Capitolo 39

Rossella passo dal suo meccanico di fiducia a ritirare la sua Vespa. Era una bella giornata di sole, di metà giugno. Si era vestita con molta cura, e aveva lisciato i capelli. In genere li portava sempre mossi. Doveva andare a lavoro. Oggi l'oncologo avrebbe parlato con la nonna di Damiano. Voleva essere presente, aveva seguito tutto il caso fin dall'inizio e lei non lasciava mai le cose a metà, anche se il paziente veniva affidato ad altri specialisti lei si interessava sempre a loro. Era un medico coscienzioso, di quelli che ancora instaurano un rapporto empatico con i pazienti. Questo era un merito che gli veniva quasi sempre riconosciuto. La giornata era troppo bella per andarsi subito a rintanare in quelle quattro mura, anche se la clinica affacciava su uno scorcio di  Posillipo, decise di concedersi una bella colazione in un bar di via Caracciolo.  Si mise seduta all'esterno di un bar molto elegante, ordino un cappuccino e un cornetto a marmellata, la giornata andava affrontata con la giusta dose di zuccheri! Voleva un po di pace, da quando Marta si era lasciata con Pierre era diventata molto ipocondriaca. Qualunque argomento prendessero finiva sempre con portarle a parlare del francese. Non ci sarebbe stato niente di male nel consolare la sua migliore amica, ma la figura di Pierre veniva irrimediabilmente associata a quel tizio, che lei cercava in ogni modo di ignorare. Era rimasta un po male per la freddezza con cui l'aveva trattata il pomeriggio prima, ma del resto era meglio interrompere ogni tipo di rapporto. Non avrebbe mai messo in discussione tutta la sua vita, tutto il suo equilibrio per un libertino. Per uomo che nella vita era solo e sempre scappato, senza prendersi le responsabilità del suo carattere burbero e dispotico, tiranno, un uomo abituato a comandare perché tutte  cascano ai  suoi piedi.      

"Anche tu sei caduta ai suoi piedi" Si affretto a ricordargli la sua coscienza.  Sbuffò spazientita: "Non è stato niente di che!" cercò di minimizzare. Addentò il suo cornetto, amava mangiare, non avrebbe mai rinunciato ai piacere del palato. Aveva qualche chilo in più ma non gli dava peso.

Qualcuno la guardava di nascosto, adorava vederla mangiare. Questo attento osservatore non aveva fatto altro che pensare a lei. Ormai era diventato il suo chiodo fisso, era quel disegno che aveva in mente ma che non voleva mostrare a nessuno, aveva sempre pensato che l'arte dovesse essere messa a disposizione di tutti, perché poteva unire le persone. Lei era un'opera d'arte per lui, una di quelle bellissime da tenere chiuse in una cassaforte, lontano da occhi indiscreti, da sguardi lascivi. Qualcuno avrebbe potuta rovinarla anche solo sfiorandola. Non era innamorato di lei, insomma si diceva:" Ancora con questa storia dell'amore! Ancora a credere al lieto fine!". Non sapeva dare nome e cognome a ciò che provava, per lui la colpa di tutto quel turbamento era imputabile al fatto che ancora non aveva fatto sesso con lei. Avevano dormito insieme due volte, l'aveva baciata, era sul punto di avere un rapporto carnale. Secondo lui si stava comportando come un adolescente....un vero uomo si prende quello che vuole senza tutte queste smancerie. Gli aveva detto che lei non poteva dargli amore, la stessa cosa valeva per lui, quindi un rapporto senza implicazioni era una cosa fattibile nella sua mente. Si illudeva che unendosi a lei questa smania , questa insana passione  gli sarebbe passata. Ma come avrebbe fatto?Non sarebbe mai andata con lui di sua spontanea volontà.                        Le alternative erano molteplici: poteva rapirla? poteva farla bere, in modo che perdesse il controllo! Rabbrividì al pensiero di se stesso che macchinava cose assurde per andare a letto con una donna. " Ormai sto fuori con un balcone!" La vide salire sul suo motorino e andarsene. Una cosa era certa gli era sfuggita la prima occasione utile per rapirla!. Pago la sua consumazione, mise in moto la vespa e se andò in clinica.

