9. Una Chiamata Da K
Traduzione fornita da @Shawnxmoon
Ressi la camicetta a fiori con i bottoni contro di me e guardai come mi stava. Hm. Questo poteva essere considerato uno stile casual da fine anni settanta?
Cercavo di avere una mentalità aperta, ma avere una mentalità aperta e preoccuparsi del denaro sono due cose in contrasto. Mi piaceva il prezzo, l'aspetto non così tanto. In ogni caso era troppo grande in vita; ero una small in quello stile.
"Ce l'avete in una taglia più piccola?" Chiesi alla donna pallida che girava fra gli stand.
"È la più piccola che c'è." disse. "Ma oserei dire che non è fatto per i suoi gusti."
"Cosa vuol dire?"
Indicò io cartellone dall'altro lato dello stand. "Queste sono camicie da uomo, cara."
"Oh." Mormorai. "Mi scusi." Le mie guance erano bollenti. Riposi la camicia e iniziai a vagare verso qualsiasi altro stand dove non mi ero già imbarazzata completamente.
Volete sapere un segreto? Odio fare shopping. Lo detesto del tutto. Un'ora in un grande magazzino, annegando tra cashmere e poliestere e i colori accesi che spuntano in ogni angolo, e sono sfinita da un sovraccarico visivo. Ed ero stata in modalità shopping per la maggior parte del tempo, dal secondo in cui ero uscita dal taxi -insieme, a quanto pare, a tutti quelli nella città (dopo tutto era un sabato; ora era prima di Internet, la gente doveva fare qualcosa per passare il tempo allora). Vero, c'era molto da vedere a Kensington Market, sicuramente molte altre cose che avrei preferito cercare invece che dei vestiti. Ma avevo una missione.
Il più discretamente possibile, controllai il tracciatore e sbuffai di nuovo. Ero a mani vuote, la mia avventura non aveva avuto successo. Potevo andarmene ora?
Poi uno stand che pubblicizzava magliette belle, vecchio stile e normali colse la mia attenzione. Proprio quello che avevo in mente!
Un'altra donna, più giovane e amichevole di quella di prima, mi salutò. "Cara mia! Non soffochi in quella roba lì?" Indicò il mio dolcevita.
Vero, il posto era un po' caldo, più caldo di come ero abituata, parlando di luoghi al chiuso. Era molto probabile che Kensington Market non avesse ancora l'aria condizionata. Ma non era così male.
Scossi la testa. "Non è niente in confronto al Texas. Puoi cuocere un uovo sulla parte all'ombra del marciapiede in questo periodo dell'anno."
Mi mostrò alcuni articoli che avevano, molti erano veramente "affascinanti" (ECCO una parola che avevo sentito molto quel giorno -una bella parola in ogni caso.) ne avrei anche comprato uno o due. Ma riportai la mia attenzione sulle semplici magliette. Non stavo per affondare le mani nel conto corrente di Freddie per cose carine che potrei non mettere nemmeno.
La donna mi guardò passare fra i vari stand di magliette colorate. Scelsi una maglietta rossa e una bianca. "Queste vanno bene."
"Qualcos'altro?"
"Non credo. Manterrò tutto semplice, come sempre."
Finalmente non riuscì più a contenersi e mi chiese "Mi dica, come pensa di trovare un uomo con quell'atteggiamento?"
Risi. "Signora, non sono qui per trovarmi un uomo."
Mi diede uno sguardo astuto. "Mia cara, stiamo tutte cercando un uomo, che ci piaccia o meno. Oh, bene. Non è na di quelle femministe là, lo capisco dal fatto che me l'abbia lasciato dire senza farmi una filippica. Ma è vero, sa. La domanda è, metterà un esca sull'amo?"
"Oh signora, mi creda Lo farei, solo che il laghetto dove sto nuotando ora è un po'- come dire, pericoloso? Nel senso, potrei mettere un semplice amo arrugginito sulla superficie e lui salterebbe a prenderlo."
"Ah," annuí, "allora in quel caso è intelligente. Ma si ricordi , non è un peccato farsi bella per se stessa."
"Me lo ricorderò." dissi. "Prenderò solo queste due al momento però."
Risi silenziosamente mentre le davo dieci sterline (cinque sterline a maglietta, un affare!) e infilai le magliette nel mio zaino. Che maniera di darmi le arie. Freddie poteva avere chiunque volesse. Se fossi un'altra ragazza indipendente che camminava per le strade di Londra, Tokyo, Rio o qualsiasi altra tappa nel tour, non mi guarderebbe nemmeno una volta, figurarsi due.
Appena mi girai, oltre il trambusto, sentii un acuto e metallico "Bip-bip-bip-bip BEEP-"
Mi cadde quasi tutto per terra. Corsi verso la porta, una mano sulla tasca posteriore dei pantaloni facendo fatica a tirare fuori la Reliquia in tempo senza fare una scena. Non ebbi successo, andai dritta contro qualcuno. Ma continuai a camminare, cercando di ignorare il mio dannato dissenso cognitivo (un termine di monda nella psicologia per voi del pubblico) mentre lui mi urlava contro di guardare dove diavolo stessi andando.
Riuscii a sfilarlo dalla tasca e premetti il pulsante verde. "Dr.K!"
"Julia, come stai?"
"Sto bene. Perché ci state mettendo così tanto? Hai detto due ore, al massimo! È passato un giorno! La mia famiglia ha già chiamato la polizia probabilmente."
