36. Chi Sei, Parte Due
Traduzione fornita da
Rimasi lì, senza parole. Ecco l'opportunità che avevo chiesto- ora che si era presentata non sapevo nemmeno da dove iniziare. Le parole intelligenti mi avevano tradito. Riuscì solo a dire "Uh..."
Freddie mise le mani sui fianchi, la mascella serrata. "Con calma. Posso aspettare."
Passó un altro minuto, era il tempo che era disposto ad aspettare. La sua pazienza si stava esaurendo in fretta. La sua bocca mostrava la sua irritazione; i suoi occhi bruciavano pericolosamente. Se non fosse stato per il caldo vento asciutto che giocava dolcemente con i suoi capelli, Freddie sarebbe sembrato abbastanza minaccioso.
Per evitare un altro momento di rabbia da parte sua, parlai. "Ci conviene sederci."
Allora entrammo nella stanza in parte illuminata. Mi sedetti sul lato del letto, che era trasandato senza i suoi cuscini e le sue coperte. Freddie, quando fu rientrato, chiuse la porta del balcone, bloccando fuori l'alba, il cielo ora stava diventando di un tenue lavanda rosato, e si sedette di fianco a me.
"Okay. Chi sei e perché sei qui?" Disse, molto meno aggressivamente.
"Forse prima dovremmo ordinare del té-"
"Fra un attimo. Evitiamo di perdere altro tempo. Chi-sei?"
Deglutii. "Chi pensi che sia?"
"Oh, buon Dio." Freddie alzò gli occhi al cielo.
"Sto chiedendo solo per sapere cosa pensi. Voglio sapere come dirtelo nel modo giusto, se esiste."
Freddie grattó il lato del suo naso. "Iniziamo dalla verità. Sai chi sono vero?"
"Be', sí. Sono passati nove giorni quindi-"
"Intendo dire che lo sai dall'inizio. L'hai sempre saputo. Se no perché ti avrebbe inviato qui il tuo capo?"
Capo? Chi è il mio "capo"? Perché continua a parlare de mio capo? "È stato un incidente."
"Ah, sì. L'ho già sentita questa."
"Ma è vero!"
Freddie mi guardò, sospirò e la sua espressione si addolcí. "Allora, proviamo un altro approccio." Prese la mia mano, la strinse così tanto che non mi sarei potuta allontanare anche se l'avessi voluto. "Perché hai iniziato a piangere davanti al World Trade Center?"
"Io...Perché..." La verità viene a galla prima o poi, dice così il proverbio. Al contrario, mi sembrava di star affogando, andando sempre di più verso il fondo, non mi ero mai sentita così. Tutto ciò andava contro ai miei Tre Comandamenti, soprattutto al secondo "Non parlare mai del futuro". Mi ero già presa delle libertà con delle citazioni anacronistiche; se avessi ignorato questa regola così cruciale, non sarei più riuscita a rispettare le altre.
"Forza Eve," insistette "non abbiamo tutta la mattina."
"Freddie, non è una cosa che posso sputare fuori a richiesta! É-é difficile! Non capisci?"
Sbatté le palpebre. Qualcosa nella mia voce lo aveva toccato. Anche nelle prime luci della mattina, gli occhi di Freddie improvvisamente si riempirono di compassione.
"È così terribile?" Disse a bassa voce.
Scossi la testa. "Non importa. Non crederai a una parola."
"Tesoro saresti sorpresa dalle cose in cui crederei, o in cui credo, ora." Portò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. "Parla con me."
Per un momento rimasi in silenzio, persa nelle grotte oscure che erano i suoi occhi. Da qualche parte nella loro profondità trovai la forza per iniziare. Addio, Tre Comandamenti. Altro che proteggere il corso del tempo.
"Ci sarà un attacco." Riuscii a dire.
"Un attacco? A New York?" Quando annuii, disse "Cosa-"
"Dei terroristi dirotteranno quattro aerei diversi. Due colpiranno le Torri Gemelle e le faranno crollare. Morirà molta gente."
Freddie sembrava sconvolto. "Perchè non l'hai detto a nessuno? Quando-"
"Tra circa ventiquattro anni."
Rimase lì, senza parole.
Sospirai. "Pensi già che io sia pazza?"
Freddie non rispose. "Quante-quante persone, uh-"
"Circa tremila."
