37. É Mattina A Las Vegas

Traduzione fornita da

"Hey Freddie ho avuto un'idea per l'accompagnamento musicale di 'Ragtime Pian-'" Peter inizió a dire entrando nella camera. Si interruppe quando vide il letto, sembrava che ci avessimo fatto un'enorme scopata sopra.

Mandando un'occhiata sorpresa a Freddie, disse un po' timidamente "Posso tornare tra qualche minuto..."

Freddie alzò gli occhi al cielo. "Non è come sembra."

Peter alzó le mani. "Hey, ognuno fa come gli pare amico, ma mi pare di ricordare che lei sia fidanzat-"

Prima che Straker potesse finire, Freddie aprí la porta del bagno e indicò la vasca da bagno/letto.

"Tu cosa ne dici?" Disse Freddie semplicemente.

Il servizio in camera mi rispose finalmente è ordinai del tè e del caffè. Freddie e Peter mi dissero cosa desideravano mangiare, che ripetei all'addetto, e seguii il loro ordine con il mio.

Dopo aver detto buongiorno a Peter, mi scusami e mi infilai in bagno per lavarmi. Dopo aver tirato fuori dalla vasca il cuscino e il resto (e essermi assicurata che la porta fosse chiusa), mi feci una doccia in santa pace. Quando l'acqua tiepida cominciò a piovere sul mio corpo, naturalmente iniziai a sognare ad occhi aperti, rivisitando nella mia testa la scena che Peter aveva interrotto. Chiusi gli occhi, rivivendo ciò che mi avevano provare quegli ultimi baci. Le sue braccia...quella lingua...Oh Dio....

Dovrei vergognarmi. Pensa alle altre persone nella sua vita, dovetti ricordarmi. Cosa direbbe Mary? O Minsy? O chiunque stia con lui ufficialmente adesso?

Ma non aveva comunque senso. Se era in una relazione con Minsy ora (almeno credo che stesse con lui ora, ha avuto così tanti amanti, è difficile ricordarsi di tutti) perché mi voleva? Perché dovrebbe essere sessualmente attratto da me, una ragazza- che non avrebbe nemmeno saputo cosa fare se si fosse spinto molto in lá. Non che lo farebbe Potrebbe avvicinarsi, ma non può succedere. Renderebbe tutto imbarazzante, e non voglio essere un anello nella catena dei suoi amanti di cui non era innamorato. Se dovessi scegliere tra essere sua amica e una botta e via, sceglierei di essere sua amica. Il problema è che lui non voleva quello.

Non mi ero illusa per via della frase "fare l'amore". Freddie non stava dicendo che era innamorato di me, perché sulle sue labbra quelle parole significavano solo sesso. Ascoltate "Get Down, Make Love" e capirete quello che intendo. Non c'è amore, non c'era dolcezza, non c'era gentilezza, non c'era alcun desiderio di avere una lunga e stabile relazione. Era solo pura e grezza lussuria. Chiamatemi all'antica ma voglio più che questo da un uomo.

Peró non significava che non potessi essere tentata.

"Davvero, non posso dirti quanto sono grato del tuo aiuto per la produzione dell'album, Fred," stava dicendo Straker quando uscii. Freddie si era tirato addosso una maglietta e stava mescolando la sua tazza di tè bollente. Alzò lo sguardo e sorrise, indicando drammaticamente la caraffa di caffè.

"Sei un cantante anche tu Peter?" Gli chiesi, puntando dritto verso il caffé.

"Più o meno. Sono un attore di teatro più che altro. Dei musical, sai..."

"Era in Hair," disse Freddie entusiasticamente "vero, caro?"

"Davvero?" Feci finta di essere sorpresa. "Che forte!"

Straker annuí, accendendo una sigaretta. "Avevo il ruolo di Hud."

"Avevi una canzone?"

"Ma certo! La mia si chiamava 'Coloured Spade'."

Cercai di non reagire. "Hai, uh, hai detto 'Coloured Spade'? Non credo di ricordarmela."

Peter non ebbe bisogno di alcun invito. Si alzò, piantando i suoi piedi sul pavimento. Girando la testa, iniziò a cantare, che, se cercate il testo, non è altro che una lista di insulto razzisti e di termini dispregiativi riferiti alle persone nere (era stata scritta per farsi gioco degli stupidi pregiudizi, tutto qui). Rimasi lì, imbambolata e un po' nervosa mentre Freddie batteva le mani a tempo di musica. Non potevo non unirmi a lui. Era un mondo così politicamente scorretto rispetto al mio. Così tanto era cambiato in quarant'anni.

