38. L'Anatomia di uno Zuckerberg

Traduzione fornita da

Come ci si potrebbe aspettare, la pianificazione non richiese molto tempo, esattamente come piaceva a Freddie. Questo diede a noi sette l'occasione di sederci, faccia a faccia, e capire come sarebbe andato oggi. Chi sarebbe andato con chi, a che ora saremmo dovuti essere all'aeroporto (John e Rudy dovevano preoccuparsi dei biglietti aerei; dato che la Starship non sarebbe tornata in aria avevamo bisogno di un piano B) e altre cose del genere.

"E questa volta rispettiamo gli orari, va bene, Fred?" Disse Elton ironicamente, e Freddie gli invió un occhiolino, i pollici alzati.

Eravamo una vista interessante, lì a lato della piscina -la Suicide Squad originale saldamente (e un po' scomodamente) attorno a uno dei tavoli rotondi come una specie di parodia di Re Artú. Sarebbe stata una copertina abbastanza forte per un album: Peter con degli occhiali da sole, poltriva sulla sua sedia, le mani dietro la testa; Elton stava fumando, occasionalmente era interrotto da una manciata di fan che si avvicinavano e che lui trattava abbastanza gentilmente; "John l'arrapato" stava meticolosamente appuntando le cose in modo da non dimenticarle; Rudy era piegato in avanti, le sue braccia erano incrociate sul tavolo, prendeva appunti sul suo quaderno mentale; anche Paul stava fumando, ascoltava attentamente, ma non così attentamente da non continuare a mandarci occhiatacce piene di sospetto - per ci intendo me e Freddie ovviamente, ci stavamo lentamente asciugando con il sole mattutino; io avrei voluto aver portato il mio diario in modo da poter scrivere il piano personalmente.

Non che stessi prestando molta attenzione. Freddie continuava a distrarmi in due modi principali. Il primo, ovviamente, era quanto bello fosse con i capelli che si stavano asciugando in piccoli riccioli, la sua faccia non rasata e il modo in cui le gocce d'acqua brillavano sulla sua pelle abbronzata. Mi serví molto autocontrollo per non lasciare che la mia mano toccasse il suo petto di nuovo o che le mie dita si incastrassero in quel caos che erano i suoi capelli scuri.

E a quanto pare, anche lui pensava che valesse la pena accarezzarmi, il che mi porta alla seconda distrazione.

Quando Freddie parlava, andava tutto bene. Riuscivo a concentrarmi, perché lui era concentrato. Ma non appena Straker o Rudy, o chiunque altro (me inclusa) iniziava a parlare, una pellicola scivolava davanti agli occhi di Freddie e lui impostava il pilota automatico. Esternamente, ovviamente. Internamente era impegnato a giocare una partita di "Posso aiutarti?" che si intensificava rapidamente.

Nel giro di secondi dopo che i suoi occhi si erano appiattiti, sentivo la sua mano aggrappare il mio ginocchio scoperto. Stringevo i denti, cercando di non reagire, perché era quello che voleva ottenere- una reazione. Le prime volte che l'aveva fatto, avevo semplicemente sollevato la sua mano dal mio ginocchio e l'avevo messa sulle sue gambe, mandandoli un'occhiataccia irritata. Ma imparó in fretta; la volta dopo, bloccò la mia mano sull'altro ginocchio, in modo da costringermi a fare una scenata in caso volessi fermarlo. Quindi smisi di reagire.

Quando ero ferma per qualche momento, la sua mano morbida iniziava ad accarezzare la mia coscia. I miei occhi scivolavano verso le mie gambe, le incrociavo in modo da allonatanarmi. Era una reazione, ma non quella che voleva. Allora, molto discretamente, si avvicinava e infilava la sua mano sotto la mia coscia sollevata ricominciando ad accarezzarla, la stringeva sempre di più fino a quando non fossi più riuscita a sopportarlo e avessi vomitato la frase magica "Posso aiutarti?"

Ma anche in quel momento non sarei riuscita a vincere. Non solo avrei disturbato il gruppo, ma Freddie si sarebbe ritirato, sembrando completamente ignaro del mio piccolo scatto. E non avrei spiegato quello che stava succedendo ai ragazzi solo per sembrare una completa idiota. Silenziosamente, allora, dovetti sopportare il tocco irritante di Freddie.