Freddie deglutí. "È orribile. Ecco perché hai-" improvvisamente si interruppe. "Aspetta un attimo. Allora perché-" strabuzzò gli occhi e la sua pancia diventò più banca della schiuma da barba. "Oddio."
"Che c'è?"
Freddie faticava a fare uscire le parole. "Stavi cercando di dirmi qualcosa?"
"Non capisco-"
"Morirò così? È questo che stavi cercando di dirmi ieri nel tuo solito modo indiretto?"
Misi la mano sulla sua spalla. "Certo che no! Tu-" iniziai a dire, ma non potei andare avanti. Dal nulla, parole crudeli attaccarono il mio cervello, continuando da dove avevo lasciato perdere: Tu non morirai così. Morirai lentamente. Morirai da solo. Morirai insoddisfatto.
"Buon Dio." Dissi ad alta voce, coprendomi la bocca mentre nella mia testa urlavo, Piantala! PIANTALA!
Chiusi gli occhi, gli strizzai il più possibile come per schiacciare quei pensieri orribili. Solo poco tempo fa ero stata sdegnosa, così distaccata, riflettevo sulla sua vita e i suoi problemi senza batter ciglio. Quando lui era poco di più di un "eccezionale uomo morto", un sogno distante degno di ammirazione ma non di una vera e propria riflessione. Oh, quanto velocemente erano cambiate le cose. Nonostante a volte potesse essere frustrante e meschino, ora importava molto di più per me- più di quanto potessi realizzare in quel momento. Questo grande gatto, questa pantera con letali artigli affilati, facendo le fusa si stava avvicinando al mio cuore- oh quello che non aveva già fatto a pezzi.
Freddie mi osservò. Poi, con una voce dolce, disse "Tu sai qualcosa."
"So qualcosa?" Dissi. Perché era così tranquillo?
"Sai qualcosa su di me." Ripeté. "Vero?"
So tutto su di te, pensai. So troppo.
"Supponendo che io lo sappia," risposi "cosa mi dice che mi crederai?"
"Hai avuto ragione fino ad adesso."
"Su una cosa! L'aereo! Ed è estremamente possibile che stessi cercando di calmarti-"
"Santa pace Eve, deciditi! Vuoi che ti creda o no? Questo avanti indietro mi sta confondendo."
Abbassai lo sguardo, studiando la sua mascella e l'inclinazione delle sue spalle strette. Freddie mise due dita sotto il mio mento e fece in modo che lo guardassi in faccia.
"Hai visto qualcosa nelle mie mani." disse tranquillamente, però nelle sue parole sentivo una punta di paura. "Non cercare di farlo passare come parte della tua euforia. Hai visto qualcosa e non era buono. Cosa succederà?"
"Non so cosa succederà!" Piansi.
"Sì invece. Ti ha fatto urlare."
"É il concetto che mi ha fatto urlare. Non la- non la certezza."
"Il concetto?"
Una lampadina si accese nel mio cervello. Avevo trovato una strategia, una che prevedeva pochi rischi. Glielo avrei potuto dire in un modo che non l'avrebbe traumatizzato senza dovergli mentire.
"Quando ho guardato la tua mano -ho visto due cose," dissi "ho visto cosa succederà e quello che potrebbe succedere. Entrambe le cose mi hanno spaventata."
"Okay, allora cosa succederà?" Chiese come se fosse pronta a credere alla mia risposta in quanto verità assoluta. Perché? Perché mai si fiderebbe di me? Sono solo una ragazza, una ragazza che ha chiamato folle.
Ma rifiutare di dargli una spiegazione non avrebbe aiutato nessuno dei due. Era arrivato il momento.
Presi la sua mano e sfiorai il liscio palmo della sua mano. Parlai lentamente, guardandolo negli occhi. "Fra qualche anno, ci sarà un- un'epidemia. Un'epidemia di debolezza."
Le sue sopracciglia si aggrottarono, disegnando nuovamente un'espressione di preoccupazione. "Continua."
"Dico debolezza perché rovina le difese immunitarie del corpo. Rende la persona sensibile a qualsiasi cosa. Non conosco tutti i sintomi, ma quello lo so. Ci sono due modi di contrarla. Il primo è attraverso gli aghi, come quelli per la droga."
"E il secondo?"
Chiusi gli occhi un momento.
