Nelle vostre mani. Parte II
Risveglio
Come la più vanitosa delle divette o la più ingenua delle fanciulle, mi desto sdraiata su un fianco, immersa tra le lenzuola tinte di rosse, dono di un amante generoso, drappeggiate sul mio corpo come un peplo dal sapore antico regale.
Ho l'attitudine al melodramma; indugio nel trattenere la mano poggiata tra i capelli scuri, sparsi sul cuscino come rami tortuosi e desiderosi di fiori profumati e, ovattata nel mio tepore onirico, ordino ai suoni del mondo vivo di diventare colonna sonora dei miei primi non-pensieri mattutini, per i frangersi nella mia mente, vibrare con forza e infine ammutolirsi.
Scruto con occhio curioso il profilo del mio morbido corpo, di cui Morfeo si è preso gioco tutta la notte, sono ancora le sue catene a trattenermi?
Menzognero come tutti gli dei, illusore e illusione, non trovo corde, né bende, né lacci che impediscano il mio risveglio.
Le lunghe gambe ambrate sono libere e ferme, e giunta con lo sguardo alle forti caviglie, mi accorgo che manca qualcosa. Qualcosa di intimo e prezioso, che mi appartiene e mi fa appartenere.
Penso, rifletto, danzo con la memoria. Sfido i sogni e procedo per impressioni.
Sfacciata e impunita raccolgo le gambe, le incrocio e mi siedo nel letto, ma quelle sciolte caviglie non sono le mie.
Nello specchio rivedo in me il broncio impacciato della "Marcella" di Kirchner, la posa svogliata della "Donna in camicia» di Derain e forse quell'angoscia esistenziale di cui è carica la "Pubertà" di Munch.
Fantasticherie. Smettila Clara, per l'amor del cielo, non hai nulla di quelle donne! Sei carne, fiato e palpiti incessanti, sei rabbia e superbia dannata. Nessuna linea retta, nessuno spigolo, né occhi subumani o piatti e neri, nessuno potrebbe disegnarti e forse Goja sfiderebbe il fuoco del tuo sguardo.
Il cuore cessa di ansimare, schiudo le gambe, le riallineo e scorgo le unghie smaltate di quel rosso vivo tanto odiato da mia madre e che tanto mi fa sentire donna.
Ed eccole riapparire quelle splendide, splendenti perle grigie che avvolgono e stringono come la peggiore delle ossessioni le mie caviglie, unite alla lunga collana che mi costringe a tenere lo sguardo basso e il capo chino. Come Voi mi volete, la vostra lussuriosa bambina di lusso.
Sollevo il capo per un attimo, i miei capelli cadono sulle spalle in modo violento, antipasto dei segni che verranno. Mi specchio ancora, ecco quello sguardo, ecco adesso il fuoco.
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