Capitolo II: L'incarico di Yavanna
Capitolo II: L'incarico di Yavanna
Nerwen e Silmelotë raggiunsero Valimar nel tardo pomeriggio; mentre il carro di Anar declinava verso l'occidente, la Signora del Verde e la sua Corsiera entrarono nella meravigliosa città dei Valar, situata ai piedi delle Pelóri nord-occidentali. Le strade erano affollate di biondi Vanyar, gli Eldar Chiari, coloro che per primi erano giunti nel Reame Benedetto provenienti da Endorë, durante la Prima Era del mondo. Molti meno erano invece i bruni Noldor, che solevano abitare nella splendida città di Tìlion sul verde colle di Túna, all'imbocco del Passo della Luce, l'unico valico nelle Pelóri, proprio di fronte al Grande Mare. Pochissimi infine erano lì i Teleri dai capelli corvini, grandi marinai, che risiedevano nell'incantevole Alqualondë - il Porto dei Cigni - sulla riva del mare. Alcuni dei passanti la riconobbero e la salutarono allegramente, e Nerwen ricambiò i saluti sorridendo, ma senza fermarsi, dirigendosi invece senza indugi verso la dimora cittadina di Yavanna.
Il bel palazzo di marmo bianco, circondato da un giardino opulento, era esattamente come lo ricordava; Nerwen non fece in tempo a smontare da cavallo davanti al portone di legno chiaro, che le venne aperto, a riprova che la stavano aspettando.
"Buona sera e benvenuta, Laiheri", la salutò con un inchino il maggiordomo, un Elda dai tipici capelli scuri dei Noldor.
"Grazie, Varnon, e buona sera a te", lo ricambiò lei, scendendo di sella; affidò le briglie di Silmelotë al palafreniere che era accorso, un giovane Vanya che Nerwen non conosceva, "È una Corsiera", lo avvisò quindi, di modo che usasse i modi appropriati per quel tipo di cavalcatura, che non era un cavallo qualunque.
"Vedo...", mormorò lo stalliere con sguardo ammirato, allungando una mano per accarezzare il serico muso di Silmelotë, avendo cura di avvicinarsi lentamente e bene in vista. Nerwen comprese che, per quanto giovane, il palafreniere sapeva il fatto suo, ed invero la giumenta non si ritrasse ed anzi mostrò di apprezzare l'omaggio dell'Elda. Dopo aver rivolto un saluto alla propria amica, Silmelotë si lasciò condurre via.
"Venite, signora", la invitò Varnon, "Vi abbiamo preparato una stanza. Kementári vi riceverà non appena vi sarete rinfrescata."
"Ringrazia Kementári da parte mia", disse Nerwen, entrando nell'atrio luminoso, "Cercherò di fare in fretta."
Meno di mezz'ora dopo, abbigliata col suo elegante vestito di seta verde e bianco, Nerwen uscì dalla camera che le era stata assegnata e trovò Varnon ad attenderla; il maggiordomo la scortò e provvide ad annunciarla prima di introdurla nel salottino privato di Yavanna.
La Valië era seduta su una comoda poltrona rivestita di seta damascata con un motivo a fiori e foglie; sorrise a Nerwen quando entrò e si alzò per accoglierla. La Maia avanzò di tre passi, poi fece una profonda riverenza per rendere omaggio alla Regina della Terra, ma Yavanna le si avvicinò e, non appena la sua discepola si fu risollevata dall'inchino, l'abbracciò affettuosamente. Essendo molto più alta di Nerwen, la cui statura era insolitamente minuta per una Maia, dovette abbassarsi leggermente.
"Benvenuta, mia cara", la salutò con la sua dolce voce di contralto. Nerwen ricambiò il suo sorriso con altrettanto affetto.
"Grazie, mia signora Kementári", rispose. Yavanna scosse una mano con fare noncurante:
"Non siamo a consiglio nell'Anello della Sorte", disse, "Tra noi due, le formalità valgono soltanto lì."
Era vero: pur essendo Nerwen una Maia e Yavanna una Valië, le due erano molto più che semplicemente maestra e discepola. Compagne fin dalla remotissima epoca della Musica degli Ainur, insieme erano passate attraverso mille peripezie nella costante lotta contro Morgoth e le sue terribili devastazioni, insieme avevano sofferto per la ferite inferte a kelvar e olvar, insieme avevano pianto la distruzione dei Due Alberi, ed insieme avevano gioito per la comparsa dei Primogeniti e dei Secondogeniti, dei Nani di Aulë, degli Onodrim di Yavanna e delle Aquile di Manwë. Se Nerwen e Melian erano state create sorelle, Nerwen e Yavanna si erano elette sorelle. Pertanto, quando non erano obbligate dalla solennità di un momento particolare, come poteva essere un gran concilio nell'Anello della Sorte, generalmente preferivano evitare di rivolgersi l'un l'altra con i titoli ufficiali che competevano loro.
Nerwen dunque sorrise ed annuì a Yavanna, che le fece cenno di accomodarsi sulla poltrona dirimpetto della sua. Sul tavolino di legno intagliato che stava nel mezzo era appoggiato un vassoio d'argento con due calici pure d'argento ed una caraffa di cristallo colma di un liquido dorato.