"Essere in aria per le otto," meditó Peter "non ci dá molto tempo per attuare il piano, no?"

"Vuole solo dire che abbiamo poco tempo da perdere, dobbiamo sfruttarlo al meglio ." Spiegò Freddie

Elton prese un tiro, del fumo scappò dai suoi polmoni in piccole nuvolette quando parlò. "Allora, parlami di questo Zuckerberg."

Lo chiese con così tanta nonchalance e senza un minimo passaggio molto armonioso che inizialmente non realizzai che si stesse rivolgendo a me. "Oh! Uh- be', che cosa vuoi sapere?"

"È il tuo fidanzato! Da dove viene? Che lavora fa?"

Me*da. Non pensavo che interessasse ai ragazzi, soprattutto a Sharon. Ora dovevo inventarmi qualcosa. "Be', um- a dire il vero è canadese- l'ho incontrato durante un viaggio su in Alberta..."

"Alberta?" Ripeté Freddie appoggiando il mento sulle sue mani. "Fantastico. Non ci sono mai stato, com'è?"

"È bellissimo." risposi, annaspando internamente per pensare a una storia plausibile. "Ero a uno di quei laghi lá sopra, stavo girando in canoa e anche lui, i nostri percorsi si sono incrociati, immagino che si possa dire che è stato amore a prima vista. Per quanto riguarda quello che fa Mark...oh, non so come spiegarlo...lavora nella comunicazione."

Gli occhi di Freddie si accesero. "È anche mezzo eschimese, vero, tesoro?"

"Sì, giusto, e -cosa?"

"È quello che mi hai detto tu, no?"

Lo sguardo sulla sua faccia confermò che oggi era determinato a darmi fastidio. Cosa ho fatto per meritarlo Freddie? È così che ti stai vendicando perché non ti ho detto della schiuma da barba? Ma nuovamente, accettai la sfida.

"No," dissi "è un quarto eschimese. Sua mamma è mezza canadese mezza Inuit e ha sposato un immigrante ebreo e tedesco."

"Quello si che è un pool genico confuso." Notò Rudy, sinceramente interessato.

"Oh, sì. Gli ha insegnato tutte le migliori canzoni d'amore eschimesi, ha una voce fantastica. Vi piacerebbe."

Peter sorrise "Gli eschimesi cantano? Pensavo che pescassero e si strofinassero i nasi, e basta."

"Sai, sono proprio quei pregiudizi che rendono la vita così difficile per la gente degli igloo." Disse seccamente.

"Oh, per carità, non volevo offendere l'uomo. Non dirgli che l'ho detto, sono abituata ad avere il mio petto privo di una cicatrice causata da un arpione."

Freddie semplicemente sorrise e scosse la testa.

"Quando ti raggiungerà?" Chiese Peter.

"Alle sei." Dissi spontaneamente.

"Lo recupererò al posto suo in realtà." disse Freddie. "Sarò il suo accompagnatore personale. Immaginatevi la sorpresa sul suo volto quando vedrà avvicinarsi questa trasandata sgualdrina-"

"Vorrei venire anche io." Mi offrii. "Non lo vedo da un sacco."

"Ne abbiamo già parlato, angelo." Freddie disse un po' impazientemente. "Tu devi andare a prendere la licenza. Inoltre, non sai che porta sfortuna che lo sposo veda la sposa prima del matrimonio?"

"È vero." Mormorai. "È solo che non voglio che vi distraiate. Andrai da solo?"

"Sì. Non ti preoccupare. Sono più duro di quello che sembra."

"Questo non è da te." si intromise Elton. "Non è che hai un'altra pollastra che ti sta aspettando dietro l'angolo?"

"Prevedo dei guai." Peter rise. "Ricordati Freddie, è il suo fidanzato!"

"Sì, va bene, basta." Freddie sventolò le sue mani.

"Questo mi ricorda," mormorò Paul a bassa voce "è strano che tu non abbia portato David, so quanto siete vicini-"

"David è in vacanza," disse Freddie in modo sprezzante "un po' come noi in effetti. Comunque-"

"O Liza." Paul continuó, poi mi mandò qualcosa che non avrei mai pensato di vedere: un sorriso deliberato. "Hai incontrato Liza, Signorina Dubroc?"

"Liza? Chi è lei?" Chiesi.

E tutti iniziarono a ridere- tutti tranne Freddie.