Appena Damiano varcò la soglia della struttura,vide Elisabetta nella sua solita postazione. Non aveva una bella cera. Lui ripensò alla sera precedente, girando lo sguardo vide Rossella e Ludovico, si stavano salutando dandosi un bacio casto sulle labbra. Per un'attimo un coniato di bile gli salì in bocca. Quel viscido di Ludovico che se la faceva con tutte e due era veramente deplorevole ai suoi occhi. Non tollerava che potesse toccare Rossella. Per la prima volta sentì il fuoco della gelosia avvampare in lui. Girò subito il suo sguardo verso Elisabetta, si vedeva chiaramente che cercava di fingere indifferenza. Rossella si accorse che era arrivato Damiano, e presa da una civetteria del tutto femminile, si avvicinò di più a Ludovico, dandogli un bacio un po meno casto, e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Non era tipa da fare smancerie in pubblico; voleva mettere in chiaro le cose: non sarebbe mai più caduta ai piedi di Damiano.

Questo entrò nella stanza della nonna, che lo accolse in maniera amorevole. Lui invece era abbastanza contrariato. Aveva capito che Rossella lo stava sfidando. Penso che era peggio per lei perché si sarebbe fatta male da sola. Se voleva averla anche solo per una notte doveva mettere in dubbio Ludovico, e la sua presunta lealtà; doveva dividerli.

Dopo pochi minuti la porta si apri entro sua madre Blanca e suo padre Arturo, seguiti dal nonno. Erano tutti lì che aspettavano il medico.  Questo non tardò ad arrivare, infatti entrò il Dottore Simoni, oncologo primario, seguito da Rossella e da un'altra Dottoressa.  Furono fatte le presentazioni, il medico spiego con poche parole quale sarebbe stata la sua strategia terapeutica. Confermò che il tumore non era molto aggressivo, le possibilità di guarigione erano pari al 90%. Tutti tirarono un respiro di sollievo, si sentirono  improvvisamene più leggeri.   Il primario si allontanò insieme ai genitori di Damiano, andarono a discutere di questioni burocratiche. La Dottoressa assistente del primario, aveva gli occhi incollati a Damiano. Lui anche la osservava, era molto bella: bionda con capelli lunghi e occhi azzurri, un fisico molto asciutto ma non eccessivamente magra, gambe lunghe. Un fisico da modella più che da Dottoressa.           Fu lei a rompere ogni indugiò: <<Piacere sono la Dott.ssa Martines Carmen>> nel frattempo stringeva la mano ai nonni di Damiano. Anche loro si presentarono, compreso Damiano. Lei dopo aver appreso il suo nome disse << Allora non mi ero sbagliata...sei il pittore di New York!>>                  Rossella era spazientita era sempre la stessa storia, già sapeva come sarebbe andata a finire la cosa. Lui si sarebbe montato come un secchio di panna, lei lo avrebbe riempito di complimenti sbavando come un ebete. Il fastidio che provava non sfuggi a Damiano. Carmen era molta bella, oggi non era il suo tipo, in passato forse si. Ma l'occasione di pungolare Rossella era troppo ghiotta.                      << Si ! >> fece rivelando il suo sorriso migliore.            << Un estimatrice d'arte ?>> chiese avvicinandosi a lei. Questa cominciò a balbettare, la bellezza di Damiano gli impediva di formulare una frase di senso compiuto.<<No... Si...No !>> <<SI o NO!>> proruppe Rossella imbestialita dalla reazione di Carmen, era una ragazza che stimava sia dal punto di vista professionale che personale, ma adesso ai suoi occhi aveva perso dieci punti, si stava facendo manovrare dai suoi ormoni.      << Non badare a lei Carmen... posso darti del tu? Sai è sempre poco serena la Dott.ssa De Curtis. Ti va di prendere un caffè con me?>> Rossella avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, non era per niente meravigliata da quella richiesta, del resto recita sempre lo stesso copione.         I due lasciarono la stanza, lei rimase ancora un minuto lì incerta su cosa fare. Un velo di amarezza gli si affacciò agli occhi. La nonna di Damiano aveva assistito a tutto, suo nipote quando voleva sapeva essere esasperante, lei stessa gli avrebbe tirato una ciocca di capelli. Si avvicino a Rossella :<< Non gli piace quel manico di scopa! Ne sono sicura!>> le disse con tono risoluto e convincente.         << Non è affar mio nonna ! Ora devo andare a presto!>> .