"Cosa? Ti ho parlato dieci minuti fa. Abbiamo cercato di ricollegarci al tuo segnale da allora!"
"Sbagliato. Sono passate circa diciotto ore dall'ultima volta che abbiamo parlato. Cosa sta succedendo?"
"Dieci minuti in diciotto ore?" Dr.K sembrava scioccato. "Be', allora è una buona cosa che tu abbia risposto."
"Dannazione," sentii Dr.C in sottofondo, "non abbiamo contato la relatività del tempo. I minuti possono sembrare ore, le ore giorni e i giorni minuti. L'avrei dovuto sapere. È colpa mia. In ogni caso, magari puoi trovarlo. Sei in un posto in cui potresti trovarlo?"
"Trovare chi?"
"È ridicolo, Tim." Dr.K disse a Dr.C. "È morto nel '72. Lei è nel 1977 in Inghilterra. Non troverebbe Saul nemmeno se volesse."
Mi fermai. Saul? Morto nel '72? Quei politici famosi nell'acquario ieri? Mi venne in mente solo un nome.
"State dicendo," Dissi lentamente "che avevate intenzione di mandarmi nel 1971 a parlare con Saul Alinsky?" Attiravo sguardi da ogni parte, anche dall'altro lato della strada; quindi mi nascosi in una via secondaria.
"Be' no, per niente, noi, in realtà..." Dr.K tentennò ed esitò, finché finalmente non sospirò. "Sì."
"Mi stai prendendo in giro?"
Dr.C sbuffó. "Cosa? Tanto non sai nemmeno chi si-"
"Diavolo se lo conosco. Era un instigatore di prima classe! Avreste potuto mandarmi da Thomas Edison! Albert Einstein! Persone che hanno effettivamente fatto del bene al mondo! Perché lui? Per quale motivo? Saul Alinsky era un mostro!"
"Ti ho detto che era sveglia." mormorò Dr.K.
"Era tutto nella prima pagina del tuo giornale, del diario. Hai almeno guardato le istruzioni, Julia?" Ora Dr.C sembrava esasperato il che era ingiusto. Avevano fatto loro il casino qui, non io!
"No, scusami, mi sono dimenticata, sono leggermente occupata a cercare di passare il giorno senza farmi beccare!"
"Dannazione! George sarà infuriato con noi!" Dr.C si lamentò.
"Non importa adesso. Dobbiamo farla uscire da lì." Dr.K sbottó.
Ecco il mio nuovo preferito! "Sì, e in fretta, vi sto perdendo di nuovo!"
"Okay Julia, stiamo ottenendo le tue coordinate al momento. Quando la luce diventa verde, di' "Ora" e premi il pulsante al mio comando."
Tirai fuori il tracciatore, ora di un blu intenso. Forza, forza, stupido piccolo disco, diventa verde!
E lo diventò. Con la voce tremante, urlai "Ora!"
"-ieniti for-" arrivarono le parole interrotte di Dr.K.
Mi inginocchiai sul pietrisco, lo zaino di nuovo stretto fra le mie braccia. I miei occhi chiusi completamente.
Improvvisamente il mio corpo iniziò a vibrare come se fosse stato colpito da un taser. Non era divertente. Fatelo e basta! Fatelo!
Dr.K disse "-qua-sa non v-!"
"Cosa?" Urlai nella Reliquia.
"Qu- no- funzi-a! Devo ri-vviar- T-Ro-"
L'elettricità stavo ancora passando nelle mie vene e stava diventando alquanto dolorosa. La luce intorno al mio collo brillava di verde. Dr.K stava fuggendo dal segnale. E io stavo per essere folgorata.
Era rimasta solo una cosa da fare. Premere il pulsante.
Niente flash, niente cecità improvvisa, niente viaggio.
Almeno l'elettricità smise di pugnalarmi le varie parti del corpo, per fortuna. E un ultimo messaggio coerente di Dr.K. "Stiamo riavviando T-Rod, dovremmo essere pronti entro il tuo domani e riportarti indietro. Resisti per un po' di più."
La Reliquia si ammutolì e la luce diventò rossa.
Mi appoggiai sul muro di mattoni alle mie spalle, gli occhi chiusi. Feci un respiro profondo. Be', ha funzionato vedo. Questi devono essere i peggiori scienziati nel mondo.
Un poliziotto mi toccò il braccio con il suo manganello. "Sta bene, signora?"
Guardai su. Le narici del suo naso rosso e bulboso erano allargate. Tese la sua mano per aiutarmi.
"Credo di sì." Risposi. Presi la sua mano per tirarmi su e mi rimisi lo zaino in spalla.
"Si stava comportando in un modo parecchio strano prima." Continuò. "Magari le piacerebbe un passaggio a casa?"
Sorrisi nel modo più rassicurante che riuscii a fare. "Sto bene, davvero. Stavo, uhm, avendo un momento."
"Molto bene." Tossí. "Semplicemente, non lasci che questi momenti diventino un'abitudine. Sarei felice di accompagnarla a casa."
"No signore, grazie. So come tornare." Il mio sorriso si allargò quando mi ricordai che avevo effettivamente un posto dove andare. Non era casa, ma era familiare e amichevole. E in quel momento, era abbastanza.
Sventolai la mia mano in aria e chiamai una delle tante auto nere. "Taxi!"
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