"Lei?" Peter ridacchiò. "Cara Eve, Liza è un-"

Gli occhi di Freddie si rimpicciolirono. "Possiamo parlarne dopo, tesorucci?"

"Perché? Mi interessa. Chi è Liza?" Cercai di sembrare il più innocente e ingenua possibile. Ma il nome Liza era famigliare. Era chiaramente un altro soprannome; infatti Freddie amava dare soprannomi alla gente. Ma per chi?

"Stiamo divagando. Non andremo da nessuna parte se non appianiamo tutto." E disse a Elton "Quindi, tu cosa intendi fare, Sharon?"

Pensavo che lo "spavento di Liza" avrebbe calmato le uscite di Freddie, ma sembrò renderle più bollenti e focose. Mentre Elton prendeva la parola, Freddie delicatamente mise la sua mano sulla mia vita scoperta e lasciò che si muovesse, passando sul mio ombelico, per arrivare dall'altro lato. Come fa a farlo senza che gli altri se ne accorgano?

Sentí la mia carne rigirarsi al suo tocco, le punte delle sue dita lasciavano tracce di calore. Sospirò silenziosamente -lo feci anche io, involontariamente, ma non così silenziosamente. Prendendolo come un invito ad andare avanti, Freddie prese la mia mano e la portò lentamente verso il suo grembo-

"NO!" volevo urlare indignata, ma uscí più come uno squittio ansimante. Ma mi allontanai di scatto violentemente, attirando ancora più attenzione su di me.

"Che c'è?" Chiese John Holmes.

"Io-uh- ho visto un'ape." Balbettai. "Ti pungono, sai. Le odio."

"Oh." Annuí.

Stavo tremando leggermente. "Potete scusarmi per un secondo ragazzi?" Dissi mettendo la sedia a posto e correndo verso il mio asciugamano. "Devo andare a vestirmi in ogni caso, non voglio far aspettare nessuno, ci vediamo tra poco."

Sapevo che alzandomi e tornando in camera c'era il rischio che Freddie mi seguisse. Ma mi avvolsi con l'asciugamano e andai verso lo spogliatoio per rimettermi il vestito, ignorando l'occasionale sconosciuti che mi fissava mentre passavo. Caspita. Che idea stupida fare vincere di nuovo l'orgoglio. Avrei dovuto fare il contrario, quel costume intero nero che mi avrebbe coperta completamente e che avrebbe evitato che fossi strizzata e accarezzata sotto il tavolo.

Come mi aspettavo, Freddie scivoló alle mie calcagna; conoscevo il suono dei suoi passi. Non appena non potevano più sentirci, mi girai e gli chiesi. "Di che si trattava?"

Freddie scosse la testa. "Evie, non vuoi sentire parlare di Liza, e non voglio parlare di lu-"

"Dimentica Liza! Sto parlando di te e delle tue zampe."

"Zampe?" Freddie rise con un sorriso ironico. "Spero che tu stia scherzando."

"Elton ha ragione, non puoi calmarti per cinque minuti? Nonostante quello che pensi, non voglio-"

"Oh, sí, lo vuoi."

"E questo l'hai deciso come..?"

"Guarda quello che stai fo*tutamente indossando! Provocatrice, provocatrice, provocatrice! Ogni possibilità che hai, tu- tu e quell'asciugamano qualche giorno fa, tu con questa cosa adesso, lasciando tutto in vista e io devo rimanere lì con le mani legate? Cosa direbbe il tuo capo?"

Lascia perdere il mio capo, cosa direbbero i miei genitori? Mi hanno cresciuta meglio di questo.

"Quello che è successo prima era puramente casuale- e questa, e questa sono io che sto accettando una sfida."

"Sfida?"

"Mi stavi praticamente sfidando a-"

"Davvero, tesoro, siamo così immaturi? Stiamo ancora al livello di obbligo e verità? Pensavo che gli angeli fossero migliori di questo."

I miei occhi si strinsero, i miei denti si serrarono dalla frustrazione. "Va bene," riuscii a dire "allora dimmi tu come avrei dovuto gestire la situazione e io ti dico cosa avresti fatto tu dopo."

