Capitolo 4
Iniziavano ad intravedersi le prime luci del giorno, il cielo era scuro, ma piano piano si schiariva sempre di più, diventando di un colore rosa pallido.
Avevano camminato molto durante la notte e Martin iniziava a sentirsi stanco, con le gambe indolenzite e mentre il sole sorgeva, decise di fermarsi a sedere per qualche minuto nella speranza di recuperare un po' le forze.
Jadis si era sempre lamentata durante il cammino e più volte il ragazzo si era pentito ad averla portata con sé, credendo che se fosse partito da solo, a quest'ora sarebbe già stato a metà strada per raggiungere la città di Yltria.
Si erano allontanati molto da Edil eppure il paesaggio era rimasto sempre lo stesso, colmo di alberi e di sentieri stretti; non c'erano altre città intorno a loro e ciò fece rabbrividire Jadis, accendendo dentro di lei un senso di solitudine e di pericolo che più volte l'aveva fatta ripensare alla sua famiglia e a Edil.
"Chissà i miei genitori cosa diranno quando non mi vedranno più al loro risveglio..."
Disse tristemente la ragazza mettendosi seduta sopra ad una pietra vicina ad un albero.
"Già... anche la mia famiglia si preoccuperà per me..."
Disse Martin con tono malinconico.
Era fuggito di soppiatto nel cuore della notte senza dire niente a nessuno; prima di andare via aveva scritto un biglietto per i suoi genitori e lo aveva lasciato sul letto, il quale informava che sarebbe tornato a casa presto dopo aver fatto una sosta ad Yltria.
"È solo per pochi giorni..." continuava a ripetersi nella mente, come se cercasse di riassicurare la sua famiglia di cui aveva già nostalgia, eppure sapeva benissimo che il viaggio sarebbe durato più di qualche giorno, se non addirittura anni.
Dopo aver bevuto qualche sorso di acqua, i due erano di nuovo pronti per intraprendere il loro viaggio, ma dopo un paio di minuti di cammino sentirono un rumore di zoccoli di cavalli in lontananza insieme a delle voci di uomini che cantavano urlando.
"Sono i Cavalieri Neri!"
Sussurrò Martin.
"E adesso cosa facciamo?!"
Bisbigliò Jadis già in preda al panico.
"Se ci vedranno ci cattureranno di certo..."
Pensò Martin incominciando a correre in cerca di un riparo.
Il pensiero che i servitori del Male potessero rubare la corona lo tormentava e non poteva permettere che ciò accadesse altrimenti non ci sarebbe più stata speranza per Yltria, avrebbe deluso il re Yason e molto probabilmente sia lui che Jadis sarebbero stati catturati dalle forze del Male siccome in possesso di un oggetto così forte e potente, nonché il simbolo dell'unione del regno.
Il suono degli zoccoli e delle urla si avvicinava sempre di più e i due non avevano via di scampo, continuavano a correre in mezzo al sentiero composto da ghiaia e ciottoli e la luce del giorno filtrava poco in mezzo ai rami scuri e alle foglie grigie degli alberi fino al momento in cui Jadis vide qualcosa: una maestosa grotta brillante si ergeva davanti ai suoi occhi.
"Martin andiamo da quella parte!"
Esclamò mentre si avvicinava alla caverna che da vicino appariva ancora più buia e profonda.
Un cartello accanto era nascosto da alcuni cespugli e da alcuni rampicanti che crescevano sopra la grotta, ma per la fretta i due ragazzi non lo notarono nemmeno ed entrarono correndo.
"Se ci nascondiamo qui dentro non dovrebbero vederci."
Bisbigliò sottovoce mentre la grotta faceva rimbombare le sue parole.
Era strano quel posto, dentro la caverna c'erano molti minerali di ogni colore che la facevano brillare in lontananza, ma non erano minerali qualsiasi, erano enormi blocchi di pietre mai viste prima, trasparenti come il vetro e addirittura più luccicanti della corona della quale erano in possesso.
Decisero di nascondersi dietro ad un macigno di pietra rossa, del tutto simile ad un rubino gigante credendo che lì sarebbero stati al sicuro, ma quando sentirono i cavalli svoltare per raggiungere la grotta si immobilizzarono per il terrore.
Un carro trainato da due cavalli vecchi e stanchi procedeva verso di loro, e dentro al carro alcuni Cavalieri Neri stavano bevendo del vino mentre cantavano ubriachi.
Martin, senza farsi vedere, si sporse leggermente dal masso per vederli meglio e vide che con loro c'era anche un giovane ragazzo vestito in maniera trasandata, con polsi e caviglie legati insieme da una corda spessa.
"Ancora un altro brindisi!"
Urlò una guardia versando del vino nei bicchieri dei compagni, i quali lo bevvero in un solo sorso chiedendone poi ancora e una puzza di alcol si diffuse presto nell'ambiente umido della grotta.
"Il Male ci ricompenserà a dovere dopo aver visto chi gli stiamo portando!"
Disse un cavaliere dando un pizzicotto sulla guancia al detenuto, il quale si scostò bruscamente.
Martin continuava ad osservarlo incuriosito, era un ragazzino più o meno della sua età, molto alto e magro con capelli arruffati di colore rosso che teneva raccolti in una bandana e un accenno di barba sul mento.
Il carro passò davanti a loro, così vicino che il prigioniero si accorse di Martin e i suoi occhi color verde smeraldo si spalancarono.
Si nascose di nuovo dietro la roccia per poter scappare insieme a Jadis non appena il pericolo si fosse allontanato, ma improvvisamente si sentì un rumore assordante e delle luci abbaglianti piombarono nella grotta, i due ragazzi si lasciarono sfuggire un grido per lo spavento che rimbombò forte ma le loro urla erano sovrastate dai rumori che sembrava emettessero le luci; i cavalli erano imbizzarriti e si dimenavano dalle briglie come fossero impazziti.
I lampi cessarono dopo qualche secondo che sembrò durare un'eternità e quando tutto finì i Cavalieri Neri erano scomparsi e i cavalli fuggiti via, l'unico che giaceva sul carro era il prigioniero che sembrava essere riuscito a liberarsi dalle corde che lo tenevano legato,
aveva recuperato arco e frecce e ora era intento a cercare qualcos'altro nel retro del carro.
Martin e Jadis, senza far rumore, ancora immobili per la paura, si allontanarono piano ma il ragazzo li sentì lo stesso.
"Ehi voi!"
Disse, poi si voltò verso di loro.
"Chi siete?"
Chiese quasi spaventato.
Aveva tirato fuori dal carro una sacca con alcune spade e ne aveva estratta una puntandola contro i due.
"Perché la roccia sacra non vi ha uccisi?!"
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