31. Per Aria

Traduzione fornita da @Shawnxmoon

Giorno 8: Be', come posso dirlo. Credo che senza tanti giri di parole sia l'unico modo. Mi sono svegliata a letto di fianco a Freddie, ma mi ha promesso (qualsiasi cosa significhi) che non abbiamo fatto 'quello'. A quanto pare ha dato una scommessa con il Signor Roger Taylor per vedere quale dei due poteva avermi per primo, quindi non siamo proprio in buoni rapporti ora, solo che questo lui non lo sa ancora. Sono su un aereo privato chiamato Starship. Freddie ha deciso di andare a Las Vegas perchè ho fatto l'errore di dire di essere qualcosa che non sono. Siamo sull'aereo da circa cinque ore, altre tre ore prima di New York.

Questo aereo ha tutto.

C'è una cucina dove le hostess Lucy e Belinda (ora si stanno facendo chiamare Lulu e Belle perché qualcuno, Straker o John Holmes, l'assistente personale di Elton -sì ho detto Elton, intendo Elton John, e no, non sono fatta, non adesso almeno- aveva detto loro che erano meglio quei soprannomi del loro vero nome) hanno preparato dei buonissimi spuntini per noi. Lulu è quella che mi piace, è più seria della sua compagna ed é una cara vecchia americana, chi l'avrebbe mai detto?

Ma torniamo all'aereo.

C'è un bagno con la doccia, una camera da letto, una TV, un bar ricolmo di cose da bere, e un organo elettrico Hammond di fianco (rendeva le cose più facili per i nostri festaioli musicisti). E c'è un camino. Non so perché mai ci dovrebbe essere bisogno di un camino su un aereo, ma c'è un camino. Okay.

Rudy non sta facendo volare l'aereo tutto solo, stava solo scherzando (non pensavo che riuscisse a scherzare). Il nostro pilota si chiama Kelly. Rudy ha il brevetto di pilotaggio quindi è il copilota. Credo che sia Capitano Kelly e Primo Ufficiale Barnes. Hanno appena fatto cambio. Rudy sta prendendo il controllo per-

Da dietro la porta della cabina di pilotaggio sentii una delle rumorose risate di Peter. Anche con il rumore dei motori, era udibile. Ero seduta dietro i due piloti, Rudy e il capitano. Avevo fatto avanti e indietro tra l'area dei passeggeri e la cabina di pilotaggio, trovando rifugio con il silenzioso autista di Freddie ogni volta che le cose nel retro iniziano a diventare un po' strane. Ricordatevi che cosa c'era sulla Starship, aggiungete l'alcol, la cocaina (grazie a Paul e Jack Kristenhoffer, l'amico di Peter), due molto capaci e disponibili hostess/baldracche, senza parlare dei pazzi passeggeri- poi potrete capire cosa intendo per 'strane'.

Ora, i passeggeri si erano relativamente calmati. Le tre diva -Peter, Elton e Freddie- stavano miagolando ubriachi all'organo Hammond da mezz'ora, ognuno stava cercando di sovrastare gli altri. Per i primi quindici minuti non me ne era importato molto, anzi, mi era piaciuta la serenata delle grandi star. Diverse volte Elton aveva agitato la mano per accettare richieste, prendendo la prima proposta. Ciò, dato che Lulu faceva avanti e indietro dalla sua postazione e Belle era nella camera da letto a "servire" Kristenhoffer e Paul stava tenendo d'occhio Freddie, significava che io avevo il monopolio sulla scelta.

Potevo richiedere "O-Bla-Di!" e Elton l'avrebbe iniziata a suonare, e ridendo i ragazzi avrebbero iniziato a cantare la storia di Desmond e Molly dei Beatles. Era contagioso, dovevo cantare con loro. A un certo punto avevo tentato di accostarmi al trio, almeno per essere più vicina all'azione. Ma Faccia di Pudding si era subito alzato dal suo posto ed era strisciato fra me e loro. Non so perché mi vedesse come una minaccia per Freddie anche in quel momento quando non ero che la sua più grande fan.