"Avresti dovuto ho -uh, non lo so, evitare la cosa e non comprare nulla, se-"

"Non comprare nulla? E quello sarebbe finito bene?" Poi imitai una sua risposta, appositamente calcando il suo accento. "Evie, tesoro, ho detto, vai a comprarti un costume e invece eccoti qui, con i tuoi vestiti normali, mi hai com-ple-ta-men-te ignorato, quanto sei maleducata. Oh, ma forse non riuscivi a scegliere? Deve essere per questo. Oh tesoro, sei proprio una piccola cosa indifesa!"

Freddie sbatté le palpebre. "È così che suono secondo te?"

"Non proprio. Più o meno. Un po'. Non che sia una cosa cattiva-"

"Dio mio, mi fai sembrare come l'ingerente, invadente, suocera in tutti i vecchi film di Hollywood."

Alzai le spalle. "Be'...A volte..."

"Capisco." Ringhiò, ininterrottamente passando la mano nei capelli. "Ca*zo!"

Solo secondo me questi momenti di rabbia stanno iniziando a succedere sempre più stesso più tempo passo qui?

"Ma non sei sempre così! Santa pace, quello è solo uno dei tuoi tanti lati- e comunque è carino."

"Carino." Sospirò, alzando gli occhi al cielo. "Almeno mi concedi quello. Sono carino. Be', grazie mille, cara." Freddie si girò, mormorando qualcosa che non riuscii a capire.

"Come scusa?"

"Ho detto, sei più gradevole quando non sei tesa."

"Che cosa significa?"

"sei più generosa con i tuoi sentimenti- supponendo che tu ne abbia." Freddie appese il suo asciugamano sulla spalla e iniziò ad andarsene.

"Dove stai andando?"

"Torno dalle vecchie signore, ovviamente." disse. "Non ti seguirò tra molto quindi sbrigati."

"Sono sole le nove e mezza, abbiamo tutto il gio-"

"Vai a vestirti." Disse guardandomi oltre la spalla. "E cerca di non essere così fo*tutamente sexy. Dobbiamo considerare Mark dopotutto."

Non riuscii a evitare di fare un sorrisetto e arrossire. "Mi metterò le cose meno sexy che ho."

"Buona fortuna." Mormorò.

"Come?"

"Non ho detto niente, ora vai, mia cara scultura di ghiaccio."

Quindi andai nella camera d'hotel, la mia testa ora era piena di speculazioni su cosa significasse quello che intendeva Freddie dicendo che ero più generosa con i sentimenti. Cosa gli avevo detto al club? Cosa avevo fatto?

E cosa intendeva chiedendosi se avessi dei sentimenti? Li avevo! Ero semplicemente molto cauta a quello che decidevo di mostrare, soprattutto a lui. Forse ero troppo cauta.

Uno non può mai essere troppo cauto quando si tratta di Freddie Mercury, pensai. Inoltre, perché gli interessano i miei sentimenti per lui? Potrebbe volermi e io potrei volere lui, ma solo in un senso fisico. Ogni volta che Freddie mi tocca, un altro pezzo del mio cervello diventa una poltiglia. Quanti giorni fa non lasciavo che mi baciasse, quattro? Quattro giorni, solo quattro giorni, e ora guardalo mettermi le mani ovunque senza che io reagisca. Ovviamente, non posso dirgli niente riguardo questo. Mi risponderebbe con il solito "Ne hai bisogno" di routine. Devo trovare un nuovo percorso- e per ora, se non altro, devo stare attenta.

Comunque, e ieri sera? Mi ha visto avere un crollo emotivo e singhiozzare apertamente. Le sculture di ghiaccio piangono? Si sciolgono, forse, ma piangono? Stavo vivendo con un uomo così inconsistente. Era abbastanza da fare uscire di testa qualcuno.

"Mark Zuckerberg, il mio fidanzato canadese in parte eschimese," mormorai tra me e me, correndo in bagno per vestirmi in caso Freddie fosse entrato improvvisamente. "Non puoi inventarti queste cose." Devo aggiornare il diario, non ci scrivo da ieri pomeriggio.

Una volta che mi fui rimessa l'intimo, infilai i miei jeans blu del 2017, ma mi ero dimenticata di prendere un top. Sulla valigia appena fuori dal bagno c'era la maglietta rossa che Freddie aveva addosso ieri sera; la presi e, dopo averla sollevata al mio naso per inalare quel profumo delizioso (sempre liquirizia, ma un po' più muschiato per via di tutti i giri che avevamo fatto ieri), la infilai temporaneamente, almeno fino a quando non fossi riuscita a trovare qualcos'altro. Era abbastanza stretta su di lui, ma su di me era leggermente larga. Aggiungete i miei pazzi capelli bagnati e avete la definizione di "non sexy".