"Sidro dolce", rivelò la Valië ammiccando lievemente. Nerwen ridacchiò tra sé: era la sua bevanda preferita, e l'altra lo sapeva bene.
Presero dunque i calici, già riempiti in precedenza, e bevvero l'una alla salute dell'altra.
"Qual è il motivo della tua convocazione, Yavanna?", domando poi la Maia, curiosa.
Yavanna depose il proprio bicchiere ed il suo sguardo si fece grave.
"Conosci la situazione attuale in Endorë", cominciò, annunciandolo non come una domanda, bensì come un dato di fatto. Nerwen annuì a conferma: ne avevano parlato molto spesso, a lungo ed in modo approfondito, fin da quando era stato deciso di inviare laggiù cinque Maiar in incognito, all'inizio del secondo millennio della Terza Era, perché contrastassero il potere di Sauron che era tornato a crescere e cercassero di unire tutti coloro che avevano la forza di volontà necessaria a resistergli; ma era stato loro vietato opporre al potere di Sauron il proprio potere, o cercare di dominare Elfi e Uomini con la forza o la paura. Tra questi cinque Maiar, c'era anche un buon amico di Nerwen, Olórin. Ciò che spiaceva a Yavanna, e Nerwen era d'accordo con lei, era che nei piani dei Valar che avevano preso la decisione e dei Maiar che avevano accettato l'incarico non erano stati inclusi gli Onodrim, i Pastori degli Alberi creati tanto tempo prima da Yavanna con il benestare di Ilùvatar; esseri antichi, saggi e possenti, gli Onodrim da sempre vivevano molto appartati ed avevano così finito con l'essere quasi dimenticati da tutti in Endorë, ma non certo dalla loro artefice e dalla sua seguace. A suo tempo Yavanna aveva insistito che tra gli inviati ci fosse anche Aiwendil, che come Nerwen era suo seguace, ma non era soddisfatta del suo operato.
"Non mi piace per niente", rispose Nerwen al commento di Yavanna, "Il potere di Sauron cresce ad ogni ciclo di Anar, e non mi sembra che gli Istari siano riusciti a fare molto per unire i suoi opponenti."
Lo disse in tono amaro: di due di loro, recatisi nelle selvagge terre dell'est, si erano perse le tracce quasi subito; degli altri tre, Aiwendil si teneva molto defilato, più interessato alla vita degli animali, gli uccelli in particolare, che a quella degli esseri a due gambe che abitavano il mondo, mentre gli ultimi due si comportavano in maniera assai diversa, il più potente chiuso in una torre a studiare il Nemico, l'altro, che poi era l'antico amico di Nerwen, perennemente in giro per il mondo.
"Sento che è venuto il momento di far qualcosa", dichiarò Yavanna, "Se Eldar e Uomini non concludono niente, ci penseranno gli Onodrim."
"Da molti anni sembrano scomparsi dalla Terra di Mezzo", obiettò Nerwen, "Potrebbero essersi estinti?"
"Se così fosse, lo saprei. No, vivono ancora, amica mia, seppure molto diminuiti di numero e ben nascosti."
"Non sono mai stati portati ad immischiarsi negli affari degli altri abitanti di Endorë", osservò ancora Nerwen, in tono dubbioso, "Come possiamo riuscire a far loro cambiare atteggiamento?"
"Questa è esattamente la missione che pensavo di affidarti", rispose la Valië, guardandola negli occhi. La Maia inarcò le sopracciglia.
"Io?", esclamò, sorpresa.
"Non conosco persona più indicata di te", confermò Yavanna con un lieve sorriso. Ed era vero: a parte lei stessa, che li aveva creati, era Nerwen Laiheri colei che conosceva meglio gli Onodrim e poteva capirli. Neppure Aiwendil, più interessato agli animali che alle piante, era in grado di farlo.
Yavanna tornò seria:
"Se accetti la missione, devi sapere che, a differenza degli altri Istari, non sarai incarnata in un corpo umano; non sarai quindi soggetta né a malattia né a invecchiamento; né ti verrà offuscata la memoria di Aman, o tolta la Seconda Vista. Tuttavia, la qualità di Endorë ti influenzerà; non potrai conservare tutte le tue facoltà di Aini e sarai quindi diminuita, e proverai stanchezza e dolore, sia fisicamente che spiritualmente; e potrai venir ferita, sebbene non uccisa. Non ti è consentito rivelarti ad alcuno, se non ai pochi che ti dirò, nella tua maestà di Aini; e, come gli altri Istari, non ti è consentito governare gli abitanti di Endorë col tuo potere, o dominarli con la forza o la paura. Questo vale sia per le creature a due gambe come Eldar, Uomini, Mezzuomini e Nani, che per kelvar e olvar."
Nerwen annuì per indicare d'aver capito.
