Gli inizi delle ricerche
Gli inizi delle ricerche
S'accese la prima lampadina: l'Ufficio Anagrafe del Comune di Noci. Vero è che il luogo di nascita, stando alle indicazioni della lapide, era Taranto, ma fu Noci ad accogliere gli ultimi respiri di Guido, nonché le sue spoglie.
Sembra infatti che all'epoca, chi morisse in un Comune, venisse sepolto in loco, pur non essendone originario. Pertanto, un certificato di morte doveva pur esistere.
Presto detto: un'impiegata gentile mi rilasciò lo scarno documento. Ben poca roba, ma se non altro, ora conoscevo almeno i nomi dei genitori di Guido: Giovanni Gabrielli e Beatrice Re David. Un microscopio punto di partenza, un indizio invisibile nel pagliaio sconfinato in cui cercare.
Non mi imposi inizialmente alcuna fretta: la vita mi aveva insegnato ad avere pazienza e sicuramente, mi avrebbe posto sulla strada le persone giuste con cui confrontarmi, se fosse stato destino che quella storia venisse alla luce.
Ad ogni modo, passare a "salutare" Guidino ogni volta che mi recavo in cimitero, divenne una dolcissima consuetudine.
Avete presente quelle cose di cui non si può fare inspiegabilmente a meno? Come il caffè di metà mattinata con gli amici più cari, o la lettura delle pagine di uno dei tuoi libri preferiti prima di andare a dormire? Era il nostro appuntamento fisso: mi piaceva raccontargli di me e chiedergli di trovare il modo di farmi sapere qualcosa di lui.
E più i giorni passavano, più sentivo scalpitare quella storia personale, murata dietro una lapide.
"Eh, io ho tutta la buona volontà di questo mondo per raccontarla la tua storia, Guido mio, ma tu dammi qualche dritta però, perché non posso mica raccontare ciò che non conosco affatto!"- gli dicevo mentalmente, come se stessi colloquiando con qualcuno che davvero potesse intendere e volere.
Mi rivolsi allo studioso di storia locale, il Dottor Pasquale Gentile. In ambito territoriale è conosciuto come "L'archivio storico di Noci". Uno che sui libri ci ha passato la vita, in una appassionata e incessante ricerca di tutto quello che riguardasse la storia di Noci.
Tra una moltitudine di materiale inedito, nessuno più di lui è stato in grado di raccogliere nel corso del tempo, frammenti di "microstorie" che in qualche modo, si sono intrecciate alla Grande Storia. Non tutte: tante sono rimaste solo microstorie individuali ma...cavolo, proprio quelle mi hanno sempre particolarmente affascinata.
Sì: il Dottor Gentile sarebbe stata la persona giusta.
Tra l'altro, si era stabilito tra di noi un rapporto di stima e fiducia reciproca, perché Gentile è sempre immensamente felice di venire a conoscenza di qualcuno che ami la storia tanto quanto lui. Con la consueta e squisita disponibilità, Pasquale mi assicurò che avrebbe provveduto alle ricerche, puntualizzando che essendo i Gabrielli una delle famiglie all'epoca più importanti e in vista di Noci, qualcosa sarebbe sicuramente emerso. Ovviamente, lì per lì la notizia mi rincuorò non poco.
Sempre l'altra parte di me, quella più riflessiva e con i piedi per terra, continuava a chiosare: "Sicura di non aver gridato "tombola" troppo presto?". Non si sbagliava in realtà nessuna delle due parti. Qualcosa di fatto emerse, solo che per me, era ancora pochino, al momento.
Col senno di poi, senza quei punti di partenza, non avrei potuto certamente proseguire oltre.
Venne fuori che Giovanni Gabrielli classe 1859 (il padre di Guido) Colonnello di Artiglieria, fosse figlio primogenito dell'Avvocato Michele Attanasio Gabrielli e di Antonietta Maria Sabato.
I suoi fratelli erano: Gianbattista classe 1861 magistrato, Giuditta classe 1862, Vito classe 1864 direttore delle poste, Antonio classe 1871 poeta dialettale e Francesca classe 1881 (quest'ultima la nonna dell'Architetto Ferruccio Ciulli che mi ha dato grande supporto e foto in questa mia ricerca, ma ve ne parlerò in seguito)
Nel 1895, Giovanni Gabrielli aveva sposato donna Beatrice Re David, ricca proprietaria terriera di Rutigliano.
Come regalo di nozze, il Colonnello ricevette in dono da suo zio, Monsignor Vito Gabrielli, "Casino Montone", splendido complesso masserizio del tardo Ottocento.
Un villa-masseria che è anche un concentrato d'arte, per gli splendidi affreschi che la adornano. Vi sono anche delle statue raffiguranti delle scene della "Gerusalemme liberata" di Torquato Tasso.
Del resto, il coltissimo Monsignor Gabrielli, aveva frequentato la corte papalina, e oltre agli ambienti romani, anche quelli napoletani. Logico quindi che avesse maturato ottimi e raffinati gusti anche in campo architettonico.
Lo zio Monsignore, o "signor zio", come amava farsi chiamare dai nipoti, aveva anch'egli un dono che, curiosamente, ho scoperto accomunare diversi componenti della famiglia Gabrielli: quello della scrittura. A lui si deve infatti una ricca produzione di poesie e sonetti (alcuni dei quali musicati). Quando si dice un "dono" di famiglia.
Tornando a Villa Montone, divenne la residenza estiva dei coniugi Gabrielli - Re David e dei loro figli: Guidino, Mario, Antonio (detto Ninuccio) e Maria Vittoria detta Ninì, in memoria di un altro bimbo morto cinquenne, di cui vi parlerò più avanti.
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