Harry Potter e il matrimonio di Fuoco
(Questa storia partecipa al concorso in tema Harry Potter di magicartist2018, prompt della fiala di Amortentia. Buona lettura a voi!)
Ginny si sistemò l'abito bianco, un'ansia leggera come le piume della sua spilla che si faceva strada nel suo cuore: avrebbe sposato Harry Potter, il ragazzo prodigio, colui che aveva distrutto il potente Voldemort e aveva aperto con delicatezza una strada nel suo cuore, amandola e confortandola come solo lui poteva. La sua gonna strisciò sul pavimento quando si mosse in direzione della porta, le mani tremanti per l'emozione, e fu il bussare incerto di QUALCUNO a risvegliarla dal torpore in cui era caduta:
"Ginny, tesoro mio, sei pronta? La limousine ci attende"
La rossa sorrise nel sentire la voce di suo padre, Arthur Weasley, il capofamiglia per eccellenza e l'amore paterno fatto a persona; Ginny si era ritrovata d'accordo con lui nel rispettare le numerose tradizioni babbane riguardanti le nozze, anche se le dispiaceva non poter vedere Harry prima del matrimonio, ma allo stesso tempo quell'attesa snervante aveva una magia tutta sua, ancora sconosciuta nelle sale di Hogwarts.
Appena Arthur entrò lo abbracciò, gli occhi chiusi e tentando disperatamente di non piangere, l'uomo piacevolmente sorpreso e commosso da quella dimostrazione di affetto.
"Ci sono, papà: è arrivato il momento di andare"
Durante il tragitto Arthur le elencò tutti quanti gli invitati che erano venuti, ma la giovane non sentiva nemmeno una parola di quello che diceva: sulla radio si sentiva "Survivor", uscita da poco ma già famosa oltre ogni misura, e Ginny non potè fare a meno di usarla come colonna sonora della battaglia di Hogwarts, le scene che si susseguivano una dopo l'altra nella sua mente. Se solo Freddie fosse sopravvissuto... Magari avrebbero vinto lo stesso o magari, chissà, le sorti della battaglia sarebbero cambiate radicalmente.
"Siamo arrivati, principessa"
Ginny annuì, distratta, mentre l'autista spalancava la portiera e le prendeva la mano aiutandola a scendere. La ragazza prese un bel respiro, calmando il suo spirito infuocato e stampandosi in mente un'immagine di Fred, pregando che fosse lì, insieme a lei, guardandola mentre faceva il suo ingresso trionfale all'interno della Chiesa.
Sto arrivando, amore mio.
Quando le porte si spalancarono Harry riuscì finalmente a vedere la sua promessa... E quella sì che fu una vista: i capelli rossi erano acconciati in una crocchia così morbida da sembrare una nuvola, qualche ciuffo fiammeggiante ad incorniciarle il viso. Era bellissima, stupenda, lo strascico bianco gli ricordava tanto la neve da fargli sentire freddo, scaldato però dal sorriso splendente che la sua amata gli stava regalando in quel momento. Si sentì un sempliciotto, con quel completo così tradizionale e gli occhiali ancora sul viso, quindi arrossì e abbassò lo sguardo, imbarazzato; da qualche parte, tra le file di amici e professori venuti a festeggiare con loro, Luna Lovengood si esibì in una risatina che lo lasciò sorpreso, facendolo voltare verso di lei e vedendo come lo salutava, divertita dalla sua timidezza.
Il prete si schiarì la gola proprio quando Ginny salì sul podio, suo padre che le lasciava il braccio per poi fare un occhiolino ad Harry, e disse le famose parole di rito che sancivano la loro eterna unione:
"Siamo qui riuniti, oggi, per celebrare il matrimonio tra Harry Potter e Ginny Weasley. Siete venuti a celebrare il Matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?"
E gli sposi risposero in coro:
"Sì"
Così il prete continuò a domandare finché tutte le formule di rito finirono e allora chiese ai due di prendersi per mano, la mano destra di lei in quella di lui, e di darsi il loro consenso l'un l'altro. Harry sorrise a Ginny, incoraggiandola, poi prese fiato e parlò con eleganza, la mano sinistra sul cuore e tutto l'amore che provava ad illuminargli il volto:
"Io, Harry Potter, accolgo te, Ginny Weasley, come mia legittima sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, e di amarti e di onorarti tutti i giorni della mia vita"
Il giovane non potè fare a meno di sorridere quando sentì Hagrid singhiozzare, tornando per un attimo il ragazzino che Ginny aveva conosciuto ad Hogwarts anni prima; la rossa si trattenne un'ultima volta dal piangere, commossa, e parlò invece con coraggio, la testa alta a sfidare il mondo intorno a lei:
"Io, Ginny Weasley, prendo te, Harry Potter, come mio legittimo sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, e di amarti e di onorarti tutti i giorni della mia vita"
Il prete sorrise e benedisse gli anelli nuziali, aspettando che i due li mettessero al dito l'una dell'altro prima di pronunciare la frase che tutti attendevano:
"Con il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa"
Fu con il sottofondo di migliaia di applausi che i due sposi si baciarono, felici come non mai, mentre i loro compagni e amici ruggivano e applaudivano senza sosta; persino George si mise a piangere, appoggiando la testa sulla spalla della madre quando Ginny si voltò nella sua direzione, ridendo nel vederlo serio per una volta in tutta la sua vita. Intrecciò le mani con quelle di Harry mentre Arthur dava una pacca sulla spalla al ragazzo:
"Benvenuto in famiglia, Harry Potter"
Il ragazzo sorrise a sua volta, abbracciando Ginny e dandole un bacio sulla testa, mormorandole all'orecchio qualcosa che la fece arrossire vistosamente:
"Benvenuta in famiglia, Ginny Potter"
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