"Tieni anche presente che Endorë influirà su di te anche in un altro modo", proseguì Yavanna, "Non possedendo più tutte le tue capacità, sarai esposta a sentimenti ed emozioni repentini e violenti. Ciò significa che amerai, odierai, gioirai, ti spaventerai con molta più forza ed immediatezza di quanto tu sia abituata, e dovrai imparare a gestirlo."
Di nuovo, Nerwen annuì: durante i suoi soggiorni nel Beleriand, quando andava in visita alla sorella Melian ed alla di lei famiglia, non le era accaduto, ma allora era un'Aini completa, non diminuita come lo sarebbe stata ora. Non sapendo bene di cosa si trattava, era lievemente turbata; ma non si lasciò intimidire, perché se aveva potuto farlo il suo amico Olórin, e gli altri Istari, poteva ben farlo pure lei. Anche Yavanna doveva esserne convinta, o altrimenti non le avrebbe proposto la missione.
"E che ne pensano gli altri Valar?", indagò quindi.
"Ho parlato con Manwë", rispose Yavanna, "Mi ha dato il suo benestare. Non ha ritenuto necessario chiamare a consulta tutti gli altri."
Nerwen rimase assai colpita da quella notizia: che il Primo tra i Valar avesse deciso da solo, senza chiedere il parere dei suoi pari, le dava in pieno la misura dell'importanza che aveva riconosciuto al compito che Yavanna intendeva affidarle.
La Maia posò il bicchiere e giunse le mani in grembo, assumendo un'espressione profondamente assorta. Tacque a lungo, e Yavanna non disturbò i suoi pensieri.
Infine, Nerwen tornò a sollevare lo sguardo verso la sua Maestra. Nei suoi occhi, la Valië scorse una decisione quieta, ma fermissima.
"Accetto la missione, Kementári", dichiarò la Maia in tono formale, "Partirò domani stesso."
Yavanna le sorrise con affetto.
"Non nutrivo il minimo dubbio, amica mia", affermò. "Ad Alqualondë ti attende una nave, che ti porterà da Cìrdan a Mithlond. Ho chiesto a Ulmo di provvedere ad avvisarlo del tuo arrivo", concluse, "Mi ha detto che avrebbe incaricato Uinen. Brindiamo!", suggerì a quel punto, tornando a riprendere il proprio calice di sidro e sollevandolo verso Nerwen, "Alla riuscita della tua missione in Endorë."
L'altra la imitò e bevvero.
"Come comunicheremo?", domandò Nerwen a quel punto.
"Mentalmente", le rispose Yavanna, "Domattina, prima che tu parta, creeremo il legame telepatico. Data l'enorme distanza che ci separerà, ti costerà una grande quantità di energia ogni volta che ne farai uso, così ti raccomando di non servirtene se non per cose davvero importanti, e trovandoti sempre in luoghi sicuri, dato che dopo l'utilizzo sarai esausta."
"D'accordo", disse la Maia, "Ti chiedo il favore di dare mie notizie a Melian, quando ti contatterò da Endorë, solo per dirle che sto bene e rassicurarla."
"Ma certo, lo farò volentieri."
"Ti ringrazio, Yavanna."
Bevvero un altro sorso in confortevole silenzio.
"Non passare la notte da sola", le consigliò poi la Valië, "Starai lontana molto tempo da Aman, e certamente dovrai trascorrere lunghi periodi in solitudine."
"Già, hai ragione...", meditò Nerwen, "Se Calion è in città, potrei mandarlo a chiamare."
"Sarà felice di rivederti, e soprattutto di darti un congedo adeguato", sorrise Yavanna, "Immaginavo che ti sarebbe piaciuto incontrarlo, così mi sono già informata di dove si trovasse, e ti confermo che è qui a Valimar. Gli manderò un messaggio per dirgli che sei qui e che lo inviti a cena. Darò disposizioni che vi portino da mangiare nella tua stanza."
La Maia sorrise con gratitudine alla sua Maestra.
"Mi conosci meglio di me stessa", commentò, sorridendo. Yavanna ricambiò il sorriso.
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Angolo dell'autrice:
Ed ecco che si è delineata la trama fondamentale della mia storia: la missione di Nerwen nella Terra di Mezzo, alla ricerca degli Ent, che la porterà alla ricerca delle Entesse... Mi auguro che la cosa vi incuriosisca! :-) A me lo ha fatto - incuriosirmi voglio dire - fin da quando ho letto il racconto che ne fa Barbalbero a Merry e Pipino ne Il Signore degli Anelli, ed ho sempre pensato che fosse un peccato che Tolkien non abbia mai fatto sapere che fine avessero fatto le Entesse. Così, ho pensato che Nerwen dovesse risolvere il mistero - e chi meglio di lei, che è la Signora del Verde? :-) Naturalmente nel corso della sua ricerca vivrà molte avventure ed incontrerà molti personaggi, già noti come Gandalf, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Elrond, Galadriel e lo stesso Barbalbero, ma anche personaggi nuovi di zecca nati dalla mia fervida fantasia.
Vi ringrazio di cuore se vorrete lasciarmi due parole di commento: noi autori (mamma che parolona!) letteralmente viviamo per ricevere il parere di chi ci legge...!
Lady Angel
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