"Eve?"
La sua voce mi stava avvisando; mi sforzai a continuare. "Sesso non protetto. Tutti che fanno tutto con tutti."
Freddie taceva. Continuai, "E, uh, sconvolgerà il mondo. Nessuno se lo aspetterá. La cosa triste è che non sarebbe nemmeno un grosso problema se la gente usasse-"
"Cosa c'entro io?" Mi interruppe.
Non moderava le parole, eh?
"Qui è dove entra in gioco ciò che potrebbe succedere." Spiegai. Rimasi in silenzio in modo che ci potesse pensare su.
"Stai dicendo che io-"
"Sto dicendo che potresti! Non ne sono sicura." Okay, ora stavo mentendo.
Freddie sbuffó. "Quindi non lo sai?"
"No! È quello che ho appena detto-"
"Allora perché dirmelo se non ne sei sicura?"
"Perché non voglio che ti succeda niente di male, idiota!" Dissi senza riuscire a trattenermi.
Freddie mi fissó, nel giro di un paio di secondi cancellò dal suo volto ogni traccia dell'irritabilità che dimostrava senza sosta da ieri sera. Mise la sua altra mano sopra la mia, in modo che fosse in mezzo alle sue e si piegò in avanti.
"Evie," sussurrò "stai dicendo che ti importa di me?"
"Per grazia divina. Ovviamente mi importa di te Freddie." Dissi. "A volte mi fai impazzire -diciamo la maggior parte delle volte- ma non voglio che tu soffra. Se ti succedesse qualcosa non mi perdonerei."
C'era una nuova luce che ballava nei suoi occhi. "Non devi preoccuparti, cara. So prendermi cura di me stesso."
"Sì, lo so, ma è proprio quell'atteggiamento da "non io" che ti rende vulnerabile. Inoltre, nel senso, conoscendoti..." non continuai, agitando le mie mani disperatamente.
Fece una smorfia. "Conoscendomi? Cosa significa?"
Sospirai. "Sei un fanatico del sesso, okay?"
Freddie sí allontanò improvvisamente. Ironicamente disse "Perchè? Cosa ti ha dato quell'impressione?"
"Oh perfavore-"
"Per tua informazione, sono sopravvissuto senza per nove giorni, quasi dieci, e guardami, sono ancora vivo. Le mie mani non stanno tremando. Vedi? Immobile. Fanatico del sesso. Davvero?"
Sbattei le palpebre. "Stai scherzando vero?"
"A quale parte ti riferisci?"
"Stai dicendo che sei rimasto una persona casta per nove giorni?"
"Non sei colpita?"
Cosa vuoi, un premio? Nove giorni senza fare l'amore, sai che roba. Io non ho mai fatto sesso ma non me ne sto vantando!
Deciso che chiedergli il perché della sua astinenza non avrebbe aiutato. Non erano affari miei, anche se Freddie voleva che lo fossero. Invece dissi "Questo spiega ieri sera allora-"
"Dimenticati di ieri sera, ero maleducato e leggermente emotivo per motivi che conosci bene va -però devo dirlo, mi stai facendo perdere la testa."
"Io. Ah. Sei divertente." Tuttavia, nuovamente, avevo scelto il momento sbagliato per scherzare.
Freddie si alzò e parlò bruscamente. "Tesoro, tu sei questa stupenda creatura con gli occhi di un gatto e la voce morbida come la senta e un corpo cui non riesco a smettere di pensare, e tu hai il coraggio di stare lì e prendermi in giro perché ti voglio?"
Deglutii, faticando a digerire le sue parole senza sembrare incantata. L'unica cosa che riuscii a pensare fu Freddie mi vuole. E non sta scherzando. Oh wow.
Iniziai a dire "Non ti sto prendendo in giro-"
"Cosa direbbe il tuo capo se sapesse quanto mi stuzzichi senza pietà?" Freddie mi interruppe di nuovo. "Stai cercando di cogliermi in fallo? Non è giusto."
"Ancora! Chi è il mio capo? Non ho mai parlato di un capo."
"Il tuo capo," disse Freddie di nuovo, come se dovessi capire cosa significasse. Poi, alzando gli occhi al cielo, indicò il soffitto. "Il Signore in cielo. Dio l'onnipotente. L'Uomo al piano di sopra. Il tuo capo!"