E poi c'era quel dannato Straker. Non fraintendetemi, Peter aveva una bellissima, forte voce da tenore. Un vero talento sottovalutato. L'unica problema è che era convinto di essere un soprano. Aveva iniziato a cantare col suo falsetto improvvisando; poi, per non essere sovrastato, Freddie aveva iniziato a cantare liberamente, alzando al massimo le sue note; e Elton aveva deciso di lasciare entrambi di stucco e aveva fatto la sua migliore impressione di un basso prima di iniziare a urlare con loro. Peter Straker non era uguale a Montserrat Caballé-ma invece che dirglielo, avevo deciso di infilarmi nella cabina di pilotaggio per la settima volta e cominciai a scrivere nel mio diario. Avevo già scritto quello che mi ricordavo di ieri e ora dovevo semplicemente scrivere quello che era successo oggi e aggiungere NFO quanto basta.

NFO: Quando è in compagnia dei suoi amici, Freddie è una persona molto diversa rispetto a quando è con me o con la band. Non è solo un cane sciolto, è solo sciolto, perso. È un pasticcione. Di tutto e di più, è così che funziona. I suoi amici non sono un gran supporto morale, un centro morale- e anche se lo fossero, è molto probabile che Freddie non li vorrebbe come amici. I centri morali lo annoiano. Io lo annoio. Però si aspetta che tutti mi trattano come una signora, e lo apprezzo, ma a lui che importa quello che fanno con me gli altri? Continua a prendermi in giro perché vado sempre in giro scalza però la prima cosa che ha fatto non appena ci siamo potuti slacciare le cinture e alzarci è stato togliersi le scarpe. Io scalzo, tu no. È così imprevedibile e lunatico. Mi fa impazzire.

Poi: penso che Freddie non mi abbia guardata nemmeno una volta da quando hanno iniziato a girare i drink. Non che voglio che lo faccia, l'ho solo notato. Credo che sia vero, allora. Sono un'idiota. In ogni caso, si è scomodato troppo solo per cercare di convincere Roger. Vuole così tanto non dover più cercar di vincere la scommessa? O sono solo una scusa abbastanza buona per andare a fare festa da un'altra parte? Vedete, non posso credere a nulla ora. Non ho altra scelta che porgli delle domande. Non so cosa fare.

Mi ritrovai a canticchiare di nuovo la canzone di Kelly Clarkson. L'avrei potuta mettere sul mio telefono, ma, in primo luogo, la batteria era a metà e, in secondo luogo, quella canzone non era nella mia playlist. È divertente come quella canzone tornasse nella mia mente ogni volta che facevo delle riflessioni su Freddie. Non sono nemmeno una sua fan, ma quella canzone gli si adatta perfettamente , e combaciava appropriatamente i miei sentimenti confusi per lui.

(Che canzone era? O questo lo vedrete fra qualche giorno. Credetemi, diventerà più importante in avanti, anche più importante della Mercurena, il che è tutto dire. Vedrete. Rimanete sintonizzati.)

"Perchè continui a correre di qua?" Mormorò Rudy cercando di guardarmi. "Ha tutto l'aereo disponibile ma sceglie di stare nella cabina."

"Mi scusi, non pensavo di disturbarla." Dissi mentre mi stavo alzando.

"Non mi sta disturbando." Rispose Rudy. "Mi chiedo solo perché voglia passare qui il tempo mentre Freddie e gli altri si stanno divertendo di là."

"È la vista." Sospirai. "È tutto calmo qui. Solo il cielo, solo lei e il Capitano Kelly, nessuno sta facendo robe schifose, nessuno sta urlando. È così bello."

"Oh." Rudy si rigirò verso il pannello di controllo, osservando il cielo azzurro davanti a lui. "Puó rimanere. Solo che non capisco perché vorrebbe farlo. È un fantastico a-"

Improvvisamente sentimmo un forte suono fastidioso e uno sferragliamento. Veniva dalla zone dei motori. Rudy aggrottò le sopracciglia, preoccupato, e nella sua scioltezza inglese disse fra sé e sé "C'è qualcosa che non va."

Il suono continuò per circa trenta secondi prima di sparire. Sorprendentemente, i ragazzi si erano ammutoliti, l'avevano sentito anche loro. Per pura curiosità, tornai nell'area dei passeggeri per vedere cosa stessero facendo.

Peter non sembrava essere colpito dalla cosa, fece un altro giro al bar; non riuscivo a vedere l'espressione di Elton per via dei suoi occhiali da sole colorati, ma anche lui sembrava abbastanza indifferente. Le due hostess riemersero dalle loro rispettive posizioni, Belle ovviamente era abbracciata strettamente a Kristenhoffer, tutti e tre ridevano. Paul Prenter era Paul Prenter. Ma Freddie sembrava pallido, le sue mani erano serrate, era seduto a gambe incrociate.