"Quindi state lavorando entrambi su un album," dissi non appena fu finita la canzone (che Peter cantò benissimo in una versione a cappella), "spero che questo viaggio non vi faccia perdere troppo tempo lontani dallo studio."

"Tesoro, abbiamo almeno altri due mesi," disse Freddie in modo sprezzante, "in ogni caso mi serviva una piccola vacanza. Sai, per schiarirmi la testa così da poter pensare meglio dopo."

"Freddie c'è ancora una cosa che non capisco," disse Peter sedendosi per imburrare il suo toast, "lei deve sposarsi, ma ha dormito nella tua camera- e ieri vi ho trovato in un abbraccio più che amichevole. Non darà fastidio al Signor Zuckerberg?"

Freddie mise un braccio intorno alle mie spalle e alzò le sue. "Be', immagino di poterti dire cosa sta succedendo davvero. Potremmo avere bisogno del tuo aiuto."

Straker si piegò in avanti. "Sto ascoltando."

"Sto cercando di sottrarmi a una scommessa che avevo fatto con Roger. Dobbiamo recuperare una licenza di matrimonio- una ufficiale- per Eve. Gli ha detto di essere sposata. Lui non le crede."

Continuai al suo posto. "Quindi mi sto per 'sposare' per ottenere la licenza, non appena Roger la vedrà, annulleremo il matrimonio. Quello puoi farlo per posta, ma la licenza è tutta un'altra storia."

Peter sbatté le palpebre. "Questo deve essere il piano più difficile da portare a termine che io abbia mai sentito. Nessun membro della band lo sa?"

"Nessuno. Non lo sa nemmeno Mary." Rispose Freddie.

"Wow, questo io lo chiamo un segreto vero e proprio."

"Sì e ci piacerebbe che tu ti cucissi la bocca."

"Allora, come pensate di riuscirci?"

"Eh, quello è il problema. Preferirei parlarne con Rudy- il nostro caro Senza-Fail- quando scenderà in piscina. Eve vuole prendere un po' di sole, quindi ne parleremo ufficialmente lì. Oh, sí, ora che ci penso..." Freddie si allungò verso il cassetto del comodino, tirò fuori delle banconote e le sbatté nella mia mano.

"Per cosa sono?" Chiesi.

"Vai a comprarti un costume, ti raggiungeremo tra poco."

"Un costume? Un costume da bagno?"

"La gente di solito si abbronza meglio indossandoli, quindi sí."

"È troppo presto per abbronzarsi bene, Freddie."

"Ha ragione, sai." Si intromise Straker. "Inoltre, una bella abbronzatura si ottiene solo da nudi."

"Non ci avevo pensato! Pensavo di fare il bagno nuda, tesoro?"

Scossi la testa. "Farò finta di non avere sentito quella domanda."

"Ho visto questo fantastico bikini nel negozio vicino all'atrio," disse Peter "rosso fuoco, il top sembra fatto di petali di rosa. Le starebbe da dio."

"Oh, non essere ridicolo, Straker," sbuffó Freddie "Eve non si farebbe mai vedere in giro con addosso qualcosa di scandaloso."

"Oh davvero?"

"Sì. Eve è abbastanza moderata, probabilmente sceglierà il più, um, modesto, sì, il costume da bagno più vittoriano che hanno. Sai, quelli con la gonna che arriva alle ginocchia e il busto completamente coperto-"

"Sei troppo per me." Dissi. Però nella mia mente pensai Mi sta sfidando. Questa è psicologia inversa. Non è giusto, Freddie! Non puoi usare le mie stesse armi contro di me!

Ma sapevo che era meglio non litigare con lui, quindi infilai in tasca i soldi, insieme alla chiave della stanza. "Okay, allora, andrò a prenderemo un costume."

"Chiedo solo cinque centimetri sopra il ginocchio tesoro," disse Freddie ironicamente "qualcosa di più lungo vanificherebbe l'obiettivo."

"Me lo ricorderò." Risposi sorseggiando il mio caffè. Sfida accettata.

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Mi vestii -o meglio, svestii- il più in fretta possibile. Freddie non era un uomo da fare aspettare. Lui potrebbe passare un'eternità a prepararsi- ma impiegaci tu un secondo in più e i mobili iniziano a volare. (Sto scherzando, non l'ho mai visto lanciare dei mobili, solo cuscini e un vaso di porcellana- ma questo succederà più avanti e non avrà nulla a che fare con la mia lentezza. Non so nemmeno perché l'ho menzionato adesso. Comunque...)

