41. SINGHIOZZI NELLA NOTTE
L'auto si fermò di fronte all'ingresso del campus. Le luci del lampione illuminavano la strada.
-Ed eccoci qua- esordì Ethan, sorridendo appena.
-Grazie per avermi riaccompagnata- dissi. Mi sentivo meglio rispetto a prima, ma continuavo ad avere un senso di nausea. Ethan era stato molto comprensivo riguardo al mio problema. Io comunque non gli avevo detto del peggioramento. Un passo per volta.
-Credevi davvero che ti avrei lasciata sola?- mi rispose Ethan, sorridendomi. La luce dei lampioni faceva brillare i suoi occhi grigi. Erano occhi che ti rimanevano impressi nell'anima, come un tatuaggio.
-No, so che non potresti mai... io... - era difficile dirgli tutto, di quanto mi sentissi diversa, di quanto temessi di non essere amata.
Il cellulare di Ethan squillò in quel momento, permettendomi di cambiare discorso. La musica di Titanic invase l'aria.
-Come puoi avere una suoneria così triste?- lo stuzzicai.
Lui si strinse nelle spalle, recuperò il cellulare e lo fissò. Indugiò prima di rispondere. Troppo a lungo. Un brivido gelido mi percorse la schiena e sentii una stretta dolorosa allo stomaco. -Non rispondi?- gli chiesi, dopo aver esitato.
-No, non è importante... io... non è necessario- sospirò -è stata una bellissima giornata-
Il cellulare smise di suonare e la cosa, stranamente, mi rassicurò.
-Sì, è stata davvero una giornata bellissima- lo assecondai -ne aspetto altre simili-
-Certo, io... -
Il cellulare ricominciò a suonare.
-Qualcuno ti vuole proprio parlare- commentai, cercando di non sembrare troppo caustica. Beh, forse ero un po' gelosa... solo un po'.
-Sì, si direbbe di sì- si strinse nelle spalle, l'espressione infastidita.
-Vuoi rispondere?-
Scosse la testa. Perché non voleva rispondere? Ripensai alla sua foto insieme alla ragazza, poi scacciai il pensiero. No, Ethan non mi avrebbe mai tradita.
-Vuoi che ti accompagni fino al dormitorio?- mi chiese, mettendo in tasca il cellulare.
-Posso farlo da sola- lo rassicurai. Era la ragazza della fotografia che lo stava chiamando? Era certamente lei. Sentii il cuore fare un balzo. Ma cosa pensavo? Poteva essere chiunque, eppure... mi sforzai di sorridere. -Ci sentiamo più tardi, okay?-
-Certo- e il cellulare ricominciò a squillare.
-Ciao- dissi, prima di aprire la portiera, cercando di mascherare il mio nervosismo.
-Aspetta- Ethan mi prese per il braccio, una stretta salda, che riscaldò il mio cuore. Mi sfuggì un sorriso e mi voltai verso di lui.
-Sì?- chiesi, cercando di mascherare il mio divertimento.
-Non ti sei dimenticata di qualcosa?-
-Cosa?- domandai, fingendomi ingenua.
-Il bacio di saluto- e mi trasse a sé.
Risi, posando le mie labbra su quelle di lui e ignorando la musica del Titanic che invadeva nuovamente l'aria. Fu un lunghissimo e intenso bacio, che mi fece tendere il corpo e tremare ogni cellula. Quando ci staccammo ansimavamo entrambi.
-Chiamami non appena arrivi, okay?- mi sussurrò lui, la voce roca.
-Fidati- dissi, ridacchiando. Sentivo la pelle bruciarmi, come se avessi la febbre.
Scesi e m'incamminai lungo il viale, sotto gli alberi con i rami simili a dita di scheletro. Ero persa nel pensiero di Ethan. Probabilmente stavo esagerando. Io... singhiozzi. Mi fermai. Chi stava singhiozzando? Mi guardai intorno, nervosamente. Questa cosa non mi piaceva per niente. E poi notai che c'era qualcuno rannicchiato su una panchina. Una ragazza dai capelli biondi. La fissai sorpresa. Cosa ci faceva lì? E poi compresi che era Izzy. Perché piangeva? Una vocina nella mia testa mi diceva di proseguire. La giornata si era già stata complicata e mi sentivo stanca, non avevo bisogno di altri problemi. Inspirai a fondo indecisa e inquieta, l'aria fresca che mi muoveva i capelli e mi faceva rabbrividire. Isabel era pur sempre mia cugina e un tempo eravamo state amiche. Non potevo lasciarla lì. Mi avvicinai, prima di poterci ripensare.