Rimasi seduta, mi sembrava di aver saltato un capitolo cruciale di un romanzo giallo. "Cosa stai dicendo?"
"State controllando la mia anima o qualcosa del genere? Ti ha mandata qui per scoprire tutti i fatti salienti, perché ha volte mi sembra così ca*zo. Nel senso, quel diario che hai, lo Specchio Magico-"
"È questo che credi che io sia?" Chiesi "Pensi che sia una specie di esattrice delle tasse che viene dal paradiso?"
"Penso che tu sia un angelo. Non so quale tipo. Ma sei sicuramente un angelo."
Non sapevo se ridere o chiedergli se avesse bisogno di vedere uno psicologo; una dilettante come me non poteva maneggiare questa cassa di dinamite. "Stai scherzando?"
"Ho ragione?"
Pensa che io sia un angelo. Non ci credo. E io che pensavo di avere una fervida immaginazione. "Freddie, dai, non ci puoi credere davvero. Non ha senso!"
"Non ha senso nemmeno la tua apparizione nel mio armadio, o sapere da subito che non saremmo precipitati -o avvisarmi che sta per colpire una specie di malattia sociale. Quindi, a sto punto, penso che sia un'opzione valida."
Aprii la bocca, stavo per respingerlo con i vari motivi per cui si sbagliava. Ma nessuno di essi uscí dalle mie labbra. Invece chiesi "Se sono un angelo, perché non riesco a tornare in paradiso?"
"La Reliquia, non ti ricordi? Sei bloccata. Le tue ali, diciamo, sono rotte."
"Cosa c'entra Dio con la tecnologia?"
"Non lo so, dimmelo tu."
"E- io non sono perfetta, faccio un sacco di casini-"
"Chiunque pensi che gli angeli siano perfetti dovrebbe incontrare Beelzebub. Oppure stiamo parlando di troppo tempo prima della tua nascita?"
Rinunciandoci, lascia che le mie mani cadessero sulle mie gambe. Freddie ne era convinto, o così sembrava. Era troppo presto per iniziare a discutere violentemente riguardo alla possibilità che io sia un angelo. Incredibile.
"Allora, dimmi la verità, tesoro." Disse Freddie. "Qual è il messaggio?"
"Se mi avessero mandata per comunicare qualcosa a qualcuno, sarebbe stavo dirti che devi, devi essere attento, intelligente, sicuro quando si parla di essere intimo con un amante."
"E come dovrei farlo?"
"Allora, innanzitutto- oh, e devo dirti anche questo, per favore non arrabbiarti, ma- riguarda Paul."
Freddie era confuso. "Paul? Paul Prenter? Cosa?"
Mi coprii la faccia per un momento, poi schiarii la voce. "Semplicemente- stai attento. Non sto dicendo di non essere suo amico perché sono sicura che abbia bisogno di tutti gli amici che riesce ad avere. Ma sii cauto; mi rende nervosa."
"Te l'ha detto lo Specchio Magico che non devo fidarmi di lui?"
"Non dico di non fidarti -non lasciare che si infili nella tua testa. Divertiti, certo, divertiti più che puoi, ma per favore -devi davvero stare attento."
"Vediamo se ho capito: non ammalarti e sii cauto con Paul. Mi pare abbastanza semplice."
"E non essere un edonista con tendenze suicide e non fo*tere tutto ciò che respira nel raggio di cinque chilometri. Inizia da qui."
Freddie scoppiò a ridere. "Ascolta, tesoro, il mio impulso sessuale è enorme, ma non è da pazzo! Te l'ho già detto, sono stato un bravo ragazzo ultimamente!"
"Potrebbe essere vero, ma devi continuare a essere un bravo ragazzo- se no ti inseguirò con la spada della giustizia e una Tommy Gun della correttezza, o qualcosa del genere."
"Quando sono con te non ho alcun problema ad essere bravo." Disse con un occhiolino scherzoso.
"Uh-huh. Hai ancora bisogno di lezioni sull'essere bravo. Tante."
"Sono disponibile a imparare," Freddie sorrise "ma tu sei disponibile a farmelo vedere?"
"Non riuscirei a dire mezza parola. Saresti troppo impegnato ad insegnarmi come essere cattiva."
"Okay, arriviamo a un compromesso. Prima io ti insegno a essere cattiva, poi tu mi insegni come essere bravo. Va bene?"
