Capitolo VI - Arresa

Sentivo il cuore martellarmi nel petto.
Francesco mi porse la mano e io mi sforzai di non stritolargliela. Dovevo tenere a bada la mia impazienza. Morivo dalla voglia di essere toccata.

«Non posso lasciarti andare a letto in queste condizioni» mi disse, il tono serio.
Mi fece alzare. Uscimmo dalla stanza e mi portò davanti alla porta di un dungeon, Francesco l'aprì e mi lasciò entrare. «Questo è il mio dungeon.»

Calma. Respira. Concentrati. Dovevo calmarmi, ma la realtà delle cose era che in quel preciso momento, ero eccitata. Avevo appena assistito a uno scambio di potere e avevo trovato la pratica molto bella. Desideravo provare la stessa cosa. Ne avevo bisogno. Ma avevo paura del "dopo".

«Spogliati e inginocchiati.» Un po' impacciata mi spogliai, poi accadde qualcosa in me. Presi coraggio. Senza esitare mi inginocchiai, allargai le gambe e lo guardai negli occhi.

«Bellissima» si complimentò lui. «Hai qualche strumento che ti incuriosisce?»
Mi guardai intorno, non sapevo da dove iniziare. «Fai tu...»
«In piedi. Alla croce di sant'Andrea.»
Mi alzai fissando l'enorme croce di legno di noce alle cui estremità pendevano delle manette.
Con fare incerto attraversai la stanza.

Francesco mi fermò afferrandomi per i fianchi, stringendomi contro il suo petto.
«Di cosa hai paura, Clara?»
«Di essere vulnerabile.» Mi tremava la voce.
«Lo sarai. Devi fidarti di me per la tua incolumità» mi mormorò vicino all'orecchio. «Credi che potrei farti male?»
Restai senza fiato. «Definisci "male".»

Francesco trattenne un sorriso. «Credi che potrei lasciarti segni permanenti addosso?»
«So che non lo faresti.»
«Credi che potrei infliggerti più dolore di quanto tu possa sopportare?»
Esitai un attimo. «No. Ma cosa mi farai provare?»

Lo guardai di nuovo negli occhi. Da quando era tornato nella mia vita, avevo cercato di nascondere in ogni modo l'inquietudine e il desiderio che provavo, ma in quel momento decisi di essere sincera. Bruciavo di eccitazione e allo stesso tempo ero tesa.

«Qualunque cosa ti porti a restare volontariamente sotto il mio controllo. Anche se la nostra interazione sarà diversa da quella di Jérôme e Grace, farò tutto il possibile per convincerti ad abbandonarti a me. Forza, salta su, Clara.»
Mi spinse verso la croce. «In altre condizioni, ti avrei detto di darmi le spalle, ma oggi voglio vedere tutte le reazioni che avrai. Appoggia la schiena contro la croce.»

Lasciai andare un sospiro, poi mi voltai e mi avvicinai alla croce di legno, liscia e scura. Sentii i muscoli irrigidirsi. Combattei l'istinto di agitarmi e rabbrividire.

«Metti le manette e chiudile.»
Lo guardai perplessa ma, saggiamente, non aprii bocca.
Dopo un attimo di esitazione, richiusi la manetta su una caviglia e poi sull'altra. Drizzai la testa e osservai le manette.
Cosa stavo facendo? Ero forse impazzita.

«Perché esiti, Clara?»
«Non sono mai stata legata in questo modo. Quella volta con Leonardo era diverso...»
Francesco abbassò il tono di voce, caricandolo di riprovazione. «Ne abbiamo già parlato. Non ti farò del male. Qual è il problema?»
«È normale avere paura di mettersi completamente nelle mani di un altro.»
«È vero, ma la tua fiducia sarà ricompensata. E inoltre avrai fatto un passo avanti con Leonardo.»

Rimasi un po' stupita. Che cosa significava che avrei fatto un passo avanti anche con Leonardo? Ma non era il momento di farmi queste domande. Allungai la mano per chiudere l'altra manetta.
Poi guardai Francesco in cerca della sua approvazione.

Lui si tolse la maglietta, sembrava soddisfatto. Si avvicinò e mi sollevò il mento. «Molto bene, Clara. Sei coraggiosa.»
Appoggiò le labbra sulle mie e mi baciò. Rapido ma rassicurante. Restai senza fiato.
Francesco mi prese la mano ancora libera e se la posò sul petto. Lo accarezzai. Mi sorrise, si portò la mano alle labbra e la baciò. Poi mi mise il polso dentro la manetta.

Mi spostò delicatamente i capelli dal viso. «Stai bene?»
Rabbrividii. «Ho un po' di freddo.»
Ed ero anche un po' spaventata. Ma ovviamente non ne feci parola.
«Allora torniamo a noi.» Gli sorrisi in modo spavaldo.
Anche lui mi sorrise. «Farò del mio meglio per non farti annoiare.»