-Izzy- la chiamai.
Lei alzò la testa di scatto, i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle. La tenue luce di un lampione le illuminò il volto, rivelando gli occhi gonfi e le tracce di mascara sulle guance. -Cosa ci fai qua?- mi chiese, la voce tagliente come una lama.
-Potrei chiederti la stessa cosa- controbattei.
-Non fingerti mia amica- ruggì lei -non è necessario-
-Perché dovrei fingermi tua amica?- chiesi -Non ci ricaverei altro che cattiverie, com'è successo in tutti questi anni-
Izzy restò in silenzio, sorpresa dalla mia reazione.
-Allora, vuoi dirmi perché piangi oppure me ne vado e ti lascio qua, ad affogare nelle tue lacrime- era strano, non mi sembrava neppure la mia voce.
-Ho litigato con Michael- mi sorprese il candore con cui lo disse, come se si stesse davvero confidando con un'amica. Come succedeva un tempo. Mi lasciai cadere sulla panchina al suo fianco.
-Problemi che riguardano i ragazzi- sospirai.
-Non mi dire che anche tu... ti vedi con uno, vero?- chiese.
Avvampai. -Cosa te lo fa pensare?-
-Me ne accorgo di queste cose... e poi sei diversa in questi giorni, più spensierata-
Spensierata, sorrisi. Io non potevo sapere cosa fosse l'essere spensierata.
-Spero che non sia chi pensi io... non lo è vero?-
-Ethan- dissi in un soffio.
-Ethan? Quell'Ethan?- c'era qualcosa nella sua voce che mi fece venire la pelle d'oca.
-Sì, è proprio lui- confermai e mi preparai al rimprovero.
-Dovresti stare attenta- sussurrò, nervosamente -è un tipo strano-
-Strano?- chiesi.
-Sì, la maggior parte della gente lo evita-
La cosa m'incuriosì. -Perché?-
-Ci sono delle storie su di lui, nessuna delle quali è particolarmente buona... se gli zii sapessero!-
-I miei non sapranno nulla perché tu non glielo dirai-
-Va bene, non dirò nulla, ma tu devi stare attenta a Ethan, okay?-
-Perché?- indagai ancora.
-Lui... è strano-
-Mi ha detto del riformatorio, dice che è stato un incidente... e sa della mia malattia-
Izzy mi fissò a bocca aperta.
-Lui mi ama- dissi ed ero convinta di questo.
-Allora perché hai quell'espressione?- chiese mia cugina, scrutandomi con attenzione. Aveva intuito che nascondevo qualcosa con la stessa precisione con cui da bambina indovinava ogni mio segreto.
-Io... non importa- sospirai. Potevo confidarmi con Izzy? No, probabilmente no. Certo, in quel momento c'era una sorta di tregua per noi, ma questo non voleva dire che non avrebbe usato le sue informazioni per danneggiarmi in futuro.
-Comunque mi dispiace per Lauren-
La fissai confusa. Le dispiaceva? Gli alieni avevano scambiato Izzy con un clone più amichevole? Perché in questo caso io volevo tenermi il clone.
-Io... sono crudele a volte- continuò, evitando di guardarmi.
-Solo a volte?-
-Spesso, molto spesso-
Le sorrisi e lei mi rispose con un sorriso. Come una volta... e poi successe l'impossibile. Izzy mi gettò le braccia al collo. Io restai immobile, rigida, inspirando il suo delicato profumo floreale, i capelli biondi che mi ricadevano sul viso. Un lungo attimo di esitazione, poi le cinsi la vita e la tenni stretta a me, come un'amica. La mia cara amica, come un tempo.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa pensate di questa riappacificazione con Izzy?
A presto
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