Immagino che Freddie si sia portato un costume da bagno, pensai tra me e me. Spero solo che non sia uno Speedo perché se no non riuscirò a guardare molto se non-

Mi girai uno schiaffo. "ME STESSA, NON MI STAI AIUTANDO!"

Urlando, sospirai e mi sfilai il vestito che avevo messo prima di scendere, sistemai il mio costume da bagno. E no, non era l'incubo vittoriano che Freddie aveva detto che avrei scelto. Era molto lontano da ciò.

Era un piccolo bikini giallo limone. Anche per gli standard del 2017 era un po' osé; era senza spalline, scollato, e così stretto e imbottito che sembravo molto più abbondante di quello che ero davvero. Quel costume urlava molti aggettivi, ma sicuramente "moderata" non era tra questi. Sospirai.

Va al diavolo Freddie. Non appena ho deciso di aderire sempre al super-io, sei arrivato e hai soffiato della vita nella mia identità. E te l'ho lasciato fare. Perché te l'ho lasciato fare?

Ma lo sguardo sulla sua faccia una volta che mi avesse vista arrivare non avrebbe avuto prezzo- e ne sarebbe valsa la pena. Sorridendo, applicai un altro strato di rosso sulle mie labbra e sbattei le ciglia. Chi non risica non rosica. Quando mi sentii abbastanza spinta, uscii dallo spogliatoio delle donne e andai verso la piscina.

I ragazzi non erano ancora scesi. Ma era una mattina fantasticamente soleggiata, l'aria era calda ma asciutta e gli uccellini che non erano in dopo sbronza si erano arrampicati sul bordo della piscina. C'era una sdraio che mi stava aspettando, dietro c'erano delle palme che erano brave abbastanza da non proiettarci sopra la loro ombra. Mi allungai e infilai i miei occhiali rotondi per coprirmi gli occhi, guardando pigramente gli uomini che entravano e uscivano dalla piscina, i loro capelli stile anni settanta erano migliorati molto dalla piscina. Un gruppo di ragazzi, che avranno avuto uno o due anni in più di me, si stavano passando una palla nella parte profonda della piscina. Mi misi a sedere e iniziai a guardare, stavo tifando passivamente per il ragazzo grassottello con la pettinatura afro rossa. Quel tipo sapeva battere.

Chissà perché i ragazzi ci stanno mettendo così tanto? Stiamo perdendo tempo!

"Come?" chiese una profonda voce rimbombante dal bordo dell'acqua. Abbassai lo sguardo e vidi un uomo sulla trentina appoggiato al bordo della piscina. Gocce d'acqua rivestivano le sue braccia muscolose e i suoi impressionanti baffi a manubrio al di sotto dei quali stava sorridendo.

"Oh niente, sto solo guardando quei ragazzi lá," indicai ricambiando il sorriso. Scherzosamente dissi "Mi ricordo quei quei giorni..."

Annuí. "Come ti chiami?"

"Sono Eve Dubroc, e tu?"

"Chiamami Sam."

"Ciao Sam."

"Sei qui tutta sola, Eve?" Il suo accento pesantemente occidentale era un po' in contrasto con l'elegante accento inglese di Freddie.

"No, sto aspettando degli, uh-degli amici."

"Anche io. Ho un amico che sta girando un film qui a Las Vegas, ho pensato di venire a visitarlo."

Avevo la sensazione di averlo già visto da qualche parte, con degli stivali e un cappello da cowboy. "Sei un attore anche tu?"

"Sissignora."

"Immaginavo, so che ti ho già visto da qualche parte."

Io e Sam chiacchierammo così per altri cinque minuti, parlando del più e del meno, poi si sollevò sul bordo della piscina e chiese "E tu cosa fai?"

Sinceramente non sapevo cosa dirgli. Cosa facevo? Io stavo dietro a qualcuno. Ero una palla al piede di un altro. In parte, Freddie era il mio sugar daddy e non stava nemmeno ottenendo del sesso. Come avevo temuto una volta persa la Reliquia, avevo perso il mio scopo.

Dissi "Una volta studiavo per essere una terapista, ora io-io non so nemmeno cosa sto facendo."

Sam annuí. "Ci siamo passati tutti."