Mi diede un casto bacio sulle spalle e sul collo e poi mi sussurrò: «Sei bellissima legata per me».
«Se non altro non puoi vedermi il sedere.»
«L'ho già visto e lo adoro. In condizioni normali ti avrei punita per aver pensato una cosa tanto negativa del tuo corpo. Oggi però mi sento magnanimo. Voglio regalarti un po' di piacere e magia, per entrambi.»

Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio. «Non vedo l'ora di accarezzarlo e baciarlo... E scoparlo.»
Mi strinse dolcemente il viso tra le mani obbligandomi a guardarlo negli occhi.
«Respira con me.»
Mentre Francesco ispirava ed espirava, io facevo altrettanto. In breve fummo in perfetta sincronia. Non distolse lo sguardo dai mie occhi. Così feci anche io.

Francesco si avvicinò ancora. Mi sfiorò le dita dei piedi con le sue e quel contatto mi fece rabbrividire.
«Hai detto che avevi freddo, non che eri congelata. Perché non mi hai detto che non ti sentivi a tuo agio?» mi chiese mentre si inginocchiava davanti a me per prendermi i piedi tra le dita calde.
Subito mi sentii invadere da una sensazione di sollievo e mugolai di piacere.
«Non pensavo ti interessasse.»
«Quello che senti è importante. Il dolore è intenzionale e serve per eccitarti, mentalmente e fisicamente. La negligenza no.»

Francesco andò dall'altra parte della stanza e si mise a rovistare nell'armadietto. Trovò un paio di calzettoni. Tornò da me e me li infilò.
«Va meglio? »
Ebbi la sensazione fortissima che non avrebbe mai smesso di prendersi cura di me. Certo, darmi un paio di calzettoni era un piccolo gesto che di sicuro non sarebbe servito a riconquistarmi. Forse.
«Grazie.»
Lo guardai. Oh -oh, una luce pericolosa gli illuminava lo sguardo; il tipo di luce che lasciava intuire che stava escogitando qualcosa.

«Tutto okay. Possiamo continuare» gli dissi.
«Tutto okay?»
Fisicamente o metaforicamente? Fisicamente parlando avevo ancora i piedi congelati ma non gli avrei dato la soddisfazione di mostrargli le mie debolezze. Né avrei mai rinunciato a sperimentare quel legame che univa Jérôme e Grace. Ne avevo bisogno, solo per una volta. «Fatti sotto.»

Nel momento in cui pronunciai quelle parole, capii di aver sbagliato. Avrei dovuto semplicemente acconsentire e usare quel tono deferenziale che a lui piaceva tanto. Sentirlo parlare in quel modo lo lusingava. Sfidarlo apertamente avrebbe solo fatto emergere la bestia che era in lui.

Mi accarezzò i polpacci e il punto sensibile dietro le ginocchia.
Lentamente si fece strada sulle cosce finché non mi afferrò per i fianchi, affondando le dita nel sedere. Mi guardava la fica.
Sentivo il cuore martellarmi nel petto, batteva all'impazzata.
In quella posizione ero completamente esposta e non avrei potuto fare niente per fermarlo.
Trasalii al pensiero di avere di nuovo la bocca di Francesco sul sesso.

«Aspetta... Oh, dei...»
Le parole mi morirono in gola quando sentii la lingua di Francesco titillare il clitoride. Poi mise due dita dentro, accarezzandomi la fica.
Ero senza fiato.
Nessun uomo, eccetto Leonardo, era mai riuscito a farmi provare quelle sensazioni.
Quando ero all'università avevo provato con qualche ragazzo. Qualcuno era stato più bravo di altri ed era riuscito a farmi andare su di giri. Ma nessuno, tranne lui e Leonardo, era mai riuscito a farmi davvero perdere il controllo.

«Sei bagnata, Clara.»
«È la tua saliva.»
Tirai fuori quella scusa con voce tremante.
Francesco mi guardò contrariato. «Eri bagnata prima?»
Conosceva la risposta ma voleva farlo dire a me. Maledetto! Perché? Per spingermi oltre i limiti? O per portarmi a sottomettermi a lui soltanto?
Se non fossi stata onesta, avrei mai avuto la possibilità di sperimentare lo stesso legame che c'era tra Jérôme e Grace? No.
Quella donna aveva accettato il desiderio che provava per Jérôme e aveva saputo accettare le sue richieste a testa alta, determinata a compiacerlo e a provare il piacere che stava cercando.

