapprima dolcemente, poi con una sorta di urgenza che richiamava la disperazione che Nerwen aveva sentito prima in lui; la Maia comprese infine che anche Calion sentiva che quello poteva essere il loro ultimo incontro.
"Lascia che io ti tocchi", le mormorò Calion sulle labbra; cominciò ad accarezzare le morbide rotondità del suo corpo, con lentezza, come se volesse assicurarsi di imprimersi nella mente ogni curva, indelebilmente, centimetro per centimetro. Sfiorò sapientemente ogni punto sensibile di quel corpo che conosceva così bene, fino a farla boccheggiare e gemere disperatamente di rinnovato desiderio, nuovamente pronta per lui. Allora entrò in lei, adagio, assaporando ogni millimetro delle sue ardenti profondità femminili; lei si inarcò sotto di lui, accogliendolo. Calion si sentì avvolgere dal suo calore; rivoli di piacere gli corsero lungo la spina dorsale.
"Ti sento così... oh Nerwen...", sospirò, "...così giusta..."
Si mosse, avanti e indietro, mentre i rivoli si trasformavano in torrenti, in fiumi. Lei gli affondò le punte delle dita nei muscoli della schiena.
"Calion...", mormorò, rauca.
Lui l'afferrò per i fianchi e spinse, aumentando di repente la velocità dei propri movimenti. Voleva perdersi in lei, voleva fondersi per sempre con lei.
Nerwen avvolse le gambe attorno alla sua vita, facendo sì che lui sprofondasse ancor più dentro di lei; nel volgere di pochi istanti, la lunga famigliarità dei loro corpi consentì loro di muovendosi in perfetta sincronia.
Dopo solo pochi minuti, Calion percepì i muscoli interni di Nerwen cominciare a contrarsi e udì il suo respiro diventare sempre più affannoso; capì che era nuovamente vicina all'apice. Lo era anche lui, ma si trattenne, desideroso di osservare il volto di Nerwen trasfigurarsi nel piacere. Quando lei gridò il suo nome, sussultando negli spasimi del climax, Calion fu travolto da un piacere così acuto da oscurargli la vista. Si afflosciò su di lei, senza fiato.
"Per tutte le stelle del firmamento...", ansò, "Non era mai stato così..."
Nerwen aveva gli occhi colmi di lacrime.
"Mai. Mai."
Era vero: non era mai stato così intenso, tra loro. Fisicamente sì, ma non spiritualmente. Forse non erano compatibili come compagni per l'eternità, ma di certo la lunga famigliarità, l'amicizia, l'affetto che li univa, avevano creato un legame dall'importanza innegabile. L'idea che forse non avrebbe più potuto rivederlo la faceva soffrire almeno quanto il pensiero di non rivedere Melian, seppure ovviamente in maniera diversa.
* * *
Più tardi consumarono la cena, e poi tornarono a letto. Quella notte fecero l'amore diverse altre volte, dormendo a intermittenza, senza curarsi della mancanza di sonno che il giorno dopo avrebbe cerchiato i loro occhi di scuro.
Angolo dell'autrice:
Ebbene sì, qui avete avuto un assaggio della carnalità di cui vi avvisavo: niente Ainur visti come angeli, né Eldar visti come esseri più spirituali che fisici :-D
E vi siete anche potuti fare un'idea di cosa intendevo per descrizioni dettagliate di situazioni amorose: sexy, ma non volgari. O così le intendo, e da più parti mi dicono che riesco a renderle effettivamente così. Per favore fatemi sapere il vostro parere in merito!
Lady Angel
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