"No, davvero, non ne ho idea. Non ho nemmeno un lavoro. Esisto e basta. Sto seguendo questo musicista, si occupa di me, ma non siamo nemmeno amanti. Amici, certo, ma c'è questa barriera tra noi due. Mi piacerebbe che non ci fosse, ma credo che sia lì per fare in modo che le cose succedano come devono succedere. E so che mi sta sfogando, ma John Deacon non è qui e non mi posso sfogare con lui quindi mi sto sfogando con te. Mi dispiace."

Diede un colpetto sul mio piede che non era sulla sdraio. "Sembri essere messa bene. Come sei finita in questa situazione?"

Alzai le spalle. "È stato un incidente."

Sam ridacchiò. "Un musicista, eh? Che cosa suona?"

"Il piano. E canta. Meravigliosamente."

"È qualcuno che potrei conoscere?"

"Freddie Mercury."

"Chi?"

Sorrisi. "Non gli dirò che l'hai detto."

In quel momento, un impiegato dell'hotel corse verso di noi e disse "Signor Elliott, c'è una chiamata per lei."

Sam annuí congedandolo e strinse la mia mano. "È stato un piacere parlare con te, Signorina Eve."

"Il piacere è tutto mio," risposi "ne avevo bisogno."

Detto quello se ne andò, avvolse un asciugamano intorno alla sua vita e seguí l'impiegato. Silenziosamente guardai i muscoli della sua schiena contrarsi e rilassarsi mentre camminava. Sam (Sam Elliott! NON CI CREDO! WOW! Cosa ci stava facendo al Sahara, tra tutti i posti? Chissenefrega del perché, era qui!) mi aveva fatto ragionare. A quanto pareva ero bloccata qui per permanentemente, quindi non aveva senso continuare a vivere a scrocco di Freddie. Non sapevo fare molto da sola, quello è vero; ma dovevo iniziare a essere un po' indipendente e trovarmi un lavoro.

Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla scoperta. "Immagino che tu abbia finito di parlare con il Marlboro Man."

Girandomi, vidi Freddie, indossava un paio di stretti pantaloncini -non era uno Speedo ma il suo costume era comunque abbastanza corto e attillato. I suoi occhi erano nascosti da un nuovo paio di occhiali da sole (il suo travestimento del giorno immagino) ma sentivo quasi della rabbia nella sua voce.

"Stavo solo aspettando voi ragazzi," dissi "dove sono gli altri?"

"Saranno giù tra un minuto o due," disse "volevo assicurarmi che non ti fossi cacciata in un guaio."

"Non l'ho fatto."

"No, avevi quel bel cowboy con un manubrio sulle labbra a farti compagnia." Tirò su col naso.

"Da quando hai qualcosa contro i baffi a manubrio?" Gli chiesi.

"Non lo so. Ti piacciono così tanto, forse dovrei farmeli crescere."

"Nah, aspetta ancora un attimo con i baffi. Sei troppo giovane."

"Troppo giovane?"

"Freddie, questa conversazione si sta rapidamente deteriorando, arriviamo al punto in cui pensiamo a un piano."

"Forza allora," borbottò allungando una mano perché la prendessi. Quando mi alzai in piedi vidi Freddie osservarmi da capo a piedi. Molto lentamente, serró la mascella.

"È abbastanza vittoriano secondo te?" Dissi energicamente.

Freddie deglutí, poi scosse la testa. "Non è giusto," si lamentó "non è proprio giusto!"

"La giustizia può aspettare, mio principe." canticchiai con fin troppa soddisfazione nella mia voce. L'avrei dovuta salvare per dopo. Mi ricordai troppo tardi quanto fossi vicina all'acqua.

Un'altra lunga occhiata, cercava di assorbire tutto. Vidi il sorrisetto rivelatore che si stava formando sulla sua bocca. Ma ero stata allenata da nove giorni con Freddie. Sapevo cosa sarebbe successo.

Andò all'attacco. Ma in un millesimo di secondo mi allontanai dal suo percorso. Freddie non ebbe più spazio per fermarsi e cadde, non proprio graziosamente, nella piscina.

Quando non tornó subito su, iniziai ad agitarmi. E se aveva colpito la testa? Passarono secondi, ma ancora niente Freddie. Sclerai. Oh, no. Non volevo fargli male! Terrorizzata, mi inginocchiai vicino alla superficie e strizzai gli occhi.

In quell'istante la sua scura forma schizzò verso l'alto, con un urlo arrivò all'aria, allungò le mani e mi afferró le braccia. Mi scappò un urletto sorpreso che fu presto soffocato quando mi spinse verso il basso della parte profonda. "Maiale!" provai ad urlare, ma sott'acqua sembrò un semplice farfuglio. Freddie aveva troppi assi nella manica e io ero così stupida da pensare di poterli prevedere tutti.