Avremmo fatto il check out non appena Freddie fosse tornato e avesse recuperato le sue cose, quindi iniziai a rifare la valigia. Feci una specie di tuffo carpiato per arrivare alla comoda poltrona nell'angolo e presi il mio Android. Forse saremmo riusciti a giocare alla roulette o a qualche slot machine prima che ottenessi, fraudolentemente, una licenza di matrimonio.

Quando tornò Freddie mi stavo asciugando i capelli e stavo ancora indossando la sua maglietta.

"Ciao!" Urlai.

Freddie infilò la testa in bagno e io sorrisi. Disse qualcosa che non riuscii a sentire per via del boato del phon.

Lo spensi. "Cosa?"

"Eve, che cosa ho detto?"

"Non lo so, è per questo che ho spento-"

"No, è quello che ho detto."

"Cosa?"

"Che cosa ho detto."

"Non lo so!"

Freddie mi guardò come se stesse cercando di decidere se essere seccato o se dovesse arrendersi. "Dio mio, a volte sembra di parlare con una sedia."

"Um...okay..." guardai nel vuoto.

Con un sospiro, Freddie prese il suo asciugamano e sfregò la sua testa vigorosamente. "Il mio punto è, che cosa stai facendo con i miei vestiti?"

"È la prima cosa che ho visto."

"E che cosa ho detto sull'essere sexy?"

Lo fissai. "Non è possibile che tu sia eccitato per questo outfit."

"No, non eccitato, interessato. Se fossi eccitato lo sapresti."

Alzai gli occhi al cielo con una piccola smorfia di disgusto (tuttavia, sotto sotto, l'immagine che si stava formando ora nella mia mente non aveva nulla di rivoltante) e mi preparai a riaccendere il phon quando Freddie lo tolse delicatamente dalle mie mani.

"Non è quello che intendevo." disse Freddie. "Non mi hai ancora visto eccitato, veramente eccitato."

"Ieri sera-"

"Mia cara, quella non era eccitazione, era interesse."

"E questa mattina?"

"Di nuovo, era puro interesse. Ma stavamo arrivando all'eccitazione. Ci sono livelli nel, um -mio processo, diciamo."

"Oh davvero?" dissi, ma mi sentii tremare di nuovo. Spero che non stia pianificando una dimostrazione. Per carità divina, perché continua ad arrivare a questo?

"Come sai, c'è l'interesse." Freddie continuò. "Se fossimo rimasti più coinvolti stamattina, sí, sarei stato eccitato. E quando sono eccitato," mise la punta del suo dito sul mio labbro inferiore, "diciamo che non mi puoi fermare. Nulla può fermarmi."

"Immagino che tu abbia fatto uno studio su tutto ciò." Chiesi realizzando quanto si fosse avvicinato Freddie.

"E più si va avanti," mi ignorò, il suo tono era falsamente distaccato "nemmeno tu riesci a fermarmi -anche se lo vorresti."

Lo guardai, domandandomi se avrebbe cercato di riprendere stamattina. Proprio un bravo ragazzo. Non pensò abbia sentito una parola di quello che ho detto. Oh, Freddie, cosa faremo con te...

"Comunque," disse con un'alzata di spalle, allontanandosi," dovresti metterti qualcos'altro. A meno che, ovviamente, non sia il giorno dei contrari, tu con indosso miei vestiti e io con i tuoi. C'è quel tuo vestito lá che secondo me potrebbe starmi-"

"Come pensi di riuscire a convincere un ragazzo a far finta di sposarsi se vai in giro vestito in un abito?"

"Mi sottovaluti tesoro," disse. "Però devo ammettere che sei molto più sexy tu con la mia maglietta di quanto lo sia io con un vestito. Piccola monella, approfittarsi delle mie debolezze."

"Non l'avrei messa se avessi saputo che ti avrebbe reso così voglioso di nuovo." Il mio accento americano diventò molto texano e pronunciai "voglioso" come "vóglioso". "Per carità divina, è solo una maglietta!"

"Come scusa?" Freddie alzò un sopracciglio. "Vóglioso?"

Oh, fantastico. "Intendevo 'voglióso'."