Sorrisi. "Non voglio sapere la tua definizione di "cattiva" -o quanto oltre mi dovrei spingere per rientrare nei tuoi parametri." Gli diedi una pacca amichevole e involontariamente toccai il suo petto che era nudo sotto la vestaglia.
"Sei un angelo, tesoro, non una santa." Freddie disse dolcemente toccando le mie guance. "Chi ha detto che devi seguire le stesse regole dei comuni mortali?"
"Sei un tentatore..." dissi, allontanandomi un attimo da lui, "non mi freghi nemmeno un po'."
Tuttavia, dentro dentro, ero d'accordo con lui. É vero, c'era un film che ne parlava, era sull'arcangelo Michele...
In ogni caso, era già una mattina produttiva. Per un attimo scivolai via dalla realtà. Se non altro, Freddie era tornato ad essere di buon umore; avevamo avuto la nostra piccola chiacchierata. Certo, ora era convinto (a meno che non fosse ancora ironico, il che era molto probabile) che fossi un essere celeste intrappolato sulla Terra, però l'avevo avvisato del suo futuro. In un modo contorto forse, ma come l'avrebbe presa se l'avessi guardato negli occhi e avessi detto "Freddie tra quattordici anni morirai di AIDS."? Se non fosse scoppiato a piangere, l'avrei fatto io. Poi Freddie mi avrebbe odiata e io mi sarei voluta uccidere e nessuno avrebbe imparato qualcosa di vantaggioso...
Il suono del respiro teso di Freddie mi riportò sulla Terra. Vidi lo sguardo sul volto di Freddie, la sua mascella serrata. Senza realizzarlo avevo ancora la mia mano sul suo petto nudo- e stavo lentamente, distrattamente, muovendola su e giù in modo che le mie dita passassero tra i peli neri del suo petto in una maniera decisamente sensuale.
Senza dire una parola, sollevai la mano dal suo petto, ma i miei palmi stavano già sudando. Avevo appena inviato il segnale sbagliato. Oh, me*da. Cosa sarebbe successo? In qualche modo, riuscii a infilarmi una maschera di inconsapevolezza e mi girai verso Freddie.
Il sole arancione si era ormai alzato ben oltre l'orizzonte ed era nascosto solo in parte dalle torri sulla Strip. Per me significava che era l'ora giusta per fare girare del caffé e del té.
Presi il menù del servizio in camera e lo sventolai, chiedendo "Sei pronto per la colazione, Principe del-"
Freddie strappò il menù dalle mie mani e lo rimise giù. Prima che potessi chiedere che cosa stesse facendo, mi prese dalle braccia e mi portò più vicina a sé.
"Cosa c'è?" Chiesi. "Non hai ancora fame?"
Ma la sua espressione suggeriva che era molto affamato- ma non voleva del cibo. La maschera di compostezza di Freddie stava scivolando via sempre di più; sembrava che facesse fatica a contenersi. Il mio cuore batteva all'impazzata.
"Eve, ascolta," sussurrò, i suoi occhi enormi. "Questo è uno scenario completamente ipotetico, ovviamente, solo che me lo stavo chiedendo."
"Okay," dissi dolcemente "che c'è?"
"Se ti dovessi chiedere -molto educatamente, ovviamente, con le giuste maniere- di fare l'amore con me. Che cosa diresti?"
"Be'." sussurrai, guardando ovunque tranne che nei suoi occhi. "Se fossi curiosa ti chiederei che cosa intendi con quello."
"Con cosa?" Disse Freddie. "Intendi fare l'amore?"
"Sì, quello."
"Saresti curiosa?"
Sorrisi e gli dissi "Freddie, cosa intendi per 'fare l'amore'?".
"Sai cosa intendo." Ringhiò.
"Lo so?"
"Piantala di perdere tempo ca*zo e rispondimi: che cosa faresti?"
"Um, probabilmente ti chiederei, solo per esserne sicura," mi avvicinai come per baciarlo e iniziai a sussurrare, il più sensualmente possibile "se include la schiuma da barba o no, Babbo Natale."
Freddie fece una smorfia. "Come? Schiu-" istintivamente portò la mano al viso che ne era ancora ricoperto e diventò rosso come un pomodoro. Non l'avevo mai visto così mortificato.