Stava ancora stringendo le mie braccia, ma le sue forte gambe muscolose in qualche modo avevano circondato la mia vita in modo che non potessi liberarmi dalla sua presa e tornare verso l'aria mentre scendevamo. I miei occhi erano chiusi perché avevo paura che le lenti a contatto si perdessero, le mie labbra erano serrate per contenere il poco ossigeno che era riuscita a prendere. Freddie non stava cercando di farmi affogare, vero?

Sentii i suoi pollici accarezzare le mie palpebre. Voleva che le aprissi. Scossi la testa, facendo segni con le mani per avvertirlo riguardo le mie lenti. Ma aveva una soluzione anche per quello. Freddie allora premette brevemente le sue grandi mano contro il mio seno.

I miei occhi si aprirono di scatto e mi divincolai dato che stavo finendo l'aria e Freddie stava esagerando. Ma afferrò le mie braccia che si stavano muovendo impanicate e le bloccò dietro la mia schiena. Sorprendentemente, non cercò di baciarmi. Voleva solo che lo guardassi negli occhi. Quindi, costretta alla sottomissione, lo feci.

Nonostante avessi disperato bisogno di respirare, quando lo guardai mi calmai. I suoi scompigliati capelli neri galleggiavano graziosamente nell'acqua, formavano un'aureola in continuo movimento; i suoi occhi marroni bruciavano di un fuoco intenso e magnifico, e sarei rimasta lì ad ammirare le sue lunghe ciglia nere se non fosse stato per il fatto che né io né Freddie siamo in parte pesci e quindi avevamo bisogno di respirare. Come in precedenza, Freddie mi liberó e schizzó verso la superficie. Con uno splash tremendo tornammo in alto, tossendo e respirando a fatica, i nostri capelli che prima erano così graziosi, ora erano appiccicati alla nostra fronte.

"Ma per quale ca*zo di motivo l'hai fatto?" Ansimai, per poi realizzare la profanità che avevo appena urlato.

Freddie fece un sorrisetto e baciò uno dei segni rossi, che stavano andando via, sul mio collo. "Per quello." sussurró.

"Per farmi imprecare?" dissi "Non ci voglio credere."

"Non proprio quello, ma ha rimosso un altro strato."

"Non ha senso. Non ho degli strati. Tu ce li hai."

"Sai qual è il tuo problema?"

"Quale?"

"Tutto quello che pensi che sia sbagliato in me, é anche sbagliato in te. Solo al contrario."

Sbattei le palpebre, spostando i capelli bagnati dalla sua fronte. "Non ha comunque senso-"

"Siete seri, voi due? Non riuscite a calmarmi nemmeno per cinque minuti?"

Era la voce di Elton.

Cosa stava facendo Elton qui? Alloggiava al Caesar's o all'International! Ma alzai lo sguardo, ed eccolo lì, le braccia incrociate, niente occhiali, i suoi occhi azzurri sembravano essere molto delusi da Freddie. Ma non ci vergognammo; salimmo lentamente le scale, la testa alta, respiravamo profondamente. C'erano tutti, tutto il nostro gruppo ci stava guardando, Peter aveva le mani sui fianchi, le sue labbra erano strette per non fare scappare una risata.

Freddie passò le dita tra i suoi capelli, pettinandoli all'indietro e sembrando così inusualmente elegante. Tornò velocemente nella sua modalità 'disinvolto e presuntuoso'. "E voi mocciosi cosa state guardando? Dobbiamo unire le nostre idee qui, non abbiamo un piano e dobbiamo essere di nuovo in aria per tornare a casa alle otto stasera. Forza, sciocchini, iniziamo!"

Sospirai interiormente. Mi piaci quando siamo solo noi due, pensai, anche se quando siamo insieme, sei più pericoloso. Perché in quel momento i miei sentimenti per te si moltiplicano. Dannazione Freddie, vorrei che tu non fossi così bello.

Ci sedemmo e iniziammo a pianificare l'ultima parte della nostra missione segreta. Poi avremmo preso un volo di ritorno verso i Queen, verso i gatti, e verso gli after nello studio. Forse ora consideravo, in parte, il Regno Unito come casa mia e Freddie il mio posto sicuro. Ma Sam aveva ragione. Dovevo trovare la mia strada. Per quanto fosse bello e pazzo e generoso Freddie, non avrei potuto approfittarmi di lui per sempre.

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