«Sì.» Chiusi gli occhi. «Ero già bagnata prima che tu mi leccassi.»
«Apri gli occhi. Devi sempre guardarmi.»
Obbedii e guardai dritto nei suoi occhi scuri.
«Brava.»
Francesco prese a respirare contro il mio sesso, infiammando i miei nervi di desiderio. «Da come hai reagito di là, davanti allo specchio, ho capito quanto hai bisogno di essere appagata. So che lo vuoi, anche adesso. Sarai abbastanza coraggiosa da accettarlo?»

Oddio. Ero un libro aperto per lui. Presi un bel respiro. Dovevo farlo per me stessa, perché avevo bisogno di scoprire se Francesco era in grado di riempire il vuoto di quel desiderio insoddisfatto che mi consumava.
«Sì.»
«Eccellente.»
Francesco non perse tempo e riprese subito a passarmi la lingua sul clitoride, bagnando quella piccola perla, stimolandola forse con troppa irruenza, ma sapeva esattamente dove spingersi e sapeva quando fermarsi.
Si allontanò e soffiò un po' d'aria sul mio sesso, poi mi accarezzò di nuovo il clitoride con il pollice.
Mi sentivo bruciare di desiderio tra le gambe.

«Mmm, Clara. Sei dolce proprio come ricordavo.»
Mi passò la lingua sopra la voglia che avevo sulla coscia sinistra.
«Trascorrerei una giornata intera con la bocca sulla tua fica, a leccarti mentre il piacere cresce dentro di te e bevo tutto il tuo succo. Voglio farti venire. Voglio tenere la lingua su di te fino a farti gridare, perché non sai se vuoi che mi fermi o che continui a leccarti.»

Un'ondata di desiderio mi esplose tra le gambe. Come ci riusciva Francesco? Nel giro di qualche secondo era riuscito a farmi ansimare. L'eccitazione mi aveva annebbiato completamente i sensi. Non potevo fingere di non desiderare ogni fremito che lui mi aveva promesso.
«Fra...»
«Sono qui, Clara.»

Francesco mi aprì con le dita e poi passò la lingua sul sesso grondante fin su al clitoride. Avevo le vertigini; un piacere euforico, surreale mi aveva travolta.
L'orgasmo che stavo per avere sarebbe deflagrato dentro di me in una miriade di sensazioni.
Avrebbe fatto svanire tutti gli orgasmi che mi ero procurata da sola nella mia vita.
Il piacere mi pervadeva, tendendo ogni fibra del mio corpo.
Per quanto Francesco fosse sbagliato per me, avevo bisogno di quell'orgasmo e solo lui poteva darmelo.

Invece di spingermi al limite, Francesco si allontanò e si sedette davanti a me guardandomi in attesa.
Cosa voleva da me?
Strinsi i pugni e mi sentii morire mentre ansimavo e mi contorcevo.
«Francesco...»
«Dimmi che ne hai bisogno.»
Mi guardava con gli occhi freddi eppure colmi di desiderio bruciante. Aveva le labbra contratte in una specie di ghigno.

Quell'espressione mi fece capire quanto lui mi desiderasse. E il peggio era che sembrava avesse tutta l'intenzione di farmi provare lo stesso desiderio. Ma non avrebbe dovuto sforzarsi. Tremavo e quasi non riuscivo a respirare.

Francesco mi aveva fatta crollare ed essere legata a quella croce, completamente esposta e alla sua mercé, mi aveva spogliata di ogni spavalderia e aveva portato in superficie la donna che in realtà ero.
Forse la mia mente cercava ancora di negarlo, ma il mio corpo mi implorava di accettarlo.
Il distacco seguito alla vacanza in Grecia mi aveva ferita, ma una parte di me non si fidava ancora di lui, della sua forza, di quel desiderio ardente che gli illuminava il viso.
«Ne... ne ho bisogno.»

Francesco aveva una mano dietro il mio ginocchio, la spostò più in su.
Non riuscivo a smettere di guardare il contrasto tra il colore chiaro della mia pelle e quello più scuro delle dita di Francesco. Man mano che le avvicinava al mio sesso, il mio respiro si faceva sempre più affannoso.

Mi baciò delicatamente su un fianco e poi tornò a massaggiarmi il clitoride col pollice.
«Grazie per essere stata sincera. Ormai sei pronta. Sei bagnata, tremi e sei eccitata. Ho proprio voglia di leccarti ancora.»
A quelle parole mi sfuggì un gemito.
Non avevo molta libertà di movimento, dimenai perciò i fianchi per avvicinare la fica alle labbra di lui, che si trovavano, secondo la mia percezione, a un chilometro di distanza.