Si recò nel suo ufficio, avrebbe sbattuto all'aria tutto ciò che era nel raggio della sua vista.   " Ma che stai passando?"  chiese a se stessa. Usci subito, stava soffocando. Andò al bar, voleva vedere fin dove lui potesse spingersi. Lì trovò li che parlavo seduti vicino a un tavolino. Adesso Carmen sembrava più a suo agio, tanto che vedendola arrivare la invitò a prendere un caffè con loro.
"Ma cosa mi è saltato in mente? Adesso non posso rifiutare... farei la figura della stupida! Mi ci vuole una camomilla doppia altro che caffè!"
Si mise seduta, guardo Damiano dritto negli occhi, lui aveva uno strano luccichio. Godeva nel vederla così turbata. Carmen dovette allontanarsi per una telefonata, loro due rimasero a tavolo, occhi negli occhi.    <<Adesso me ne vado, non vorrei rovinare la tua caccia!>> fece lei con sarcasmo. <<In realtà, sono io la preda della bionda!>> fece lui con aria innocente.       <<Povero cucciolo....!>> mugolò lei.             <<Sbaglio o qualcuna qui è gelosa?>> chiese lui, puntando i suoi occhi neri su di lei. <<Per cortesia...>> si sistemò una ciocca, e prese a strofinarsi la punta del naso. Segno che si stava innervosendo.                  <<Meglio così, io fossi in te mi chiederei 'cosa fa il mio fidanzato quando fa il turno di notte?'>> esordì Damiano molto tagliente.      <<Lavora!>> rispose in maniera secca. Era il momento di infierire << Anche tua sorella fa il turno di notte?.>> Lei non rispose, ma che senso aveva quella domanda. << Ieri sera l'ho vista uscire da una di queste stanze molto provata. Con le lacrime agli occhi.>> continuo con tono piatto. Che sua sorella negli ultimi tempi fosse più insofferente alla sua presenza lo aveva notato anche lei. Non erano mai andate d'accordo, per ciò per lei era tutto normale. << Quindi?!>> fece Rossella. <<Ho visto che usciva da un ufficio, non vorrei sbagliarmi ma era la stanza di Ludovico.>>ecco colpito e affondato.
<< E allora.... !!! Lavoriamo insieme qui. Avranno avuto qualche battibecco per il lavoro. Succede spesso tra di loro!>>
<< Certo ...questi battibecchi li avevano anche al matrimonio di mia sorella? Era appartati in un angolo a parlare. E non mi sembravano battibecchi di lavoro o di due futuri cognati!.>>
<<Sei assurdo! Mi chiedo perché getti fango su tutti quelli che mi stanno intorno.>> detto ciò se ne andò.
Secondo Rossella stava passando ogni limite. Adesso secondo lui sua sorella e il suo ragazzo avevano una relazione. Non avrebbe dato peso a quelle parole.
Torno a occuparsi dei suoi pazienti, con scarsa concentrazione. I suoi pensieri erano tutti rivolti a quelle parole. Damiano era come un veleno bevuto a piccole dosi, ti sembra di bere delle dosi innocue, invece piano piano intossicheranno tutto il tuo sangue. Una strana passione sentiva verso di lui. Senza parlare della gelosia che provava verso di lui. Avrebbe dovuto essere gelosa di Ludovico. Invece si trovava sempre a pensare a lui, a cercare lui tra la folla. Lui era bellissimo ai suoi occhi, la perfezione scesa sulla terra, ma dentro al cuore non aveva niente, ad eccezione del sentimento per i suoi nonni e per Diana. Le parole di Damiano la colpivano soltanto perché lei non voleva passare per una ingenua, e lui sembrava considerarla tale. Neanche lei sapeva più chi era e come comportarsi, aveva la sensazione di camminare in un campo minato. Ovunque mettesse i piedi una bomba sta pronta ad esplodere. Adesso lei aveva davanti sue alternative; i far finta di niente e fidarsi di Ludovico, oppure indagare sulla verità di quelle parole!

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