"Cos'è stato?" Chiese una volta che fui uscita dalla cabina, la sua voce acuta. "Sembrava il motore."

Scossi le spalle. "Magari lo era."

Sbuffò. "Non lo sai?"

"No."

"Ci schianteremo, è ovvio. Se no c'è l'avrebbero detto." Canticchiò Peter sollevando il suo bicchiere. "Alla nostra memoria!"

"Sta zitto, cretino." Mormorò Freddie. Strinse le sue mani ancora di più.

Mi avvicinai, sempre più interessata. Come? Freddie ha paura di volare? "Era solo un piccolo rumore Freddie, niente di cui preoccuparsi." Dissi.

"Come fai a saperlo?"

"Lo presumo e basta, ma è molto probabile-"

"Be', dato che hai passato tutto quel tempo lì dentro dovresti essere un'esperta. Non parlano tra di loro o sei tu che non ascolti?"

"Se ti importa così tanto perché non vai a chiederglielo tu?" Ribattei prima di tornare nella cabina di pilotaggio. Non ho voglia di un altro battibecco caro.

Chiusi la porta dietro di me e continuai a stringere la maniglia per assicurarmi che Freddie non fosse lì dietro, pronto a spalancare la porta per trascinarmi indietro a litigare davanti a un pubblico palesemente di parte. Mi sedetti al mio posto e, solo in caso, mi allacciai la cintura. Una delle cose peggiori di Rudy é anche una delle migliori: non parla molto. Mi va bene così. Mi sa che rimarrò qua per il resto del viaggio.

Quindi lo feci. Rimasi lì, le gambe allungate in avanti, le mie mani giocherellavano distrattamente con il tracciatore che pendeva ancora spento, ma pieno di fiducia, al mio collo. Alle mie spalle, la festa stava continuando. Freddie eventualmente si era calmato a giudicare dal suono delle sue risate che riuscii a sentire non dieci minuti dopo.

È impossibile. Come avevo fatto ad essere così arrogante da pensare che io, una giovane dilettante che non aveva nemmeno ancora finito l'università, di riuscire a osservare da vicino la sua anima? Sono tornata al punto di partenza.

Poi, con disattenta frustrazione, aprii il mio diario e scrissi un commento sul margine delle pagine dedicate alle NFO:

Che spreco di tempo. Che spreco di vita.

Giuro, e Dio ne è testimone, che non stavo parlando di Freddie. Stavo parlando di me stessa e del mio futuro e di come ero bloccata qui per sempre (Ciao, Realtà, finalmente ti sei fatta vedere), in un mondo dove legalmente non esistevo. Avrei dovuto chiarificarlo o scriverlo da qualche parte, ma non lo feci.

Comunque.

Dopo poco, iniziai ad addormentarmi, il rumore dell'aereo che mi cullava nel sonno. Pensavo che sarei stata libera dei terrificanti sogni sui terremoti. Ma anche a diecimila metri di altezza non ero al riparo da quell'incubo. Al contrario, era facilmente una delle versione più vivide e orribili.

Di nuovo, nel magenta vorticoso, iniziò con me e Freddie insieme, ma alcune cose erano cambiate. Alcune cose importanti. Ora nessuno dei due aveva dei vestiti addosso, ogni aspetto del corpo di Freddie impresso nel minimo dettaglio -ma, invece di prendermi per i polsi e condurmi tra la foschia, mi condusse solo per una parte, prima di spingermi rozzamente sul pavimento duro e roccioso e mi inchiodò prendendomi per le spalle contro la terra arida. Si leccó le labbra e cominciò a sospirare. Era abbastanza per farmi iniziare ad agitare, sia nel sogno che nella realtà, ma non riuscivo a svegliarmi.

E poi era sopra di me. La terra si divise in due parti intorno a noi, e iniziai ad urlare in protesta e spaventata, ma non mi prestò alcuna attenzione. Urlai un'ultima volta prima che la sua faccia si avvicinò come mai prima di allora alla mia e guardai nei carboni -non del loro solito rossore simile al mogano, ma di un piatto, freddo e orribile rosso- che pendevano, essi si chiusero e le sue labbra incontrarono le mie prima di continuare a profanare il mio collo e le sue mani, le sue magnifiche mani, erano ovunque.