Francesco si tirò indietro e smise di toccarmi di nuovo.
«Ti prego...», lo stavo pregando e lo sapeva. Mi sentii come se lo avessi aspettato per tutta la mia vita.
Francesco si portò lentamente il pollice bagnato fradicio alle labbra e lo succhiò.
Chiuse gli occhi e mugolò di piacere.
L'eccitazione che aveva dipinta in viso mi eccitò ancora di più.
Prima che potessi prendere fiato, tornò a massaggiarmi con piccoli movimenti circolari. «Lo vuoi davvero, Clara?»
«Sì!» risposi ansimante, pronta a dire qualunque cosa. Mi sarei occupata del mio orgoglio più tardi.

«Tutto quello che devi fare è dire che hai bisogno di me per averlo.»
Quelle parole mi scioccarono. Era la pura verità, ma ammetterlo davanti a lui avrebbe significato dargli potere.
«Ho già detto che ho bisogno di venire.»
Francesco scosse la testa. «È solo una mezza verità. Dimmi anche il resto.»
Mi avrebbe portata ad abbandonarmi a lui completamente. Anima e corpo. Avrei dovuto disprezzarlo un po' per questo, ma avevo un disperato bisogno di lui e il suo sorriso sornione mi lasciava intuire che anche lui lo sapeva.

«Va bene. I... io ho bisogno di te per venire.»
«Non ci siamo ancora. Devi essere più precisa. Rivolgiti a me come si deve.»
Averlo così vicino era un potente afrodisiaco, per non parlare del fatto che continuava a leccarmi nel punto più sensibile.
A ogni tocco, quel piccolo bocciolo si gonfiava sempre di più sporgendo dal cappuccio, lasciando così esposto quel delicato organo.
Ansimavo mentre Francesco mi faceva sciogliere sotto le sue dita. Avrei voluto poterlo toccare almeno una volta e non potendo, mi conficcai le unghie nei palmi delle mani. Strinsi le cosce.

Francesco si staccò da me ancora una volta.
«Non farlo!» protestai. «Ho bisogno di venire. Fammi venire, ti prego.»
«Ancora non ci siamo, ma dato che mi hai fatto una richiesta in modo così dolce ho deciso di accontentarti a una condizione: non trattenere le grida.»
Annuii smaniosa di dire o fare qualunque cosa per lui. Se volevo scoprire quanto Francesco potesse lenire quel desiderio lacerante che provavo dentro di me, avrei dovuto essere abbastanza coraggiosa da accettare qualunque cosa lui avesse deciso di darmi.
«Sì» mormorai.

Gli occhi di Francesco diventarono ancora più scuri. Poi sorrise e si sporse verso di me.
Restai senza fiato nell'attimo in cui lui posò le labbra sul mio sesso leccandone gli umori. Era come se non avesse mai smesso di farlo. Tutta la mia eccitazione era lì, pronta a esplodere con l'ultimo colpo.

Francesco gemette e io sentii il clitoride farsi ancora più turgido. Se avessi avuto le mani libere, avrei affondato le dita tra i suoi capelli scuri e l'avrei attirato ancora di più a me. E mentre lui continuava a succhiarmi il clitoride, a mordicchiarlo delicatamente, io gemevo.
In qualche modo, essere impossibilitata ad avere anche il minimo contatto su quanto stava accadendo mi fece provare una sensazione di grande libertà, perché non avevo responsabilità. E non avevo altra scelta se non quella di restare e prendermi tutto il piacere che lui mi stava donando.

«Sei così dolce, Clara» sussurrò e poi infilò due dita nel mio sesso. Gli ci vollero meno di due secondi per trovare un punto che mi provocò un piacere intenso, diverso da qualunque altra cosa avessi mai provato fino a quel momento.
«S... sì» farfugliai. «Oddio...»
Francesco sfiorò di nuovo quel punto mentre con la lingua titillare il clitoride. Mi sentii invadere da un'ondata di fuoco.

«Adesso sei pronta. Vieni per me, Clara.»
A quelle parole, crollai. Ogni fibra del mio corpo prese a tremare in un crescendo di sensazioni mai provate prima. Come promesso, gridai e gridai.
Francesco non si fermò finché non fu sicuro di avermi tirato fuori ogni spasmo, brivido e gemito.

Quelle sensazioni si scatenarono dentro di me con violenza in un'esplosione continua finché tutta la tensione accumulata mi abbandonò.
Mentre mi accasciavo appoggiandomi alle manette, la rabbia filtrò in superficie. La spavalderia aveva ceduto il passo alla tensione. Francesco mi aveva privato dell'abilità di mostrarmi coraggiosa, lasciandomi dentro una tremenda sensazione di vulnerabilità.
Si staccò dal mio sesso leccandosi le labbra.

Mi baciò con fare riverente il basso ventre, che si contraeva ancora per l'orgasmo. Mi baciò di nuovo il sesso e poi prese a riempirmi il corpo di piccoli baci. «Meravigliosa. Ti sei comportata bene, Clara.»

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