"OH MIO DIO!" Urlò correndo in bagno e chiudendo la porta con forza. Mio malgrado, iniziai a ridere. Non riuscivo a contenermi, aveva avuto una reazione totalmente esagerata. Esilarante.
La mia risata lo rese solo più furioso. "AVRESTI FO*TUTAMENTE DIRE QUALCOSA PRIMA," urlò attraverso la porta "INVECE CHE PRENDERMI PER IL CU*O!"
"Oh Freddie, calmati." dissi ridacchiando. Mi alzai e andai a bussare sulla porta.
"VAFFANCU*O!" Ringhiò.
Alzando gli occhi al cielo, aprii la porta e trovai Freddie, ora senza la vestaglia, che si stava sciacquando la faccia asciugandosi con un asciugamano. Non si era ancora rasato, intorno alle sue labbra piene e sulla sua mascella era ricoperta da una barba corta. Istinti omicidi tornarono nei suoi occhi quando si fissarono su di me, cancellarono la mia allegria quando si incrociarono con i miei.
"Freddie non avevo cattive intenzioni-" dissi "Io-"
"Avresti potuto dire qualcosa." Sbottó. "Sarebbe stato carino."
"Eri così adorabile," cercai di spiegare "sembravi umano, non ti avevo mai visto così."
"Cosa ne sai tu degli umani Signorina Angelo-Fo*tutamente-Perfetto." mormorò Freddie. "Tu e il tuo piccolo mondo buono dove tutto è uguale, niente sorprese e nessuno fa mai qualcosa di cattivo-"
"Oh per favore, non arrabbiarti. Pensavo davvero che fossi adorabile." Dissi, questa volta con un piccolo sorriso dispiaciuto.
Si girò verso lo specchio. Scrollò le spalle e si osservó. "Vabbè, oggi lasciamo perdere," disse fra sé e sé "andrò in giro sembrando un boscaiolo, ma chissene, no?"
Tamburelló le dita sul ripiano, la sua faccia era della sfumatura di un'anguria. Povero Freddie, era così imbarazzato. Così tante volte Freddie aveva cercarti di farmi uscire dalla mia comfort zone e si aspettava che la prendessi come un uomo; menziono una volta la schiuma da barba e crolla. É così permaloso a volte. Santa pace.
Quando guardò di nuovo nella mia direzione, mi allungai e presi la sua faccia pungente tra le mie mani. "Piccolo, mi dispiace, non volevo metterti in imbarazzo-"
La sua voce era piatta. "Come mi hai appena chiamato?"
Gulp.
Oh intelligente, Julia. Davvero intelligente. Quello è il mio nome, vero? Julia? Forse sì, non lo so.
Feci un passo indietro. "Io-io non lo so-"
Prima che potessi allontanarmi ulteriormente, mi prese per un gomito. "Perché mi sembra proprio che tu mi abbia chiamato 'piccolo'."
"Oh." fu l'unica cosa che dissi. Il resto di ciò che volevo dire morí sulle mie labbra quando i nostri sguardi si incastrarono tra di loro. La rabbia imbarazzata di Freddie si accartocció e sparí. Ora ero faccia a faccia con il suo brusco appetito -la sua passione insaziabile, il fuoco furente era stato affamato per più di nove giorni.
Nove giorni di troppo.
Guardai come la sua lingua passò sensualmente sulle sue labbra. Nella mia mente, sentii una voce urlare Vattene da lì, vattene, vattene, e, contro il mio stesso desiderio, iniziai ad allontanarmi.
Ma colpí troppo velocemente.
La sua stretta di acciaio salí alle mie braccia, immobilizzandomi. Non fece finta di essere dolce; Freddie mi spinse contro il muro del bagno, facendomi quasi colpire la testa sullo scaffale con gli asciugamani. Ma lo sentii a malapena; come avrei potuto, quando mi stava premendo contro il muro con il suo corpo, le sue braccia si infilarono, strette, dietro la mia schiena e le sue labbra socchiuse attaccarono le mie senza alcuna vergogna. Mi stupii quando mi ricordai di respirare.
"Baciami," ringhiò tra i baci "fallo."
Cercai di fermarlo. "Freddie," sussurrai, spingendo debolmente le sue spalle. "F-Freddie ti prego-"
"Sta zitta e baciami ca*zo." Ordinó.