Le carezze continuarono ad arrivare -lunghe, peccaminose, tempestose come se credesse di non potermi fare male, o non gli importasse- e il suo corpo premeva sempre di più contro il mio finché quasi non riuscii più a respirare; ma ora non stavo più lottando e le mie braccia avevano avvolto strettamente il suo umido petto e venne rozzamente verso di me con la bocca aperta, questa volta per il mio seno.

In quel momento il precipizio ci divise- non so come data la nostra posizione, ma successe. E appena prima che cadesse nel dirupo, ci cadde anche la Reliquia che fino a quel momento era al mio fianco. Ero così distratta da quei selvaggi preliminari che non avevo nemmeno notato che lì c'era la Reliquia, che aspettava solo che la prendessi. Andarono in due direzioni diverse e mentre mi stavo allungando per -

"Eve?" Qualcuno mise la sua mano sul mio ginocchio.

"GAAAAH!" Urlai, aprendo gli occhi di scatto. Cercai di alzarmi di scattato ma la stretta cintura me lo impedí. Cercando di calmarmi, la slacciai, ma ero ancora completamente spaventata. Che cos'era? Che CAVOLO era?

Questo pensiero mi passò per la mente alla velocità della luce: compimento dei desideri.

Feci una visibile smorfia poi mi coprii la faccia. Ma stranamente, non cercai di convincermi del contrario. Non potevo far nulla al riguardo della mia fisicità. Non era il mio ambito.

Il Capitano Kelly era ancora alla guida, Rudy mi stava osservando con uno sguardo da ottimo-è-finalmente-impazzita. Magari era vero. "Stiamo per atterrare." Disse.

"Sì!" Alzai entrambi i miei pugni al cielo poi li feci ricadere sul mio grembo. "Significa che devo tornare nella scatola, giusto?"

Rudy scosse le spalle. "O potresti rimanere sull'aereo e non scendere."

"Buona idea." Notai. "Lo terrò in mente."

In ogni caso, misi la mia mano sulla porta della cabina di pilotaggio, pregando di non vedere cose orribili dall'altro lato e la aprii.

Freddie stava osservando Lulu che, per qualche motivo, non stava indossando la sua divisa blu da hostess. Invece aveva addosso una delle mie combinazioni gilè con bottoni e vecchi jeans e gli stava sorridendo. Cosa sta facendo con i miei vestiti?

Freddie si girò nella mia direzione e tese la sua mano in avanti per accogliermi. Nell'altra mano aveva una polaroid. Almeno era di un miglior umore. "Ah Evie! Sei tornata. Cara, faresti una cosa per me?"

Risposi. "Dipende."

"Lulu sta provando i tuoi vestiti per vedere se le stanno, vai nella camera da letto e vedi se ti stanno i suoi."

Sbattei le palpebre. "Perché? Stiamo giocando a travestirci?"

"Piú o meno. Dai muoviti."

Non mi mossi. Qualcosa qui puzzava. Ma sapevo dove mi facesse arrivare un secco no quindi dissi "Dovrei ritornare nel baule-"

"Prima l'uniforme tesoro. Grazie."

Ubbidientemente, poi, marciai nella camera non occupata, avvicinandomi al letto sgualcito e lentamente sfilai i miei vestiti. Appoggiando la mia gonna e la mia maglietta ai piedi del letto (ugh, non volevo sapere) entrai nell'uniforme da hostess di Lulu. Tutto quello che dovevo fare per sembrare una tirocinante della PanAm era raccogliermi i capelli.

Uscii. "Okay ce l'ho addosso, ora, qualcuno mi può dire il motivo, per favore?"

"Sedetevi tutti e allacciate le cinture, atterreremo fra due minuti." Disse il Capitano Kelly attraverso l'interfono. Immediatamente Lulu si sedette vicino a un finestrino e si allacciò la cintura.

"Guarda un po', Sharon," canticchiò Freddie, andando tranquillamente verso i sedili "lei e Eve hanno la stessa taglia."

"Affascinante." Rispose Elton seccamente prima di prendere un tiro di sigaretta. "Potrebbero essere gemelle."