"Sì, ma ho sentito un chiaro 'vó-glio-so." Freddie prolungò l'ultima parola per tre secondi.

"Intendevo-"

"Be' dolcezza, so cosa intendevi dire." sussurrò Freddie nel peggiore accento meridionale che avessi mai sentito -peggiore di quello di Alan Rickman in Die Hard. "Per che razza di idiota mi hai preso, bambola?"

Poteva suonare il piano, poteva cantare e scrivere canzoni canzoni, poteva dipingere, poteva disegnare, aveva disegnato i suoi costumi ed era un mago a Scarabeo -ma l'uomo non era bravo con gli accenti.

Alzai gli occhi al cielo. "Sí, be', tu parli come la versione inglese di Marvin il marziano quindi scelgo la cosa di Fiori di Acciaio, grazie."

"Buon Dio, aiuta l'uomo che dovrà mettere la mano sulla licenza e firmare 'Mari Zuckerberg'." Freddie frugò nella sua valigia, trovò un cambio di vestiti e mi spinse fuori dal bagno per vestirsi. "Non abbiamo molto tempo, mettiti dei vestiti veri."

Quindi lo feci. Una volta pronta, andai in punta di l'ordine verso la porta chiusa del bagno dove Freddie aveva iniziato a canticchiare fra sé e sé. Sorrisi. Era ancora la melodia di "Jealousy". Era un po' troppo per iniziare a rimuginare su quella canzone, pensai; "Jelaousy" faceva parte di Jazz, l'album che seguiva News of the World.

Attraverso la porta, urlai "Come faccio a ottenere una licenza?"

"Ne abbiamo già parlato tesoro." Freddie canticchiò con una voce impaziente.

"Non l'hai spiegato molto chiaramente."

"Usa la tua immaginazione!"

"Preferirei che ci fossi anche tu-"

"Non sarai sola! Straker verrà con te. Si è offerto! Due menti sono meglio di una, lo dico sempre."

"Freddie dove stai andando davvero? Da Liza?"

"Liza non vive qui! È a Londra."

"Allora a che gioco stai giocando amico?"

"Devo fare un paio di cose -tra queste trovare un ragazzo che possa sembrare un grande e grosso canadese-tedesco-eschimese che sa cantare."

"Davvero?"

"Ti mentirei mai, tesoro?"

"Sei pazzo." Mormorai.

"Però lo farò." dichiarò Freddie.

"Non credo che ci siano tanti eschimesi a Las Vegas-"

"Troveremo una soluzione." Freddie aprii leggermente la porta e sbirciò fuori. "Fidati. Io e il nostro Signore Z saremo nel ristorante giù, quello con l'arredo marocchino. Non ci farai aspettare, vero?"

"Certo che no. Non vedo l'ora di vedere chi recupererai." Incontro alle sei, 'matrimonio' per le sette, tutti e sette in volo per le otto. Era molto tirato.

"Be', chiunque sia il nostro Mark misterioso, sono già geloso di lui." disse Freddie, sporgendo un po' di più la testa. Mi toccò la guancia.

"E perché?" Dissi.

"Ti bacerà e praticamente sarai sua moglie fino a quando non arriveranno i fogli per l'annullamento."

"Non sarà un vero matrimonio, Freddie. Lo sai. Il matrimonio non sarà consumato, non ci saranno promesse. Eve non è nemmeno il mio vero nome. È come se ci stessimo sposando per fargli ottenere la green card o qualcosa del genere."

"Devi comunque dire 'lo voglio'," osservò Freddie "almeno quello lo puoi fare, vero?"

Prima che potessi rispondere, mise la mano sotto il mio mento, sorrise, e tirò il mio volto più vicino al suo.

Ma, alzando una mano per toccare le sue labbra, dissi "Ah, ah, ah. Dobbiamo considerare Mark -e Liza- dopotutto."

Quando disse 'Liza', gli occhi di Freddie si rimpicciolirono e lui mi chiuse la porta in faccia. "Che mondo fo*tutamente fantastico."

Non potevo fare altro che alzare gli occhi al cielo. "I can't win with you," cantai, tenendo il ritmo, con la testa, a una versione di una delle diverse canzoni dei Queen che non mi facevano impazzire, che però era adatta al momento.

Fra me e me, inconsciamente, finii la frase, but I can't win without you...

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top