Sentivo la mia forza di volontà scivolare via.
Disperatamente cercai di recuperarla. No...basta... Le mie braccia si buttarono intorno al suo collo. Basta! I miei occhi si chiusero. Oddio, per favore va, ferma... Freddie inizió a gemere allo stesso tempo del suo respiro. Fallo fermare...oh...
Ricambiai il bacio. La mia testa girava sempre più velocemente. Afferrai i lati del suo viso, la barba sulle sue guance scarne era ruvida contro i palmi delle mie mani. E non appena lo feci sentii qualcosa di nuovo- qualcosa che era molto più bagnato delle sue labbra. Mi si geló il sangue quando realizzai cosa. Freddie stava infilando la sua lingua nella mia bocca.
Le sue mani tornarono in avanti, cercando i bottoni della parte sopra del mio pigiama. Continuando a baciarmi, afferró il colletto, prese entrambi i lati come se volesse strappare la camicia in due. Appena stava per scoprire come stavo senza un reggiseno-
BAM-BAM-BAM.
Qualcuno stava bussando alla porta.
Aprii gli occhi. Anche Freddie lo fece.
Sentimmo una voce. "Tesorucci! Siete svegli?"
"Sì, Peter, siamo svegli, un secondo." Gli risposi urlando.
Freddie non si mosse, le sue mani erano ancora sul colletto. Allora dissi "Faremo aspettare Straker?"
Vidi la sua sanità mentale tornare lentamente, la pazzia nei suoi occhi stava facendo un passo indietro. Freddie mi guardò- ed ero tornata in me, non era quello stupida che presto si sarebbe arresa- e sospirò. "Quante volte è già successo?"
"Tre?"
"Tre volte in cui Peter ci ha interrotto?"
"Penso di sì. Una volta al club, una volta a Central Park-"
"E adesso."
"Esatto. E adesso."
Freddie ed io incrociammo i nostri sguardi e per nessun motivo urlammo ho, proprio come sull'aereo "STRAKER!" e poi scoppiammo a ridere. Era bello essere di nuovo in noi.
Tra me e me, pensai, Ci sei andata troppo vicina. Era eccitante, certamente. Fantastico, ovviamente. Ma ci sei andata. Troppo. Vicina. E Peter non potrebbe essere nei dintorni per salvarmi la prossima volta. Non lasciare che succeda di nuovo.
Sospirai, poi me lo levai di dosso. "Dai testa di cavolo, andiamo da lui."
"Hai tenuto il conto?" Chiese casualmente parlando del numero di baci.
"Oh, no, non l'ho fatto, tu?"
"Penso che siamo a quarantadue. Altri due e superiamo la media."
"Hip hip urrá!"
Prima che potessi aprire la porta, però, Freddie volle chiedermi una cosa. "Non mi hai risposto, che cosa faresti?"
Piegai la testa. "Se mi chiedessi di fare l'amore con te?"
"Mh."
"Semplice. Pregherei che ci fosse Peter Straker nei dintorni a cercarti."
Freddie rise e alzó gli occhi al cielo. "Buon Gesú."
"Se chiedi una domanda stupida..." scrollai le spalle. "Comunque, come faremo con la licenza?"
"Cosa?"
"Il motivo per cui siamo qui, Freddie! La scommessa! La licenza di matrimonio! Lo sai!"
"Oh! Oh, sí, quello. Ci penseremo tra poco, quando gli altri si sveglieranno. Più menti al lavoro, meglio è. Straker probabilmente non ha ancora fatto colazione. Poi prendere il telefono, angelo, e chiamare il servizio in camera per favore?"
"Certo. Mio principe."
Freddie non reagì con delle parole al mio nuovo nome per lui, ma guardò nella mia direzione, dandomi una compiaciuta occhiata veloce prima di accogliere il suo amico. Veniva da una lista di nome che in parte gli si potevano attribuire e che avevano in comune una cosa -Principe dell'Oscuritá, il Clown Principe del Crimine, il Principe Persiano e ovviamente, il migliore, il Principe Azzurro. Con tutti questi principi nella mia mente era solo ovvio che anche lui ne fosse uno.
E con tutto quello che è successo stamattina, pensai chiamando il servizio in camera, Freddie non sa ancora chi io sia davvero. Fortunatamente.
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