Risi. Lulu aveva gli occhi grigi e corti capelli rossi in piega, come quelli di Dorothy Hamill, che circondavano il suo volto a forma di cuore. Non ci assomigliavamo per niente, avevo la mia lunga chioma castana, la mascella ben definita e gli occhi nocciola.

Quando andai verso il mio posto a sedere dall'altro lato del corridoio rispetto a Freddie, che era seduto di fianco a Peter, urlò "Cara, cosa stai facendo?"

"Oh, giusto, scusami, torno nella scatola-"

"Quale scatola?"

"Quella in cui sono arrivata."

"Non ci tornerai, alla dogana ti scoprirebbero."

Sbuffai. "Perché non ci hai pensato prima?"

"La vodka, ovviamente. Ma non importa. Il tuo posto è con Belle!"

"Come scu-"

"Niente domande. Fallo e basta!"

Lo feci. Mi sedetti di fianco a Belle, che aveva le guance risate, e mi allacciai la cintura, sentendomi sempre più confusa. Mentre stavo passando Freddie, mi aveva passato un piccolo libretto in pelle. Solo quando ero seduta lo guardai. Era verde scuro, con inciso un sigillo d'oro sulla copertina. Le parole sopra e sotto il sigillo dicevano: "Passaporto: Stati Uniti d'America"

"E, uh, tesoro, mi sono quasi dimenticato: ricordati di dire che il tuo nome è Lucy."

"Come?!" Urlai e avrei detto di più se l'aereo non fosse atterrato. Il terreno scorreva rumorosamente sotto le ruote, rallentandosi sempre di più mentre avanzavamo. Il motore iniziò di nuovo a fare uno strano rumore, ma dato che eravamo al suolo, non importo a nessuno.

Ci guardai dentro e vidi che il nome che c'era scritto sopra era Lucy Leppert, ma la fotografia lì contenuta era mia. Ma non era una foto a caso, era la foto che mi aveva fatto ieri in bagno -quella in cui sembravo così brutta ed esausta. Quindi era la foto perfetta per un passaporto; l'aveva ritagliata per coprire quella di Lucy.

Mi stava intrufolando negli Stati Uniti travestita da hostess. Stava andando sempre meglio.

L'aereo si fermò. Tra diversi "Sí!" chiesi "E Lucy cosa farà?"

Lei rispose "Oh, andrò a casa in Connecticut. Ci sono un ombrellone e un asciugamano che mi aspettano in un posto riservato in spiaggia. Riprenderò il passaporto appena prima di essermene andata."

Il mio cuore saltò un battito. "Freddie è completamente illegale!"

"È illegale solo se vieni beccata." Aggiunse Peter. Riuscivo quasi a vedere un sorrisetto.

"E non verrai beccata." Disse Freddie. "In ogni caso, questa è solo una sosta, ti servirebbe solo in caso di necessità."

"Ho paura che sia di più." Annunció Rudy uscendo dalla cabina mentre ci stavamo alzando.

Jack e John si scambiarono uno sguardo. "Cosa intendi?" Chiese Freddie.

"Non penso che vogliate rimanere bloccati in questa latta per, almeno, le prossime quattro ore. Prima di ripartire ovviamente."

Elton sembrava inorridito. "Quattro ore?"

Dai sedili pieni di passeggeri si alzò un chiacchiericcio scocciato. "Perché non possiamo fare pieno di carburante e basta?"

"Il capitano è preoccupato per l'aereo. Chiamerà qualcuno a controllare il motore e la procedura richiede dalle due alle quattro ore, se fatta bene. Devono assicurarsi che tutto sia a posto."

"Quattro ore." Ripeté Freddie, assimilando le parole di Rudy. Fece una lista dei pro e dei contro di ascoltare le parole del Capitano Kelly o di peccare di hybris e riprendere il volo, possibilmente morendo.

Sospirò. "Okay, va bene. Mi dispiace, Eve, cancella quel "in caso di necessità", sì, scenderemo per un po', anche tu."

"Devo proprio?"

"Hai quattro ore libere a New York e vuoi restare seduto su un ca*zo di jet su cui sei rimasta tutto il giorno?"

"Be' quando la metti giù COSÌ-"

Quindi uscimmo tutti dall'aero con dei vestiti di ricambio in mano. Non sarei mai riuscita a passare i controlli, lo sapevo. Era stupido. Due persone chiamate Lucy Leppert sullo stesso aereo era sospetto.

Non avrei dovuto sottovalutare Freddie.

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